Giovan Pietro Ala e la Santa Casa di Cremona nella conferenza del prof. Emilio Giazzi
Fu un nobile giureconsulto cremonese, devoto alla Vergine, Giovan Pietro Ala, a far erigere nel 1624 a Cremona la Santa Casa in Sant’Abbondio. Alla sua figura è stato dedicato il secondo degli appuntamenti previsti dal ciclo di conferenze, promosso dalla Parrocchia di Sant’Abbondio in collaborazione con la Società storica cremonese, in occasione del quarto centenario della fondazione del santuario. La conferenza del pomeriggio del 4 ottobre, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, in una sala che per la seconda volta ha segnato il tutto esaurito, è stata guidata da Emilio Giazzi, membro della Società storica cremonese e professore presso il liceo classico Manin di Cremona.
Dopo una breve introduzione del parroco di Sant’Abbondio don Andrea Foglia, Giazzi ha iniziato a tratteggiare un personaggio dalla grande cultura, esperto di Diritto, impegnato nell’amministrazione della città (era un decurione, ossia un consigliere comunale di oggi) e segnato da una fede forte incarnata nel servizio alla sua comunità. Il suo credo lo aveva portato a visitare (nel 1600 gli spostamenti non erano così comuni) ben 12 volte il santuario lauretano nelle Marche per poi fare erigere una copia fedele della casa di Nazareth all’interno della città di Cremona.
Tra le fonti che hanno consentito a Giazzi di ricostruirne alcuni tratti fondamentali del giureconsulto si annovera Pellegrino Merula e Francesco Mazzetti.
Merula, sacerdote e decurione anche lui, ricorda nei suoi scritti del 1627 la figura di Giovan Pietro per la sua salda volontà di costruire un santuario che diventò, già nel 1600, meta di tanti cremonesi devoti, anche perché la Vergine lauretana era divenuta protettrice della città e ogni ultima domenica del mese si teneva un’orazione pubblica.
Qualche curiosità in più sull’impresa di fondazione della Santa Casa cremonese arriva dalla lettura di Mazzetti. Nel 1734 nei suoi testi si legge «dell’infervorato Ala che – ha spiegato Giazzi – con due teatini si recò a Loreto per prendere le misure esatte della casa di Maria» con l’obiettivo di ricostruirne una tutta cremonese che non tradisse le dimensioni di quella originaria. Le annotazioni di Mazzetti hanno un sapore agiografico quando dicono che durante la costruzione “non piovve mai”. Tra queste pagine si racconta anche della traslazione della statua della Vergine dal Duomo a Sant’Abbondio con una processione degna del periodo barocco.
Ma che il nobile Ala fosse un uomo colto «capace di maneggiare il latino in modo perfetto», devoto ma con un’idea di laicità impegnata nel servizio alla città, si evince invece dalle sue opere. «Sappiamo che ne scrisse almeno tre – ha chiarito Giazzi –. Una sull’Angelo Custode (di cui non si ha traccia), una su come si debba comportare un avvocato cristiano e una terza su come un decurione possa svolgere il suo compito incarnando la fede». Due testi che oggi si possono leggere e che hanno tratti di modernità. Ne esce un’idea di «spiritualità laicale» per cui ciascuno, nella professione che si trova a vivere, può trovare la strada della salvezza e dimostrare nella vita concreta la sua fede, sia un decurione o un avvocato. Le raccomandazioni sono tante e snocciolate secondo la struttura testuale della “questuo”, una dinamica medioevale (propria della Scolastica) molto rigorosa e che analizza nei dettagli tutte le possibili questioni di coscienza nelle quali ci si può imbattere. Ne esce una figura complessa di un nobile cristiano che lasciò la sua biblioteca per testamento ai Carmelitani di Sant’Imerio e che eresse un santuario, tutt’oggi caro a Cremona, accanto al quale fu sepolto alla sua morte nel 1630.
Gli appuntamenti della rassegna continuano lunedì 14 ottobre, sempre alle 17 presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, quando Annarosa Dordoni tratterà la figura di San Giuseppe nell’iconografia, con riferimento alla mostra sullo stesso soggetto, tutt’ora in corso presso il Museo diocesano (leggi qui).
La Santa Casa di Loreto a Sant’Abbondio, il 26 settembre al via il ciclo di conferenze