1

Il vescovo Napolioni: «Come Giuseppe non fermiamoci alle soluzioni più immediate»

Nella gremita chiesa del convento dei Frati Cappuccini di Cremona, intitolata a san Giuseppe, nel pomeriggio di martedì 19 marzo il vescovo Antonio Napolioni come consuetudine ha presiduto l’Eucaristia della solennità di san Giuseppe. La Messa è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi, da padre Andrea Cassinelli e gli altri frati della comunità, insieme anche ad alcuni sacerdoti e i rappresentanti delle altro comunità religiose maschili della città.

L’omelia del vescovo si è concentrata sul brano del Vangelo del giorno, che racconta dell’annunciazione dell’angelo a Giuseppe. «Un brano che ci mette davanti ai momenti critici della vita, in un contesto in cui tante cose sono complesse e in cui siamo chiamati a un discernimento – ha sottolineato il vescovo –. Guardiamo a Giuseppe perché è raccontato come l’uomo giusto». E ha sottolineato: «Non è immediato l’essere giusto: lui diventa giusto».

Un percorso fatto da tre tappe: il “piano A”, quello del pubblico ripudio, previsto dalla legge, ma rifiutato da Giuseppe, «un piano ancora utilizzato in giro per il mondo», «seguendo una logica collettiva che toglie la responsabilità individuale, che azzera la coscienza»; un “piano B”, quello del ripudio in segreto, che è «ancora un modo per non scomodarsi», che è la «giustizia di chi si ferma al proprio pensiero»; «ma c’è sempre una terza strada», ha aggiunto mons. Napolioni, il “piano C”, «qualcosa di assurdo ai nostri occhi, ma l’assurdità di Dio e della via del Vangelo, è che c’è un di più di gioia e di grazia, che non potevamo immaginarci, c’è una giustizia più alta, quella che Gesù predicherà sulla montagna».

Nelle parole del vescovo anche un richiamo a don Giuseppe Diana, assassinato dalla camorra proprio il 19 marzo di 30 anni fa. «Un prete che ha accettato il piano C, che non si è fermato ad aver paura, non si è fermato a cercare di sistemare le cose alla meno peggio, ma ha osato amare il suo popolo a rischio della sua vita – ha concluso il vescovo Napolioni –. E allora san Giuseppe non è così lontano se tanti altri Giuseppe, Aldo, Francesco, Ermenegilda, uomini e donne che continuano nel tempo a non fermarsi alle soluzioni più immediate, a non cedere alla violenza e tantomeno alla vendetta, ma a cercare sempre le vie del perdono e della pace, che costano, ma che danno cento volte tanto di ciò che noi lasciamo, fidandoci del Signore».

 

Omelia del vescovo Napolioni

Al termine della celebrazione, padre Andrea Cassinelli ha voluto ringraziare i vescovi, i religiosi, i sacerdoti e tutti i fedeli presenti, e ha colto l’occasione per presentare la mostra sul Santo Sepolcro di Gerusalemme che sarà allestita in via Brescia. Un percorso storico, archeologico, artistico e spirituale della basilica del Santo Sepolcro, benedetto dal vescovo Napolioni con un intenzione di pace, perché, come ha evidenziato il padre superiore, «Gerusalemme dovrebbe essere il luogo della pace, e invece è uno dei luoghi più martoriati della storia».



Il 22 marzo in Seminario l’incontro delle Aggregazioni ecclesiali con il Vescovo

Anche le Aggregazioni ecclesiali – gruppi, associazioni e movimenti – sono chiamate a dare il proprio contributo attivo al cammino sinodale. Oltre ai momenti già vissuti nelle rispettive realtà, il 22 marzo vi sarà anche l’opportunità per un momento di carattere diocesano insieme al Vescovo. Ogni realtà è chiamata a essere rappresentata da un gruppo di aderenti che, in cinque tavoli di lavoro, saranno chiamati a riflettere e confrontarsi con i membri delle altre associazioni sui cinque ambiti cui il cammino sinodale quest’anno chiede di soffermarsi.

