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Associazione collaboratori familiari del clero, a Caravaggio la giornata regionale di spiritualità

La recita delle Lodi seguita da un momento di riflessione e dalla celebrazione della Messa al mattino; di nuovo un incontro e una riflessione al pomeriggio. Questi i momenti che a Caravaggio, al Santuario di Santa Maria del Fonte, martedì 16 aprile hanno scandito la giornata regionale di spiritualità dell’Associazione collaboratori familiari del clero.

Un centinaio i presenti fra i quali la presidente nazionale Brunella Campedelli e la segretaria nazionale, nonché responsabile per la Diocesi di Milano, Maria Pia Caccia. A presiedere l’incontro, aperto dal saluto di Eliana Marcora, responsabile regionale dell’associazione, è stato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni che, nell’auditorium del centro di spiritualità del Santuario, ha guidato la meditazione mattutina esortando i presenti a “Riflettere Cristo, luce del mondo, Cristo che è il nuovo, che è il futuro di noi come Chiesa intesa come famiglia di famiglie, di noi che non dobbiamo aver paura che il mondo scopra quanto Dio lo ami”.

Alle 11.30 monsignor Napolioni ha presieduto l’Eucaristia in basilica. Accanto a lui hanno concelebrato una dozzina di sacerdoti tra cui don Pierluigi Diaco, assiste spirituale nazionale dell’associazione.

Nell’omelia il vescovo ha fatto riferimento al martirio di santo Stefano, episodio narrato nel Vangelo del giorno. «Per essere così pieno di Spirito Santo – si è chiesto – a quante Messe avrà partecipato Stefano? Gli Atti non ce lo dicono. A qualcuna, ma gli è bastata. Quel nutrimento lo ha trasformato, lo ha unito talmente a Gesù da essere, Stefano stesso, un altro Cristo che genera a sua volta altri Cristi». «Signore – ha proseguito il vescovo – fa che questo nostro incontro ci faccia talmente bene da farci tornare a casa forti, coraggiosi, umili, appassionati di te, che costantemente guidi la storia». E ancora: «Che questa Eucaristia trovi ciascuno di noi a farsene portatore con la vita. Allora sì che saremo anche noi dei piccoli martiri».

Dopo pranzo il secondo momento di riflessione, ristretto ai collaboratori spirituali, agli incaricati diocesani e ai vertici associativi, ancora nell’auditorium del centro di spiritualità.

«Le nuove sfide di una società e di un mondo in continua evoluzione – ha detto nella sua relazione Maria Pia Caccia – ci portano a nuove sfide. L’invito del Concilio a leggere e interpretare i segni del tempo con fiducia, alla luce della Parola di Dio e della Tradizione, rimane un obbligo e un impegno per tutti. Il nostro impegno non è per cambiare le verità della fede o per adeguarle alla nostra esistenza, ma siamo noi che dobbiamo cambiare per capire i segni dei tempi e per concretizzare i nostri pensieri in un’evoluzione personale e nella Chiesa».

Al termine della giornata si sono svolte le elezioni per la nomina del presidente regionale per il prossimo biennio: l’associazione Collaboratori Familiari del Clero della Lombardia ha confermato nell’incarico Eliana Marcora, al suo secondo mandato.




I Vescovi lombardi preoccupati per Caravaggio: un patrimonio storico, religioso e ambientale che richiede tutela

Al termine di una riunione svoltasi martedì 16 aprile a Milano, la Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Lombarda, organo presieduto da monsignor Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia, ha elaborato la seguente nota.

Il patrimonio ambientale della zona in cui si trova il Santuario Santa Maria del Fonte, a Caravaggio, è sempre stato tutelato e rispettato, tanto che nel corso degli anni il territorio circostante è stato considerato «area agricola di salvaguardia». In alcune parti del territorio sono stati infatti posti vincoli urbanistici e paesaggistici che hanno consentito di preservare le aree agricole che per 600 anni hanno circondato il Santuario, diventando tutt’uno con esso. Anche il reticolo dei canali, alimentati dai fontanili, tipici della zona, ha caratterizzato l’area: il nome di Santa Maria del Fonte evidenzia che l’apparizione della Madonna è avvenuta presso una sorgente che dava acqua alla terra e alle persone che vi lavoravano.

