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25 aprile, a Cremona le celebrazioni aperte con la Messa al cimitero presieduta dal vescovo Napolioni

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«Grazie alle sofferenze di chi ci ha preceduto veniamo da decenni di bellezza della pace», così ha voluto sottolineare il vescovo Antonio Napolioni durante la Messa presieduto nella mattinata del 25 aprile al Cimitero di Cremona.

In occasione del 79° anniversario della Liberazione, è stato predisposto un articolato programma celebrativo dal Comune di Cremona, in collaborazione con il Comitato Costituzione Liberazione (Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Cremona, Associazione Nazionale Divisione Acqui – Sezione di Cremona), che si è aperto proprio con la Messa presieduta dal vescovo di Cremona presso la Cappella dei Caduti per la Libertà, alla presenza delle autorità civili e militari e dei rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’armi e partigiane.

Nella sua omelia, mons. Napolioni ha voluto porre l’attenzione a un pericolo molto attuale nel contesto dei conflitti di oggi: «Abbiamo paura di perdere la pace e siamo tentati di illuderci che la potremo ottenere ancora solo con la violenza: la Parola ci dà un bagno di umiltà, perché abbiamo fatto esperienza della potenza di Dio». «Ieri sera – ha quindi proseguito il vescovo durante la sua riflessione – ho avuto modo di riascoltare le parole di violenza che hanno reso quel Ventennio foriero di drammi, umiliazioni, faziosità e che hanno seminato morte e risentimento. Quanto è necessario non strumentalizzare Dio e non usare mai le religioni come arma di divisione». Infine, mons. Napolioni ha voluto chiudere con un invito rivolto a tutti: «La vera liberazione non è compiuta, perché è personale e comunitaria, opera alla quale siamo chiamati tutti credenti e non credenti».

Al termine della Messa, accompagnato dal trombettiere del Complesso bandistico “Città di Cremona”, il corteo, preceduto dai Gonfaloni del Comune e della Provincia di Cremona, ha sfilato all’interno del cimitero per rendere omaggio a quanti hanno dato la propria vita per la difesa della libertà, con sosta e deposizione di corone d’alloro e fiori alla Cappella ai Caduti Civili, alla Cappella dei Fratelli Di Dio, ai monumenti commemorativi dei soldati trucidati a Cefalonia e Corfù, dei Caduti per la Resistenza, all’Altare della Patria e sulla tomba di Mario Coppetti.




Giornata della vita, al Maristella una serata di preghiera e testimonianze

 

Silvia Gerevini ha 49 anni, è moglie e mamma di cinque figli. È sua la testimonianza che, insieme a quella di don Maurizio Lucini, incaricato diocesano per la Pastorale della salute e assistente spirituale dell’Hospice di Cremona, ha arricchito la veglia di preghiera alla viglia della Giornata nazionale per la vita che nella serata di sabato 3 febbraio è stata organizzata a Cremona, nella chiesa dell’Immacolata Concezione del quartiere di Maristella, per la Zona pastorale 3 e il territorio circostante.

Dedicata al tema della vita in tutte le sue fasi, è stata una serata di preghiera e di riflessione aiutata anche da alcune testimonianze, dalla riflessione del Vescovo e da alcuni passi del messaggio dei vescovi per la 46ª Giornata nazionale della vita, focalizzata sul tema La forza della vita ci sorprende. “Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?” (Mc 8,36). Ad aiutare il clima di meditazione gli strumenti e le voci del coro parrocchiale del Maristella.

Silvia Gerevini ha voluto portare la sua testimonianza di vita: «Sono qui per gratitudine verso il buon Dio, che nella vita mi ha regalato tanto: la vita stessa, il marito, la famiglia, gli amici, il figlio fatto, i figli presi già fatti, i figli desiderati, i figli indesiderati, i figli sani, il figlio malato». Un elenco inusuale, che ha fatto sintesi di una storia di accoglienza che Silvia e il marito, Cristiano Guarneri, vivono da quando sono sposati. Non un progetto, ma un “sì” al disegno di Dio. «Questo per me è essere madre: dare la vita per l’opera di un Altro, attraverso ciò che ci fa vivere», ha detto Silvia. «Così – ha raccontato ancora – negli anni abbiamo accolto diversi figli, tramite l’affido. Di questi figli, c’è chi si è fermato solo 15 giorni, chi qualche mese, chi anni e chi è ancora con noi e sta studiando medicina». L’ultimo cenno è dedicato al figlio Alessandro, 18 anni, cerebroleso: «Non riesce a fare quasi nulla, ma ama e si lascia amare. Che è quello che dovremmo fare tutti noi».

La testimonianza di Silvia Gerevini

 

Molto forte e profonda anche la testimonianza di don Maurizio Lucini, in servizio come assistente spirituale presso l’Hospice dell’Ospedale di Cremona, che attraverso il racconto di alcuni incontri ha portato all’attenzione il tema del fine vita: «L’argomento dell’assistente spirituale è certamente complesso e ho pensato di portare a voi alcuni dialoghi con pazienti incontrati in questo reparto». Incontri in cui il confronto con il sacerdote è stato di una profondità sincera, nel quale sono emerse le fragilità di ogni essere umano e il desiderio di riconciliarsi con il Padre o con esperienze di vita vissute con dolore e sofferenza, con un accenno speciale alla problematicità relazionale con alcune figure della propria famiglia.

La testimonianza di don Maurizio Lucini

 

Non è mancata la riflessione del vescovo Antonio Napolioni, che ha presieduto la veglia: «C’è una Chiesa fatta di vita e che veglia sulla vita, magari senza rendersene conto», le sue parole. Quindi ha condiviso con i presenti tre incontri avuti durante i giorni della Visita ad limina in Vaticano, esperienze segnate dall’incontro con situazioni di vita particolari, ma pieni di umanità e di gioia. «Non c’è solo la veglia per la vita, ma c’è una vita per la veglia –ha quindi proseguito –. È pieno il mondo di vita da vegliare perché morente, perché nascente, da vegliare con cuore vigile e con sguardo contemplativo e innamorato, da vegliare per riconoscere davvero le membra del corpo di Gesù».

La riflessione del vescovo Antonio Napolioni

 

 

Gli appuntamenti del 4 febbraio

Doppio appuntamento, invece, domenica 4 febbraio, in cui ricorre la 46ª Giornata nazionale per la vita, sul tema La forza della vita ci sorprende. “Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?” (Mc 8,36).