L’evento, che sarà ospitato presso il Seminario di via Milano 5, a Cremona, sarà diviso in due momenti: alle 18 si inizierà con la preghiera del Vespro insieme, poi il lavoro a gruppi. I presenti saranno infatti suddivisi in cinque tavoli per un confronto sulle cinque tematiche proposte a livello nazionale: “La missione secondo lo stile di prossimità”, “Il linguaggio e la comunicazione”, “La formazione alla fede e alla vita”, “La sinodalità e la corresponsabilità”, e “Il cambiamento delle strutture”. Per questo ogni gruppo, associazione e movimento è stato invitato, nei limiti del possibile, a partecipare con almeno cinque componenti, in modo tale da poter partecipare a tutti i gruppi di confronto.

Dopo il convegno diocesano dello scorso settembre, l’appuntamento del 22 marzo intende essere un ulteriore momento di comunione tra coloro che vivono la fede e gli impegni vocazionali in associazioni, gruppi e movimenti e che «ci farà proprio bene, come è sempre accaduto ogni volta che abbiamo scelto di esserci», sottolinea il vescovo Antonio Napolioni nella lettera di invito indirizzata alle Aggregazioni ecclesiali presenti in diocesi.

Dopo il lavoro a gruppi, la serata si concluderà con un momento conviviale informale e di amicizia. Ogni Aggregazione è chiamata a comunicare il numero dei partecipanti e i tavoli a cui di intende prendere parte scrivendo a pastorale@diocesidicremona.it entro il 19 marzo.

Un ulteriore passo nel cammino sinodale vissuto in Diocesi in sintonia con la Chiesa italiana, iniziato nel 2021 con la “fase narrativa” e giunto ora alla “fase sapienziale”, gettando un ponte verso la “fase profetica”, incamminando le Chiese in Italia verso un discernimento operativo che prepari il terreno alle decisioni, necessariamente orientate a un rinnovamento ecclesiale.




Don Primo Mazzolari, uomo di fede che fa fermentare vita

Guarda la photogallery completa

 

Sono passati 65 anni dalla morte di don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile 1959. Ma la sua testimonianza è viva più che mai. Soprattutto a Bozzolo, sua ultima parrocchia, dove domenica 7 aprile è stata celebrata la Messa in sua memoria, presieduta dal vescovo di Trieste, il cremonese mons. Enrico Trevisi, alla presenza del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, del parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani, e di numerosi sacerdoti diocesani, tra cui don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, postulatori per la causa di beatificazione di don Mazzolari.

E proprio l’auspicio che, «per l’anno del Giubileo che si avvicina», «il segno forte e chiaro di don Primo su temi attualissimi possa trovare il riconoscimento che attendiamo» è stato espresso dal sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio nel saluto sul sagrato prima della celebrazione, in cui ha voluto ricordare l’impegno di monsignor Trevisi sul versante educativo, con un ricordo particolare alla coincidenza della sua ordinazione sacerdotale a pochi giorni dalla proprio elezione alla Camera e alla sua «attenzione sostanziale a quell’importante palestra formativa dei giovani laici nella società civile» che portò a dar vita in diocesi a una scuola di alta formazione per l’impegno sociale e politico, «una vera e propria scuola che ha regalato al territorio energie e risorse per un impegno diretto nella vita politica e sociale», ha ricordato Torchio.

Il saluto del sindaco Torchio

 

La Messa si è aperta con le parole di mons. Napolioni: «Il senso di festa prevale su ogni forma di distacco, di distanza, che la vita ci impone. Il compito del vescovo di Cremona oggi non è solo quello di salutare i “pezzi grossi”, ma anche quello di salutare i gioielli di famiglia, che non sono solo i sacerdoti o i preti che diventano vescovi, ma tutte le relazioni che si creano». Nelle parole del vescovo di Cremona anche il saluto alla Fondazione “Don Primo Mazzolari” rappresentata in particolare dal nuovo presidente Matteo Truffelli.

Il saluto del vescovo Napolioni

 

Nell’omelia, il vescovo Trevisi ha citato la testimonianza di don Primo Mazzolari, uomo di fede, anche travagliata, e paladino della pace. «Oggi c’è la guerra, c’è la possibilità di vedersi inondati di sfollati». «E per me, che sono a Trieste, sulla rotta balcanica, queste parole hanno un sapore particolare – ha raccontato Trevisi –. E allora, come diceva don Primo: “Non bisogna chiudere la porta a nessuno, ma bisogna vigilare”».

