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Capodanno di preghiera per la pace al Santuario di Caravaggio

Un capodanno di preghiera e silenzio per la pace. È questa la proposta del Santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio che nella notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, ospiterà la Veglia per la pace. Un momento aperto a tutti, proprio all’alba del nuovo anno, in comunione con Papa Francesco che ai cristiani e a tutti gli uomini e le donne chiede di pregare per il dono della pace, per la deposizione delle armi e la promozione del dialogo e della concordia tra i popoli.

La veglia di preghiera per la pace inizierà alle 23 del 31 dicembre per concludersi all’1.00 del 1° gennaio 2024.




Torna nel refettorio di San Pietro al Po la tradizionale mostra dei presepi

 

Lo scorso 9 dicembre è stata inaugurata la “Mostra di Presepi” nel refettorio della chiesa di San Pietro al Po di via Cesari. Una tradizione che da 12 anni non manca di sancire l’inizio del periodo natalizio a Cremona, soprattutto grazie all’impegno che gli artisti e i modellisti mettono nella creazione dei loro diorami, proponendo così ai visitatori un’esposizione sempre nuova ed innovativa. 

Veterana dell’arte del presepe ed appassionata della sua storia, Anita Diana, presidentessa dell’associazione Amici del Presepe di Cremona, è la principale responsabile dell’esposizione, e grazie all’aiuto incrollabile del marito da oltre un decennio riesce a collezionare ogni anno presepi diversi da esporre. Un pellegrinaggio quello della mostra di presepi che nacque con un carattere itinerante; infatti nel corso delle varie edizioni diverse chiese hanno fatto da sfondo all’esposizione,, fino ad arrivare in sede stabile nel refettorio della chiesa di San Pietro al Po, dove il parroco don Antonio Bandirali ha voluto che si tenesse ogni anno la mostra.

«Ogni anno i presepi sono diversi – spiega Anita Diana –. L’idea della mostra nasce dalla passione mia e di mio marito, quando abbiamo conosciuto l’associazione Amici del Presepe abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con altri appassionati e da lì è nata l’idea di mettere in mostra i capolavori di questi artisti». E ogni anno la proposta espositiva si fa sempre nuova, infatti «si fa scambio di diorami con gli altri membri lombardi dell’associazione, in questo modo ognuno ha la fortuna di mostrare il suo progetto nelle varie città della regione, e tutto viene fatto a titolo gratuito, quasi a dimostrare l’amore che ognuno mette nel proprio lavoro».

Un anno quello del 2023 molto importanti per i presepisti, racconta infatti la presidentessa Diana che «ricorre quest’anno l’ottocentesimo anniversario dalla creazione del primo presepe, realizzato da San Francesco d’Assisi nel 1323. Il Santo ha raccolto persone ed animali in una stalla, così da rappresentare il miracolo della natività, e oggi noi ripercorriamo le sue orme, più in piccolo, certo, ma con lo stesso spirito di allora».

I presepi esposti alla mostra non si limitano solamente a copie da ammirare singolarmente, perché la novità sta nel percorso che i diorami raccontano. Messi uno di fianco all’altro, i presepi raccontano la storia della vita di Cristo, partendo dall’Annunciazione, soffermandosi all’incontro di Maria con la cugina Elisabetta, arrivando come da tradizione alla nascita del Salvatore, e concludendo l’excursus storico e tematico mostrando momenti della vita familiare di Gesù, come quelli che vive nella bottega insieme a San Giuseppe mentre impara l’arte della falegnameria. 

Sono presenti anche esposizioni di natura più inusuale, non tradizionali rappresentazioni della mangiatoia col bue e l’asinello, ma interpretazioni che collocano la natività in altri ambiti e contesti riproponendo il messaggio del Vangelo, che in questi casi viene letto ed analizzato sotto punti di vista completamente diversi da quelli più abitudinari. Un esempio è il diorama dal titolo Non ho né razza né colore, ascoltate solo la mia voce, che mostra la nascita di un bambino portato in braccio dalla madre, ma non c’è nessuna mangiatoia, tantomeno i magi. Al loro posto son presenti sullo sfondo elefanti, giraffe e leoni, animali tipici della savana centroafricana, regioni da cui intere famiglie partono affrontando viaggi pericolosi verso la promessa di una vita migliore.

