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«Maria è di casa in città»: la processione del 2 maggio ha aperto il Giubileo del Santuario Lauretano

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«Umile abitazione testimonianza dell’avvenimento più grande della storia: l’incarnazione», il Santuario lauretano custodito nella chiesa di Sant’Abbondio, a Cremona, compie 400 anni dalla sua fondazione. Per questo giovedì sera la tradizionale processione cittadina di inizio maggio dalla Cattedrale fino alla parrocchia di Sant’Abbondio ha assunto un significato particolare che ha preso corpo in una lettera pastorale destinata alla città di Cremona, di cui la Vergine lauretana è co-pratrona. Lo ha ricordato il vescovo Antonio Napolioni, durante la celebrazione, facendo sue le parole che san Giovanni Paolo II rivolse all’arcivescovo di Loreto in occasione del 7° centenario del santuario delle Marche: «Il centenario non è un avvenimento cronologico, ma è un momento di grazia, in cui si fa memoria riconoscente del passato e ci si protende con rinnovato dinamismo verso il futuro».

Ed è con questo spirito che i fedeli della città si sono ritrovati giovedì sera in Cattedrale per meditare sulla figura di Maria, la Vergine di Nazareth «segno di consolazione e di sicura speranza per tutti noi pellegrini sulla terra». Presso la chiesa madre, il vescovo con i canonici del Capitolo, i parroci della città, i seminaristi, religiosi e religiose, con il sindaco Gianluca Galimberti (immagine della comunità civile) e i fedeli laici ha acceso, dal cero pasquale, le candele che hanno accompagnato la processione. Quindi è seguito un cammino per le strade del centro verso quella che Napolioni ha definito «cuore della nostra città», la ricostruzione fedele della casa di Maria a Nazareth, voluta nel 1624 da Gian Pietro Ala. Il nobile prevedendo di non poter più viaggiare per le difficoltà legate all’età, fece erigere una struttura identica a quella di Loreto a fianco della chiesa di Sant’Abbondio e si adoperò perché la Madonna nera diventasse patrona della città. Protettrice di Cremona, dunque, da 400 anni, nei quali «ha insegnato ai cremonesi la virtù dell’accoglienza e lo stile della solidarietà che «hanno colpito positivamente» il vescovo Napolioni «chiamato a essere cremonese di adozione».

 

 

Il percorso a piedi dalla Cattedrele, suggestiva immagine del cammino di ogni vita, è stato scandito dalla recita del Rosario secondo la prima delle 4 tracce lauretane predisposte dall’Ufficio liturgico diocesano, in un libretto che servirà alle parrocchie della città per pregare (siamo nell’anno che Papa Francesco ha dedicato alla preghiera) uniti spiritualmente durante il mese di maggio. I misteri erano incentrati sulle «case di Gesù»: da quella di Betlemme a quella di Nazareth, da Cafarnao per arrivare, attraverso la casa «di un tale» a quella dove Cristo ha celebrato la Pasqua. La preghiera è stata intervallata dai canti del coro Sicardo, guidato dal maestro Fulvio Rampi, che ha poi accompagnato il resto della celebrazione in Sant’Abbondio. I fedeli, infatti, una volta che la processione è arrivata nella parrocchiale, hanno occupato gli spazi della chiesa in maniera composta, lasciando che si raggiungesse con gli altoparlanti anche chi era rimasto nella piazzetta, non riuscendo a entrare nella chiesa gremita.

 

 

Dopo la proclamazione delle litanie è seguita l’omelia del vescovo che ha reso pubblica la sua intenzione di donare a Cremona, con la lettera pastorale Al cuore della nostra città, un forte messaggio di speranza, ma anche di impegno religioso e civile. In un tempo in cui, esattamente come nel 1624, «è difficile arrivare in Terra Santa». Ma proprio perché questi viaggi oggi sono difficili è importante «peregrinare nella vita concreta di chi ci sta attorno – ha detto Napolioni –. Infatti se andare nei luoghi santi consentiva di stare dove Gesù aveva camminato, noi stiamo dove sta Gesù oggi», tra la gente. E da qui la riflessione del vescovo si è sviluppata seguendo, anche se per cenni, la traccia della riflessione scritta nella lettera pastorale, consegnata simbolicamente a fine omelia nelle mani del sindaco e poi distribuita ai fedeli presenti.