Un “coro a tre voci”, tra la missione di don Mazzolari, il mondo di oggi e il Vangelo del giorno. Come nella prima apparizione del Cristo risorto ai discepoli, «chissà se anche noi riusciamo ad assaporare la grande gioia di incontrare il Signore – ha detto il vescovo di Trieste –. La situazione odierna, come ai tempi di Mazzolari, ci fa trovare riuniti in un cenacolo, proprio come gli apostoli». E come Tommaso, che non crede finché non vede le ferite nelle mani del Signore, «anche noi sentiamo l’emozione del sentirci cercati da Gesù».

«Anche se ci sono lampi di Pentecoste, talvolta la fede è desolata – ha concluso mons. Trevisi –. Siamo quindi chiamati a questa testimonianza di fede, che fa fermentare la vita. E di cui Mazzolari ne è l’esempio».

L’omelia del vescovo Trevisi

 

L’Eucaristia si è conclusa con il saluto del parroco, don Luigi Pisani, e con il un momento di preghiera sulla tomba del Prete d’Italia, sepolto proprio all’interno della chiesa parrocchiale di Bozzolo.

A concludere le iniziative per il 65° anniversario della morte di don Mazzolari, sabato 13 aprile (ore 10), presso l’Università Cattolica di Brescia, ci sarà il convegno di studi dedicato a “Don Primo Mazzolari, la politica, la Democrazia Cristiana” promosso dalla Fondazione don Primo Mazzolari in collaborazione con le Raccolte storiche – Archivio per la Storia dell’educazione in Italia, della medesima Università.

Scarica la locandina del convegno




Suore Catechiste di Sant’Anna, Messa a Picenengo nel ricordo del battesimo del fondatore padre Silvio Pasquali

Guarda la photogallery completa

 

«Con le Suore Catechiste di Sant’Anna è come se Padre Silvio Pasquali fosse tornato a Cremona». Con queste parole padre Massimo Casaro, responsabile dell’Ufficio beni culturali del PIME, ha voluto ricordare la figura del missionario cremonese, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, durante l’Eucaristia celebrata nella chiesa parrocchiale di Picenengo nella mattina di domenica 7 aprile.

Proprio in questa chiesa alla periferia di Cremona il 10 aprile del 1864 veniva battezzato Silvio Pasquali, che era nato poco distante presso la cascina Cambonino.

La celebrazione eucaristica, concelebrata da don Francesco Cortellini, amministratore parrocchiale di San Bartolomeo, è stata occasione per svelare una targa proprio presso il fonte battesimale, alla presenza delle Suore Catechiste di Sant’Anna, congregazione fondata in India da padre Pasquali e che da ormai diversi anni sono presenti anche in Italia e in particolare a Cremona.

«Padre Silvio è un padre del PIME antico, del secolo scorso, e sono tanti i padri del PIME che cadono nell’oblio, come accade in tutte le famiglie. Io stesso non lo conoscevo – ha detto padre Casaro nell’omelia –. Era un missionario che potremmo definire, senza timore di esagerare, un po’ eroico, di una tipologia di cui in un certo senso se ne è perso lo stampo». E ha continuato: «Un tempo il missionario vero partiva per non tornare più e le ultime immagini della famiglia erano sul molo del porto, dicendo ai parenti “ci rivediamo in paradiso”».

La riflessione del missionario si è quindi concentrata sulla testimonianza di fede di padre Pasquali: «È la sua fede che dissoda il terreno e che fa germogliare la vita vera e autentica. Un segno di questa fecondità sono le suore che continua nel tempo. Lui non è tornato in Italia, ma sono venute le sue suore e in qualche modo è come se Padre Silvio a modo suo fosse ritornato nel loro carisma, nella loro dedizione, in quel servizio che stanno prestando alla Chiesa di Cremona. La fecondità è sempre miracolosa e generativa».

