Giubileo. L’esperienza dei giovani cremonesi nel cuore della Chiesa
Si è conclusa nella mattinata di domenica 3 agosto, con la Santa Messa celebrata da Papa Leone XIV a Tor Vergata, la settimana del Giubileo dei giovani. Un pellegrinaggio che non è stato solo spostamento fisico, ma soprattutto cammino spirituale.
Le giornate trascorse nella capitale sono state scandite da ritmi intensi. I giovani di ogni continente si sono prima sfiorati lungo le strade di Roma tra scambi di bandiere, selfie e dialoghi tentati in tutte le lingue del mondo, anche se bastava un sorriso per capirsi. Anche i giovani della Diocesi di Cremona hanno incrociato sguardi, raccolto storie, condiviso la fatica e la meraviglia di un evento che si è fatto esperienza concreta di Chiesa universale.
E, infine, si sono trovati a convivere, uno accanto all’altro, a Tor Vergata, dove oltre un milione di ragazzi si sono uniti in un’unica attesa condivisa: l’incontro con Papa Leone XIV nella veglia, al suo primo incontro con i giovani del mondo, in quello stesso luogo che venticinque anni fa aveva ospitato la veglia del Giubileo del 2000 con san Giovanni Paolo II.
Nel pomeriggio anche il vescovo Antonio Napolioni aveva raggiunto per un saluto i “cremonesi” che avevano trovato spazio sotto la grande vela di Calatrava.
Poi, la notte. Un’esperienza nel segno dell’adattamento che solo chi ha partecipato alle Giornate mondiali della gioventù conosce davvero. Tra chi si è assopito subito e chi ha preferito restare a cantare e parlare, il prato di Tor Vergata è diventato casa per il “cuore giovane” della Chiesa. Fino a quando, intorno alle due, un improvviso scroscio di pioggia ha svegliato anche chi era riuscito ad appisolarsi: una manciata di minuti sufficienti per bagnare sacchi a pelo e zaini, ma che non ha scalfito il clima festoso. Poco dopo il cielo si è riaperto e con le prime luci dell’alba ii sacerdoti della Diocesi si sono messi in cammino verso l’area celebrativa per unirsi alla concelebrazione eucaristica, insieme a migliaia di confratelli, mentre i ragazzi hanno atteso il passaggio della papamobile.
Alle ore 9.00 Papa Leone XIV ha presieduto la Santa Messa conclusiva del Giubileo dei Giovani. Nel cuore di una spianata gremita il Papa ha scelto un’immagine semplice e potente per rivolgersi ai giovani: quella dell’erba di un prato. “Non è bellissimo un prato in fiore?”, ha domandato, ricordando che, proprio come quei fili d’erba fragili ma vitali, anche noi siamo vulnerabili, ma capaci di rinascere nel dono e nell’amore. “Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore”.
Terminata la celebrazione, il grande “esodo”: un lento, colorato e paziente ritorno verso le stazioni della metropolitana, tra file interminabili, canti improvvisati e sorrisi stanchi. Anche il viaggio del ritorno ha avuto il sapore del pellegrinaggio.
“La chiesa si fida dei giovani e i giovani si fidano della Chiesa” – ha commentato don Francesco Fontana, il direttore della Federazione Oratori Cremonesi che ha organizzato e accompagnato i gruppi diocesani. “La Chiesa si fida dei giovani: tanto che a loro, attraverso le parole di papa Leone, ha affidato la missione decisiva di portare pace e speranza al mondo. E le missioni importanti si affidano alle persone di cui ci si fida”.
Una fiducia che i giovani hanno sentito riversando nelle strade della Capitale e sulla grande spianata di Tor Vergata tutto il loro entusiasmo e tutto il loro desiderio di unità , di pace, di felicità. Quella felicità di cui Papa Leone e i giovani di tutto il mondo hanno gridato il nome: “I giovani si fidano della chiesa: e si potrebbe aggiungere “ancora”. Si fidano di papa Leone – ha aggiunto don Fontana- , si fidano se vogliono sentire parole impegnative e importanti e non solo lusinghe vuote. Si fidano perché colgono da parte della chiesa stima e riconoscimento, oltre che simpatia e affetto. “Questa considerazione non viene solo dal registrare il grande numero dei partecipanti, ma dall’aver condiviso questi giorni intensi con i giovani della diocesi: belli, autentici e portatori della speranza che è Cristo Gesù”.