Tuttavia, da alcuni anni tale patrimonio è minacciato da iniziative e decisioni che sembrano non tener conto della rinnovata consapevolezza, fatta propria dal legislatore e dagli stessi cittadini, sui temi della tutela ambientale e paesaggistica, non considerando l’origine secolare di questo monumento e del territorio circostante.

Il riferimento, in particolare, è al progetto di realizzazione di un’ampia zona industriale nel Comune di Misano Gera d’Adda, nella quale potrebbe essere costruito un imponente polo logistico a soli 500 metri circa di distanza dal Santuario. Progetto che preoccupa vari soggetti, come dimostra il fatto che sabato 20 aprile, proprio a Caravaggio, farà tappa una manifestazione del Coordinamento “Salviamo il suolo”, che rappresenta un gruppo di associazioni, circoli, comitati e cittadini.

Il progetto di trasformazione di porzioni importanti del territorio in aree industriali o commerciali, sottraendole all’uso agricolo, riguarda in verità varie zone del territorio della Bassa Bergamasca e aree limitrofe. Processo che negli ultimi anni ha portato il fenomeno del consumo di suolo a valori assai elevati, rispetto al quale assume un’importanza centrale il tema di un’efficace pianificazione, regolazione e controllo da parte delle Istituzioni competenti, in modo da armonizzare le diverse esigenze (produttive, abitative, ambientali e paesaggistiche) nella costante ricerca del bene comune.

Nel caso del Santuario di Caravaggio i nuovi insediamenti produttivi andrebbero a insistere su un territorio fragile e strettamente legato a un monumento che, rassicurante e maestoso, rappresenta un elemento costitutivo e caratterizzante dell’intera area. È opportuno tra l’altro ricordare che, in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Vergine a Caravaggio, il 26 maggio dello scorso anno l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, a nome della Conferenza Episcopale Lombarda, ha annunciato il riconoscimento del Santuario Santa Maria del Fonte quale Santuario regionale (leggi qui).

Si ricorda inoltre che, nel gennaio del 2022, Regione Lombardia e Conferenza Episcopale Lombarda sottoscrivevano un protocollo d’intesa per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali di interesse religioso (leggi qui). In questo documento si metteva in risalto l’impegno reciproco per la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei beni di interesse religioso e la reciproca disponibilità a tutelare questo patrimonio. In conseguenza di ciò, veniva sancito l’impegno reciproco alla tutela, al recupero e alla fruibilità dei tali beni.

Infine, giova sottolineare che la Costituzione italiana contiene l’impegno alla salvaguardia ambientale: l’articolo 9 prevede infatti che la Repubblica tuteli «l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». Un impegno confermato dal Codice dei Beni Culturali (D. Leg.vo 42/2004) che si prefigge lo scopo di promuovere la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio culturale come espressione della memoria di una comunità e dei suoi territori e nel contempo fattore di sviluppo degli stessi. Il Codice include tra i beni culturali quelli paesaggistici, che racchiudono i valori storici, culturali ed estetici di un territorio (art. 2).

Per tutti questi motivi riteniamo necessario che le Istituzioni si assumano la responsabilità di regolamentare questi fenomeni e assumano la tutela di realtà quali il Santuario Santa Maria del Fonte e del suo territorio. Non solo tutela del monumento, ma anche dell’ambiente e del paesaggio che sono un tutt’uno con esso.

Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici
Conferenza Episcopale Lombarda




“Desideri – Giovani immigrati nella società. Tra lavoro, legalità e cittadinanza”, mostra fotografica all’oratorio del Maristella

Nell’ambito della “Trama dei Diritti”, lo spazio culturale promosso da CSV Lombardia Sud aperto a tutte le organizzazioni impegnate nella costruzione della cultura dei diritti, e concorre a raggiungere l’obiettivo n°  8 dell’Agenda 2030 (Lavoro dignitoso e crescita economica), dal 20 al 28 aprile a Cremona, presso l’oratorio del Maristella, sarà esposta la mostra  “Desideri – Giovani immigrati nella società. Tra lavoro, legalità e cittadinanza”.

