Torrazzo con vista guarda alla “Città del Baskin”, tra sport e integrazione

 

Chi arriva a Cremona trova un cartello: “Città del Baskin”. Non è un semplice segno stradale, ma un simbolo di appartenenza. È il riconoscimento a una città che, più di vent’anni fa, ha visto nascere un’idea capace di cambiare il modo di intendere lo sport: il Baskin, disciplina che permette a persone normodotate e con disabilità di giocare insieme.

Di questo si è parlato nella nuova puntata di Torrazzo con vista, il videopodcast prodotto da TRC. Ospiti della puntata sono stati Antonio Bodini, ideatore del Baskin insieme a Fausto Capellini, e Matteo Soragna, argento olimpico ad Atene 2004 con l’Italbasket, talent di SkySport e giocatore di Baskin nella squadra del PiaceBaskin.

Bodini ha ricordato il momento in cui comparvero i cartelli “Città del Baskin” alle porte di Cremona: «Per chi giocava, soprattutto per i ragazzi con disabilità, fu un segnale enorme di appartenenza. Significava che lo sport che amavano aveva trovato un riconoscimento pubblico». Da allora, la strada percorsa è stata lunga e sorprendente. «Oggi il Baskin è presente in quasi tutte le regioni italiane, con oltre duecento squadre e più di novemila tesserati. È arrivato anche all’estero e questo rende onore al grande lavoro fatto in questi anni. C’è ancora molto da fare, ma il cammino è stato straordinario».

Nonostante la crescita, Bodini ha sottolineato che il Baskin fatica ancora a essere riconosciuto come sport: «È nato l’Eisi, l’Ente italiano degli sport inclusivi, ma la strada del riconoscimento ufficiale è ancora in salita. Eppure, basterebbe guardare una partita per capire che parliamo di uno sport a tutti gli effetti».

Una convinzione condivisa da Matteo Soragna, che dal basket professionistico è approdato al Baskin per scelta e passione. «Io ci gioco e posso garantire che è uno sport vero, con ritmo, contatti, fatica, oltre al desiderio di fare canestro. Quello che conta di più non è vincere, almeno per me, ma stare insieme, vivere un momento di crescita personale e relazionale».

Soragna ha voluto sottolineare anche il valore educativo di questo sport. «Chi assiste a un match impara a tifare per la partita, non solo per una squadra. È un pubblico che partecipa alla bellezza del gioco, non alla divisione del risultato».

La forza del Baskin, per Soragna, è anche comunicativa: raccontarlo e farlo conoscere è fondamentale: «Bisogna farlo sperimentare, perché chi lo vede se ne innamora. È successo a un mio amico, Nikos Zisis (ex nazionale greco), che dopo aver visto un torneo è tornato in Grecia entusiasta, con il desiderio di parlarne al presidente della federazione. È rimasto folgorato».

Negli ultimi due anni, Soragna ha contribuito a organizzare eventi dedicati al Baskin con squadre di Lba come Tortona, che, insieme a Trento, ha scelto di creare una propria squadra di Baskin. «Quando club professionistici decidono di investire su questo fronte è un segnale bellissimo. Significa che il messaggio arriva. E sinceramente – ha aggiunto con un sorriso Soragna – se la Nba scoprisse davvero che cos’è il Baskin, lo trasformerebbe in un fenomeno mondiale, perché ha un potenziale comunicativo straordinario».

Bodini ha concluso con uno sguardo fiducioso al futuro: «Il Baskin è un veicolo di inclusione vera, capace di mettere insieme persone diversissime tra loro, farle giocare e crescere insieme. L’augurio è che chi già lo pratica continui a diffonderne i valori e che chi ancora non lo conosce possa scoprirlo e riconoscersi in esso. Perché dentro questo sport c’è la bellezza dello stare insieme, nella diversità, come squadra, come comunità».