E se «entrare nella Santa Casa è entrare nella verità ultima», cioè l’Incarnazione, questo spazio sacro è anche il luogo della famiglia, quella di Nazareth ma anche di «tutte le famiglie». La comunità deve riscoprirsi «Chiesa domestica», nata tra le case e cresciuta nel tempo. Ci sono case «molto speciali – ha detto Napolioni – in cui la condivisione spicca perché sollecitata dal dolore». Il pensiero è andato agli ospedali, al carcere, alla Casa dell’accoglienza della Caritas e a tutte le case dove si accoglie il bisogno. «Maria è di casa in città», ha ricordato il vescovo. Ed ecco che «i credenti sanno affidare all’intercessione della Madonna quanti hanno responsabilità istituzionali delicate, da cui dipende in vari modi il progresso sociale per la libertà e dignità di ciascuno». Monsignor Napolioni si è rivolto così ai cittadini chiamati al «duplice esercizio di democrazia da non disertare»: le elezioni amministrative ed europee. L’obiettivo: il bene comune e «un impegno per cui ciascuno si senta di casa in città, valorizzando le diversità, i percorsi di integrazione con crescente corresponsabilità» promuovendo la «cultura dell’incontro». Infatti se «la santa casa è la più piccola della città è quella in cui tutti si sentono abbracciati» e camminano insieme (gli appuntamenti per sottolineare le celebrazioni saranno tanti) verso il Giubileo del 2025.

 

A Cremona il IV Centeneraio della Santa Casa di Sant’Abbondio: ricco calendario di iniziative




Visita pastorale, nel fine settimana il Vescovo a Caravaggio e Vidalengo

Le parrocchie di Caravaggio e di Vidalengo accolgono da venerdì 8 a domenica 10 marzo il vescovo Antonio Napolioni per la visita pastorale. Caravaggio e Vidalengo: due parrocchie nella provincia di Bergamo, un solo Comune, un unico parroco, monsignor Giansante Fusar Imperatore, che da un anno ha la responsabilità di entrambe le comunità.

«Quella di Vidalengo – spiega il parroco – essendo più piccola è caratterizzata da un forte senso d’appartenenza. Un gruppo di volontari porta avanti le attività, seppur con numeri ridotti. Caravaggio è una realtà molto vivace dal punto di vista delle attività cittadine, mentre la parrocchia vive il suo momento di maggior partecipazione con il Grest. Il percorso catechistico è partecipato, ma non da tutti e fra coloro che non vi aderiscono ci sono anche dei bambini italiani».

Nella visita il vescovo avrà modo di vedere di persona lo stato del nuovo oratorio. Proprio nelle scorse settimane sui canali social della parrocchia caravaggina è stato postato un video che annuncia la conclusione dei lavori di riqualificazione del complesso intitolato a san Luigi Gonzaga. Monsignor Giansante fa il punto della situazione: «La parte strutturale è quasi del tutto finita. Resta da concludere qualcosa sull’impiantistica e si attendono le autorizzazioni dei vigili del fuoco. Auspichiamo di poterlo inaugurare in occasione del Grest. Comunque il rinfresco finale, dopo la messa di domenica mattina, si terrà proprio nel cortile dell’oratorio». La sua realizzazione è iniziata nel 2018 con la posa della prima pietra, ma se ne parlava già dal 2014.

Non sorride, il parroco, quando gli si chiede della frequenza alle Messe, nota dolente a Caravaggio e Vidalengo come dappertutto. «I ragazzi vengono a Messa – continua il sacerdote – se sono coinvolti in qualche attività, come il catechismo della domenica mattina, altrimenti in chiesa non li si vede. C’è un gruppo di giovani che il vicario, don Andrea Piana, cura con molta attenzione e abbiamo un gruppo scout molto attivo. Elementi che orbitano attorno all’oratorio ci sono, ma per vederli partecipare, come ho detto, devono essere coinvolti in qualche attività».

Per quel che riguarda le realtà parrocchiali sia a Caravaggio che a Vidalengo c’è l’Azione Cattolica. Da segnalare anche le Acli, con i servizi di patronato, un gruppo che si ritrova una volta la settimana per la recita del Rosario in parrocchia, un gruppo che frequenta il santuario di Santa Maria del Fonte e una decina di ministri straordinari della Comunione.