L’esposizione è realizzata a partire dalle storie di giovani immigrati del Cremonese e del Casalasco pubblicate nel libro “Per un lavoro dignitoso”. Sono storie che raccontano le fatiche e la sofferenza di giovani che vivono nelle nostre comunità, spesso invisibili e senza voce, ma con forti DESIDERI di dignità, diritti e cittadinanza. Tutti nutrono la speranza in un futuro migliore.

Le immagini suggestive dei 19 pannelli della mostra, commentate dai giovani, offrono spunti di riflessione, di approfondimento e dibattito per giovani e adulti. Ma soprattutto sollecitano, ai vari livelli di responsabilità, iniziative adeguate a contrastare la “realtà diffusa” dello sfruttamento lavorativo che penalizza maggiormente gli stranieri.

La mostra, visitabile dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19 con ingresso gratuito, è organizzata da AUP Centro Pinoni, Comunità Laudato si’ Cremona e Oglio Po e ARCI Cremona in collaborazione con CSV Lombardia Sud ETS e Parrocchia dell’Immacolata Concezione.




Beata Vergine, una giornata inaspettata grazie alle Giornate di primavera del Fai

“Apri le porte di casa, affacciati al mondo e sarai sorpreso da ciò che ti aspetta”. Questo è successo alle Suore della Beata Vergine che, accogliendo l’invito del FAI ad aprire il portone del loro Istituto ai visitatori in occasione delle Giornate di primavera si sono trovate di fronte a centinaia di persone che desideravano conoscere la loro casa e la loro realtà culturale.

Le meraviglie della scoperta di un mondo saldamente ancorato alle proprie origini culturali e religiose è apparso in tutto il suo splendore che sa di antico e di nuovo e sempre rispondente al desiderio umano di pace, di serenità, di ordine, di bellezza conservata con affettuosa passione tra le antiche mura della casa delle religiose.

Vivere in un ambiente ricco di cultura, di arte, di sentimenti ancorati a valori perenni, conferisce stabilità e conferma una temperie di serenità e di pace.

Questo è stato il clima assaporato dai visitatori che hanno fatto un tuffo nella storia del Collegio Beata Vergine, manifestando nello stesso tempo una ricchezza di sentimento affettuoso e riconoscente alle Religiose, alle loro “antiche” insegnanti di cui conservano un ricordo vivo e ancora vibrante dei valori acquisiti al tempo della scuola.

Per le religiose ospitanti le Giornate Fai di primavera sono trascorse davvero come una festa: uno scambio di ricordi, una ventata di giovinezza, di riconoscenza per tutto ciò che ha aiutato le ex alunne a prepararsi alla vita. Per gli altri visitatori, è stata una immersione nel silenzio dei lunghi corridoi dove si respirava meraviglia, bellezza e ordine.

Per noi è stata la riscoperta di una ricchezza culturale e valoriale seminata a piene mani in ciascuna di loro, che ancora le accompagna nella vicenda quotidiana del vivere. A questo si aggiunge la consapevolezza di aver favorito un patrimonio affettivo alimentato da ricordi lieti di persone e accadimenti che ognuno portava in cuore e ci ha ridonato in questa circostanza.

In fondo l’ambiente che andiamo riscoprendo con le visite Fai non è solo quello della natura o dell’arte ma anche quello formatosi in uno stile di relazione educativa affettuosa che valorizza i doni di ciascuno e che indica anche una prospettiva valoriale che talvolta oggi viene sottovalutata ma che è da riproporre.

L’attualità dell’intuizione di madre Lucia Perotti si fa strada anche ad oggi e ravviva con frutti duraturi il quotidiano scorrere dei giorni, a volte un po’ monotono, ma sempre aperto alla bellezza e alla speranza.

