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Il ping pong in carcere diventa una rete contro la solitudine

«L’idea di portare il tennis tavolo ai detenuti della casa circondariale di Cremona nasce nell’ambito di un progetto finanziato dalla Fondazione Comunitaria della provincia di Cremona», ci racconta Anna Manara, coordinatrice dell’Attività sportiva del CSI di Cremona. Quell’idea si è concretizzata nel marzo del 2024, grazie all’adesione di sei volontari appartenenti a quattro società sportive cremonesi di questa disciplina. «In realtà quel bando non comprendeva soltanto l’attività del carcere, ma era rivolto più in generale a tutti i soggetti svantaggiati, quindi anche all’ambito della disabilità». Un progetto che, già a febbraio, aveva portato nel carcere di Cremona il basket, la cui attività è terminata a giugno.

«A portare l’attività del tennis tavolo è andato, sin dall’inizio, il nostro responsabile di Settore, Antonio Figoli. Non è stato facile, ma nel tempo si è riusciti ad affiancargli altri istruttori. Volontari che non fanno questo per lavoro, ma che si sono resi disponibili ed entusiasti per questo progetto».

A differenza del basket, arrivato al traguardo a giugno, come previsto dal progetto, «il tennis tavolo ha invece proseguito la sua attività, perché c’era un grande entusiasmo tra i partecipanti e la cosa ci ha fatto molto piacere, andando avanti senza sosta anche ad agosto, in genere il venerdì mattina per un paio d’ore, al di là delle questioni strettamente correlate al budget del progetto».

Una continuità che è stata possibile solo grazie all’attività svolta con generosità dai volontari delle società cremonesi di tennis tavolo, come ci conferma Antonio Figoli, precisando che nel tempo hanno aderito a questo progetto pressoché tutte le realtà locali. «Del resto il nostro comitato CSI fa riferimento alla Federazioni Oratori Cremonesi, portando avanti valori che vanno ben oltre quelli delle federazioni sportive. Valori fondamentali come ascolto, fratellanza, carità, che ci hanno suggerito un’immagine simbolica degli obiettivi che ci poniamo in questa esperienza: un tavolo da ping pong colorato all’interno di una cella grigia, con tante palline che riempiono gli spazi vuoti».

Quella del tennis tavolo in carcere è un’attività strutturata, che non si è limitata all’insegnamento del gioco, ma che ha visto l’organizzazione di allenamenti, partite e veri e propri tornei, con vincitori e premi.

Un’attività che ha coinvolto fino ad ora una cinquantina di detenuti e la cui frequenza varia in funzione della vita del carcere, in cui qualcuno esce, altri vengono spostati altrove e altri ancora arrivano.

«Come CSI valutiamo l’attività del carcere non come qualcosa di sporadico, ma come un progetto continuativo, in cui c’è ovviamente lo sport, ma ancor più il confronto tra chi lo pratica e soprattutto l’aggregazione. Tutte cose che i detenuti di Cremona hanno vissuto con le partite interne che si sono già disputate, ma il prossimo passo è ora organizzare delle amichevoli interne con alcune delle otto società di tennis tavolo del CSI Cremona. L’idea è quella di inserire la squadra del carcere nel nostro campionato provinciale, magari già nel prossimo anno. Sarà bellissimo vedere le divise della squadra “Fly High TT” del carcere di Cremona, con una divisa che li accomuna e il nome di battesimo stampato sulle spalle, giocare con le nostre», ci dice ancora Anna Manara.

Esperienze di questo genere non sono nuove, in altri sport. A Milano, ad esempio, esiste la squadra di calcio dei San Victory Boys, che già riceve altre squadre in un girone di Open C in cui per ora i Boys possono soltanto giocare in casa. Quella del tennis tavolo è invece un’esperienza molto meno frequente e scontata, se non addirittura un progetto unico in Italia.

«Questa esperienza sta dando molto ai detenuti, ma anche al CSI e ai suoi volontari. Uno scambio continuo di energie che fa bene a tutti e che rende queste attività importanti e preziose. Ancor più questa lo è per il valore della continuità, per il fatto di essere un’attività sportiva che ha un valore educativo per i ragazzi; è importante sia per il confronto che hanno  i volontari, sia perché questa attività pianta il seme di qualcosa di bello, che anche in un contesto difficile come quello può portare conforto, divertimento e socializzazione».

Nella casa circondariale di Cremona i volontari del CSI incontrano «un’umanità variegata e multietnica, in continua evoluzione per effetto dei trasferimenti, delle entrate e delle uscite», precisa Figoli. «Persone che in questi mesi hanno saputo dare il giusto valore a questa attività, comportandosi sempre bene e chiedendoci di poter continuare questa esperienza. Anche in occasione di una sporadica controversia su un punto, ad esempio, a seguito della nostra bonaria minaccia di sospendere il gioco ci hanno implorato di non fermarci. Così come noi, anche loro sono contenti di far parte di una progettualità e di capire che c’è un dopo: una squadra che si costruisce, dei tornei cui potranno partecipare, se dimostreranno di meritarla e avranno permessi premi. Qualcosa che può crescere e farli stare meglio».

Ma soprattutto qualcosa che funziona bene e che si evolve, come ci racconta con entusiasmo Anna Manara: «In futuro ci piacerebbe anche fare corsi per arbitri, un obiettivo che abbiamo indicato anche nel prossimo bando presentato a “Sport è salute”. Questo potrebbero avere un significato importante, un modo per avvicinare quei ragazzi alle regole, che diventano così un momento di rinascita e di comprensione che queste non sono lì per toglierci qualcosa, ma per aiutare a fare tutti qualcosa di bello».

Un’esperienza che è andata oltre le aspettative e che ha stupito i suoi stessi creatori, come sottolinea la Manara: «Abbiamo iniziato con cinque o sei volontari e con l’idea di fare un progetto limitato a un mese o due, invece siamo arrivati a nove senza che ci fosse un finanziamento, ma sull’onda della positività e della generosità. Abbiamo dato ma anche ricevuto molto». 

A stupire il CSI è stata anche la rapidità con cui si è potuto mettere in atto e proseguire questa attività, grazie alla collaborazione trasversale con la dirigenza del carcere. Collaborazione che consentirà ai sedici ragazzi della squadra di essere tesserati CSI, essere dichiarati abili all’attività agonistica e accedere al campionato provinciale a squadre e, qualora fosse possibile anche di partecipare ai tornei individuali. «Uno dei nostri sogni» conclude Anna Manara «è che alcuni di questi ragazzi possano in futuro giocare nelle palestre dove questi campionati si svolgeranno, uscendo temporaneamente dal carcere per andare a giocare a tennis tavolo, magari in funzione di permessi premio appositamente concessi».