«Che la memoria di questo uomo del passato sia mantenuta viva – l’auspicio dei missionario del Pime ha che presieduto l’Eucaristia a Picenengo – ma soprattutto sia scoperta per ciò che ha di attuale da comunicare anche a noi nella forma, nella fedeltà al Signore della donazione della vita e di una speranza solida verso la pienezza e il compimento di tutte le cose».

La celebrazione è stata accompagnata dal gruppo musicale Fortuna Reditus Ensemble, la rifondazione della Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore di Bologna, fondata nel 2006 per la riscoperta del patrimonio musicale dei frati agostiniani tra ‘500 e ‘700. Nell’occasione è stata eseguita una delle tre Messe Triple concertate di Carlo Milanuzzi, compositore, organista e presbitero italiano del XVII secolo.

Morto nel 1924, padre Silvio Pasquali, cremonese di nascita, fu missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) in India, dove fondò la Congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna. La sua importante attività di evangelizzazione nel Paese asiatico è stata espressa nel 2015 con il riconoscimento come Servo di Dio.

A un secolo dalla morte, e mentre continua il processo di beatificazione, a Cremona è stata organizzata una ricca serie di eventi per celebrarne la sua opera e mantenere vivo il ricordo e l’esempio, di cui la celebrazione a Picenengo è stata parte integrante.

Il prossimo appuntamento avrà luogo la sera di mercoledì 10 aprile, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, dove don Umberto Zanaboni condurrà una riflessione su “L’eroicità cristiana dei Santi”, ricordando padre Silvio Pasquali e don Primo Mazzolari.

 

Da aprile un ricco calendario di eventi nel ricordo di padre Silvio Pasquali




Famiglia, chiamata a reinventarsi per continuare a essere spazio di libertà

Sfoglia la Fotogallery completa

Volti di tutte le età e famiglie da tutta la diocesi hanno popolato, nella mattina di domenica 25 febbraio, la sala Bonomelli del Seminario vescovile di Cremona, per la Giornata diocesana delle famiglie. Un evento, dal tema “Famiglie gener-attrici”, organizzato dall’ufficio diocesano di Pastorale familiare, diretto e rappresentato dai coniugi Maria Grazia Antonioli e Roberto Dainesi, che hanno introdotto la mattinata portando i saluti del vescovo Napolioni, impegnato in visita pastorale.

Al centro dell’iniziativa gli interventi di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, coniugi, genitori, sociologi e docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un evento per approfondire, dunque, il tema della famiglia, definito dalla professoressa Giaccardi «un nodo vitale di relazioni tra i generi e le generazioni, che, in un tempo in cui tutto si scioglie, può dire una parola di ricomposizione al mondo contemporaneo».

«Le relazioni non sono buone di per sé, esistono anche quelle negative. Ma tutto è in relazione, tutto è connesso – ha spiegato la sociologa –. Lo dice Papa Francesco nella Laudato si’, ma lo dice anche la scienza». Relazioni che esistono da sempre e che, biologicamente e socialmente, precedono ogni esistenza. «Se vogliamo essere vivi – ha proseguito –, la relazione è ciò che ce lo permette. Dobbiamo fare tesoro del passato, e immaginare e realizzare una forma che ancora non c’è».

Forme nuove dell’abitare, dell’incontrarsi, del condividere. E i due coniugi, con la loro esperienza di famiglia affidataria e accompagnatrice di altre famiglie (soprattutto immigrate), ne sono testimonianza. «In un mondo in cui i legami sono contratti, la famiglia deve essere spazio di libertà – ha quindi concluso Giaccardi –. Ma una da sola non è libera, è oppressa da tanti fattori. È importante che la famiglia sia aperta, che respiri».

Un argomento, quello del cambiamento relazionale, affrontato anche da Mauro Magatti, che ha detto: «La famiglia ha subito delle trasformazioni radicali, ma non necessariamente è un male, perché la famiglia migliore ancora la dobbiamo vedere». Un accenno alla storia delle religioni, precisando come una delle caratteristiche di quella cattolica sia quella della «genialità delle forme». Un rimando all’invenzione degli ospedali, degli oratori, e molto altro. Anche nell’ambito della vita familiare dobbiamo immaginare nuove forme e i contesti più adatti in relazione a quello che viviamo oggi». «Perché la famiglia è il luogo in cui ci prendiamo cura dell’altro nel concreto».