Alle 16, presso la sala Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona (via S. Antonio del Fuoco 9A), il professor Marco Maltoni, medico coordinatore della rete di cure palliative della Romagna, affronterà il tema: “Nella sofferenza una speranza: il malato inguaribile e le cure palliative”.

Alle 18, inoltre, nella chiesa del Maristella, il coro parrocchiale dell’Immacolata Concezione intonerà le “Ninne Nanne dal mondo”, un concerto caratterizzato dall’esecuzione di diversi brani “della buonanotte” di culture e tradizioni diverse.

La serie di eventi promossi a Cremona in occasione della 46ª Giornata nazionale per la vita si chiuderà la sera di lunedì 5 febbraio, con l’adorazione eucaristica per la vita che si terrà presso Cascina Moreni alle ore 21.

 

“Una chat per la vita”, la presentazione del libro del Movimento per la vita di Varese ha aperto gli eventi della 46ª Giornata della vita

Chiesa di casa, la forza della vita ci sorprende

Giornata per la vita: “ogni vita ha immenso valore” e “stupefacente capacità di resilienza”




Domenica Casalbuttano accoglie don Davide Schiavon

Nel pomeriggio di domenica 8 ottobre, alle 18, nella chiesa parrocchiale di S. Giorgio, la comunità di Casalbuttano accoglierà don Davide Schiavon, nuovo parroco delle parrocchia di Casalbuttano e della frazione di San Vito, oltre che moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana”, composta anche dalle parrocchie di Paderno Ponchielli, Ossolaro e Polengo.

La celebrazione, presieduta dal vescovo Napolioni, sarà preceduta dal saluto del sindaco di Casalbuttano Gian Pietro Garoli sul sagrato della chiesa parrocchiale.

Nei giorni precedenti la comunità ha organizzato alcuni momenti di preghiere e riflessione sul ministero del parroco. Primo appuntamento giovedì 5 ottobre, alle 20.30, con la preghiera guidata da don Maurizio Lucini. Nella mattina di sabato 7 ottobre, dalle ore 9.30 alle 11, adorazione eucaristica con la possibilità di confessarsi. Anche nel pomeriggio, dalle ore 16.15, sarà disponibile in chiesa un sacerdote per le confessioni.

Lunedì 9 ottobre il nuovo parroco presiederà alle 20.30 la Messa in suffragio di tutti i defunti della comunità.

 

Profilo biografico di don Schiavon

Classe 1976, originario di Castelleone, don Schiavon è stato ordinato sacerdote il 13 giugno 2009. Laureato in Economia aziendale, ha iniziato il proprio ministero come vicario a Breda Cisoni, Ponteterra, Sabbioneta e Villapasquali. Tra il 2016 e il 2022 è stato incaricato diocesano per la Pastorale vocazionale. Dal 2015 era vicario della parrocchia “Beata Vergine di Caravaggio” in Cremona. Sarà moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana” composta anche dalle parrocchie di Ossolaro, Paderno Ponchielli e Polengo e parroco di Casalbuttano e San Vito, dove prede il testimone da don Gianmarco Fodri e continuerà ad esser affiancato dal collaboratore parrocchiale don Giorgio Ceruti. Dal 2020 don Schiavon è vicepresidente dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del clero.

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari amici (sacerdoti e laici) dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana”,  

vi saluto col cuore e non per pura formalità e vi ringrazio in anticipo per la vostra accoglienza. Per quanto sia difficile trovare argomenti concreti quando ancora ci si conosce poco di persona, vi voglio assicurare che sono sinceramente felice di entrare a far parte della vostra famiglia: ci vengo volentieri, ho già iniziato a pregare per voi e sono desideroso di condividere un tratto della vostra storia. 

Sono certo che il Signore benedirà questa nostra esperienza comune perché, in estrema sintesi, me lo sento, per una sorta di sesto senso. È il mio primo incarico da parroco e vi chiedo quindi una buona dose di indulgenza per qualche ingenuità che è da mettere in conto e perdonare ad un neofita. Ho buoni presentimenti perché le vostre comunità, da come le hanno descritte, hanno tutte le caratteristiche per realizzare un cammino fruttuoso insieme: una fede radicata nella storia e, al tempo stesso, disposta a continuare ad imparare; un modo di intendere le relazioni ancora ricco di umanità; un tessuto sociale ancora molto ispirato al modello della famiglia.  

Proprio a quest’ultima realtà vorrei collegarmi anche io nel dare il mio contributo a ciò che realizzeremo insieme. Per quanto il concetto non sia nuovo e venga ripetuto spesso, io pure  desidero ribadire che la famiglia, davvero, è la cellula della società e della Chiesa e, quando le famiglie sono sane, ci sono buone probabilità che anche le comunità cristiane lo siano. E, in una certa misura, è vero anche l’opposto.  

La famiglia, parentale o parrocchiale che sia, sta insieme se il Signore è una presenza costante all’interno di essa. E proprio su questo aspetto si concentreranno principalmente le mie attenzioni. L’amore reciproco, il rispetto, la fedeltà, la tenuta di lungo periodo sono possibili (l’esperienza lo attesta) solo se Dio, cercato, invocato e obbedito, concede la Sua benedizione e onora della Sua presenza. 

Non illudiamoci quindi di poter realizzare qualcosa di solido e duraturo se non concederemo i giusti spazi al Signore, nella preghiera e nell’imitazione del Vangelo. Se mancano queste dimensioni, le cose, nella migliore delle ipotesi, potranno funzionare solo se ci sono persone disposte a impersonare il ruolo dei martiri, da una parte, e dei prepotenti, dall’altra. Ma noi non desideriamo questo, bensì una comunità di fratelli che si vogliono bene, dove ognuno fa la sua parte (proporzionata ai propri sforzi e calibrata sui propri talenti) e in cui c’é armonia perché a nessuno è chiesto troppo e a nessuno troppo poco.  

In aggiunta, certamente, a livello umano, saranno poi necessarie tutta una serie di attenzioni, delicatezze, gesti di “manutenzione ordinaria” nelle relazioni che, con l’aiuto di tutti, potremo mettere in atto. Spero di conoscervi presto, ma non di scoprire tutto troppo velocemente, perché anche la meraviglia e la scoperta reciproca sono un ingrediente importante, da non esaurire troppo in fretta, che dà ancora più sapore al cammino e fascino all’avventura comune. 