La “Mostra di Presepi” sarà visitabile fino al 7 gennaio, con possibilità di accesso al sabato, dalle 15 alle 18, e nei giorni festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Le visite saranno possibili anche a Natale e Capodanno, dalle 15.30 alle 18. Una sezione della mostra è invece allestita nel Salone dei Decurioni del Palazzo comunale di Cremona ed è accessibile dal lunedì al sabato dalle 9 alle 18.




L’ultimo saluto a Mario Gnocchi, uomo di fede, modello nella ricerca del dialogo e nella passione educativa

 

Una chiesa gremita di tanti familiari, amici e fedeli che si sono raccolti per dare l’estremo saluto al professor Mario Gnocchi, stimata figura di spicco del panorama culturale e religioso cremonese, deceduto lo scorso venerdì 22 dicembre all’età di 89 anni. Nella chiesa di Sant’Agata a Cremona si sono tenuti i funerali, presieduti dal vescovo emerito Dante Lanfranconi, che ha portato ai familiari il caloroso abbraccio del vescovo Antonio Napolioni, e i numerosi sacerdoti presenti. Tra i concelebranti don Irvano Maglia, parroco moderatore dell’Unità pastorale “Cittanova”, e don Federico Celini, incaricato diocesano per la Pastorale ecumenica e il dialogo interreligioso.

Presenti, in segno di fraterna comunione, anche alcuni rappresentanti delle chiese cristiane del territorio che con il professor Gnocchi hanno condiviso l’impegno ecumenico.

Mario Gnocchi è stato professore di Letteratura Italiana e Latino del liceo Classico Manin di Cremona, dove ha insegnato per 34 anni, dal 1961 fino al 1995, e si è distinto lungo tutta la sua vita per la fede e l’impegno ecclesiale dal Gruppo Laureati Cattolici di Cremona al Comitato di direzione della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, passando per la passione ecumenica che ha coltivato e condiviso attraverso l’intensa attività con il Segretariato Attività Ecumeniche (Sae) di cui è stato presidente nazionale dal 2004 al 2012.

«Dio ci ama, Dio ama ogni uomo, e questo suo condividere la condizione umana non è solo un segno evidente, tangibile, concreto che ama ogni uomo, ma è anche il compimento di un disegno che Dio, fin dalla creazione, ha sull’uomo, perché ciascuno è chiamato a condividere la stessa beatitudine di Dio. Ecco, Dio ci ama – spiega monsignor Lafranconi nell’omelia –. Io mi sento di chiedere davanti al caro Mario: ma io ci credo veramente che Dio mi ama? Perché non c’è la possibilità di dire fede, che vuol dire fiducia, se non sai di essere amato! Se non crediamo con certezza che Dio ci ama, neanche la nostra fede sta in piedi».

 

 

Una fede consapevole e matura – ha quindi proseguito nella sua riflessione il vescovo emerito – offre un solido fondamento alla vita, come è stato per il professor Gnocchi: «Questa fede è alla base del cammino ecumenico che Mario ha così amato, per il quale ha così lavorato, ci ha messo l’anima e la sua intelligenza, il suo spirito. Il cammino ecumenico si basa su questo, nella condivisa certezza che Dio ci ama, tutti». Rivolgendosi poi ai familiari del defunto, il mons. Lafranconi ha sottolineato il ricordo «del professor Mario, ma anche del papà Mario, questo suo impegno educativo che non si accontentava di trasmettere, ma cercava di aprire le parti dell’intelligenza, la capacità della comprensione, cercava di suggerire i comportamenti coerenti, di guidare sulle strade giuste. Caro Mario – ha aggiunto rivolgendosi ad un amico – lasciaci la passione di questo compito educativo come l’hai vissuto tu, come l’hai inteso tu. Quanti ti ricordano per questo».

«Caro fratello Mario – ha quindi concluso la sua omelia – aiutaci a mantenere salda la nostra fede in questa certezza: che Dio ci ama, sempre, aiutaci a guardare il nostro prossimo, le persone con cui condividiamo la nostra vita quotidiana e conoscendo che ciascuno di essi è portatore della tua presenza. Ed è con questa certezza nel cuore che noi vogliamo continuare la nostra vita facendo tesoro anche della tua vita, anche del tuo insegnamento e del tuo esempio».

