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L’Unità Pastorale “Nostra Signora della Rotonda” ha accolto il nuovo parroco don Piccinelli

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Gli addobbi gialli e bianchi, la banda, le associazioni con i labari, le autorità civili e militari, ma soprattutto le persone: questa l’accoglienza riservata a don Angelo Piccinelli per il suo ingresso quale nuovo parroco dell’Unità Pastorale di “Nostra Signora della Rotonda”.


La prima accoglienza sul sagrato della chiesa dove lo attendevano i sindaci dei paesi che compongono l’Unità Pastorale (Marco Giacomo Gazzaniga sindaco di Calcio, Antonio Marchetti sindaco di Torre Pallavicina, Mauro Barelli sindaco di Pumenengo), ma anche Alessandro Tirloni sindaco di Soresina, dove don Piccinelli è stato parroco negli ultimi 14 anni. A nome di tutti, il sindaco di Calcio ha dato il benvenuto a don Angelo: «Grazie a Dio per il dono del nuovo parroco che sarà guida della nuova Unità Pastorale; l’auspicio è che da un’intensa collaborazione tra la componente religiosa e le istituzioni ogni cittadino di questa comunità possa trarre giovamento e beneficio; siamo certi che con la nostra collaborazione e la sua disponibilità sapremo mantenere e migliorare il tessuto sociale e religioso che è fondamenta della nostra storia».

Il saluto del Sindaco di Calcio

 

Quindi la Messa, con rito d’ingresso, presieduta dal Vescovo Mons. Antonio Napolioni. Hanno concelebrato, oltre al nuovo parroco, don Giansante Fusar Imperatore (parroco di Caravaggio), il vicario dell’Unità Pastorale don Michele Rocchetti, i collaboratori parrocchiali don Andrea Oldoni, don Silvio Soldo e don Antonio Allevi, don Andrea Piana, don Davide Ottoni e don Alberto Bigatti (questi ultimi ex vicari e vicario a Soresina sotto la guida di don Piccinelli).

Dopo un’introduzione e la lettura del decreto di nomina da parte di don Fusar Imperatore, è stata la volta della presidentessa del Consiglio Pastorale (Miriam Ottoni) per il benvenuto a don Angelo a nome di tutte le comunità dell’Unità Pastorale: «È un giorno di ringraziamento e gioia verso Dio e il Vescovo per le premure rivolte alle nostre comunità che oggi accolgono un nuovo pastore. Ci presentiamo con le esperienze di fede e di vita comunitaria di tre Parrocchie che hanno iniziato a camminare insieme. Abbiamo lo slancio e l’entusiasmo giovanile, tanti volontari, cura per la liturgia, impegno e accoglienza delle famiglie, attenzione e aiuto ai più fragile e deboli. Abbiamo anche tanti difetti: la realtà storica che viviamo sembra quasi voler riporre Cristo in un angolo e assopire l’umano, noi però sappiamo che il Vangelo è un messaggio universale senza tempo che chiede di essere scelto, vissuto e annunciato a tutti e che i veri marinai si vedono nella tempesta, non nella bonaccia; per questo ci affidiamo a lei, perché questa nuova Unità Pastorale possa navigare salda e consapevole nel mare del presente».

Il saluto del Consiglio pastorale

 

E subito dopo il messaggio a don Angelo sono stati consegnati due omaggi: tre libri sulle nuove realtà di cui don Piccinelli sarà parroco e tre grandi chiavi, simbolo delle chiavi delle comunità di cui sarà guida.
E proprio queste chiavi hanno dato uno spunto al Vescovo per la sua omelia: «Un gesto bello la consegna delle chiavi, ma dovevano essere ancora più grandi e a forma di croce, perché è con la croce che Cristo entra nelle nostre vite e rende sopportabili le nostre croci. Una comunità piange il suo parroco quando se ne va perché ha portato le croci delle persone a lui affidate come pastore, silenziosamente, dedicandosi al servizio, alla condivisione, al portare insieme i pesi, ma anche a condividere le gioie della vita. Oggi avete accolto don Angelo in grande stile, ma Gesù ci suggerisce lo stile vero con cui vivere sempre, quello di chi serve. Papa Francesco infatti ci ricorda “Se uno non vive per servire, non serve per vivere”.

E chi ci insegna ad aprirci? Il bambino. Allora seguiamo davvero sul serio l’esempio di Gesù che prendendo un bambino disse: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome accoglie me, e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato”. Accogliete il parroco come un bambino e il parroco e gli altri sacerdoti accolgano la comunità e ogni suo membro come un bambino, cioè con delicatezza, rispetto e fiducia, disposti a stupirci per quello che ogni bambino crescendo rivela di sé e del suo sguardo sul mondo, aiutandoci a incontrare il Cristo che è maestro e dà senso alla vita di tutti. Con questa umiltà continua il cammino».