Vi porto già nel cuore e vi auguro di poter migliorare ogni giorno nella via del Vangelo, cosa che io per primo mi impegnerò a praticare. Da ultimo, ma non certo per importanza, un sincero e cordiale ringraziamento a don Marco, mio predecessore, per il prezioso lavoro svolto e per la cortesia e pazienza dimostrate nel passaggio di consegne. 

Grazie a tutti, con amicizia. 

Don Davide 

 

 

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Domenica mattina al Cambonino don Arienti si insedia come nuovo parroco

La comunità parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, domenica 8 ottobre con la celebrazione eucaristica delle 10.30 presieduta dal vescovo Antonio Napolioni accoglierà ufficialmente il nuovo parroco don Paolo Arienti, già parroco della parrocchia di S. Ambrogio. Per l’occasione la S. Messa di S. Ambrogio delle ore 10 sarà sospesa.

Don Arienti è anche moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari”, che comprende le parrocchie di S. Ambrogio e del Cambonino insieme a quelle del Boschetto e del Migliaro (queste ultime guidate da don Maurizio Ghilardi).

Insieme a don Arienti, inizierà il suo nuovo incarico anche don Umberto Zanaboni: il sacerdote che dallo scorso anno è responsabile in diocesi della pastorale missionaria e ricopre il ruolo di vicepostulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari, risiederà al Cambonino con l’incarico di collaboratore parrocchiale delle quattro parrocchie dell’unità pastorale, così come don Nicolas Diene, cappellano della comunità africana anglofona, già in servizio nell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” come collaboratore dal 2021.

In preparazione all’ingresso del nuovo parroco la comunità del Cambonino è chiamata a ritrovarsi nel pomeriggio di venerdì 6 ottobre per la Messa, con l’adorazione dalle ore 17 fino alle 21, quando si terrà un momento comunitario di adorazione con testi mazzolariani presieduto da don Ghilardi.

È stato successivamente fissato un momento di incontro con i sacerdoti e i fedeli del quartiere dopo la Messa di domenica 22 ottobre per riflettere e scambiarsi vicendevolmente le prospettive future da percorrere insieme.

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

Don Paolo Arienti, classe 1972, originario di Piadena è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1999. Ha iniziato il ministero sacerdotale a Cremona come vicario della parrocchia “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio”. Nel 2002 per continuare gli studi è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 2004 al 2011 è stato vicario a “Cristo Re” in Cremona e segretario dell’Ufficio evangelizzazione e catechesi. Dal 2011 al 2021 è stato responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, presidente della Federazione Oratori Cremonesi e dell’associazione NOI, oltre che consulente ecclesiastico del CSI di Cremona. Dal 2017 al 2021 è stato inoltre coordinatore dell’area pastorale “In ascolto dei giovani”. Nel 2012 è stato nominato parroco in solido delle parrocchie di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato; e dal 2014 al 2018 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2000 è docente in Seminario e dal 2008 anche presso l’Istituto superiore di Scienze religiose “S. Agostino”. Nel 2021 è stato nominato parroco della parrocchia “S. Ambrogio” in Cremona, con anche il ruolo di moderatore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” (S. Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro). Ora è stato nominato anche parroco della parrocchia “Ss. Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona.

 

Don Umberto Zanaboni, classe 1975, originario di Pandino, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta e dal 2008 lo è stato anche di Breda Cisoni, Ponteterra e Villapasquali; successivamente è stato vicario di Caravaggio (2009-2016). Nel 2016 è stato nominato parroco di Cella Dati, Derovere e Pugnolo, e dal 2019 è stato anche collaboratore parrocchiale di Longardore, San Salvatore, Sospiro e Tidolo. Nel 2018 è stato scelto come vicepostulatore della causa di beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari e dal 2022 ricopre il ruolo di incaricato diocesano per la Pastorale missionaria. Dal 2021 al 2023 è stato collaboratore parrocchiale della parrocchia “Santi Fabiano e Sebastiano martiri” in Cremona. Nel 2023 è stato nominato amministratore parrocchiale dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” formata dalle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Ora è stato nominato collaboratore dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” in Cremona, formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro.

 

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L’insegnamento di don Milani raccontato da Francesco Gesualdi

Sono state parole di una forte testimonianza, insieme a una profonda analisi della realtà odierna, quelle di Francesco Gesualdi, alunno di don Milani a Barbiana dal 1957 al 1967, intervenuto nella serata di mercoledì 27 settembre presso la sede delle Acli di Cremona. L’incontro – dal titolo “Cittadini sovrani”, promosso dalla Tavola della Pace di Cremona in collaborazione con l’Ufficio Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cremona – non è stato solo un interessante momento di testimonianza sulla scuola di Barbiana, ma anche una riflessione ad ampio spettro sull’importanza del senso critico e sulla cittadinanza attiva alla luce dei principi costituzionali.

Quella di Gesualdi è stata un’esperienza piena insieme a don Lorenzo Milani: non solo frequentò la scuola, ma, orfano del padre da bambino, si trasferì con il fratello in casa di don Milani. Successivamente Gesualdi è stato fondatore e coordinatore del Centro nuovo modello di sviluppo di Vecchiano (Pisa) e autore di numerosi volumi.

«Don Milani venne mandato a Barbiana dove non c’era nemmeno la strada, si mette a totale disposizione della popolazione sapendo che quello di cui hanno più bisogno è la scuola. Partendo dagli adulti, principalmente contadini, che svolgevano la dura vita tra gli animali e i campi», ha esordito Francesco Gesualdi.

«Nel frattempo don Milani – ha raccontato ancora Gesualdi – si rende conto che c’è la necessità di rimediare a uno Stato latitante. Così inizia a fare scuola ai ragazzi che finivano le elementari. Per necessità – non per scelta – aprì questa scuola a modo suo. Una scuola a tempo pieno, perché questi ragazzi avevano solo due possibilità: stare a scuola o nei campi a lavorare».

