L’Università Cattolica “ritorna al cuore”. A Santa Monica il seminario per i docenti di Teologia dell’Ateneo

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Si è tenuta nell’aula magna del Campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore la sessione di apertura del seminario di studio per i docenti di Teologia e Assistenti pastorali dell’Università dal titolo “Ritornare al cuore per un ateneo innovativo e generativo”.

La sessione inaugurale è stata introdotta dai saluti istituzionali della professoressa Elena Beccalli, rettrice dell’Ateneo, di mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica e del vescovo di Cremona Antonio Napolioni.

In apertura la rettrice ha salutato e ringraziato le istituzioni civili e militari presenti, tra cui il prefetto Antonio Giannelli, il presidente della provincia Roberto Mariani, il sindaco di Cremona Andrea Virgilio, il questore Ottavio Aragona e i vertici delle istituzioni militari locali, oltre che il Presidente della Camera di Commercio Gian Domenico Auricchio e molte altre personalità cremonesi.

La professoressa Beccalli si è poi concentrata sul tema del seminario, incentrato sull’enciclica Dilexit nos di Papa Francesco, che chiama in causa l’ateneo per la sua dedicazione al Sacro Cuore di Gesù. Ha poi citato il teologo Pierangelo Sequeri, che in occasione del centenario della Cattolica disse che «la cifra distintiva della nostra università è far dialogare la teologia con tutti gli altri saperi» e che il suo valore «si misura nella capacità di saper coniugare, non semplicemente affiancare, lo studio della teologia con tutte le altre numerose discipline che vengono professate nei diversi campus».

La Cattolica, ha aggiunto la Beccalli, è «un’università nel mondo e per il mondo» la cui missione è «testimoniare un’intelligenza cristiana che sappia incarnarsi in ogni cultura», perché quando «l’università abita il mondo, essa diventa azione che trasforma una società».

Ritornando al tema del cuore, che oggi sembra essere sempre meno presente nella società e in tutte le sue emanazioni e forme, la rettrice ha concluso ammonendo che «un ateneo può essere visionario e concreto, senza perdere la sua identità e snaturare la propria missione». Tra i suoi compiti, ha precisato, «c’è anche quello di testimoniare la bellezza della fede e di come questa si possa coerentemente coniugare con la ragione» e con il cuore.

A seguire il saluto del vescovo Napolioni, che ha sottolineato la bellezza e la gratitudine di essere riuniti in un campus che, solo pochi anni fa, non faceva parte del vocabolario dei cremonesi, ma che non è semplicemente uno spazio, ma «una terra abitabile, in cui uomini e donne che hanno sia la sapienza antica dell’agricoltura, sia le sapienze e le competenze innovative delle varie discipline, sanno interagire col cuore, con la mente, con i progetti di vita delle nuove generazioni», come ben sanno fare i docenti di Teologia e gli Assistenti pastorali dell’ateneo.
In assenza dell’arcivescovo di Milano, Mario Enrico Delpini, presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, l’onorevole Fioroni ha poi letto il suo messaggio, nel quale Delpini ha ringraziato gli organizzatori e gli animatori del seminario ed ha sottolineato che ritornare al cuore è «un percorso che coinvolge il pensiero, le relazioni, gli stili personali, i temi qualificanti dell’insegnamento della teologia e le relazioni della teologia con il complesso della proposta accademica». Immaginare un ateneo innovativo e generativo è dunque «un’intenzione che chiama tutti a una missione comune, un’interpretazione dell’idea di università animata di audacia e predisposta al confronto e alla ricerca condivisa».

A seguire, nella sua introduzione, mons. Claudio Giuliodori ha ulteriormente posto l’accento sulla necessità di riflettere sulla Dilexit nos, il cui tema è centrale rispetto alla realtà da cui ha preso origine e a cui fa riferimento l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sin dall’inizio, infatti, grazie alla fede dei suoi fondatori «nel nostro ateneo vige la regola che “l’impossibile diventa possibile”» tanto che ancora oggi, «nonostante le non poche difficoltà, essa continua a perseguire importanti risultati e ad ottenere prestigiosi riconoscimenti». Durante il seminario dei prossimi giorni sarà approfondita la ricchezza dell’Enciclica, «scandagliando il Cuore di Cristo con gli strumenti della ricerca scientifica e in un’ottica interdisciplinare, per ripensare l’identità, lo stile e la missione dell’Università Cattolica in un momento in cui si sta sviluppando la riflessione condivisa sulla progettualità per i prossimi anni, da cui prenderà forma il piano strategico dell’ateneo».

