Con i Cav 50 anni di speranza. Il Vescovo: «Con passione e delicatezza sulla frontiera della vita nel suo nascere»
Si è tenuto a Cremona, presso la sala Bonomelli del Centro pastorale diocesano, l’incontro “L’avventura dei Centri di Aiuto alla Vita, da 50 anni luoghi di speranza”, promosso dal Movimento per la Vita e dal Centro di aiuto alla Vita di Cremona in occasione della 47ª Giornata nazionale per la vita, che quest’anno è incentrata sul tema «Trasmettere la vita, speranza per il mondo. “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita”. (Sap 11, 26)».
L’evento, introdotto dal dottor Paolo Emiliani, presidente Movimento per la vita di Cremona, ha ripercorso i cinque decenni di attività dei Centri di aiuto alla vita, nati nel 1975 a seguito di un evento che scosse l’opinione pubblica: la scoperta a Firenze di una clinica clandestina che praticava aborti e sulla quale indagò l’allora sostituto procuratore della Repubblica di Firenze Carlo Casini, che successivamente fondò il Movimento per la vita.
Una storia che Emiliani ha dichiarato fondamentale per il Movimento per la vita, «perché senza i Centro di aiuto alla vita non avremmo potuto dimostrare che ciò che il Movimento per la vita teorizza, perché di fronte a un bisogno, una gravidanza indesiderata o inattesa, di fronte a una gravidanza problematica, può esserci una risposta. I Cav sono una risposta concreta. Perché sono un segno di speranza? Perché in questi 50 anni, nonostante tutto, essi hanno aiutato 280mila mamme a far nascere i propri bambini. Trasmettere la vita è speranza per il mondo. Accogliere la vita è speranza per il mondo. Un segnale di speranza in una storia che vede protagonisti oggi in Italia più di 600 tra Mpv e Cav».
Una speranza in cui Cremona ha fatto e fa la sua parte dal 1982, anno in cui si costituirono il primo Cav e il Movimento per la vita in città. A raccontare questa esperienza è stata Barbara Bodini, presidente del Centro di aiuto alla vita di Cremona, che ha ricordato ai presenti che quello di Cremona è uno tra i quelli attivi da più tempo in Italia. In questi anni, come testimonia il numero progressivo dei tesserini forniti alle mamme, sono state aiutate oltre 5.100 donne in gravidanza.
«Quest’anno abbiamo distribuito 85 corredini. Ottantacinque nuovi bimbi nati», ha spiegato Bodini in riferimento all’attività del Cav di via Milano, dove vengono distribuiti vestiti e suppellettili per la prima infanzia, lettini, carrozzine, passeggini, pannolini e generi alimentari. Un’attività operativa che fa seguito anche al lavoro svolto presso lo sportello Cav dell’Ospedale, dove «si riesce a interagire con mamme che vanno in crisi, che non hanno ancora deciso o che hanno dei dubbi. Noi siamo presenti in ospedale due giorni alla settimana: quello della visita che la precede e quello dell’interruzione volontaria di gravidanza».
Un lavoro che ha vissuto una tappa fondamentale con l’installazione della culla per la vita all’ingresso dell’ospedale, che può essere usata dalle mamme che scelgono di partorire nell’anonimato, ma non sono in grado di occuparsene. La culla è riscaldata e collegata con il reparto di ostetricia, che immediatamente dopo si prenderà cura del bimbo.
Il racconto della Bodini si è poi concentrato sulla storia del Cav di Cremona e sull’apporto fondamentale delle volontarie, che lo considerano una seconda casa. «Il Cav fa bene alle mamme, fa bene alle volontarie, fa bene davvero un po’ a tutti» ha concluso, ricordando Lina Ghisolfi, fondatrice del Centro di aiuto alla vita cremonese che è mancata nel 2007 e che, ancora oggi, è di grande ispirazione per le volontarie.
L’evento ha poi visto intervenire Soemia Sibillo, direttrice del Cav Mangiagalli, che ha raccontato il proprio percorso e ringraziato i volontari e le volontarie che operano all’interno dei centri di aiuto alla vita «con la cura, la vicinanza, il sostegno e l’accoglienza senza giudizio che li distingue e li accomuna».