La festa è sempre dietro ad una porta che si apre ad accogliere.

madre Giuliana Arsuffi

 

 

Per le Giornate Fai di Primavera straordinaria apertura dell’ex Circolo Zaccaria e del Collegio della Beata Vergine




“Disarmiamo le guerre, sosteniamo la pace”, l’11 aprile evento al Teatro Leone di Castelleone

“Disarmiamo le guerre, sosteniamo la pace” è il tema dell’incontro pubblico che la sera di giovedì 11 aprile, alle 21, si terrà presso il Teatro Leone di Castelleone, in via Garibaldi. A poca distanza dalle recenti iniziative  messe in campo nel Mese della Pace, l’Azione Cattolica di Castelleone, sempre in rete con la Parrocchia di Castelleone, il gruppo scout Agesci Castelleone2, “Alice nella città”, ArciSolidale, Anpi Castelleone, Fotoclub Elio Fornasa, con il patrocinio del Comune di Castelleone e anche con il supporto di Pax Cristi, promuove un incontro pubblico con Giorgio Beretta, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di “armi leggere” e dei rapporti tra finanza e armamenti, per riflettere sul tema dell’importanza della legge 185  e soprattutto di entrare nel merito delle modifiche che sono state paventate.

«È fondamentale – scrivono gli organizzatori – che la società civile conosca questa legge, la sua importanza, non solo per quel che riguarda le esportazioni militari italiane, ma anche per quanto riguarda l’informazione e la trasparenza nel settore di finanziamento bancario e  del  pericolo di una “Terza guerra mondiale a pezzi” come l’ha definita Papa Francesco».

Giorgio Beretta svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia, osservatorio  che fa parte della Rete italiana pace e disarmo (RiPD), e ha pubblicato diversi studi e contributi sul commercio di armi italiane e sulla diffusione delle armi in Italia. Inoltre, scrive per varie riviste e quotidiani nazionali, oltre che per diversi siti di informazione sociale. Recentemente ha pubblicato il libro “Il Paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata” (Altreconomia). Scrive per varie riviste tra cui “Il Mulino” e quotidiani nazionali tra cui “Il Manifesto” e “Avvenire”, oltre che sui siti di Unimondo.org e Osservatoriodiritti.it e per la rivista “Missione Oggi”.

«Ogni guerra – affermano gli organizzatori – è un dramma, una tragedia che grava sui popoli; nessuna guerra produce un vincitore e l’umanità intera ne esce sconfitta. Sempre più urgente è la diffusione quindi di una cultura di pace, di disarmo, di nonviolenza. Anche se è difficile dobbiamo agire, insistere e fare ognuno la nostra parte. L’Azione Cattolica, insieme a tante altre associazioni, da sempre ha a cuore il tema della pace, di cruciale importanza che riguarda tutti noi, il futuro del nostro Paese e del mondo intero». E ancora: «In questo momento storico, in cui l’attenzione dovrebbe essere ancor di più rivolta alla costruzione della pace e al benessere collettivo, assistiamo invece a scelte che sembrano andare nella direzione opposta. Non possiamo rimanere inermi di fronte ad un immane spreco di risorse preziose dissipate per un pericoloso riarmo. Ricordiamo che nella nostra Costituzione, all’articolo 11, si fa esplicito riferimento al ripudio della guerra e, coerentemente con un pensiero di pace, civiltà e di applicazione dei principi del nostro ordinamento, siamo chiamati ad opporci ad una rischiosa modifica della legge 185/90». «È sotto gli occhi di tutti – sottolineano gli organizzatori – il dato delle esportazioni di armi nel nostro Paese e la sua vertiginosa ascesa. Infatti negli ultimi quindici anni non solo la vendita si è quintuplicata, ma il fatto grave è che le armi sono state fornite a Paesi in guerra e che non rispettano i diritti umani. Di recente il Senato ha approvato un disegno di legge che modifica significativamente la legge 185/90, ossia indebolisce una normativa fondamentale per il controllo e la trasparenza sull’esportazione di armamenti, compreso l’elenco delle cosiddette “banche armate”. Queste modifiche potrebbero ridurre drasticamente i meccanismi di autorizzazione, controllo parlamentare e di trasparenza su tali operazioni. La Rete Italiana Pace e Disarmo ha lanciato con forza una petizione per chiedere ai deputati di non svuotare la legge 185 del 1990, ma piuttosto di rafforzare i principi che l’hanno ispirata, sia in termini di scopo, sia in termini di efficacia e di trasparenza». E concludono: «Lavoriamo dunque per la pace. Tutti siamo chiamati ad essere “artigiani di pace e di speranza”! Scossi dai tanti, troppi, conflitti in atto nel mondo, non possiamo e non dobbiamo far tacere la domanda di pace che interroga le nostre coscienze e ci spinge ad allargare l’orizzonte della nostra umanità, nella convinzione che la pace è un bene necessario e un dovere inderogabile, senza cui non può esservi alcun progetto credibile sul futuro per nessuno».