Don Milani a Barbiana organizzò una scuola inserita nel contesto sociale, nella quale si impiegava la mattina per studiare le materie scolastiche e il pomeriggio per spaziare sugli altri aspetti della vita umana: «Una finestra sulla realtà per dare gli strumenti di conoscenza della realtà, per formare cittadini sovrani, permettere ai ragazzi di interpretare la realtà e fare delle proposte. Oggi spesso vediamo persone che attraversano la realtà nella quale siamo immersi senza nemmeno accorgersi di ciò che le circonda».

«Non può esserci sovranità popolare se non c’è un forte sentimento di dignità personale, se io non sono capace di gestire la mia esistenza insieme agli altri, insieme alla capacità di saper fare delle proposte» questo il grande insegnamento che Gesualdi ha appreso alla scuola di Barbiana.

L’incontro ha poi spaziato sul tema del rispetto della legge ingiusta che don Milani, partendo dalla critica dell’obiezione di coscienza alla leva militare, ha superato sul terreno della logica, utilizzando laicamente la Costituzione come punto di riferimento: «Non è stata solo una difesa dell’obiezione di coscienza: perché si ama la legge quando si ha il coraggio di non rispettarla. Siamo tutti responsabili di tutto, solo così eviteremo i drammi e le usurpazioni: questo è il messaggio civico dell’obbedienza. Sapendo che chi si mette fuori dalla legge non lo fa mai a cuor leggero, perché poi la legge ti punisce».

Infine, una riflessione di carattere sulla politica economica globale derivante dall’approfondimento sviluppato dal Centro nuovo modello di sviluppo di cui Gesualdi è membro fondatore: «Davanti alle povertà ci siamo posti delle domande e ci siamo dati un doppio tipo di risposta: la prima con il realismo, per intervenire verso chi ha bisogno in questo momento. Ma non possiamo ridurci a questo, perché si finisce nell’assistenzialismo che condanna a rimanere nella stessa situazione: studia la società che produce scarti, come dice Papa Francesco, e chiediti quali misure introdurre per porre rimedio a questo. Per questo serve la politica, una politica che si prende cura della realtà e che cerca di rimediare».

Quello di Gesualdi è un approccio innovativo, che necessita il superamento dei paradigmi sociali ed economici attuali: «La risposta è nel modo in cui l’economia è organizzata: noi siamo un’istituzione di base, siamo militanti. Il sapere prima di un diritto è un dovere, ma solo se alla fine del processo di conoscenza noi ci chiediamo come agire. Altrimenti anche il sapere diventa un tipo di consumismo. Ma dobbiamo definire se noi abbiamo un ruolo in questa macchina».

L’analisi ha ripreso alcuni temi cari anche a Papa Francesco: «Serve un nuovo sistema economico che faccia i conti con il concetto del limite, perché la terra è una palla limitata: bisogna cambiare paradigma, viviamo in un sistema che non è pensato per le persone, un sistema che è pensato per servire le imprese che fanno i soldi. Dobbiamo organizzare una nuova economia pensata per le persone».




Domenica 17 settembre alle 16 l’insediamento di don Diego Pallavicini a Scandolara Ripa d’Oglio

Nel pomeriggio di domenica 17 settembre farà il suo ingresso a Scandolara Ripa d’Oglio don Diego Pallavicini, nominato parroco dell’unità pastorale “Il Sicomoro” formata dalle parrocchie di Grontardo, Levata e Scandolara Ripa d’Oglio. A presiedere la Messa d’ingresso alle 16 sarà il vescovo Antonio Napolioni. Al termine della celebrazione eucaristica si terrà un momento di festa conviviale in oratorio, prima occasione per poter incontrare il nuovo parroco.

L’ingresso del nuovo parroco è stato preceduto da alcuni momenti di preghiera che si sono tenuti durante il tradizionale triduo per la Festa della Madonna della Strada che si tiene ogni anno in occasione della festa liturgica della Natività della Beata Vergine Maria. Infatti, da giovedì 7 fino a domenica 10 settembre, è stata l’occasione per la preghiera, le confessioni e l’Eucarestia presso il Santuario dell’Unità pastorale “Il Sicomoro”. Sanato 9 settembre nell’Eucaristia don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale, ha aiutato la comunità a riflettere in particolar modo sul ministero del parroco e sull’unità pastorale.

Nella serata di lunedì 18 settembre don Pallavicini presiederà il Rosario alle 21 presso il Santuario della Madonna della Strada, affidando così a Maria l’inizio del suo nuovo ministero e il cammino dell’unità pastorale all’inizio dell’anno pastorale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1976, originario di Motta Baluffi, don Pallavicini è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario a Fornovo San Giovanni (2004-2011) e della parrocchia “Cristo Re” in Cremona (2011-2017). Successivamente è stato parroco delle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Dal 2023 è stato nominato collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale “Madonna della Neve” formata dalle Parrocchie di Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi. Nell’unità pastorale “Il Sicomoro” prende il testimone da don Gianpaolo Civa, trasferito come collaboratore nell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Dosimo, Persico, Quistro, San Marino, Gadesco e Pieve Delmona.

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Carissimi fratelli, sia lodato Gesù Cristo e sia benedetta la sua e nostra Madre, Maria Santissima.

Per iniziare questo mio saluto alle vostre comunità, delle quali sto per diventare servo per mandato dell’unico vero e grande Pastore, il Signore Gesù, vorrei richiamare quello che San Paolo scriveva ai Filippesi, aprendo la sua lettera a loro indirizzata: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù“.

Anche nel mio cuore il primo sentimento che nasce, pensando al cammino che stiamo per iniziare, è la riconoscenza: come Paolo, rendo grazie al nostro Dio per la fiducia che mi accorda, affidandomi il compito di essere suo testimone e strumento della sua Grazia e della sua Benedizione in mezzo a voi, perché tutti possiamo cooperare alla diffusione del Vangelo, così che ogni uomo giunga a conoscere l’amore di Dio in Cristo Gesù e ad accogliere la sua Salvezza, abbandonando la via del peccato per vivere con gioia nella sua Santa Legge e nella sua volontà. Sono consapevole di inserirmi in un cammino che è iniziato prima di me e che continuerà anche dopo di me, un’opera iniziata in tutti e in ciascuno dal Signore stesso, il quale la porterà a compimento se noi saremo docili alla sua azione. Ma allo stesso tempo sono certo che il mio lavoro in mezzo a voi sarà importante, per non rendere vana la grazia che il Signore ci offrirà in questi anni che condivideremo. Per questo siete già nelle mie preghiere e già sto immaginando quali potrebbero essere gli elementi indispensabili della pastorale che condivideremo, perché possiamo realmente radicarci nella fede, nella speranza e nella carità, in questo tempo così difficile che la chiesa sta vivendo.