Al termine della celebrazione un momento di ricordo con i sentiti interventi del professor Simone Morandini vicepreside dell’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia  e del figlio Giovanni.

 

Deceduto il prof. Mario Gnocchi: uomo di cultura e di fede, dal 2004 al 2012 fu presidente nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche




Emergenza educativa, da 22 anni l’Ucipem è presenza e impegno di fronte alle sfide del presente

I tragici fatti di cronaca di questi giorni hanno riacceso i riflettori su una emergenza educativa innegabile: parlare di affetti, emozioni, rispetto e relazione tra le persone. Si additano la scuola, la famiglia come istituzioni preposte a questo impegno, come luoghi educativi per eccellenza che, tuttavia, in questi anni hanno visto un profondo cambiamento e spesso una profonda crisi nei loro ruoli; un mondo adulto sempre più solo ed individualista contro sfide complesse e difficili.


La rete di relazioni tra adulti, il supporto, l’ascolto e l’aiuto sono alcuni degli obiettivi che il Consultorio Ucipem si propone di raggiungere e che guidano le azioni sul territorio di Cremona in collaborazione con gli enti e le istituzioni.
Da 22 anni vengono proposti percorsi di educazione all’affettività e alla relazione in ogni contesto educativo (oratori, centri sportivi) ed in ogni scuola del territorio a partire dalla scuola primaria fino alla secondaria di secondo grado che possano coinvolgere i ragazzi, ma anche gli insegnanti , gli educatori, gli allenatori ed i genitori in una riflessione condivisa capace di creare buone prassi e risorse.
Più di 2000 utenti ogni anno partecipano a queste iniziative che il consultorio Ucipem offre per poter discutere di affettività e relazionalità in termini di globalità della persona, di rispetto di sé e degli altri, di parità e dignità della specificità di ciascuno; un dialogo sempre aperto con adulti e ragazzi capace di innescare nuovi punti di vista e superare la superficialità con cui certe questioni fondamentali per l’esistenza ed il benessere di ciascuno vengono spesso trattati a livello socioculturale e mass mediale.
Mai come oggi tale impegno profuso da anni appare urgente ed indispensabile, mai come oggi fornire esempi di adulti capaci di ascolto empatico nei confronti delle fragilità dei più giovani è fondamentale per contrastare l’analfabetismo emotivo e l’impossibilità di reggere l’urto della frustrazione e della delusione che la vita propone.
Fare rete, costruire buone alleanze con il modo adulto, creare buone prassi di sostegno reciproco è la formula che il consultorio Ucipem attua da anni per supportare ed affrontare le sfide educative emergenti sempre più complesse anche a fronte degli strascichi post pandemici sulle nuove generazioni.




Tutela minori e adulti vulnerabili, presentata la sintesi della seconda rilevazione sulle attività dei Servizi territoriali

È stata presentata giovedì 16 novembre, nel corso dell’Assemblea straordinaria Cei ad Assisi, la seconda rilevazione sulle attività dei Servizi territoriali di tutela minori e adulti vulnerabili promossa dalla Conferenza episcopale italiana attraverso il Servizio Nazionale per la tutela dei minori. La rilevazione, affidata anche quest’anno agli esperti dell’Università cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, Paolo Rizzi e Barbara Barabaschi, e riferita al 2022, ha coinvolto i Servizi regionali, diocesani e interdiocesani e i Centri di ascolto diffusi su tutto il territorio nazionale.

Il primo elemento evidente è l’ampia partecipazione delle diocesi italiane: da 166 sono passate a 186, che corrispondono a 190 diocesi su 206 (escludendo le diocesi accorpate e quelle abbaziali), portando la rappresentatività statistica del campione di indagine al 92,2%. Un dato che conferma la crescente sensibilizzazione sul tema e che si realizza in una raccolta di dati “sinodale”, in cui ogni elemento registrato è frutto del diretto coinvolgimento delle centinaia di persone coinvolte nelle strutture pastorali.

Scendendo nel dettaglio geografico, l’indagine ha visto la partecipazione di 82 diocesi (pari al 45,1% del campione) dell’Italia meridionale, di 60 diocesi (pari al 32,3% del campione) dell’Italia settentrionale e di 44 diocesi (pari al 23,6% del campione) collocate nel Centro Italia. In termini dimensionali, oltre la metà delle diocesi coinvolte sono di media scala, tra 100 e 250 mila abitanti (104) e solo 29 di piccole entità, al di sotto dei 100 mila abitanti.