Festa del primo maggio. Cei: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”

“Il lavoro per la partecipazione e la democrazia” è il titolo del messaggio dei vescovi italiani per la Festa dei lavoratori, che si celebra il 1° maggio 2024. Il documento, a firma della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, porta la data del 24 gennaio, ma è stato diffuso il 28 febbraio. Il messaggio mette in luce tre aspetti: “Lavorare è fare ‘con’ e ‘per'”, “Il ‘noi’ del bene comune: la priorità del lavoro”, “Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia”. Di seguito il testo completo.

 

Lavorare è fare “con” e “per”

“Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5,17). Queste parole di Cristo aiutano a vedere che con il lavoro si esprime “una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio, Creatore e Padre” (Laborem exercens, 26). Ognuno partecipa con il proprio lavoro alla grande opera divina del prendersi cura dell’umanità e del Creato. Lavorare quindi non è solo un “fare qualcosa”, ma è sempre agire “con” e “per” gli altri, quasi nutriti da una radice di gratuità che libera il lavoro dall’alienazione ed edifica comunità: “È alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione di questo dono ed il costituirsi di questa solidarietà interumana” (Centesimus annus, 41).

In questa stessa prospettiva, l’articolo 1 della Costituzione italiana assume una luce che merita di essere evidenziata: la “cosa pubblica” è frutto del lavoro di uomini e di donne che hanno contribuito e continuano ogni giorno a costruire un Paese democratico. È particolarmente significativo che le Chiese in Italia siano incamminate verso la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio), sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Senza l’esercizio di questo diritto, senza che sia assicurata la possibilità che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia.

 

Il “noi” del bene comune: la priorità del lavoro

Come ricorda Papa Francesco in Fratelli tutti, per una migliore politica “il grande tema è il lavoro. Ciò che è veramente popolare – perché promuove il bene del popolo – è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze” (n.162). Le politiche del lavoro da assumere a ogni livello della pubblica amministrazione devono tener presente che «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro» (ivi). Occorre aprirsi a politiche sociali concepite non solo a vantaggio dei poveri, ma progettate insieme a loro, con dei “pensatori” che permettano alla democrazia di non atrofizzarsi ma di includere davvero tutti (cfr. Fratelli tutti, 169). Investire in progettualità, in formazione e innovazione, aprendosi anche alle tecnologie che la transizione ecologica sta prospettando, significa creare condizioni di equità sociale. È necessario inoltre guardare agli scenari di cambiamento che l’intelligenza artificiale sta aprendo nel mondo del lavoro, in modo da guidare responsabilmente questa trasformazione ineludibile.

 

Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia

“A ciascuno il suo” è questione elementare di giustizia: a chiunque lavora spetta il riconoscimento della sua altissima dignità. Senza tale riconoscimento, non c’è democrazia economica sostanziale. Per questo, è determinante assumere responsabilmente il “sogno” della partecipazione, per la crescita democratica del Paese.

Le istituzioni devono assicurare condizioni di lavoro dignitoso per tutti, affinché sia riconosciuta la dignità di ogni persona, si permetta alle famiglie di formarsi e di vivere serenamente, si creino le condizioni perché tutti i territori nazionali godano delle medesime possibilità di sviluppo, soprattutto le aree dove persistono elevati tassi di disoccupazione e di emigrazione. Tra le condizioni di lavoro quelle che prevengono situazioni di insicurezza si rivelano ancora le più urgenti da attenzionare, dato l’elevato numero di incidenti che non accenna a diminuire. Inoltre, quando la persona perde il suo lavoro o ha bisogno di riqualificare le sue competenze, occorre attivare tutte le risorse affinché sia scongiurato ogni rischio di esclusione sociale, soprattutto di chi appartiene ai nuclei familiari economicamente più fragili, perché non dipenda esclusivamente dai pur necessari sussidi statali.