Prima preoccupazione dovrà essere quella di rendere fedele e significativa la nostra vita Sacramentale: la Santa Messa della Domenica dovrà diventare per tutti noi un appuntamento irrinunciabile, senza del quale, come dicevano i primi cristiani affrontando Il martirio, noi non possiamo vivere! È partecipando alla Santa Messa Domenicale, e se possibile anche a quella feriale, che noi possiamo ascoltare e comprendere la Parola di Dio e quindi la sua volontà e che ci possiamo nutrire di Cristo stesso, che rinnovando per noi il sacrificio della Croce, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, perché possiamo avere le energie spirituali necessarie per vivere il Vangelo.

La Confessione e la Direzione Spirituale diventi per tutti un appuntamento frequente e desiderato, per essere liberati dal peccato che ci separa da Dio e dai fratelli e poterci risollevare dalle nostre cadute, così da riprendere il nostro cammino alla sequela di Cristo.

Non meno importante è la riscoperta del Culto Eucaristico, della Devozione Mariana, dell’Imitazione dei Santi, soprattutto dei nostri Patroni. La visita quotidiana al Santissimo Sacramento, gli incontri di adorazione di Gesù, la recita del Santo Rosario, le processioni e gli incontri di preghiera in occasioni di momenti particolari dell’anno liturgico saranno parte integrante del nostro cammino comunitario, perché davvero senza il Signore e senza la protezione di Maria noi non possiamo fare nulla.

Terzo ambito di impegno per tutti sarà sicuramente quello della formazione, per tutte le fasce di età: conoscere la nostra fede, in questa epoca storica, in cui viene da ogni parte ridicolizzata e contestata, e in questa società, dove è sempre più comune incontrare persone di altre religioni e culture, è assolutamente necessario. Approfondire la nostra conoscenza della Bibbia e del Catechismo della Chiesa Cattolica sarà un lavoro costante ed entusiasmante, che ci rimotiverà nella nostra decisione di aderire all’unico vero Dio e nel nostro impegno missionario.

Infine, ritengo che grande importanza ed attenzione vada data a chi condivide più da vicino il mistero della Passione del Signore, i nostri fratelli ammalati e chi si avvicina alla conclusione della sua vita terrena e si prepara al giudizio di Dio. Chiedo pertanto, fin da ora, di comunicarmi i nominativi di coloro che non possono uscire di casa e desiderano ricevere la Comunione Eucaristica e di non esitare a contattarmi per l’amministrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi, così da offrire tutti gli aiuti spirituali necessari per accompagnare l’ultimo tratto del cammino terreno di ciascuno.

Carissimi fratelli, come risulta evidente, il lavoro non manca. Da parte mia è grande l’entusiasmo il desiderio di poter essere utile a ciascuno di voi per poter scoprire, riscoprire, approfondire la propria vocazione di figlio di Dio, chiamato a conoscere, amare e servire il Padre in questa vita per poi poterlo godere pienamente nell’altra. 

Vi do quindi appuntamento alla Santa Messa Solenne per il mio insediamento come vostro parroco, presieduta dal Vescovo Antonio Domenica 17 settembre alle ore 16.00 nella nostra chiesa dedicata a San Michele Arcangelo a Scandolara Ripa d’Oglio.

Vi propongo poi già da ora di incontrarci anche il lunedì successivo, 18 settembre, alle ore 21.00, nel nostro Santuario della Madonna della Strada per pregare insieme il Santo Rosario, affidare l’inizio del nostro cammino condiviso a Maria Santissima, consacrando a lei le nostre persone, le nostre famiglie, le nostre comunità e il mondo intero. Sarà anche l’occasione per scambiarci qualche informazione e qualche idea sulla realtà delle nostre parrocchie.

Pregate per me e aiutatemi a servirvi come Dio vuole.

A presto.

don Diego

 

Nuovi parroci, dal 16 settembre al 15 ottobre gli ingressi




Sabato alle 15.30 a Bonemerse l’ingresso di don Alberto Martinelli

La comunità Bonemerse, insieme a quelle di Bagnara e Gerre Borghi (frazioni del Comune di Cremona), accoglierà nel pomeriggio di sabato 23 settembre don Alberto Martinelli come nuovo parroco. La Messa di insediamento, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà celebrata alle 15.30 nella chiesa parrocchiale di S. Maria Nascente a Bonemerse (sospesa la messa vespertina delle 17.30).

Prima della Messa, sul sagrato, il nuovo parroco e il vescovo riceveranno il saluto del sindaco Bonemerse Luca Ferrarini. Quindi in chiesa, all’inizio della Messa, sarà letto il decreto di nomina e il nuovo parroco aspergerà l’assemblea, incensando poi la mensa eucaristica, prima di ricevere il saluto ufficiale della comunità attraverso un suo rappresentante del Consiglio pastorale. Sarà proprio il nuovo parroco a proclamare il Vangelo e, al termine dell’omelia tenuta dal Vescovo, recitare il Credo, evidenziando così che sarà lui il primo responsabile della diffusione della fede nella comunità. Al termine della Messa prenderà quindi la parola per i saluti e i ringraziamenti.

Il Triduo di preparazione alla festa patronale della Natività della Beata Vergine Maria, celebratosi con Rosari e Messe nei giorni dal 5 al 7 settembre, è stato occasione per prepararsi all’ingresso del nuovo parroco. La sera di giovedì 21 settembre, alle 21, in chiesa parrocchiale è previsto un altro momento di preghiera in vista dell’ingresso di don Alberto Martinelli.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1966, originario della parrocchia “S. Sigismondo” in Cremona, don Alberto Martinelli è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1998-2004), “S. Agata” in Cremona (2004-2008) e Pizzighettone e Gera d’Adda (2008-2013). Inoltre tra il 2005 e il 2008 è stato segretario dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici. Dal 2013 era parroco della parrocchia “Santi Nazaro e Celso in S. Giuseppe” nel quartiere Cambonino di Cremona. Prende il testimone da don Mario Bardelli diventato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria.