La prima parte del documento è dedicata alle attività dei Servizi diocesani e interdiocesani, i cui referenti, nella maggior parte dei casi sono sacerdoti (46,2%), poi laici o laiche (39,7%) e solo raramente religiosi o religiose (6,5%). Inoltre, delle 186 diocesi indagate, l’82,8% ha un’équipe di esperti a sostegno del servizio. Per le attività specifiche, si nota un incremento significativo rispetto al 2020: è più che triplicato il numero degli incontri proposti (da 272 a 901) e il numero delle persone coinvolte (da 7706 a 23188). Si conferma così una tendenza positiva dove centrale diventa la formazione dei sacerdoti e degli operatori pastorali, tassello di fondamentale importanza per una strategia di prevenzione e lotta agli abusi. Raddoppiano le iniziative e collaborazioni con altri enti non ecclesiali: da 25 nel biennio 2020-2021 diventano 51 nel solo 2022. In deciso aumento, soprattutto nelle regioni del Sud, la partecipazione a tavoli istituzionali civili. Di contro, restano ancora molto basse le iniziative che vedono coinvolti anche gli Istituti religiosi.

Quando si parla di Centri di ascolto si parte dall’aumento del loro numero che ne presenza capillare sul territorio di questo importante presidio. Sono stati rilevati dati relativi ai 108 Centri di ascolto attivati dai Servizi Diocesani o Inter-diocesani per la tutela dei minori, che fanno riferimento a 160 diocesi (pari al 77,7% delle 206 diocesi italiane).

La maggior parte dei centri è attiva nel Nord (46), con una incidenza relativa molto superiore a quella delle diocesi che hanno attivato il servizio di tutela minori, seguono i 35 del Sud e i 27 del Centro Italia (le diocesi della Sardegna sono considerate del Sud nonostante come regione ecclesiastica siano Centro). L’attivazione dei centri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle diocesi, con 40 centri costituiti in diocesi di grandi dimensioni o diocesi che si sono aggregate per questo servizio, 54 centri fanno riferimento a diocesi medie e i rimanenti 14 a diocesi di minori dimensioni.

Generalmente collocati in altra sede rispetto alla curia diocesana (78% dei casi), sono affidati alla responsabilità, nella maggioranza dei casi, di un laico/a (76%), per lo più con competenze in campo psicologico o educativo. Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che rappresentano complessivamente i due terzi dei responsabili dei Centri di ascolto.

Quasi tutti i centri di ascolto fanno riferimento ad un’équipe di esperti costituita da laici, con competenze in campo psicologico, giuridico, educativo.

Crescono in modo esponenziale i contatti rilevati dai Centri di ascolto passando dai 38 del 2020 ai 374 del 2022, nella gran parte dei casi telefonici (84,4%) da parte di non vittime (87,7%). Il motivo prevalente dei contatti (81,9%) è per chiedere informazioni, mentre nel 18,1% dei casi per segnalare abusi all’Autorità ecclesiastica. La richiesta di informazioni rende ragione anche del fatto che diversi centri di ascolto si sono messi in rete con enti pubblici e i servizi sociali per fornire informazioni utili ai richiedenti che vengono intercettati e che magari vogliono segnalare un abuso in ambito famigliare, ma non sanno a chi rivolgersi e con quale modalità.

Sono stati 32 i casi di presunti abusi segnalati: la maggior parte si riferisce al passato (18, pari al 56,8%) rispetto ai casi attuali (14, pari al 43,8%). Prendendo in considerazione la modalità del presunto abuso, emerge che la maggior parte delle segnalazioni fa riferimento a casi reali (29 in valore assoluto, pari al 90,6%), molto meno a casi relativi ad episodi via web (3 casi pari al 9,4%). Dall’analisi del luogo in cui è avvenuto il presunto abuso reale, emerge che nella maggior parte dei casi si tratta della parrocchia (17 su 29, pari al 58,6%).

Analizzando i casi segnalati per tipologia di abuso, si nota la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati (offese, ricatti affettivi e psicologici, molestie verbali, manipolazioni psicologiche, comportamenti seduttivi, dipendenze affettive, …)”, pari a 20 casi in totale su 74.

