Smea, l’alleanza tra formazione e territorio all’Università Cattolica è realtà
Cremona, come ogni città, è il suo tessuto sociale e territoriale. Comprenderlo e valorizzarlo è il ruolo di ogni istituzione, ma anche degli attori che lo abitano: imprese, scuole, università. Spesso, investire su un particolare settore, su una zona specifica, significa credere nelle persone, dare loro la possibilità di acquisire gli strumenti utili a spendersi in prima persona. Nella nuova puntata del podcast Torrazzo con vista a raccontare questo tentativo è il professor Edoardo Fornari, direttore di Smea, la scuola di alta formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Smea è una business school che ha proprio il desiderio di incontrare le esigenze delle aziende del territorio, così da formare persone competenti nel settore agrifood. Quando, più di quarant’anni fa, è arrivata a Cremona, chiaramente ha trovato terreno fertile per il suo sviluppo: qui ci troviamo in quella che è nota in tutto il mondo come food valley, il che rende particolarmente significativa la presenza della Smea, e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, particolarmente significativa». E prosegue: «La realizzazione del Campus Santa Monica, poi, ha dato un’ulteriore spinta nella direzione della collaborazione tra studenti, diventando un vero luogo di incontro tra giovani, provenienti da tutt’Italia e da diverse parti del mondo, e professori o aziende».
A confermare le sue parole è Antonio Ronda, studente del Master di secondo livello in Food business management: «Quando si studia – ha raccontato il giovane, originario di Piacenza, ma ormai cremonese d’adozione – si passa la maggior parte del tempo sui libri. Il vero punto di svolta, per me, è la possibilità di scendere in campo in prima persona. Sia durante la triennale e la magistrale, e ancor di più qui in Smea, ho la possibilità di entrare in contatto diretto con le aziende, con il territorio, di utilizzare attivamente gli strumenti acquisiti con lo studio. Inoltre, a livello relazionale, qui a Cremona si sta davvero bene, sia in termini di rapporti con i colleghi studenti che con i docenti: abbiamo sempre la possibilità di chiedere un confronto, o un consiglio, di parlare liberamente. Questo, a mio modo di vedere, fa davvero la differenza».
La sinergia tra università, realtà formative in generale e territorio è sottolineata anche dalla professoressa Mirta Casati, ricercatrice e docente presso la Smea: «Per lavoro, mi occupo di dati: può sembrare qualcosa di lontano dalla concretezza, dalla realtà, ma non è così. Sono profondamente convinta che il legame con il tessuto sociale e imprenditoriale del territorio sia cruciale. Qualche settimana fa, presso il campus di Cremona, abbiamo organizzato un job day, in cui diverse aziende del Cremonese hanno raggiunto la nostra sede per proporre ai ragazzi una simulazione del processo di selezione. Ogni studente ha avuto modo di lasciare il proprio curriculum, di sperimentarsi nella gestione di un colloquio di lavoro. In più, con alcune di queste realtà, abbiamo collaborato attivamente per l’analisi di casi concreti, recandoci direttamente nelle loro sedi. È un approccio volto alla concretezza, quello che cerchiamo di avere, e siamo convinti che sia fondamentale nel percorso di crescita e formazione dei giovani che si affacciano al nostro mondo».
Quella dei tre ospiti di Torrazzo con vista è la testimonianza autentica di quante ricadute positive possa avere, su un territorio, la capacità di stringere legami e investire sulle persone.