Dopo gli interventi, ha avuto luogo un momento di confronto, con domande e risposte, tra i relatori e i presenti. A seguire è stata celebrata la Messa nella cripta della chiesa del Seminario. Durante la mattinata, mentre i genitori erano impegnati nella conferenza, ai bambini hanno assistito allo spettacolo Avrò cura di… Più, scritto dalla Compagnia dei Piccoli e prodotto dall’Associazione Girasole – Famiglie affidatarie di Cremona, e che si inserisce all’interno del progetto I care co-finanziato con il contributo della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona.

In questa Giornata diocesana c’è stato modo di guardare anche a quelle famiglie che vivono in contesti più difficili. Le offerte raccolte durante la mattinata saranno infatti devolute alla parrocchia di Jesus Cristo Resusscitado di Salvador de Bahia, guidata dal cremonese don Davide Ferretti.




Il 17 aprile davanti all’Ospedale in preghiera per la vita

Torna mercoledì 17 aprile, dalle 8 alle 10, davanti all’Ospedale di Cremona, il momento di preghiera per la vita, promosso dall’associazione “Ora et labora in difesa della Vita”.

Per sensibilizzare la comunità riguardo la tutela della vita nascente, l’associazione organizza, ogni terzo mercoledì del mese, una preghiera alla quale chiunque può partecipare, anche per un tempo parziale. In caso di maltempo l’evento si tiene all’interno della chiesa dell’Ospedale. L’invito, rivolto a chiunque, è a unirsi al gruppo pregando per le donne che hanno abortito, per quelle tentate di farlo e per i medici.

L’iniziativa di aprile – come sottolineano gli organizzatori – si svolgerà a pochi giorni dalla decisione del Parlamento europeo che, a larga maggioranza (336 voti a favore, 163 contrari, 39 astensioni), ha espresso la volontà di inserire il cosiddetto “diritto all’aborto” nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Una risoluzione non vincolante, ma certamente di notevole peso politico.

Secondo il testo, “i metodi e le procedure di aborto dovrebbero essere una parte obbligatoria del curriculum per medici e studenti di medicina” e dai Paesi dell’Ue “dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili”.

“L’approvazione di questa risoluzione da parte del Parlamento europeo ci reca molto dispiacere. Non possiamo che esprimere il nostro disaccordo”. Così mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), commentando la risoluzione approvata l’11 aprile al Parlamento europeo. “Non si può pensare di dichiarare che l’aborto sia un diritto umano perché la soppressione di una vita non può essere mai un diritto umano”, dichiara mons. Crociata. “Qualcuno parla di un grumo di cellule – aggiunge -, in realtà è l’inizio di una nuova persona”. E ancora: “Ostacolare la maternità non è un modo per aiutare le donne, che vanno senz’altro sostenute e accompagnate sempre, e rispettate nelle loro scelte”.

Riguardo, infine, alla clausola di “coscienza” posta da alcuni medici e che invece viene condannata nella risoluzione dai deputati europei perché causerebbe ritardi e rischi alla salute, mons. Crociata afferma: “Non possiamo che considerare con grande preoccupazione la limitazione della libertà di coscienza che è uno dei principi fondamentali che garantiscono il rispetto della persona e della democrazia. La limitazione della libertà di coscienza è una minaccia alla libertà, un modo di agire che alla fine assomiglia molto ad un regime autoritario. Speriamo che il nostro parlamento europeo non vada in questa direzione”.

Locandina dell’evento del 17 aprile




Festa al Santuario della Fontana, «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza

Guarda la photogallery completa

 

Un santuario come una «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza, e nel quale Maria «ci traccia la strada». Così il vescovo Antonio Napolioni nella Messa celebrata lunedì 8 aprile al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, nella quale ha voluto ricordare come questi luoghi siano «un rifornimento continuo, una fontana zampillante di queste virtù».