L’avventura della Sibillo al Cav della Mangiagalli ebbe inizio dall’incontro con Paola Chiara Marozzi Bonzi, fondatrice di quel centro. Con grande delicatezza la Sibillo ha illustrato il lavoro dei Cav, precisando che le volontarie e i volontari accolgono le mamme: «le mamme da noi arrivano, non è che andiamo a cercarle in giro. Arrivano da noi, la maggior parte su passaparola, con il ripensamento dell’ultimo minuto spesso con l’appuntamento fissato o in procinto di interrompere una gravidanza. Noi le ascoltiamo e offriamo loro un progetto di aiuto personalizzato che si concretizza in servizi e beni materiali. Abbiamo percorsi individuali, ma anche percorsi di gruppo. Disponiamo di operatori professionisti, educatori, psicologi, consulenti familiari, ostetriche, ginecologi e cerchiamo di aiutarle. Da 24 anni, il Cav Mangiagalli si è costituito anche come consultorio familiare privato accreditato, quindi possiamo offrire tutti questi servizi in maniera gratuita».
Un supporto che dal 2024 si è arricchito di un progetto cui la Bonzi teneva molto: il progetto “Diciotto Più”, che va oltre la consueta assistenza per sei mesi di gravidanza più dodici mesi dalla nascita del bambino e che si estende verso l’inserimento lavorativo delle mamme e dei papà, che viene favorito con percorsi personalizzati.
«Dare speranza e assistere concretamente è fondamentale e consente di contrastare i troppi “Ma come farai adesso con questo bambino? Ma chi te lo fa fare?” che spesso portano molte donne a interrompere la gravidanza. Nel 2024 abbiamo sostenuto 1.307 mamme. Paola Bonzi diceva: “Un bambino non nato non mancherà solo alla sua mamma, ma mancherà a tutti noi e quindi noi li vogliamo tutti”. Questa frase mi colpì molto, fa capire quanto la maternità non riguardi solo la mamma, il papà, la coppia, ma riguardi veramente tutti, perché tutti siamo chiamati a difendere la vita».
Il racconto di Soemia Sibillo si è poi colorato di alcune testimonianze, che ancor più hanno fatto comprendere quante siano le sfumature e i valori in gioco e, soprattutto, quanto ogni singolo caso faccia storia a sé, ma ogni storia abbia tratti comuni nel dolore, nella speranza, nella gioia che la vita sa offrire.
«L’unica vera prevenzione dell’aborto – ha concluso la Sibillo – è la coscienza che la mamma ha della piena umanità del proprio figlio. Il lavoro dei Centro di aiuto alla vita e del Movimento per la vita è esattamente questo: aiutare a prendere consapevolezza del ruolo di mamma nei confronti del figlio. Perché diversamente, se il figlio non è riconosciuto per quello che è, non potrà mai essere accolto e non potrà mai essere difeso».
Paolo Emiliani si è poi concentrato sull’ostracismo nei confronti dei centri di aiuto alla vita: «c’era nel 1975 e c’è ancora oggi. Perché persiste questa difficoltà a individuare nel volontariato per la vita un bene per la società? Siamo di fronte a un vero e proprio stravolgimento della realtà, l’incapacità di comprendere che cosa è bene e che cosa è male, che cos’è la vita, che cos’è la morte».
L’evento si è concluso con l’intervento del vescovo Napolioni, che ha ringraziato i Cav, definendoli «un nucleo incandescente, perché con tanta passione e delicatezza sono sulla frontiera della vita nel suo nascere, che è reso sempre più difficile e che ha bisogno di una rete di aiuto alla vita, di una cultura per la vita».
Il saluto delle volontarie e dei volontari sul palco ha vissuto dell’emozione della presenza della volontaria più longeva del Cav di Cremona, la signora Fracassi, testimone diretta del lavoro di tutti coloro che per 50 anni hanno cercato di sostenere il diritto alla vita.
Chiuderà il calendario delle iniziative promosse a Cremona per la 47ª Giornata nazionale per la vita l’adorazione eucaristica per la Vita che si terrà lunedì 3 febbraio alle 21 presso la cappella di Cascina Moreni, com’è consuetudine ogni primo lunedì del mese.
Giornata per la Vita, le iniziative diocesane dal 31 gennaio al 3 febbraio