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Il Vescovo alla Messa con CL nel 20° della morte di Giussani: «Insieme in una Chiesa multiforme unita da Cristo»

In occasione del 43° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità (11 febbraio 1982) e a pochi giorni dal 20° della salita al cielo del fondatore, il Servo di Dio don Luigi Giussani (22 febbraio 2005), il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto nella serata di lunedì 17 febbraio l’Eucaristia con i membri Comunione e Liberazione giunti in Cattedrale dalla città e dalla provincia.

Un’occasione che quest’anno, l’anno del Giubileo, è stata ulteriore motivo di gratitudine e condivisione nella preghiera perché, come precisato nell’intenzione della Messa condivisa da don Marco Genzini, assistente ecclesiastico del movimento di CL, «chiediamo a Maria “di speranza fontana vivace” la grazia di ripetere ogni giorno il nostro fiat. La Madonna di Lourdes protegga il cammino della Fraternità e faccia crescere in noi la gratitudine per il dono di don Giussani alle nostre vite e l’amore alla Chiesa che desideriamo servire. Invochiamo su di noi e sul mondo intero il dono della pace».

All’inizio della Messa il pensiero del Vescovo subito è andato al ricordo di don Giussani: «La Chiesa universale si rallegra nelle esperienze che lo spirito suscita, quindi un ricordo grato per la persona, l’insegnamento, la testimonianza di don Luigi Giussani», ma un pensiero particolare è andato anche al Santo Padre, «aggiungiamo una preghiera particolare per Papa Francesco, perché le difficoltà di salute che attraversa non abbiano l’ultima parola».

 

 

Nell’omelia il Vescovo, dopo essersi soffermato in un primo momento sul racconto di Caino e Abele proclamato durante la liturgia della Parola, ha raccontato che sfogliando uno dei molti libri di don Giussani, «c’era proprio un bel capitolo sul mistero del male. Il male che è dentro di noi, la menzogna di cui siamo sempre capaci. Ed è impressionante la menzogna di Caino davanti alla domanda del Signore». Una menzogna che porta Caino a domandare al Signore se la situazione del fratello fosse di propria competenza, una domanda retorica, piena di egoismo: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. «Certo che sì! Siamo gli uni custodi degli altri», ha sottolineato il vescovo.

«La radice di questo male – dice don Giussani nel libro ripreso dal Vescovo – è la nostra non fedeltà a Dio e il rifiuto della comunione». Nella sua riflessione mons. Napolioni traccia una linea lungo la storia della salvezza, a partire proprio dal segno di misericordia che Dio impose proprio a Caino «perché nessuno incontrandolo lo colpisse». «Quel segno di Caino è già un gesto di misericordia di Dio – ha osservato il Vescovo – limitare l’escalation del male. Non c’è ancora la legge del taglione, ma Dio provvede subito a mettere un limite alla follia umana, al delirio di violenza di cui siamo capaci e che non conosce progresso. Noi siamo nell’era del progresso, e i nostri potenti, così progrediti, giocano con la vita dell’umanità. Almeno rispettassero il segno di Caino, che dovrebbe farci pensare alla pena di morte, a come rieducare chi ha sbagliato».

«Non una segno dal cielo, non bastano i segni della terra. Chi ci salverà?». È la risurrezione di Cristo «che raccoglie tutti i peccatori della storia riporta tutti alla vita», è «il Pane dal cielo che ci impasta tutti insieme in una Chiesa multiforme che ospita la libertà di ciascuno, la fantasia dello Spirito, le esperienze che più corrispondono ai segni dei tempi, alle esigenze di annunciare il Vangelo». Un «caleidoscopio di vitalità umana e cristiana», ha proseguito il vescovo, eppure «tutto ciò è uno: Cristo Gesù» che – ha proseguito con un riferimento al particolare momento storico che sta vivendo al suo interno la Fraternità di Comunione e Liberazione – ci unisce più di ogni fondatore, più di ogni statuto. Non per sminuire la ricchezza di queste differenze e di questa storia, ma per contemplare il nostro destino che ci viene incontro». «Seguiamo il Vivente – ha quindi concluso– e lui non ci farà mancare le tracce della via al Padre»

 

 

La celebrazione si è conclusa con l’intervento del responsabile diocesano Paolo Siboni che, nel cammino di questo anno giubilare riprende proprio il fondatore don Giussani per richiamare l’origine e la missione della Fraternità: «Nel suo recente articolo su don Giussani, il cardinale Farrell ha evidenziato il fatto che egli non smise mai di comunicare e annunciare Gesù come centro della storia e del cosmo. Questo è il cammino che vogliamo percorrere, come chi si fa sorprendere dall’azione instancabile della grazia di Dio. Giussani diceva che la nostra compagnia è chiamata a essere segno di una bontà, che agisce per portare attraverso tutte le apparenze, anche quelle cattive, alla vita. “La via, la verità e la vita”: noi siamo in compagnia per gridare questo messaggio, responsabile di quella fondamentale dignità e missione che tutto il popolo di Dio riceve nel battesimo: assomigliare a Gesù e costruire con lui il regno di Dio».