 

Saluto di don Alberto Martinelli sul giornalino parrocchiale

Chiamati a mettere Gesù al centro

Grande sarebbe la tentazione di pronunciare dei discorsi, di dire qualcosa di molto importante o di programmatico, ma un nuovo parroco quando arriva, volente o non, è sempre l’ultimo e un po’ come uno straniero di passaggio. Arrivo in questa comunità cristiana che ha già una sua storia, vita e ricchezza, e per questo ringrazio don Mario che mi ha preceduto e tutti i parroci e preti che qui a Bonemerse hanno prestato servizio. In questa storia ora mi inserisco anch’io. Attraverso il vescovo, il Signore mi manda qui per condividere, per tutto il tempo che ci sarà dato, la passione per Lui e per tutti i fratelli e sorelle.

E mi vengono in mente le parole del parroco di San Sigismondo, don Giuseppe Boroni Grazioli, che mi accompagnò in seminario, e prima di entrare mi disse: “Strano compito quello del prete. Non ha niente di suo da dare, tranne i difetti e le incapacità. Non ha niente da inventare; gli è stato consegnato il Vangelo, che è di Cristo Gesù. Ed è tanto più prete quanto più si dimostra servo fedele al Vangelo. Quindi di non preoccuparmi, perché il prete non deve far nulla, tranne annunciare qualcosa che non è suo, ma è del Signore. Più uno cerca di vivere quello che annuncia e più diventa un vero cristiano, un autentico discepolo del Signore. Prima di essere prete dovrai essere un uomo vero, un buon marito, un ottimo padre, un gioioso educatore alla luce del Signore, allora diventerai un bravo prete”. Cosa che ha sempre cercato di fare nella sua vita. Messaggio che ho sempre tenuto in mente e che ho cercato di mettere in atto.

Potete immaginare i sentimenti che provo iniziando a fare il parroco in una nuova realtà. Già da ora vi chiedo di accompagnarmi nella preghiera e di aiutarmi nell’essere guida di questa comunità. Nel cuore porto la tristezza di dover lasciare la comunità del Cambo, per l’esattezza la parrocchia dei Santi Nazaro e Celso in San Giuseppe nel quartiere Cambonino in Cremona. Ma c’è anche la gioia e la speranza di poter servire il Signore in questa, per me nuova, comunità di bona emerse. Nell’amore a Dio e al prossimo c’è tutto il programma di vita del discepolo di Gesù. Né di più, né di meno. In questi anni di vita sacerdotale ho maturato la convinzione profonda che la chiesa appartiene al Signore e che fare la sua volontà e la cosa più importante.

Ma cosa significa fare oggi, qui a Bonemerse, la volontà di Dio? Non ci sono ricette facili. Nessuno ha risposte preconfezionate, a portata di mano. Nella sfida della trasmissione della fede siamo chiamati a lavorare assieme, verso una sempre più grande collaborazione, sinergia, valorizzando tutti i carismi e scoprendone di nuovi. Insieme dunque siamo chiamati a mettere Gesù al centro della nostra vita e della nostra comunità. Insieme, seguendo i suoi passi, vivendo la bella avventura di essere suoi discepoli e amici: nell’annuncio del Vangelo, che a tutti deve essere proclamato, senza distinzioni, senza paure, fedeli alla Parola di Dio e attenti ai segni dei tempi; nella celebrazione dell’eucaristia e dei sacramenti, come una comunità-famiglia che qui arriva e che da qui parte per portare al mondo la speranza e la gioia di questo incontro; nell’urgenza di scoprire le nuove frontiere della carità perché nessuno sia lasciato fuori o in disparte e perché ogni persona, vicina o lontana, possa sentirsi nella nostra parrocchia come a casa sua. Come in una famiglia. Il Signore ci trovi disponibili a incontrarlo nella Parola di Dio, nella preghiera comunitaria e personale, nel fratello e sorella che è sempre busseranno alla porta delle nostre case.

Ciao a tutti e che il Signore possa sempre dire bene di noi.

Don Alberto

 

 

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Messa in Cattedrale nella Giornata dei nonni e degli anziani: «In ogni tratto di vita riconosciamo il disegno di Dio»

In occasione della III Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani, celebrata il 23 luglio,  la Diocesi di Cremona con Caritas cremonese, in sinergia con Cooperativa Nazareth e Musei della Diocesi di Cremona, hanno proposto  in particolare proprio a nonni e anziani della diocesi la celebrazione di una Santa Messa in Cattedrale dedicata a nonni e anziani, seguita da una visita guidata gratuita al Museo Diocesano.

A celebrare la liturgia è stato don Antonio Bandirali, parroco dell’Unità pastorale “S. Omobono”, affiancato da don Pierluigi Codazzi, incaricato diocesano della pastorale caritativa, che ha presentato l’iniziativa, inserita nel progetto di Caritas cremonese e Cooperativa Nazareth “Anziani custodi di speranza” supportato all’interno della co-progettazione di Caritas Italiana e Intesa San Paolo, con l’obiettivo di costruire per una rete solidale per la terza età sui territori diocesani. Significativamente, la celebrazione di questa Giornata precede di alcuni giorni la memoria dei Santi Gioacchino ed Anna, genitori della Beata Vergine Maria e quindi nonni di Gesù che si celebra il 26 luglio.

«Anche oggi la liturgia ci propone delle parabole tramite le quali Gesù ci aiuta a capire quale sia il regno di Dio – ha sottolineato don Bandirali nella sua omelia, riferendosi alle letture del giorno – Gesù ci dice che la Storia non è segnata soltanto dall’agire arbitrario dell’uomo, ma dalla salvezza che Cristo ha guadagnato per attirare l’uomo al bene».

 

Ascolta l’omelia

 

Quindi, la riflessione si è spostata sul tema della Giornata: «Il Papa, nel suo bellissimo messaggio per la Giornata, recupera l’incontro tra Maria ed Elisabetta: non si tratta solo di mettere al centro dell’attenzione le generazioni più anziane, ma di mettere al centro il dialogo e la relazione tra generazioni, riconoscere la misericordia di Dio che si trasmette di generazione in generazione».

Ha quindi proseguito il sacerdote: «Andare a recuperare ciò che è il passato e guardare al futuro: è questa la necessità perché la vita possa essere custodita in ogni tratto, dove può riconoscersi il disegno di Dio».

