1

A Castelleone segni di speranza: in Santuario la 24 ore di preghiera e in oratorio l’incontro con don Lucini

Negli ultimi giorni del mese di marzo, la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo di Castelleone ha avuto la possibilità di vivere due momenti che sono testimonianza dell’essere “pellegrini di speranza” come invita a essere il Giubileo 2025. 

Il primo dei due momenti si è svolto da venerdì 28 marzo a sabato 29 marzo: la 24 ore di preghiera per il Signore. Una catena ininterrotta di preghiera che si è tenuta presso il Santuario della Misericordia, una delle quattro chiese giubilari della diocesi. La preghiera, che ha avuto come motivo conduttore un versetto del Salmo 71, “Sei tu la mia speranza”, è iniziata venerdì 28 marzo, alle 21, con la Messa ed è poi proseguita per tutta la notte con la Compieta, la Preghiera per la pace, le Vigilie, il Rosario eucaristico e le adorazioni personali di gruppi di persone che si sono passati il testimone in una sorta di maratona spirituale. La giornata di sabato 29 si aperta con la recita delle Lodi e la Messa delle 8, a cui poi sono seguite le preghiere dei bambini e dei ragazzi divisi per gruppi di catechismo. La 24 ore è proseguita anche nel pomeriggio con l’Ora media, l’Angelus, il Rosario eucaristico, la Preghiera per la pace, i Vespri e la Messa, fino a chiudersi alle 21 con l’adorazione comunitaria e la benedizione eucaristica. Un giorno e una notte di intensa spiritualità vissuti presso la chiesa dedicata a Maria, Madre della Misericordia, che è da sempre per la comunità di Castelleone un luogo di fede e di preghiera.

Il secondo momento si è tenuto nel pomeriggio di domenica 30 marzo nell’oratorio di Castelleone e ha visto la presenza di don Maurizio Lucini, responsabile diocesano della Pastorale della salute e cappellano dell’Hospice dell’Ospedale di Cremona, sul tema “C’è speranza anche nella malattia?”. Don Lucini ha parlato della sua esperienza portando le testimonianze di persone che hanno trovato la forza di vivere la speranza per loro stessi e anche per i loro affetti, pur nella fatica e nel dolore della malattia.