La parrocchia può contare anche sulle celebrazioni trasmesse in diretta radiofonica su RCN – Radio Cittanova In Blu, in fm e in streaming, che trasmette anche alcuni programmi di intrattenimento e spiritualità a cura di un gruppo di volontari della comunità che mantengono viva l’eredità dell’ex Radio Magnolia.

Nella sua visita il Vescovo avrà modo di incontrare queste ed altre realtà locali: nella giornata di venerdì i bambini della scuola paritaria Conventino-La Sorgente (alle 11.30), gli insegnanti (alle 16.30) ed il mondo del volontariato (alle 18.30); sabato gli educatori (alle 9.30), i cresimati del 2023 (alle 10.30), l’Amministrazione comunale (alle 11.30), i ragazzi ed i genitori di Vidalengo (alle 16.30) e gli adolescenti ed i giovani (alle 20.30).

Non mancheranno le visite agli ammalati e sono previsti incontri sia con le realtà produttive del territorio sia con un’associazione di promozione sociale che, grazie ad un progetto inclusivo, organizza momenti d’accoglienza ai visitatori della chiesa di San Bernardino.

Gli ultimi appuntamenti domenica 10 marzo: alle 9.30 il Vescovo incontrerà i ragazzi e i genitori di Caravaggio, quindi alle 11 la Messa nella chiesa parrocchiale dei Santi Fermo e Rustico trasmessa in diretta tv su Cremona1 e i canali web e social della Diocesi.




A Scandolara Ravara festa per il ritorno del “San Gregorio Magno” rubato nel 2000

Quella del 20 marzo è stata una giornata di particolare significato per la comunità di Scandolara Ravara che ha visto tornare a casa un’opera trafugata il 9 maggio 2000 proprio dalla chiesa parrocchiale. Il dipinto, olio su tela risalente al XVIII secolo, raffigurante San Gregorio Magno è stato riconsegnato al parroco don Ettore Conti dal tenente colonnello Giuseppe Marsiglia, comandante del Gruppo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza.

La riconsegna è avvenuta proprio davanti alla chiesa parrocchiale, in una piazza gremita dai bambini della scuola elementare del paese che hanno partecipato all’evento sventolando bandierine dell’Italia. Presente anche don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, alla presenza anche del collaboratore parrocchiale don Luigi Carrai, dei militari che hanno reso possibile il ritrovamento dell’opera e i Carabinieri della locale stazione.

L’indagine condotta dal Nucleo Carabinieri TPC di Genova, coordinato dalla Procura della Repubblica di Bergamo, ha avuto origine nel luglio 2022 quando l’opera d’arte è stata localizzata su un catalogo di una casa d’asta del capoluogo ligure. L’individuazione del bene all’interno della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita dal Comando TPC, la più grande banca dati di settore esistente al mondo per il volume di immagini e dati informatizzati in essa contenuti, ha dato avvio all’attività investigativa finalizzata al rintraccio della tela trafugata.

L’indagine ha portato al sequestro del significativo dipinto, rintracciato in provincia di Bergamo, e ha permesso di identificare, in tre soggetti del luogo, i responsabili della commercializzazione dello stesso.

Il dettagliato quadro probatorio fornito all’Autorità Giudiziaria Bergamasca ha determinato l’emissione del provvedimento di dissequestro e restituzione dell’opera d’arte alla sua comunità parrocchiale.

Il lavoro non è però finito. Ora sarà necessario analizzare l’opera per capirne la derivazione e le origini. A una prima analisi non sembrano essere stati fatti interventi di restauro moderni sulla tela.

«Gregorio Magno è uno dei quattro padri della Chiesa e sicuramente in passato questa opera era posta vicino alle altre tre oggi conservate nella sagrestia, e dove ora anche questa tela farà ritorno».




Adolescenti a Roma, la seconda giornata alla riscoperta dei Sacramenti

Photogallery del secondo giorno di pellegrinaggio

 

Dopo le fatiche dell’arrivo e le prime uscite in alcuni dei luoghi più suggestivi di Roma, nella giornata di martedì 2 aprile gli adolescenti della Diocesi di Cremona hanno continuato il loro pellegrinaggio tra cultura e preghiera. La giornata, infatti, si è sviluppata in un itinerario di fede. Punto di partenza è stato il momento di riflessione comunitario a Santa Maria Maggiore, una delle prime chiese del mondo dedicate alla Vergine. Circondati dagli splendidi mosaici dorati di Jacopo Torriti, lungo il perimetro della navata centrale e nella raffigurazione dell’Ascensione nell’abside, i giovani, in rispettoso silenzio, hanno  meditato sulla figura della Madre di Dio. «Maria ci può aiutare a essere maestra e modello per essere splendidamente piccoli e meravigliosamente grandi insieme, in un modo bello; perché lei si è dichiarata piccola come una serva, e Dio l’ha dichiarata grande», è stato il pensiero di don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale.