In tanti hanno preso parte alla festa patronale del santuario maggiorino – celebrata “in ritardo” rispetto alla data del 25 marzo a motivo della coincidenza con la Quaresima – unendosi alla festa della comunità dei frati Cappuccini che vi presta servizio. Accanto al vescovo Antonio Napolioni anche monsignor Giampiero Palmieri, arcivescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana, presente con una piccola delegazione di giovani preti della sua diocesi presenti da qualche giorno in terra cremonese per un’occasione di spiritualità fraterna. Tra i concelebranti anche diversi sacerdoti della zona, con il parroco di Casalmaggiore don Claudio Rubagotti e il diacono permanente Luigi Lena che ha prestato servizio all’altare.

«Non si può non celebrare l’annunciazione, perché questo annuncio è la notizia, è la svolta dell’umanità», ha esordito il vescovo nell’omelia davanti ad un santuario gremito di fedeli, cogliendo quindi tre aspetti dalle letture liturgiche. L’episodio della prima lettura del re Acaz, il quale per orgoglio rifiuta l’aiuto del Signore, ha aiutato a riflettere sull’affidamento a Dio. «Questo – ha detto il vescovo – è un santuario nel quale tante persone vengono a chiedere un segno, un miracolo, una carezza di Dio. Non sempre si ottiene quello che si chiede; qualche volta si ottiene molto di più, cioè la pace del cuore». E ha proseguito: «L’importante non è pretendere, ma fidarsi! Acaz non si fidava. Tanti potenti, e tanti di noi quando pensiamo di avere grosse responsabilità, decidono di far da soli e si fanno solo i pasticci». Per questo «è importante imparare dai piccoli, dai bambini, dai malati: affidarsi a quelle mani senza le quali io non potrei fare nulla». E allora il primo passo è quello «di non fermarci ai segni che vorremmo, non rifiutare i segni che Dio ci manda, ma metterci nella disposizione della fiducia, dell’accoglienza, dell’abbandono», ha sottolineato monsignor Napolioni.

Un atto di fiducia, quello dell’abbandonarsi a Dio, come «quello d’amore di una ragazza che si fida del suo sposo, come la terra si fida della pioggia che scende dal cielo e del seminatore che sparge il grano e genera vita». Proprio come il gesto di Maria, che accoglie «questa rivoluzione introdotta da un “rallegrati”» pur avendo in conto di diventare un giorno madre. Eppure, si è interrogato il vescovo, «quanta gente viene a chiedere un figlio? È forse una preghiera passata di moda». Secondo monsignor Napolioni la contemporaneità è sinonimo di sterilità: «Sempre meno figli, sempre meno giovani, sempre meno fiducia nella vita, perché c’è meno giustizia a favore di chi ha il coraggio di mettersi dalla parte della vita stessa».

Il mistero della Creazione, pur esigendo «estrema delicatezza e rispetto nei confronti della paternità e della maternità», è tuttavia il dono di Dio: «Lui, che ha suo figlio in comunione con sé dall’eternità, lo dona all’umanità perché essa ne faccia ciò che vuole», ha detto Napolioni. L’ incarnazione di Gesù è allora «la fiducia del Figlio di Dio che, attraverso quella della madre Maria, diventa la fiducia del mondo, la fiducia dell’universo, che riceve da Dio il corpo di Gesù, ma anche il corpo di me stesso e di ogni fratello e sorella» per «fare la volontà del Padre», ha aggiunto il vescovo. Un’obbedienza, insomma, «da figli liberi animati dall’amore di Dio», così che ognuno «si senta membro di un unico corpo di questa umanità rigenerata dall’amore di Dio, che ci ha dato suo figlio per la salvezza del mondo», ha concluso il vescovo.

Al termine della celebrazione, il superiore dalla comunità cappuccina, padre Francesco Serra, ha ringraziato tutti i presenti e quanti hanno animato la liturgia; i concelebranti si sono recati poi nella cripta, davanti all’antica effigie della Madonna della Fontana, dove il vescovo ha recitato la preghiera di affidamento prima della benedizione. Infine, un breve momento conviviale negli spazi esterni del convento.