Una rilettura che servirà anche a comprendere «cosa significhi studiare con il cuore, insegnare e fare ricerca con il cuore, svolgere le proprie mansioni lavorative con il cuore» non soltanto in funzione dei buoni sentimenti del cuore degli esseri umani, «ma nella misura più alta del Cuore di Cristo», ha concluso mons. Giuliodori.

Dopo una breve panoramica sul programma del seminario, che graviterà tra Cremona e Piacenza, si è aperta la tavola rotonda “Ritornare al cuore per affrontare scenari complessi” con gli interventi dell’arcivescovo Carlo Maria Polvani, segretario del Dicastero per la Cultura e l’educazione, suor Alessandra Smerilli, segretaria del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e Ruggero Eugeni, professore ordinario di Semiotica dei Media, moderati da Alessandro Zaccuri.

Un momento intenso e ricco di spunti, che ha toccato temi che vanno dalle nuove tecnologie, in particolar modo l’intelligenza artificiale, all’economia, all’ecologia e alla comunicazione, calati nell’insidiosa complessità di questa nostra epoca.

Temi che il panel ha affrontato da molti punti di vista e con grande profondità, dando ai presenti un assaggio delle innumerevoli riflessioni e spunti che una lettura attenta della Dilexit nos e delle sue implicazioni potrà offrire nel corso delle giornate di seminario.

L’Università Cattolica è infatti chiamata ad ergersi a bastione di senso e di civiltà in un’epoca di profonde trasformazioni. Monsignor Polvani ha sottolineato che con l’IA, le nanotecnologie, le biotecnologie, le tecnologie dell’informazione e le scienze cognitive l’umanità sta diventando la prima specie del pianeta a diventare padrona del proprio destino dal punto di vista evolutivo e che questo comporterà cambiamenti molto importanti e pericolosi. L’Università, ha auspicato, «deve essere un ponte verso chi non crede come noi, ma che inizia a capire che occorre unirsi per evitare che le cose possano andare in una direzione imprevedibile. Un contesto in cui questione della fragilità delle nuove generazioni è cruciale».

Suor Alessandra Smerilli ha poi evidenziato come tutto questo porti a giustificare le disuguaglianze in un mondo in cui «mai come oggi abbiamo un’abbondanza di ricchezza che basterebbe a risolvere tutti i problemi del mondo, ma mai come oggi le disuguaglianze sono così evidenti. Un’economia fatta con il cuore è invece «una scienza sociale che si occupa di come le persone vivono, soffrono, sperano, promuovendo solidarietà, equità, responsabilità sociale». Questo significa integrare ragione e strumenti tecnici con empatia e con la preoccupazione per il bene comune, promuovendo il benessere integrale delle persone.

Il professor Eugeni ha infine sottolineato come il mondo dei media e dello spettacolo sia pervaso da molti differenti cuori, che spesso determinano una forma di banalizzazione narrativa e di trasformazione della affettività e della sensibilità. Le esperienze sui social portano a coinvolgimenti occasionali e ad una frammentazione dell’individuo, che viene molecolarizzato e individuato dalle tecniche di profilazione. In questo contesto non dobbiamo cedere alla “ratio facilis” di un ritorno al passato, ma restare dentro questo territorio e lavorare dall’interno. La sfida è superare la distinzione tra ragione e sensibilità, valorizzare le forme di racconto come intreccio di storie, e affrontare la frammentazione non riassorbendo il singolo nella comunità, trovando un fondamento solido su cui costruire le identità.

La sessione di apertura del seminario ha evidenziato la centralità del cuore come elemento fondante per ripensare l’identità e la missione dell’Università Cattolica, in un’era di cambiamenti epocali. Il dialogo tra la teologia e le altre discipline, la capacità di affrontare le sfide della fede nella società contemporanea, la continuità tra i magisteri papali e l’impegno per una civiltà dell’amore sono tutti elementi che richiamano a una profonda ricentratura sull’umano e sul divino.

L’università, vista come corda che unisce generazioni e saperi, è chiamata dunque ad essere un laboratorio a cielo aperto per la formazione di nuove generazioni, capaci di affrontare le sfide del futuro con coraggio e competenza, ben radicate nel cuore di Cristo. Una sfida importante e durissima, ma la speranza è che questo ritorno al cuore generi pensieri innovativi, propositi comuni, disponibilità inedite al servizio dell’università e della società intera.

La giornata di apertura si è infine conclusa con la Messa nella Cattedrale di Cremona.

 

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