Un lavoro dignitoso esige anche un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale, che sono i concreti segnali di giustizia di tutto il sistema socioeconomico (cfr. Laborem exercens, 19). Bisogna colmare i divari economici fra le generazioni e i generi, senza dimenticare le gravi questioni del precariato e dello sfruttamento dei lavoratori immigrati. Fino a quando non saranno riconosciuti i diritti di tutti i lavoratori, non si potrà parlare di una democrazia compiuta nel nostro Paese. A questo compito di giustizia sono chiamati anche gli imprenditori, che hanno la specifica responsabilità di generare occupazione e di assicurare contratti equi e condizioni di impiego sicuro e dignitoso.

I lavoratori, consapevoli dei propri doveri, si sentano corresponsabili del buon andamento dell’attività produttiva e della crescita del Paese, partecipando con tutti gli strumenti propri della democrazia ad assicurare, non solo per sé ma anche per la collettività e per le future generazioni, migliori condizioni di vita. La dimensione partecipativa è garantita anche dalle associazioni dei lavoratori, dai movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e con gli uomini del lavoro che, perseguendo il fine della salvaguardia dei diritti di tutti, devono contribuire all’inclusione di ciascuno, a partire dai più fragili, soprattutto nelle aziende.

Le Chiese in Italia, impegnate nel Cammino sinodale, continuano nell’ascolto dei lavoratori e nel discernimento sulle questioni sociali più urgenti: ogni comunità è chiamata a manifestare vicinanza e attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori il cui contributo al bene comune non è adeguatamente riconosciuto, come anche a tenere vivo il senso della partecipazione. In questa prospettiva, gli Uffici diocesani di pastorale sociale e gli operatori, quali i cappellani del lavoro, promuovano e mettano a disposizione adeguati strumenti formativi. Ciascuno deve essere segno di speranza, soprattutto nei territori che rischiano di essere abbandonati e lasciati senza prospettive di lavoro in futuro, oltre che mettersi in ascolto di quei fratelli e sorelle che chiedono inclusione nella vita democratica del nostro Paese.

La Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

 

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AC, Dialogo apre il 2024 parlando di donne

Dialogo, il periodico dell’Azione Cattolica Cremonese, apre l’anno 2024 con un numero in larga parte dedicato alle donne. Una scelta sollecitata dalla cronaca, così piena di notizie riguardanti le donne vittime di chi voleva in qualche modo possederle.

«Ogni volta che una donna dice no, rischia, nell’ambito degli affetti così come in quello civile e politico – spiegano dalla redazione di Dialogo –. Ma in generale una donna non accetta il rischio solo per se stessa: rischia in guerra perché vuole a pace; lotta contro l’emarginazione perché vuole riconosciuto il proprio diritto; rischia contro il potere perché vuole libertà, per sé e per gli altri».

Dialogo racconta alcune storie di donne “resistenti” , ciascuna in un modo suo proprio, contro ogni forma di violenza per contribuire alla cultura del rispetto e della dignità di tutti, uomini e donne. Sono le donne partigiane, le donne del vicino Oriente, le donne impegnate nella cultura come Michela Murgia, le donne cremonesi educatrici della Casa Sant’Omobono e le loro assistite, e infine le giovani donne coinvolte insieme ai loro compagni maschi nel piano educativo scolastico in atto in provincia di Cremona e Mantova, che vede a capofila il Liceo Sofonisba Anguissola. Tutte per la pace.

Nelle pagine di vita associativa: appunti sulla “giornata della pace” del 28 gennaio e alcune piste di riflessione per il futuro che il presidente diocesano uscente rivolge agli amici di AC.