Finita la preghiera, i ragazzi hanno potuto anche visitare la chiesa e le reliquie della mangiatoia, dove il san Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Saramento di Ricolta d’Adda, ebbe l’ispirazione di fondare il la congregazione dedicata all’adorazione e al servizio ai più fragili.

Il numeroso gruppo si è poi spostato nella basilica di San Giovanni in Laterano, la “chiesa bianca”, sede della cattedra del vescovo di Roma (il Papa) e, dunque, la “madre” di tutte le altre dell’urbe (della città) e dell’orbe (del mondo). Accompagnati dagli sguardi delle monumentali statue marmoree degli apostoli, i ragazzi hanno vissuto il secondo momento di preghiera, dedicato ai sacramenti e alla loro riscoperta, dando così nuovo significato e profondità al Battesimo, alla Comunione e alla Cresima. «Senza cibo non si vive, sarebbe pericoloso vivere senza stimolo della fame; vale così anche per la sopravvivenza della fede se non viene nutrita con i sacramenti, Confessione e Comunione. Pensate dunque a ringraziate il Signore per la fede, ma anche per gli “alimenti” per tenerla viva», ha detto don Fontana ai circa 400 ragazzi degli oratori cremonesi.

Prima del pranzo e del pomeriggio libero, i pellegrini si sono infine ritrovati vicino al Colosseo, alla Domus Aurea, nel parco del Colle Oppio, dove gli animatori Federazione Oratori Cremonese hanno spiegato l’ultima grande attività di gruppo: ogni oratorio ha realizzato un’opera d’arte (da riprendere in massimo dieci secondi) con per titolo “la fede è una buona notizia che non possiamo tenere per noi”, quasi a riepilogare il cammino spirituale della giornata come una testimonianza condivisa.

A conclusione di questa seconda tappa sulle orme dei primi discepoli della Chiesa è stata quindi celebrata la Messa in Santa Maria in Trastevere, presieduta da don Piergiorgio Tizzi, “aiutato” nell’omelia da don Pierluigi Fontana e don Stefano Montagna per permettere ai giovanissimi pellegrini di comprendere l’aspetto più affascinante quanto complesso della fede. «Anch’essa ha bisogno di segni; nelle chiese che abbiamo visitato oggi c’erano oggetti di vario genere; purtroppo, a volte facciamo fatica a vederne le tracce perché siamo “distratti” da tante altre passioni», ha detto il vicario dell’unità pastorale “Maria della Speranza” di Cremona. Così i sacerdoti della città hanno arricchito l’omelia con una proposta particolare: mostrare tre piccoli “segni” e condividerne altrettanti brevi racconti di vita personali, così da incoraggiare i ragazzi e le ragazze «a cercare di essere germogli di speranza nelle proprie quotidianità». 

Proprio l’aspetto della fede è quello più evidente nei partecipanti e nei loro accompagnatori quando il pellegrinaggio romano sta per concludersi. «Con questa esperienza – ha detto Elisabetta di Sant’Ilario – mi sono accorta che la fede è qualcosa da coltivare ogni giorno e si può partecipare alla Messa con più entusiasmo». Per Lorenzo, accompagnatore del gruppo dell’unità pastorale “Città di Casalmaggiore”, «mi ha colpito la grande organizzazione della Federazione Oratori Cremonesi e i loro eventi e, da un punto di vista umano, la compattezza e la condivisione di bei momenti dei ragazzi. Mi porto a casa l’impegno di ascoltare di più le loro esigenze». Alessandra e Luca, di Rivolta d’Adda, mettono l’accento sul rapporto con la Messa come momento culminante della propria spiritualità. 

Mercoledì 3 aprile ultima giornata del pellegrinaggio vivendo l’udienza generale in Piazza San Pietro insieme a Papa Francesco.