Il numero di vittime di presunti abusi nel 2022 è risultato pari a 54, anche in questo caso inferiore al dato del biennio 2020-2021 quando era pari a 89.

L’età delle presunte vittime all’epoca dei fatti si concentra nella fascia 15-18 anni (25 su 54). Il secondo gruppo rappresentato tra le vittime è quello composto da chi ha più di 18 anni (19 su 54). Il focus sul genere delle presunte vittime rivela una netta prevalenza di femmine (44) rispetto ai maschi (10).

Il numero di presunti autori dell’abuso è risultato nel 2022 pari a 32, ridotto dai 68 del biennio 2020-2021.

L’analisi del profilo dei presunti autori di reato porta a soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, in oltre la metà dei casi, con una media di 43 anni. Si tratta per la quasi totalità di maschi (31 su 32), chierici per un terzo, religiosi per un terzo e laici (37%). Con riferimento ai laici, il dettaglio relativo al servizio pastorale svolto indica che i presunti autori di reato, al momento della segnalazione, svolgevano i seguenti ruoli: educatore (5 casi), catechista (1 caso), fondatore di associazione ecclesiale, insegnante di religione, seminarista. Per lo più celibi ma anche 2 sposati.

Per le opzioni offerte dai Centri di ascolto nei confronti delle presunte vittime nel 2022 prevale l’accompagnamento psicoterapeutico (10 casi) e in seconda battuta la fornitura di informazioni e aggiornamento sull’iter della pratica (9 casi). È stata data la possibilità di incontrare l’Ordinario o ancora un percorso di accompagnamento spirituale. Altre opzioni sono la consulenza ai genitori, l’incontro con il vicario episcopale, il supporto nell’incontro con le autorità civili e il supporto al sacerdote dell’oratorio L’offerta dei servizi è stata definita sulla base dei bisogni espressi dalle presunte vittime, sentito il parere degli esperti dell’équipe a supporto dei servizi diocesani per la tutela dei minori.

Sono anche attivate azioni di accompagnamento agli autori dei presunti reati di abuso, a partire da percorsi di “accompagnamento psicoterapeutico” (6 casi, rispetto agli 8 casi del 2021).

Si conferma la strutturazione in ogni regione ecclesiastica di un Servizio regionale con un proprio coordinatore, di solito un sacerdote con competenze psicologiche, un Vescovo delegato e un’équipe di specialisti. Le attività del Servizio sono perlopiù formative. Il numero degli incontri proposti è quasi raddoppiato dal 2020 (anno di avvio del SRTM, in concomitanza con la pandemia da Covid19), passando da 36 incontri nel 2020 a 69 nel 2022. Particolarmente rilevante appare il numero dei partecipanti alle iniziative attivate, più che raddoppiato passando dai 914 partecipanti nel 2020 a 3276 nel 2022.

 

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La Giornata di preghiera del 18 novembre

In vista della III Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti che si terrà sabato 18 novembre 2023 si mettono a disposizione alcuni materiali per l’animazione in parrocchia:

 




Visita con le guide di “Ci sei nei musei” alla mostra Lost&Found

La mostra Lost&Found, visitabile al Museo Diocesano di Cremona fino al 14 gennaio 2024, è la protagonista di un nuovo appuntamento con il progetto di accessibilità cognitiva che vede protagonisti il Museo, la cooperativa sociale Meraki e l’associazione Anffas Cremona APS.

Giovedì 11 gennaio alle ore 14.30 si terrà infatti una nuova edizione degli appuntamenti “Easy to visit” durante la quale le persone con disabilità che hanno elaborato la guida in linguaggio facile da leggere e da capire messa a disposizione dei visitatori presso il museo, accompagneranno i visitatori alla scoperta delle opere della mostra, condividendo con i partecipanti alla visita il percorso che da diversi anni realizzano all’insegna dell’accessibilità cognitiva grazie al progetto “Ci sei nei Musei”.

La partecipazione alla visita è totalmente gratuita, non è necessaria la prenotazione ed è pensata per tutti i tipi di pubblico.

Con questo nuovo appuntamento, il Museo Diocesano di Cremona aggiunge una nuova risorsa per rendere questo spazio museale un punto di riferimento per il territorio per quanto riguarda all’accessibilità cognitiva e la diffusione della propria collezione e delle proprie iniziative.