 

Omelia del vescovo Napolioni




Unitalsi, il 17 marzo la Giornata nazionale: anche in diocesi banchetti per “un gesto di bontà”

Sostegno e assistenza sono i valori alla base dell’esperienza Unitalsi che, nel weekend del 16 e 17 marzo, celebra la 22ª Giornata nazionale, sul tema “Sostienici con un gesto di bontà”. In questa occasione i gazebo dell’associazione popoleranno molte piazze d’Italia, e naturalmente grazie all’impegno della Sottosezione Unitalsi di Cremona la presenza sarà garantita anche sul territorio diocesano.

In questa occasione i volontari Unitalsi proporranno, con una semplice offerta, un cofanetto contenente quattro confezioni da 400 grammi di pasta di semola di grano duro, di tipologie diverse: un bene primario che racchiude il valore simbolico del chicco di grano che sa farsi nutrimento.

Un cofanetto dell’Unitalsi che può diventare anche un dono da offrire a chi vive situazioni in difficoltà, con un gesto di umanità verso i più bisognosi sostenendo nello stesso tempo le attività dell’associazione.

In diocesi di Cremona i banchetti Unitalsi domenica 17 marzo saranno presenti in diverse località in occasione delle celebrazioni. In particolare nelle parrocchie di Castelverde, Pescarolo, Piadena, Soresina. A Cremona, invece, presso le parrocchie di Sant’Imerio (ore 9); San Michele (ore 10 e 11.30); San Pietro al Po (ore 10.30 e ore 18.15). In Cattedrale l’Unitalsi sarà presente già nel pomeriggio di sabato 16 marzo in occasione della Messa delle 18 e domenica alle ore 9.30 e 11.

Quanti non avessero possibilità di contribuire in queste occasioni potranno farlo anche successivamente contattando la Sottosezione Unitalsi di Cremona al 348-8124577 e concordando la modalità.

«La giornata nazionale è un’occasione importante per tutta la nostra associazione – sottolinea Rocco Palese, presidente nazionale Unitalsi –. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, soprattutto di quanti vogliono bene e credono in questa associazione, affinché continui a essere vicino alle persone fragili, ammalate e sole. Saranno due giorni intensi in cui i nostri volontari incontreranno tante persone che ancora non ci conoscono, sarà un momento prezioso per raccontare e testimoniare con gioia l’Unitalsi, i suoi progetti di carità, le sue attività di prossimità, di ascolto e tutte le iniziative per l’organizzazione dei pellegrinaggi».

Testimonial della ventiduesima edizione della giornata nazionale è un volontario d’eccezione, Flavio Insinna.

L’appuntamento che si volgerà nelle principali piazze del Paese offrirà l’opportunità di conoscere le attività di volontariato dell’Unitalsi in Italia e all’Estero, i progetti di solidarietà come il “Progetto dei Piccoli”, dedicato all’accoglienza delle famiglie dei bambini degenti nei principali centri ospedalieri pediatrici oncologici e il calendario delle prossime partenze dei pellegrinaggi a Lourdes, Fatima, Santiago de Compostela, Polonia Loreto, Pompei e Siracusa.

 

Scarica la locandina dell’evento




Scuole paritarie, il 14 marzo la Via Crucis nel centro di Cremona

Sarà anche quest’anno il centro storico di Cremona a fare da location all’ormai tradizionale Via Crucis delle scuole paritarie della città. L’appuntamento è in programma giovedì 14 marzo alle 20.30 davanti alla Cattedrale.

Da lì avrà inizio la Via Crucis: da piazza del Comune, passando per largo Boccaccino, piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria e poi di nuovo di fronte alla Cattedrale, all’interno della quale si concluderà la serata, che vedrà la presenza anche del vescovo Antonio Napolioni.

La serata, promossa dalla scuola Sacra Famiglia, in collaborazione con l’Istituto Beata Vergine e la scuola Canossa, sarà scandita da quattro stazioni, animate dai musicisti e il coro della scuola Sacra Famiglia di Cremona.

L’invito è però esteso a tutte le scuole di ispirazione cattolica del territorio.




