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Una pianta da far curare e far cresce per le parrocchie della Zona 5

Luogo incantato quello che ha accolto domenica 15 settembre la 14esima Giornata per la custodia del Creato, celebrata per il primo anno in maniera coesa e capillare in diocesi. Ogni zona pastorale ha dedicato una giornata al tema della biodiversità, scelto dalla CEI quale tema centrale su cui soffermarsi nell’anno pastorale in corso. Per la zona 5 l’organizzazione è stata affidata alla parrocchia di Bozzolo che, in collaborazione con altre realtà sociali ed ecclesiali, ha scelto la località Tezzoglio quale luogo di preghiera e di incontro. Ad accogliere i presenti don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, e don Paolo Tonghini, fondatore della Comunità Laudato si’ viadanese.

Hanno raccolto l’invito ad essere presenti diverse parrocchie della zona, che hanno ricevuto in dono un albero da piantare presso i propri oratori, per rispondere simbolicamente e concretamente alla campagna nazionale “60 milioni di alberi” lanciata pochi giorni fa dalla stessa Comunità Laudato si’. “Un albero per ogni italiano: 60 milioni di alberi che dal loro primo istante di vita – si legge sul comunicato stampa – realizzano la loro opera di mitigazione dei livelli di CO2 nell’atmosfera. Dall’innalzamento della temperatura derivano i problemi che affliggono oggi il pianeta: carestie, fame, guerre, migrazioni, catastrofi naturali”.

Il pomeriggio, dopo un momento di preghiera comunitaria, ha visto le testimonianze di Francesco Cecere (oasi Le Bine di Calvatone) e di Mimma Vignoli (Distretto agricolo biologico casalasco-viadanese), che si sono soffermati sulla perdita di biodiversità che il territorio locale ha subìto negli ultimi trent’anni a causa di un’agricoltura convenzionale poco attenta al bene comune e alla  salvaguardia del pianeta. A seguire, un intervento di Mauro Ferrari, sociologo delle migrazioni, attualmente interessato al tema della botanica sociale in un’ottica di ecologia delle migrazioni. A lui è andato il compito di ripensare l’accoglienza quale moto di fraternità, manifestazione che può accettare la vicinanza anche di ciò che non è necessariamente produttivo, in nome della natura sociale dell’uomo. «Con l’ambiente e con ciò che non ci è utile abbiamo un rapporto non pacificato. Lo stesso che si vive nelle relazioni tra esseri umani. Questo è dovuto a una sorta di inconsapevolezza del rapporto totalmente gratuito che possiamo godere nei confronti della natura e dell’uomo». Come a dire che si fatica a dare valore a ciò che non ha un costo (o non produce beneficio) in termini economici.

La giornata si è poi conclusa con i saluti dei vari sacerdoti presenti. Don Paolo Tonghini, dal canto suo, ha richiamato la comunità cristiana a rispondere all’appello ad agire subito rivolto da papa Francesco a “ogni persona che abita questo pianeta” per la salvezza della Terra e dell’umanità intera, perché «è ancora poca è l’attenzione su questi temi anche e soprattutto all’interno delle nostre parrocchie».

Accanto a lui è intervenuto don Maurizio Lucini, responsabile diocesano dell’area “Nel mondo con lo stile del servizio” e incaricato diocesano di Pastorale della salute, che ha richiamato alla crisi delle coscienze. «La crisi ecologica che viviamo è anche crisi umana e soprattutto delle coscienze. Tutto si può ricondurre alla crisi spirituale dell’uomo, alla sua coscienza smarrita. Momenti come quello di oggi servono per sensibilizzare le nostre comunità».

Da ultimo don Davide Barili, vicario zonale della zona 5, che ha concluso la giornata soffermandosi sul titolo dato all’iniziativa. «Dicendo che oggi si celebra la giornata per la salvaguarda del creato (e non della natura) si intende ricondurre il tutto all’artefice di ogni cosa, al creatore. Preoccuparsi di alberi e fiumi può essere una strada per tornare a Dio. O forse, per custodire il creato, occorre proprio ripartire da Lui».

Hanno aderito all’iniziativa, collaborando all’organizzazione e presenziando con loro rappresentanti, la Comunità Laudato si’ di Viadana, il Distretto agricolo biologico, la Consulta del Volontariato viadanese, l’associazione New Tabor e Slow Food Oglio-Po.

Sara Pisani