Il Vescovo al Cimitero: «La morte riconduce all’essenziale della vita e ci impegna a sentieri di giustizia»
Guarda la photogallery completa
«Al giudizio umano la morte appare come una sciagura misteriosa e senza rimedio, ma il Vangelo del Signore, la sua Pasqua, ci aprono all’orizzonte della vita piena ed eterna». È così che, nel pomeriggio del 2 novembre, presso il quarto androne del Cimitero di Cremona, il vescovo Antonio Napolioni ha aperto la tradizionale preghiera del giorno dedicato ai defunti.
Accanto al vescovo c’erano don Matteo Bottesini, segretario e cerimoniere vescovile, il cappellano del cimitero don Achille Bolli, il nuovo vicario zonale della Zona pastorale 3, don Paolo Arienti, e molti sacerdoti della città, oltre ai religiosi e alle religiose insieme a numerosi fedeli. Presente anche la rappresentanza dell’Amministrazione comunale con la vicesindaco Francesca Romagnoli.
Una liturgia della Parola che è stata caratterizzata dalla lettura integrale del capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, l’intera preghiera che Gesù rivolge al Padre mentre si avvicina alla sua ora: «La sua ora – ha sottolineato il vescovo nell’omelia – è tutto per noi e il dialogo col Padre ci fa sentire amatissimi». È di grande consolazione, infatti, sentire «come il Padre e il Figlio parlano di noi, che cosa pensano di noi, che cosa hanno in serbo per noi, che cosa hanno fatto e faranno per noi», ha proseguito.
Una grande preghiera che rende possibili e ispira tutte le nostre piccole preghiere – ha detto il vescovo – e ci spiega il Padre ha dato al Figlio il potere di dare la vita eterna, ovvero il dono di conoscere Dio. «Tutto il resto non conta – ha detto ancora Napolioni –. In lui c’è tutto. E Gesù prega perché questo ci unisca, ci realizzi in una comunione perfetta».
E ha proseguito: «Il cimitero è il luogo che fa maggiore unità possibile in una città, in un paese. Tutto è dentro un unico abbraccio, un unico corpo, una cosa sola. L’amore con il quale il Padre ha amato il Figlio giovane che sta per andare sulla croce, a dare la vita da innocente, soffrendo, manifesterà il senso della vita nella gloria dell’amore».
Il vescovo Napolioni ha quindi rassicurato che «il dialogo tra il Padre e il Figlio non è chiuso, non è narcisistico, diremmo oggi, ma è fonte; è spalancato e ci dona quello stesso amore che c’è tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, donato a noi nel Battesimo, ma che si rinnova in mille modi. Anche adesso: siamo qui per ricevere lo Spirito, per respirare la vita eterna, per palpitare dello stesso amore infinito».
Infine una preghiera: «Signore, aumenta in noi la fede. E fa sì che la nostra preghiera, fatta con questa fede, riempia di letizia tutti i defunti che ricordiamo, perché possano attenderci e ricongiungersi a noi in Te, l’unico Vivente, l’unica realtà da cui scaturisce tutto e a cui tutto ritorno». E con questo spirito ha invitato i presenti a donarsi «un segno di unità e di pace», idealmente scambiato con il mondo intero. «La morte non solo fa giustizia, – ha quindi concluso – viceversa ci costringe e ci impegna a sentieri di giustizia, ci riconduce all’essenziale della vita. Scambiamoci un segno di unità e di pace», ha chiesto riprendendo il titolo dell’anno pastorale.
La preghiera in suffragio dei defunti, che è stata sostenuta dal canto di don Graziano Ghisolfi con alla tastiera Camillo Fiorentini, si è chiusa con l’aspersione delle tombe e l’incensazione, seguite dalla benedizione impartita dal vescovo su tutti i presenti.
Il video integrale della celebrazione
Commemorazione dei defunti. Il Vescovo: «Memoria in prospettiva di salvezza»