Veglia dell’Assunta, al Santuario di Caravaggio una accorata richiesta di liberazione dal male riprendendo le parole di Giovanni Paolo II
“Al cielo, al cielo, al ciel andrò a vederla un dì…”. Il canto risuona a tutta voce nel piazzale del Santuario, mentre alla luce delle candele si snoda la processione dei fedeli, i passi lenti, in mano il rosario. É la veglia dell’Assunta, vissuta al santuario di S. Maria del Fonte, a Caravaggio, venerdì 14 agosto, vigilia della solennità che da sempre richiama al Santuario la devozione a Maria di tanti, che sono venuti anche quest’anno a testimoniare la loro fiducia nella intercessione della Madre del Signore, assunta in cielo in corpo e anima: verità di fede germinata e custodita dal culto e dalla preghiera del popolo di Dio, maturata nei secoli sino alla sua definizione solenne.
Nella calda serata agostana ci si è dati appuntamento nel luogo che, in diocesi di Cremona, conserva una speciale presenza mariana. La tradizionale preghiera del Rosario, iniziata alle 21 e conclusasi in basilica, animata dall’unione corale Don Domenico Vecchi (diretta da Renato Zigatti e accompagnata all’organo da Marco Bianchi), è stata presieduta da mons. Luciano Capra, prevosto di Cernusco sul Naviglio, che ha ripercorso e commentato un brano dell’omelia di papa Benedetto XVI tenuta nella Solennità dell’Assunzione di Maria a Castelgandolfo, all’inizio del suo pontificato.
Papa Benedetto scriveva: “Maria desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Non ha paura che Dio possa essere un ‘concorrente’ […] Questa è stata la grande tentazione dell’epoca moderna, degli ultimi tre – quattro secoli”.
Il commento del celebrante ha sottolineato come l’illusione di poter fare a meno di un “Dio che non serve” ha trascinato l’uomo nell’abisso della sua solitudine, esponendolo al male, togliendogli la sua dignità. Maria canta il suo “magnificat”, e con lei la Chiesa proclama la grandezza di un Dio che “ci è necessario” – come profeticamente scrisse papa san Paolo VI – perché l’uomo ritrovi il senso della sua vita in pienezza.
L’intensa invocazione elevata a Maria da un altro grande pontefice a lei particolarmente affidato – san Giovanni Paolo II – ha concluso la veglia in Santuario. Una accorata richiesta di liberazione dal male, con accenti di tragica attualità: “Dalla fame e dalla guerra, liberaci! Dalla guerra nucleare, da una autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci! Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci! Liberaci!”.
Nella notte della vigilia e nella gioia della vittoria sulla morte che Maria ricorda a tutta la Chiesa, la grande cupola del Santuario si vede da lontano. Accanto alle fiaccole accese che annunciano la festa, splende la luce della fede del popolo dei credenti.