Nell’omelia non è mancato nemmeno il riferimento alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a inizio agosto a Lisbona: «Il Papa ricorda come sia necessario che le generazioni si prendano cura gli uni degli altri, non solo la cura dei nonni verso i nipoti, ma anche la cura dei più giovani verso le generazioni più anziane: è prossima anche la Gmg e il Papa suggerisce che i giovani possano dedicare del tempo agli anziani». Anche la Federazione Oratori Cremonesi, facendosi promotrice del messaggio del Papa, ha rivolto un invito speciale a tutti i giovani della diocesi (sono circa 370) iscritti alla Gmg, a compiere questo gesto nei confronti di nonni e anziani.

Gesti concreti che si affiancano alla preghiera e alla riflessione per attuare pienamente l’invito del Papa in questa Giornata dedicata ai nonni e agli anziani.

E proprio il progetto “Anziani custodi di speranza” propone e realizza sul territorio azioni concrete di vicinanza e solidarietà: la consegna domenicale di pasti a domicilio nei mesi di ottobre, novembre e dicembre come supporto alimentare e relazionale ad anziani autosufficienti in condizioni di fragilità; il potenziamento dei servizi domiciliari ad anziani già in corso di realizzazione da parte della Cooperativa Nazareth in sinergia con il Comune di Cremona; l’attivazione di un riferimento telefonico che permetta anche a distanza di svolgere azioni di ascolto, di rilevazione del bisogno, di orientamento alle risposte e anche molto semplicemente di compagnia; laboratori di pet therapy con professionisti per generare stimoli ed esperienze positive e migliorare capacità relazionali e autostima; un affiancamento tecnologico per l’accesso a servizi digitali dedicati alla terza età, come la nuova piattaforma Social Care in corso di implementazione da parte dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in sinergia con Comune di Cremona, Consorzio Solco e Politecnico di Milano; un raccordo e riferimento per assistenti familiari non italiane già attive sul territorio e che in questi anni hanno trovato un punto di ritrovo e di socialità nella Casa dell’accoglienza di Cremona.

Il progetto verrà realizzato in collaborazione con i cinque centri di ascolto parrocchiali presenti a Cremona, la San Vincenzo e l’associazione No Spreco, i centri anziani attivi nelle parrocchie, enti pubblici e terzo settore.

 

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Arriva fino a noi il messaggio di don Primo contro la guerra. Presentato a Cremona il libro “La pace. Adesso o mai più”

 

È stato presentato nel pomeriggio di venerdì 14 luglio presso la Sala conferenze della Biblioteca statale di Cremona il libro “La pace. Adesso o mai più”, una nuova raccolta di testi di don Primo Mazzolari curata da don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione di don Primo, e dal vicepostulatore don Umberto Zanaboni. Ad aprire la presentazione Walter Montini, presidente della sezione cremonese dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid). Insieme ai curatori del libro anche la direttrice della biblioteca, Raffaella Barbierato.

 

Ascolta l’introduzione di Walter Montini

 

«Come spesso capita la pubblicazione di un libro ci supera – ha esordito don Bignami presentando il volume che consiste in una raccolta di scritti sul tema della pace elaborati da Mazzolari estrapolandoli dal quindicinale Adesso nel periodo dal 1949 al 1959 – abbiamo iniziato a pensare a questo libro dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina», ha spiegato, sottolineando che il libro è introdotto dalla prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana nelle scorse settimane in missione di pace proprio a Kiev e Mosca come inviato di Papa Francesco.

 

Ascolta l’intervento di don Bruno Bignami

 

Il tema della pace per don Primo è centrale: «Ha vissuto le due guerre mondiali in modo diverso, ma come protagonista, nel senso che l’hanno segnato in modo radicale e profondo – ha spiegato don Bruno Bignami – nell’elaborazione del suo pensiero su questo tema Mazzolari si accorge che le guerre del Novecento riguardano i civili, non solo gli eserciti, fino ad arrivare alle conseguenze catastrofiche della bomba atomica».

Quindi Bignami ha voluto sottolineare come il pensiero mazzolariano non è rimasto circoscritto: «Questi concetti sono stati analizzati anche dentro la Chiesa e ci si è accorti che il teorema della guerra giusta andava messo in discussione».

Un tema importante analizzato da Bignami ha riguardato quindi la capacità del parroco di Bozzolo di raccogliere le istanze delle diverse parti durante la Guerra Fredda, senza mai semplificare in logiche di mera contrapposizione: «Mazzolari fa una scelta, ma, pur essendo atlantista, spiega che bisogna stare attenti a muoversi, pone il tema di quante armi e di quali armamenti perché un conto è la legittima difesa, mentre un altro è l’utilizzo di altre armi, come le armi atomiche. Non assolve il mondo che ha deciso di sostenere».

Quindi, Bignami ha concluso il suo intervento ricordando come: «”Agonizzare per la pace” è un’espressione tipica di Mazzolari, la quale indica la necessità di “stare in mezzo” perché la pace si costruisce aprendo un dialogo tra le parti. Queste pagine ci aiutano a capire il contesto attuale nel quale abbiamo bisogno di questa profezia che non è astratta perché l’esperienza della guerra per Mazzolari è un’esperienza concreta dalla quale ne conclude che la tragedia della guerra la pagano gli ultimi».

È intervenuto, quindi, don Umberto Zanaboni il quale ha esordito ringraziando la direttrice Barbierato per l’aiuto e il supporto forniti nella ricerca del materiale raccolto durante la prima fase del processo di beatificazione.

 

Ascolta l’intervento di don Umberto Zanaboni

 

«Alcuni suoi temi cardine sono ormai entrati anche nel magistero della Chiesa – ha spiegato don Zanaboni – come il tema fondamentale  della fraternità: Mazzolari si trova a predicare di un Cristo che è morto per tutti, mentre la logica della guerra porta agli schieramenti».

Zanaboni ha quindi ricordato come un altro tema molto caro a don Primo riguarda il fermare la corsa agli armamenti: «Prima di tutto – ha osservato il sacerdote – la spesa per armarsi sottrae risorse alla spesa sociale, ad esempio agli investimenti per sanità e scuola, ma Mazzolari dice che armarsi crea i presupposti per la guerra. La guerra si alimenta con la creazione del nemico».

La riflessione è proseguita con un’analisi del pensiero di Mazzolari che vede nella guerra una bestemmia: «Tema importante è la paternità di Dio, che dona la misericordia all’umanità: nel libro Tu non uccidere Mazzolari arriva a dire che la guerra è deicidio perché dentro ogni uomo c’è l’immagine di Dio».