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Commosso il ringraziamento di don Piccinelli per l’accoglienza riservatagli «ispirata dalla fede in questo momento di passaggio pieno di incognite per me e per voi» ha detto. Usando le parole di don Primo Mazzolari, con grande umiltà, ha evidenziato i limiti umani, e quindi anche dei preti, rispetto alla grandezza di Cristo e ha aggiunto: «Mi piacerebbe che la nostra comunità cristiana assumesse sempre più la fisionomia di una casa dalle porte aperte, dell’ovile nel quale non ci sente solo un gregge compatto, protetto e ben nutrito, ma si trepida per chi è fuori, per la pecora smarrita e si incoraggia il pastore a rischiare l’imprevedibile per recuperarla. Iniziamo un cammino insieme, lo stesso che avete percorso fino a ieri: mi inserisco nel vostro percorso in punta di piedi, senza pretese, desideroso di capire, di imparare, di servire».

Il saluto di don Angelo

Un grazie speciale anche ai Soresinesi presenti e ai suoi sacerdoti di Soresina (don Alberto Bigatti, Padre Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi), ma anche ai precedenti parrocchiani di Cividale Mantovano e Spineda. Un ringraziamento ovviamente anche per i nuovi collaboratori dell’Unità Pastorale: il vicario don Michele Rocchetti, i collaboratori parrocchiali don Andrea Oldoni, don Silvio Soldo e don Antonio Allevi. E poi un ricordo per don Massimo Morselli, di Cividale e suo predecessore come parroco a Calcio: «Mi manda in confusione essere qui oggi al suo posto, noi così diversi nel carattere. Don Massimo però ci aiuterà a diventare frammenti diversi di un unico pane». E ha chiuso il suo saluto d’ingresso chiedendo la preghiera: «Pregate per me».
La Messa è stata animata dal coro parrocchiale, accompagnato dall’organo; hanno servito i chierichetti dell’Unità Pastorale e di Soresina, insieme per don Angelo.

 

Profilo biografico del nuovo parroco

Don Angelo Piccinelli, classe 1960, originario di Scandolara Ravara, è stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Sabbioneta. Nel 1987 è stato inviato a Roma a proseguire gli studi e ha ottenuto la licenza in Teologia spirituale. Nel 1990, rientrato in diocesi, ha ricoperto il ruolo di incaricato diocesano Vocazioni e Opera vocazioni ecclesiastiche, assistente ecclesiastico Ministranti e Lettori e dal 1991 assistente diocesano ACR. Nel 1999 è stato nominato parroco di Cividale Mantovano e Spineda. Nel 1991 ha iniziato la docenza in Seminario e dal 2006 era insegnante presso gli Studi teologici riunioni dei Seminari di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano. Dal 2010 era parroco di Soresina. Ora il vescovo l’ha scelto come nuovo parroco di Calcio, Pumenengo e Santa Maria in Campagna, succedendo a don Fabio Santambrogio, diventato parroco di Pandino.

 

Il saluto alla comunità di don Piccinelli

Frammenti di un unico pane

Sulla lapide che presiede alle sepolture dei sacerdoti, nella cappella del cimitero a Cividale Mantovano (dove ho svolto il servizio di parroco per undici anni), accanto al nome di don Massimo Morselli è applicata una targa in ottone con una incisione, che rappresenta la chiesa di Calcio, corredata da una scritta assolutamente eloquente: “Grazie, perché ci hai insegnato ad essere frammenti di un unico pane”.

Ecco! Mi piacerebbe cominciare da qui, dalla memoria di don Massimo, amico carissimo, sulla cui tomba torno frequentemente e segretamente, ma soprattutto dalle parole con cui voi, fratelli e sorelle di Calcio, avete voluto definire e apprezzare il suo breve, ma intensissimo, ministero.

“Frammenti di un unico pane”: sarei tentato di raccogliere, a mia volta, il testimone, ma la sfida è ambiziosa. E, lo confesso, mi spaventa.

Soprattutto ora che i “frammenti” sono sparsi in diverse Comunità. E hanno ricevuto dal Vescovo un’esplicita chiamata all’Unità.

Una vocazione, insomma. A sentirsi parte… di un “noi” che non si esaurisce dentro i confini di ciascun paese. L’immagine del “frammento” dice molto della logica, tipicamente evangelica, che tiene insieme persone ed esperienze diverse per mentalità, carattere, tradizioni: chi si sente “piccolo”, infatti, è meno incline all’autosufficienza; ma, soprattutto, porta in sé la promessa del Regno, che, secondo Gesù, appartiene ai deboli, agli umili, agli ultimi.

“L’infinito di Dio”, spiega papa Francesco, si nasconde nella miseria umana”: dove, spesso, perfino il senso di umanità è.… in frantumi!

