A Pinarella di Cervia animatori “a scuola” per imparare a giocare i propri talenti in oratorio e nella vita

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Bilancio positivo per la Scuola diocesana animatori “Giochiamoci i talenti”, l’esperienza formativa per animatori di oratorio che si è tenuta dal 31 agosto al 2 settembre a Pinarella di Cervia, promossa dalla Federazione Oratori Cremonesi, coinvolgendo 91 ragazze e ragazzi, dai 15 anni in su, di una decina tra parrocchie e unità pastorali.

«È stata un’esperienza molto bella e coinvolgente – racconta don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e parte attiva dell’organizzazione –. E questo lo dico dal mio punto di vista, ma soprattutto in funzione dell’entusiasmo con il quale i ragazzi hanno partecipato. Se devo dare una valutazione educativa, pastorale, è stato davvero molto bello vedere questo gruppo molto grande di adolescenti accogliere di buon grado le opportunità formative che sono state proposte e mettersi in gioco senza riserve».

Alla loro partenza, durante la Messa in Seminario, il vescovo Antonio Napolioni aveva chiesto loro di «diventare animatori di un lab-oratorio di pace» e di essere parte attiva nella trasformazione delle comunità parrocchiali in cantieri di pace.

Un invito che i ragazzi hanno accolto da subito con entusiasmo e che durante la due-giorni di formazione si è concretizzato in impegno e disponibilità.

«Mi ha fatto piacere constatare – continua don Fontana – che tutti i ragazzi si sono spesi anche quando le nostre proposte richiedevano un po’ più di impegno e di sforzo fisico, come nel caso del laboratorio di danza educativa o del laboratorio di teatro, dove era richiesto un ulteriore apporto in termini di sforzo creativo, sul quale molti ragazzi di queste ultime generazioni fanno spesso fatica».

Pur senza l’ambizione di essere un vero laboratorio teatrale, infatti, l’esercizio proposto ai ragazzi ha richiesto inventiva e creatività nell’immaginare scene, situazioni e racconti da portare con sé nel bagaglio formativo che questa esperienza ha confezionato.

«Molto bello è stato anche vedere i ragazzi impegnarsi nei giochi proposti durante le serate di animazione e renderci conto che sono assolutamente capaci di farlo, che non sono spettatori amorfi, ma, al contrario, sanno essere attivi e protagonisti».

Se è vero, infatti, che molti dei partecipanti hanno già alle spalle esperienze di animazione in oratorio e nei Grest, si deve comunque considerare che si tratta di ragazzi che vengono da esperienze diverse e che tra loro non si conoscono. «Ma è molto bello – evidenzia ancora il sacerdote – riscontrare quanto sia piacevole, per loro, essere in un contesto come questo, positivo e propositivo, dove insieme ai propri coetanei “gareggiano a fare il bene”, non a sentirsi migliori degli altri. Un contesto in cui ci si sostiene a vicenda e ci si contagia positivamente. Questo è ciò che solitamente accade durante questa esperienza e che è successo anche quest’anno».

Si tratta dunque di una formula che funziona e che offre ai ragazzi un programma vario e coinvolgente in cui la presenza dei due laboratori non intende dar vita a una scuola di danza o una scuola di teatro, ma sperimentare “linguaggi” che possono tornare utili nel bagaglio di un animatore di oratorio. Il linguaggio del corpo, nel caso della danza, e il linguaggio della voce e della narrazione, per quel che riguarda il teatro. Linguaggi che non sono fondamentali soltanto in oratorio, ma ancor più nella vita di ogni giorno.

La due-giorni di Pinarella di Cervia ha offerto ai partecipanti l’opportunità di sperimentare nuove dinamiche, di scambiarsi materiali, esperienze, giochi. «Molte cose che hanno conosciuto – aggiunge don Fontana – e che ora possono regalare agli altri. Una “cassetta degli attrezzi” di cose spendibili nei propri oratori: giochi, attività, proposte, idee. Anche in questo senso è prezioso l’incontro tra ragazzi degli oratori di tutte e cinque le zone pastorali della diocesi, perché si traduce in un grande arricchimento reciproco».

Al centro del messaggio di questa esperienza c’è l’idea che l’oratorio possa essere un luogo di riferimento e di attrazione, non soltanto un mese l’anno, in occasione dei Grest. L’oratorio deve invece essere un luogo e una comunità di riferimento ogni giorno.

Un luogo in cui «i ragazzi – afferma poi don Francesco Fontana – possono fare esperienze che non sono solamente belle, ma anche uniche, perché non ci sono molte altre realtà che danno così tanta fiducia agli adolescenti e che, tra le altre cose, gli affidano anche la responsabilità di gruppi di bambini. Qualcuno fuori dal mondo degli oratori ci considera per questo dei pazzi, ma la nostra scelta è quella di non rinunciare a questa scommessa educativa nei confronti degli adolescenti, perché possono farlo bene e perché a loro può fare molto bene scoprirsi capaci di responsabilità educativa. Ovviamente nel farlo ci muoviamo con prudenza e saggezza».  

Una grande intuizione di san Giovanni Bosco, che capì che chi è un po’ più grande si può occupare di chi è appena un po’ più piccolo, ma affinché questo funzioni davvero occorre che qualcuno di più grande degli adolescenti coinvolti nell’animazione oratoriana si occupi di loro. Ecco perché esperienze come quella della scuola diocesana animatori sono importanti e preziose.

«E ricordiamoci – conclude l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile – che quando parliamo di animazione, e questo l’abbiamo chiarito molto bene con i ragazzi, non stiamo parlando di intrattenimento. L’animazione in oratorio è il metodo educativo dell’oratorio, è il dare l’anima, è il mettere dentro l’anima, quindi dare vita alle attività che si fanno. L’animazione è il metodo del catechismo in oratorio, è il metodo degli incontri di formazione, è il metodo delle serate di carnevale piuttosto che della festa dell’oratorio o della serata finale del Grest. Un metodo che funziona davvero laddove gli adolescenti non sono abbandonati a loro stessi e quando le responsabilità che si affidano loro non sono responsabilità che schiacciano, ma che promuovono».

L’esperienza appena conclusa sarà anche un ottimo laboratorio progettuale per le prossime edizioni. La formula è collaudata e funziona, «tanto da spingerci a continuare nella direzione di una formazione attiva, che mette insieme ragazzi di zone molto diverse della diocesi e di oratori molto diversi tra loro. Nel farlo lavoreremo da un lato sulle motivazioni e dall’altro sui linguaggi e gli strumenti da mettere a disposizione dei ragazzi che poi faranno animazione in oratorio».

 

 

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