 

Ascolta l’intervento di Raffaella Barbierato

 

A concludere la presentazione del libro la riflessione della direttrice della biblioteca Raffaella Barbierato, la quale ha voluto evidenziare due diversi livelli di lettura di questo libro: «Possiamo leggere questo libro come una raccolta di scritti dal periodico Adesso dove ogni affermazione ha un suo riferimento storico o cronachistico, ma se riusciamo per un attimo a non leggere le date, a non andare a leggere le note storiche e ci estraniamo a leggere solo le parole di don Primo, riusciamo a vedere il continuo riferimento all’oggi».

La direttrice Barbierato ha anche voluto ricordare il fatto che è conservata presso la Biblioteca di Cremona la raccolta del periodico Adesso: «È anche orgoglio della Biblioteca avere conservato queste pagine perché è qualcosa che serve». A noi, oggi.




A Cristo Re la professione di fede e il giuramento di don Trevisi in vista dell’ordinazione episcopale

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I Vespri della solennità di san Giuseppe, presieduti dal vescovo emerito Dante Lafranconi nel pomeriggio di lunedì 20 marzo nella chiesa parrocchiale di Cristo Re, a Cremona, sono stati l’occasione per la professione di fede e il giuramento di fedeltà del vescovo eletto di Trieste, don Enrico Trevisi, parroco di Cristo Re che sarà ordinato vescovo sabato 25 marzo in Cattedrale per fare quindi il proprio ingresso a Trieste il prossimo 23 aprile.

Dopo il canto dei salmi, monsignor Lafranconi ha voluto approfondire nella sua riflessione il rapporto del collegio episcopale come prosecuzione del collegio apostolico e della figura del vescovo come guida e annunciatore della Parola: «A volte la Parola del Signore incontra non solo la superficialità degli ascoltatori, ma addirittura l’ostilità: ciascun annunciatore della Parola sa che ciò che annuncia ha in sé una forza nativa. Anche se possiamo non constatarlo negli anni della nostra vita, certamente abbiamo la possibilità di credere che là dove giunge la Parola del Signore non cade mai a vuoto, come la pioggia che prima o poi feconda il terreno».

«Sentiamo il bisogno di ringraziare il Signore – ha proseguito il vescovo emerito di Cremona – per il dono che ci fa e per la responsabilità di essere degli annunciatori che hanno cercato di attuare nella propria vita la Parola, perché il collegio episcopale ha anche la funzione di essere riferimento che garantisce la fede. Per questo viene chiesto al vescovo eletto di fare pubblicamente la professione di fede e giuramento, per garantire il bene spirituale e materiale della Chiesa, perché finché si vive nella storia vige per tutti la legge dell’incarnazione».

Ascolta l’omelia del vescovo emerito Dante Lafranconi

La preghiera dei vespri è quindi proseguita con la professione di fede da parte di don Enrico Trevisi che, con la mano sul libro dei Vangeli, ha subito dopo pronunciato il giuramento di fedeltà. Un momento suggestivo e di grande significato, nel quale il vescovo eletto si dichiara solennemente fedele e obbediente alla Chiesa apostolica romana, al Sommo Pontefice e ai suoi successori. Una lunga formula in cui si dichiara l’impegno del futuro vescovo a promuovere gli insegnamenti della Chiesa, del collegio episcopale e del Papa, impegnandosi a partecipare alle assemblee dei vescovi, come i Concili, e in cui si elencano tutti gli impegni pastorali, secolari e di obbedienza propri del vescovo.

Ascolta la professione di fede e il giuramento di don Trevisi

La lettura della formula è stata quindi seguita dalla sottoscrizione del giuramento da parte di don Trevisi, del vescovo emerito Lafranconi, insieme anche al vicario parrocchiale don Pierluigi Fontana e il cancellerie vescovile don Paolo Carraro.

 

Formula del giuramento di fedeltà del vescovo eletto

Io Enrico Trevisi, nominato vescovo della Diocesi di Trieste, sarò sempre fedele e obbediente alla Chiesa santa apostolica romana e al Sommo Pontefice, Successore del beato Pietro Apostolo nel primato e Vicario di Cristo, e ai suoi legittimi Successori. E non soltanto li tratterò con sommo onore ma anche, per quanto mi sarà possibile, farò sì che ad essi sia riservato il dovuto rispetto e da essi sia tenuta lontana qualunque offesa.

Sarà mia preoccupazione promuovere e difendere i diritti e l’autorità dei Romani Pontefici; come pure le prerogative dei loro legati e procuratori. Riferirò al romano pontefice con sincerità qualunque cosa che potesse costituire un attentato ai medesimi da parte di chiunque.

Mi sforzerò di adempiere con ogni cura secondo lo spirito e la lettera dei sacri canoni gli incarichi apostolici a me dati di insegnare, santificare e governare, in comunione gerarchica col Vicario di Cristo e con i membri del Collegio episcopale.

Metterò diligente attenzione nel conservare puro e integro il deposito della fede e nel trasmetterlo in modo autentico, accoglierò poi fraternamente quanti errano nella fede e mi adopererò con ogni mezzo affinché essi ritornino alla pienezza della verità cattolica.

Prometto che parteciperò o risponderò, salvo impedimento, se chiamato a Concili e ad altre attività collegiali dei Vescovi.

Amministrerò diligentemente, secondo le norme dei sacri canoni, i beni temporali di proprietà della Chiesa a me affidata, vigilando attentamente perché non vadano in nessun modo perduti o danneggiati.

Farò mie le disposizioni del Concilio Vaticano II e gli altri decreti canonici che riguardano l’istituzione e l’ambito di azione delle Conferenze episcopali, come pure dei consigli presbiterali e pastorali, e promuoverò di buon grado un uso ordinato dei loro compiti.

Infine, nei tempi stabiliti, compirò personalmente o tramite altri, secondo quanto stabilito dal diritto, la visita ad limina apostolorum, renderò conto del mio ufficio pastorale e riferirò fedelmente circa la situazione del clero e del popolo a me affidato; inoltre accoglierò rispettosamente quanto mi verrà ordinato e lo metterò in pratica col massimo impegno.

Così mi aiuti Dio e questi santi Vangeli di Dio.