La porta “che conduce alla vita” è stretta per i grandi che esibiscono le proprie orgogliose proporzioni, ma è larga per chi è talmente esile da sembrare perfino invisibile.

Frammenti di un unico pane, dunque! Grazie alla sua forza e versatilità, l’immagine rinvia anche alla strategia (figura del sacrificio della croce) con cui il pane viene preparato: il grano, infatti, che è cresciuto sfidando la zizzania ed è maturato bagnato dal sudore della fronte del contadino, esaurita l’ebbrezza momentanea della “messe color dell’oro e accarezzata dal vento”, viene macinato, ridotto in frammenti e finalmente in farina. Insomma: deve cambiare forma.

Rinunciare a quello che era per offrirsi (impastato con acqua e lievito, cotto al fuoco che si sprigiona dal legno, fragrante e gustoso) a chiunque abbia una vera fame.

Fame “vera”: cioè di verità. E quindi di amore.

L’allegoria, nella elaborazione dei Padri della Chiesa, ha indagato e contemplato il mistero centrale della nostra fede, l’Eucarestia, che ci rivela chi siamo, quali siano la nostra identità e missione. E ci riscatta dalla condizione di vagabondi destinati a sopravvivere mangiando “briciole”.

E trasforma, e anzi “transustanzia” anche noi in “frammenti dello stesso Pane”.

Da spezzare e condividere con tutti.

Sulla parola di Gesù: perché sia moltiplicato e a nessuno manchi la vita… e la vita in abbondanza! E ne avanzi anche per chi, ancora sospettoso, è ingolosito, ma nega di essere affamato.

Pane spezzato e gratuitamente dato: come esige la comunione offerta dal Dio-crocifisso.

Carissimi, non conosco quasi nulla di voi: delle Comunità di Calcio, di Pumenengo e di S. Maria in Campagna. E non so cosa mi attende: mi fido del Padrone della messe, più che del Vescovo, il quale deve organizzare i “turni di lavoro” con gli operai di cui dispone, avvalendosi anche di chi, come il sottoscritto, è già vecchiotto e canuto, ingobbito e viziato dai primi sintomi di demenza senile.

Nel nuovo mandato, in ogni caso, riconosco, per fede, la volontà di Dio.

Mi inserisco nel solco già tracciato da chi, prima di me, ha lavorato e ancora sta lavorando, così bene e con tanto frutto, nella porzione del “campo di Dio” che ora mi viene affidata… insieme a don Michele, a don Antonio, a don Andrea e a don Silvio.

E insieme a tutti voi.

Ho ampiamente superato le mie giovanili smanie messianiche: quarant’anni di ordinazione e venticinque da parroco mi hanno reso sufficientemente realista e consapevole dei miei limiti. Ma vivo, comunque, il trasferimento con la trepidazione del novizio.

Mi onora e mi commuove il pensiero di succedere, come parroco di Calcio, a don Massimo: confido nella sua benedizione, nella sua intercessione e nel suo aiuto.

Porto con me l’indole del “prete di campagna”: piuttosto immediato, perfino rozzo e poco incline alla diplomazia. Non vi stupirò con la mia dottrina, perché non sono dotto. E neppure con la mia spiritualità, perché non sono santo.

Non sarò un pastore “elastico” né “di larghe vedute”: ho le mie rigidità, le mie ostinazioni e le mie intransigenze.

Non ho neppure un carattere estroverso.

Né mi illudo di poter “entrare nella simpatia” di tutti: mi auguro, almeno, di non intralciare l’incontro che Gesù ha programmato con ciascuno di voi.

Anche con chi non Lo cerca o Lo ignora.

Penso, in particolare, a coloro che, per distanza culturale o pregiudizio, si sentono o si vogliono estranei alla Comunità cristiana: non ho nessuna intenzione di impormi alla loro attenzione.

Mi piacerebbe sapessero che li stimo comunque.

E che non rifiuterei il dialogo: dato che siamo “frammenti di un unico pane”, fatti della stessa “pasta umana”. Assunta dal Verbo di Dio, perché “nessuno vada perduto”. In ogni caso, mi affido alla vostra pazienza e comprensione.

A don Fabio, a don Michele, a don Antonio, a don Andrea e a don Silvio la mia gratitudine per “la molta messe” nella quale mi introducono come operaio dell’ultima ora.

Un saluto speciale ai bambini, agli adolescenti e ai giovani, agli sposi, ai malati e agli anziani e a suor Silvia: aiutatemi a non disperdere i “frammenti”, a custodirli con scrupolo… come fossero “eucaristici”, cioè parte dell’unico Pane consacrato, dell’unico Corpo Mistico di Cristo.

Su tutti noi vegli, con “gli occhi suoi misericordiosi” la Vergine Maria, che già ho pregato nel bellissimo Santuario della Rotonda.

don Angelo