Il “contagio” dell’amicizia è più forte di un addio
C’è uno stile, nello stare insieme, che può contraddistinguere un gruppo da un altro. Ci sono compagnie, associazioni, iniziative, che nascono perché riconoscono di avere qualcosa di grande in comune. L’amicizia, spesso, è il motore trainante di tutto ciò. Tra amici si comincia a organizzare un evento o si immagina di realizzare qualcosa di buono per gli altri. Con gli amici si progettano e si realizzano esperienze che abbiano alla base il divertimento, ma soddisfino anche il desiderio di stare insieme e condividere.
Capita, però, che queste dinamiche rischino di essere rovinate da una tragedia, un lutto improvviso. Ma capita anche che l’evento inatteso dia nuova linfa vitale, diventi il punto di partenza di un cammino sempre più coinvolgente ed inclusivo.
«L’Associazione Marcotti Osvaldo – racconta Michele Arcari, durante la nuova puntata del podcast Torrazzo con vista – è nata dopo la sua morte. Con la sua scomparsa, noi suoi amici ci siamo ritrovati con il desiderio di tenere viva la memoria del nostro Osvy e, allo stesso tempo, con la volontà di fare qualcosa per il territorio, per tutte quelle persone che, come lui, si trovavano a vivere situazioni di fragilità o difficoltà. Questa consapevolezza la dobbiamo tutta a Osvaldo: nonostante avesse un’importante disabilità fisica, era una persona straordinaria che ci ha arricchito davvero tanto».
Stupisce sempre il fatto che da situazioni drammatiche, buie, si possa ritrovare la luce. E si tratta di una dinamica che colpisce anche chi ne è coinvolto in prima persona. Lo testimoniano le parole di Ayoub Nfaoui, di Gli amici di Robi, che ha evidenzia come l’associazione di cui fa parte, nata dagli amici più stretti di Roberto Telli, dopo la scomparsa, «si adopera per stare con le persone, nonostante un caro amico se ne sia andato. Socialità, nel tempo, è diventata una parola chiave, tanto che più di cento persone sono ormai coinvolte nelle nostre attività. Ed è sempre incredibile vedere quanto questa amicizia sia forte: anche chi, come me, non ha mai conosciuto Robi di persona, lo sente davvero come uno di famiglia. E così chi partecipa e vive le nostre iniziative».
L’aspetto relazionale evidenziato da Ayuob porta nuovamente alla luce la principale necessità dell’uomo: stringere legami significativi con cui condividere la propria vita. «È nata così anche la Compagnia delle griglie – ricorda Alessandro Corbari, uno dei fondatori – cioè da un gruppo di amici. Anche il nostro percorso, poi, è stato segnato da una perdita, quella di Alessandro Mecchia». Anche in questo caso un dramma non ha segnato la fine di un percorso, ma l’inizio di qualcosa di ancor più grande. Per Corbari «quell’evento ci ha certamente segnato, ma ha anche fatto nascere in noi il desiderio di rinsaldare ancor di più i nostri legami, rivolgendoci soprattutto alle persone meno fortunate. È nato così il Progetto Mec, che onora la memoria del nostro Alessandro, il quale, negli anni, ha dato vita a tantissime iniziative che hanno coinvolti centinaia di persone con disabilità, offrendo loro nuove possibilità di inclusione vera».
Tre realtà che hanno fatto dell’amicizia il loro punto di partenza, oggi sono capaci di generare vita, relazioni, cura e condivisione. Collaborano, si confrontano con tante altre realtà del territorio, per far sì che lo stile dell’amore – che segna ogni vera amicizia – si diffonda sempre di più.