Al Museo Diocesano la mostra dei capolavori ritrovati




Festa nella memoria di san Francesco Spinelli. Il vescovo di Crema Gianotti: «Nell’incontro con la debolezza ha riconosciuto lo Spirito che rinnova»

 

Nella giornata di martedì 6 febbraio, l’Istituto delle Suore Adoratrici era in festa, a Rivolta d’Adda nella memoria del loro padre fondatore, san Francesco Spinelli, nell’anniversario della morte, avvenuta proprio il 6 febbraio del 1913.

Culmine delle celebrazioni è stata la Messa presieduta dal vescovo di Crema, monsignor Daniele Gianotti, e da diversi sacerdoti provenienti dalla Diocesi di Cremona, ma anche da Como e da Napoli, dove l’istituto fondato da San Francesco Spinelli è presente con le sue comunità di suore.

In apertura della funzione ha preso la parola la madre generale, suor Isabella Vecchio, che ha ringraziato i celebranti, la corale e tutti i presenti. «Mi piace pensare – ha detto – che san Francesco Spinelli, incrociando la nostra storia, scolpisce qualcosa di Dio in noi e ci lascia un sapore di eternità» ha continuato la Madre. «San Francesco ha sempre creduto la Chiesa come infallibile maestra e madre dolcissima. Nei suoi scritti ci indica l’Eucaristia come fonte a cui attingere l’accesa carità, nei più poveri ha sempre ravvisato il volto di Cristo e con le sue opere ci insegna il perdono».

«Mi sono chiesto spesso quale fosse la ragione dello scandalo che si è acceso tra chi ha sentito esprimere da Gesù la necessità per noi di mangiare la sua carne e bere il suo sangue» ha quindi introdotto la sua omelia il vescovo Gianotti. Per i contemporanei di Cristo era inimmaginabile bere il sangue di un essere vivente, in quanto ritenuto sede della vita. La carne e il sangue, soprattutto, «appaiono associati per indicare condizione di fragilità e debolezza umana». Da qui il paradosso che anticipa la croce e ribalta la logica umana di potere e invulnerabilità: «La forza di Dio si manifesta attraverso la carne e il sangue, con un corpo donato, per mezzo della vita offerta in pienezza. È a partire dal dono che si dispiega la potenza dello Spirito che dona la vita».

Il Vescovo, in conclusione dell’omelia, ha ripreso la figura di San Francesco Spinelli, che ha accolto pienamente l’insegnamento di Cristo in croce: «San Francesco ha compreso che la debolezza radicale apre la strada per la vita in abbondanza. Ha fatto esperienza della morte del Signore e del sacramento dell’Eucarestia nell’incontro con la debolezza manifestata nei nostri fratelli e sorelle più poveri, sofferenti, malati, disabili. San Francesco Spinelli ci aiuta a riconoscere che attraverso la debolezza passa lo Spirito che rinnova il mondo».




L’insegnamento della religione cattolica è patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte

L’insegnamento della religione cattolica nella scuola è un’opportunità di formazione culturale e umana che piace alle famiglie e che coinvolge la stragrande maggioranza degli alunni, che liberamente lo scelgono.

Lo conferma la rilevazione sui dati degli avvalentesi che ogni anno la Cei conduce, con la collaborazione delle diocesi, e che vede un totale di avvalentesi pari all’84,05%, con una diminuzione dello 0,39% rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, nelle scuole dell’infanzia si avvale l’87,69% degli alunni, nelle primarie l’88,13%, nella secondaria di I grado l’85,15% e nella secondaria di II grado il 78,03%.

Fermandosi su questi ultimi, è particolarmente significativo l’alto numero di adolescenti che scelgono l’Irc: generalmente non frequentano le parrocchie o i gruppi ecclesiali, ma non rinunciano a questo spazio libero di approfondimento e di confronto dentro la scuola.

Inoltre, l’Irc è frequentata da alunni provenienti da altri Paesi, da contesti culturali e religiosi diversi dal nostro, a riprova del fatto che non si tratta di un’ora “dei cattolici”, ma di tutti coloro che desiderano conoscere il fatto religioso e accostarsi ad esso con curiosità, voglia di apprendere e spirito critico. Come ricordava il ministro Giuseppe Valditara qualche giorno fa, l’insegnamento della religione spinge ad “andare alle radici della nostra civiltà”, costituendo un’occasione di “confronto e dialogo su principi etici e morali che da sempre accompagnano le civiltà nel loro cammino”.