 

Leggi il primo numero del 2024 di Dialogo




Amci, incontro quaresimale incentrato sulla figura del “collega” sant’Antonio Maria Zaccaria

Sarà incentrato sulla figura di sant’Antonio Maria Zaccaria l’incontro quaresimale proposto quest’anno dall’Amci (Associazione medici cattolici italiani) di Cremona. Proprio a questo santo – un cremonese e un medico – si ispirarono i fondatori dell’Amci quando proprio il 5 luglio 1944 (memoria di sant’Antonio Maria Zaccaria) hanno dato vita all’Associazione. «A 80 anni di distanza – spiegano dall’Amci cremonese – vogliamo recuperare i valori spirituali di un Santo doppiamente “nostro”».

L’incontro si terrà sabato 16 marzo alle 16 presso la comunità barnabita di San Luca (viale Trento e Trieste 1, a Cremona) con la riflessione del superiore, padre Emiliano Redaelli, sulla figura e la spiritualità di questo illustre concittadino e “collega”.

L’evento, rivolto agli associati Amci e aperto anche a operatori della salute, caregiver e volontari, proseguirà alle 17.40 con i Vespri e alle 18 la Messa.




In agosto giovani in pellegrinaggio in Polonia nei luoghi di san Giovanni Paolo II

Un pellegrinaggio nei luoghi di san Giovanni Paolo II. È la proposta che la Federazione Oratori propone ai giovani della diocesi per la prossima estate, nel contesto del programma di iniziative #cosebelle. Le iscrizioni per la proposta che dal 19 al 25 agosto farà tappa in Polonia, già sede della Giornata mondiale della gioventù del 2016, sono già aperte e si chiuderanno il 30 aprile. Tra momenti di condivisione di fede e vacanza, il gruppo farà visita alle città di Cracovia, Czestochowa e Varsavia.

La proposta di viaggio prenderà il via ufficialmente lunedì 19 agosto con la partenza dall’aeroporto di Orio al Serio alla volta di Cracovia dove, all’indomani, i giovani avranno modo di visitare la collina di Wawel, il castello di Wawel con il cortile rinascimentale e la cattedrale, ammirando l’architettura romanica, gotica, rinascimentale e barocca della Città Vecchia di Cracovia. Tappe anche al Collegium Maius, al Rynek Glowny (la più grande piazza del mercato in Europa), la Torre del Municipio, il grande Mercato dei tessuti, la chiesa di Santa Maria. Non mancherà la visita del quartiere di Kazimierz, ex-quartiere ebraico di Cracovia, con la sinagoga e il cimitero ebraico Remuh.

Mercoledì 21 agosto è previsto la visita al campo di concentramento di Auschwitz–Birkenau.

Dopo una sosta a Wadowice, con la Messa al santuario della Divina Misericordia e la visita al museo di Papa Giovanni Paolo II, il gruppo raggiungerà giovedì Kalwaria con il santuario di Kalwaria Zebrzydowska.

Giovedì sera il gruppo raggiungerà quindi Czestochowa dove il giorno successivo visiterà iel monastero dei Padri Paolini (Madonna Nera di Czestochowa).

Nel pomeriggio quindi la partenza per Varsavia, cui sarà dedicata tutta la giornata di sabato 24 agosto. In particolare i giovani cremonesi faranno tappa al Parco Lazienkowski, al ghetto, al monumento del soldato ignoto, all’Umschlagplatz (luogo di deportazione degli ebrei di Varsavia), al Palazzo di cultura e scienza, alla città vecchia e alla Cattedrale di S. Giovanni e alla Piazza del mercato.

Domenica, dopo la Messa di fine pellegrinaggio nella chiesa del beato Padre Jerzy Popiełuszko, il gruppo raggiungerà l’aeroporto di Modlin per il rientro in Italia.

La quota di iscrizione a persona è di 380 euro e comprende la sistemazione in alberghi di categoria 3 stelle in camere a due o più letti, con servizi privati (supplemento camera singola 180 euro); trattamento di pernottamento e prima colazione; visite con guide locali parlanti italiano per tutta la durata del tour in Polonia, trasferimenti ed escursioni con Bus GT locale, radioguide per tutta la durata del viaggio, assicurazione medico-bagaglio. La quota di partecipazione non comprende: volo andata e ritorno (volo tipo aggiornato al 22 marzo 145 euro), i pasti principali, mance, ingressi come da programma che verranno definiti in seguito, extra personali.