Domenica sera in Cattedrale concerto in memoria del maestro don Dante Caifa. L’evento in diretta su Cremona1

Maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona, don Dante Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. Fondatore del Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 ha ricostituito la Cappella musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997. Una vita dedicata alla musica e alla Chiesa cremonese che, a 21 anni dalla morte, lo ricorderà nel “Concerto in memoria di mons. Dante Caifa” che domenica 21 aprile, alle 21, è in programma proprio nella Cattedrale di Cremona. L’evento sarà trasmesso in diretta tv su Cremona1 (canale 19).

Tre cori coinvolti, accompagnati da maestri d’organo d’eccezione: la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino di Soncino, diretti da Giorgi Scolari, il coro “Il Disincanto” di Cremona, diretto da Daniele Scolari, e il Coro della Cattedrale di Cremona, diretto da don Graziano Ghisolfi.

Un ricco programma musicale, che si aprirà con il “Nun komm” der Heyden Heyland BWV di Johann Sebastian Bach, un solo di organo eseguito dall’organista titolare della Cattedrale, Fausto Caporali. A seguire, cinque esecuzioni di opere scritte proprio da monsignor Caifa: il coro della Cattedrale si cimenterà nella Missa brevis “De Angelis” per assemblea, un esecuzione con coro a tre voci dispari e organo; la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino eseguiranno invece Al Signore che entrava Santa Chiesa di Dio; saranno inoltre eseguiti il Victimae Paschali per soprano, coro a quattro voci miste e organo, con l’interpretazione del coro “Il Disincanto” e del Trittico per soprano e organo, con protagonisti l’organista Alberto Pozzaglio e il soprano Ilaria Geroldi. A chiudere il programma due esecuzioni a cori riuniti: la Messa detta “Balossa”, scritta da Caifa per assemblea, coro a tre voci pari e organo, e il Magnificat di Lorenzo Perosi, per coro a quattro voci dispari e organo.

L’esecuzione sarà inframezzata da un intervento di Roberto Fiorentini che presenterà e approfondirà gli studi di monsignor Caifa sui Salmi di Rodiano Barrera e le Lamentazioni di Marc’Antonio Ingegneri.

Un concerto promosso perché non passasse in silenzio il ricordo di un sacerdote che ha contribuito così tanto, con la sua permanenza qualificata, al panorama della Chiesa cremonese. Un musicista vero, con la musica nel cuore, che ha lasciato un patrimonio che si vuole così ripresentare alla comunità affinché non vada perduto e dimenticato.

La locandina del concerto

 

Profilo di don Caifa

Nato a Vescovato il 22 dicembre 1920, don Caifa fu ordinato sacerdote nel 1943: l’hanno successivo mons. Cazzani lo assegnò alla Cattedrale come vicario dopo una breve esperienza a Pieve d’Olmi.

Grazie agli studi al liceo musicale pareggiato di Piacenza e poi al conservatorio di Parma conseguì i diplomi di Musica Corale (1949) e Composizione (1951). Il prete musicista ottenne anche il compimento inferiore in Organo.

Nominato maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona nel 1964 (sostituì il grande Federico Caudana). Insegnante di musica in Seminario, mons. Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese.

Dopo aver fondato nel 1968 il Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 mons. Caifa ha ricostituito la Cappella Musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997.

Musicista di grande talento, grande improvvisatore, insegnante di Musica in Seminario, ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. A lui si deve la riscoperta a Cremona della polifonia classica (Monteverdi e Ingegneri in particolare) e del grande repertorio corale dopo l’impostazione lirico-romantica di Caudana.

Nel 1986 fondò insieme al cav. Giovanni Arvedi e altri membri del Comitato per l’Organo della Cattedrale la scuola d’organo che ha contribuito a formare decine di organisti diocesani e alla quale l’Associazione Marc’Antonio Ingegneri, emanazione diretta istituita nel 1994 con Caifa presidente, assicura tutt’oggi continuità.

Musicista raffinato e di raro talento, le sue musiche – prevalentemente dedicate alla pratica corale – sono state raccolte e pubblicate, poco prima della morte (avvenuta a Cremona il 5 agosto 2003), in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale (1943-2003) nell’antologia:
 “Messe, mottetti e varie composizioni” a cura di Marco Ruggeri
.