L’Irc è patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte. Un esempio di quelle alleanze educative oggi tanto invocate. È uno spazio di libertà in cui i giovani si sentono ascoltati e in cui affrontano temi che altrimenti non avrebbero la possibilità di approfondire.

Una bella esperienza portata avanti nei mesi scorsi e presentata presso il Museo ebraico di Ferrara è quella delle schede sull’ebraismo per i libri di testo e la didattica dell’Irc che la Conferenza episcopale italiana e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane hanno elaborato insieme e che costituiscono anche la base per la formazione degli insegnanti di religione su temi così rilevanti oggi. L’Irc, infatti, permette di conoscere le principali tradizioni religiose e offre un contributo anche alla lotta contro l’antisemitismo e ogni forma di pregiudizio e intolleranza.

A proposito degli insegnanti, è a loro che si deve questo alto gradimento, segno di una qualità educativa e didattica che va riconosciuta. Sono infatti “educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare” (card. Matteo Zuppi). Il prossimo concorso per l’assunzione in ruolo di migliaia di docenti, come previsto dalla legge, va nella direzione giusta di dare stabilità a chi si spende con competenza e passione per la crescita dei nostri ragazzi.

Ernesto Diaco
responsabile Servizio nazionale CEI per l’IRC

 

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana in vista della scelta di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica




Concorso per insegnanti di religione, firmata l’intesa tra Cei e Ministero dell’Istruzione e del Merito

È stata firmata oggi, 9 gennaio, dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Matteo Zuppi, e dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, l’Intesa riguardante il concorso ordinario per la copertura del 30 per cento dei posti per l’insegnamento della religione cattolica vacanti, previsto dall’articolo 1-bis della legge 159/19.


Il restante 70 per cento dei posti disponibili sarà coperto grazie a una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Complessivamente si tratta di circa 6400 insegnanti.
L’Intesa firmata oggi, che sostituisce integralmente quella sottoscritta il 14 dicembre 2020, ricorda che la procedura concorsuale “è bandita, nel rispetto dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana il 18 febbraio 1984, ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121 e dell’Intesa tra il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sottoscritta il 28 giugno 2012, cui è stata data esecuzione con decreto del Presidente della Repubblica 20 agosto 2012, n. 175”.

I titoli di qualificazione professionale per partecipare al concorso sono quelli indicati al punto 4 dell’Intesa del 28 giugno 2012, rilasciati da Facoltà e Istituti elencati dal decreto del Ministro dell’Istruzione il 24 luglio 2020 (n. 70). Tra i requisiti è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della religione cattolica “di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 18 luglio 2003, n. 186, rilasciata dal Responsabile dell’Ufficio diocesano competente, nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione”.

Il concorso, si legge nel testo, “si articola in una prova scritta e una orale” e “accerta la preparazione dei candidati con riferimento alle materie ed alle competenze indicate dalla normativa vigente e dalle intese richiamate in premessa. L’articolazione, il punteggio ed i criteri delle prove concorsuali e della valutazione dei titoli sono determinate dal bando di concorso, tenendo presente che tutti i candidati sono già in possesso dell’idoneità diocesana, che è condizione per l’insegnamento della religione cattolica”.

Siglando l’Intesa, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha espresso gratitudine al Ministro Valditara per “aver colmato un vuoto e per la collaborazione aperta e feconda che si è instaurata in vista di questo importante passaggio”. “Al di là dell’atto formale, richiesto dalla legge il presente accordo – ha aggiunto – riconosce e riafferma il valore degli insegnanti di religione nelle nostre scuole: educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare. È giusto che sia data loro maggiore stabilità e sicurezza”.

“L’insegnamento della religione – ha dichiarato Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito – è un’occasione di confronto e di dialogo sui principi etici e morali che da sempre accompagnano le civiltà nel loro cammino. È anche l’occasione per andare alle radici della nostra civiltà imparando a conoscere il messaggio cristiano. Approfondire questi temi significa fornire agli studenti gli strumenti per conoscere alcuni aspetti imprescindibili della nostra storia. Grazie a docenti motivati e competenti sarà possibile creare sempre più momenti di approfondimento e di arricchimento culturale”.