Le iscrizione entro il 30 aprile con versamento di un anticipo di 150 euro.

Per ulteriori informazioni e iscrizioni: www.focr.it/formazione/focus-giovani/pellegrinaggio-in-polonia/




La basilica di Rivolta d’Adda protagonista su BergamoTv

Un gioiello della nostra pianura, un edificio che gli studiosi considerano un esempio fra i più significativi e interessanti dell’arte lombarda del medioevo. È la basilica di Santa Maria e San Sigismondo, quasi millenaria chiesa situata nel cuore di Rivolta d’Adda, che è stata oggetto di un ampio servizio andato in onda nei giorni scorsi nell’ambito del programma “Gente e paesi. In viaggio con voi” di Bergamo Tv.

A condurre l’inviata Benedetta Roncalli e i telespettatori alla scoperta di questo autentico tesoro d’arte e di architettura sacra è stato Cesare Sottocorno, insegnante oggi in pensione, appassionato studioso della storia e delle tradizioni locali.

«La basilica – ha spiegato Sottocorno rispondendo alle domande della giornalista – risale alla fine dell’undicesimo secolo. Agli inizi del Novecento l’allora parroco monsignor Agostino Desirelli incaricò l’architetto milanese Cesare Nava di progettarne i restauri e la scelta fu quella di riportarla alla sua originaria struttura romanica. Fu aggiunto, ad esempio, il pronao che originariamente non esisteva».

Tre le navate, delle quali la centrale ha una volta a botte, le laterali a crociera. Di grande pregio gli affreschi.

«Dopo i lavori di restauro – ha proseguito Sottocorno – l’architetto Nava incaricò il pittore e decoratore Ernesto Rusca, una personalità nel proprio campo, di affrescare le pareti della basilica raccontando la storia della Chiesa. Nei capitelli invece la riproduzione del bestiario medievale rappresenta l’eterna lotta fra il bene ed il male».

Circa l’altare, del 1765, in stile neoclassico, Sottocorno ha raccontato che nel 1958 l’allora cardinale Giuseppe Roncalli, venuto a Rivolta in visita alle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, avendone sentito parlare, chiese di poter visitare Santa Maria Assunta e San Sigismondo. Il parroco dell’epoca, che gli fece da guida, gli domandò se avesse dovuto togliere l’altare, come qualcuno voleva, ma il futuro papa (lo sarebbe diventato entro pochi mesi) gli disse di no perché “Ogni epoca ha le sue bellezze”.

La trasmissione di BergamoTv su è quindi soffermata, dietro l’altare, sull’affresco che narra l’Ultima Cena e gli altri dipinti, più o meno antichi.

«Una chiesa che fa emozionare – ha sottolineato la giornalista – e che permette a chi la visita di rivivere l’epoca romanica. In questa basilica ogni angolo parla della sua lunga ed affascinante storia».

«Penso sia una delle più belle testimonianze del romanico – le ha fatto eco Sottocorno – che in Lombardia non mancano, ma questa di Rivolta d’Adda è una delle migliori».

«La comunità considera questa chiesa un bene prezioso e di grande interesse», ha spiegato monsignor Dennis Feudatari, parroco di Rivolta d’Adda, in una breve intervista seguita alla visita. Aggiungendo poi: «Interesse per due motivi: perché la sua imponenza rimanda a un potere ecclesiastico notevole rispetto al contesto e perché essendo stata restaurata ad inizio ‘900 testimonia di come si restaurava a quel tempo, quando si imponeva un’idea di romanico che era più nella testa dell’architetto progettista che nella realtà dei fatti».

Il servizio di Gente e Paesi si è concluso con una battuta anche del presidente della Pro Loco Giuseppe Strepparola, che ha ricordato come l’associazione, fondata 36 anni fa, sia attiva con tante iniziative per promuovere Rivolta, le sue bellezze ed il suo territorio.

 

Per vedere il video cliccare qui (dal minuto 42’50”)