Il nuovo concorso si terrà a vent’anni dalla prima, e finora unica, procedura bandita nel febbraio 2004 in attuazione della legge 186/03, che istituiva i ruoli per l’insegnamento della religione cattolica.




Perugino in musica, il 9 dicembre serata per il quinto centenario nella chiesa di S. Agostino a Cremona

Nell’anno 2023 si celebra il quinto centenario della morte del pittore Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino. Artista che non solo è annoverato fra i più grandi maestri del Rinascimento, ma è anche il pittore che dà avvio alla nuova maniera di fare arte nella città di Cremona.Per celebrare questo traguardo, CrArT – Cremona Arte e Turismo APS promuove,  con il patrocinio della Diocesi di Cremona, l’Università di Musicologia di Pavia sede di Cremona, uno spettacolo a cura dell’ensemble I Trobadores in cui musica e narrazione accompagneranno il pubblico alla scoperta di vita e opere dell’artista umbro.

 

L’appuntamento è per sabato 9 dicembre ore 21 presso la chiesa di Sant’Agostino, dove è custodita la tavola della Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Evangelista e Agostino, nota come Pala Roncadelli.

Perugino, poeta della proporzione e dell’equilibrio di forme e colori, fu un artista fortemente legato alla sua terra, l’Umbria, e in particolar modo ai paesaggi luminosi che si aprono sulle sponde del lago Trasimeno che spesso ha immortalato sullo sfondo dei suoi dipinti. La narrazione della vita è scandita dalle opere più famose dell’artista fra le quali si annovera proprio la Pala Roncadelli.

Durante lo spettacolo sarà protagonista non solo la sua storia ma anche, e soprattutto, lo spaccato di vita musicale che al volgere del Quattrocento si trovava a Perugia e nel centro Italia, in particolar modo la vasta gamma di forme compositive e di strumenti musicali in uso all’epoca. Si racconterà quindi in musica la Perugia tardo quattrocentesca ripercorrendo, tramite un’attenta ricerca filologica, la funzione sociale della musica e il suo ruolo nella vita quotidiana e istituzionale dell’epoca. Il Manoscritto 431 (G20), conservato nella Biblioteca Augusta di Perugia, è la principale fonte musicale a cui il gruppo musicale ha fatto riferimento per la costruzione di questo progetto, non tralasciando comunque la particolare passione che i perugini avevano per le composizioni fiamminghe, tanto da ritrovarne molte anche nello stesso Manoscritto.

I Trobadores

L’ensemble I Trobadores nasce ad Assisi nel 2017, con l’idea di portare avanti un continuo e approfondito studio musicale e culturale sul Medioevo e sui primi anni del Rinascimento. Ad un’attività concertistica molto attiva si aggiungono diverse partecipazioni in contesti rievocativi e storici nazionali, tra cui Gaite di Bevagna, Calendimaggio di Assisi, Medioevo a Valvasone, Affi Medievale e Perugia 1416 di cui hanno curano l’intero settore musicale dal 2018 al 2020. In questi anni prendono parte ad alcuni importanti festival nazionali di musica antica tra cui il “Garda Trentino International Early Music Weeks” (TN), il Festival “Spello Splendens” (PG), Il Festival Musica Antica di Marciano della Chiana (AR) e il Festival “Musica Antica a Magnano” (BI). Nel 2020 il giovane ensemble vince il PREMIO ITALIA MEDIEVALE nel settore spettacolo per essersi distinto nella promozione e valorizzazione del patrimonio medievale italiano. Nel luglio 2021 vincono la prima edizione del Concorso-Competizione Internazionale “URBINO MUSICA ANTICA” organizzato dalla Fondazione Italiana Musica Antica (FIMA) e aprono la 53esima edizione del Festival di Musica Antica di Urbino. Il 2022 inizia con la partecipazione all’undicesima edizione del Concorso Internazionale di Musica Antica “Maurizio Pratola” dove conquistano il secondo posto e l’incisione di un progetto musicale dal titolo “Sento d’amor la fiamma – musica cavalleresca e cortese del Trecento italiano” in collaborazione con la casa discografica “Stradivarius dischi” di Milano, pubblicato il 27 dicembre 2022.