 

Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera




Misericordia io voglio: a inizio giugno a Caravaggio proposta formativa per i preti della Lombardia sulla pastorale della riconciliazione

I preti sono sempre meno e sempre più oberati dalle mille cose che da fare in una comunità che richiede diverse attenzioni e una miriade di aspetti che non possono essere tralasciati. Ma a pensarci bene sono solo due le cose che il prete e solo lui può fare: la Messa e la Confessione. Tutte le altre possono essere svolte egregiamente da laici e membri della comunità che vivono lo spirito di comunione e di appartenenza e si fanno carico delle varie incombenze che la vita di una comunità cristiana richiede.

Nelle comunità si dovrebbe fare in modo di permettere al sacerdote di fare bene queste due cose. E i preti stessi dovrebbero lasciar spazio ai laici per potersi occupare al meglio di queste due cose che nessuno può fare al loro posto. Ed è necessario che i sacerdoti siano sempre più preparati.

Eppure siamo in tempi in cui a Messa ci si va sempre meno e a confessarsi non ci si va più. Dunque perché tanta insistenza? Per dirci che quelle restano le due vie su cui il Signore manifesta il suo amore: nel dono di sé del sacrificio dell’altare e nella sua misericordia senza limiti.

Da questo nasce la proposta “Misericordia io voglio. Per una pastorale della riconciliazione” che, in sinergia con la Conferenza episcopale lombarda, il Santuario di Caravaggio offre a tutti i preti delle diocesi lombarde. Tre giorni di formazione – da mercoledì 5 a venerdì 7 giugno – che culmineranno con la solennità del Sacro Cuore di Gesù, giorno dedicato alla santificazione del Clero, per riflettere e approfondire il tema della Riconciliazione sotto la guida del vescovo di Mantova Marco Busca.

Vogliono essere giorni di fraternità sacerdotale, ma soprattutto di ascolto e confronto su un ministero che oggi più che mai richiede capacità di ascolto, di discernimento e disponibilità. C’è un gran bisogno e il popolo di Dio quando trova sacerdoti che accolgono e ascoltano e sanno essere veri strumenti nelle mani di Dio misericordioso, vanno e vengono perché bisognosi di amore e misericordia.

Per informazioni e iscrizioni cliccare qui.

Locandina informativa della proposta per i sacerdoti




A Soncino e Antegnate le reliquie di Santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, testimoni di santità famigliare

 

Hanno lasciato Soncino nella serata di venerdì 12 aprile le reliquie di Santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, i Santi Luigi e Zelia Martin. Le urne sono partita poco dopo le 20.30 alla volta della parrocchia di San Michele Arcangelo di Antegnate dove rimarrà sino a domenica 21 aprile. A benedirle, prima che fossero caricate sul furgone che l’ha trasportata in Bassa Bergamasca, è stato il vescovo Antonio Napolioni, sul sagrato della Pieve.

A seguire, la Messa solenne nella maestosa chiesa dedicata a Santa Maria Assunta presieduta dal vescovo e concelebrata dal parroco di Soncino don Giuseppe Nevi, il vicario parrocchiale don Gabriele Barbieri, il parroco di Gallignano don Paolo Tomasi, l’ex parroco di Antegnate, il gallignanese don Rinaldo Salerno e il segretario del vescovo don Matteo Bottesini.

«Vogliamo ringraziare il Signore – ha detto don Nevi prima della benedizione delle reliquie – perché ha portato un po’ di cielo sulla nostra parrocchia. Questi giorni sono stati una preziosa esperienza di ascolto della parola di Dio che si è incarnata nella vita di queste persone». «Le reliquie sono partite verso Antegnate e adesso tocca a noi essere reliquie dei santi», ha quindi introdotto la celebrazione il vescovo Antonio Napolioni che nell’omelia ha presentato un bellissimo ritratto di Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, raccontando alcuni momenti della vita di questa famiglia Santa. Solo per citarne alcuni, la morte di Zelia, avvenuta quando la piccola Teresa (che il vescovo ha definito «il capolavoro educativo di questa coppia») aveva solo 4 anni, la fede in Dio, incrollabile fino alla commozione, di Luigi, ma anche le sofferenze fisiche derivanti dalla malattia che lo colpì nella parte finale della sua vita. E ancora l’ingresso di Teresa in monastero e le parole che Luigi Martin scrisse nella sua ultima lettera alle figlie, nella quale descriveva la loro come «una famiglia umilissima, ma che ha avuto l’onore di essere nel novero delle famiglie privilegiate dal nostro adorato Creatore».

«Allora – ha detto mons. Napolioni – questi giorni, questa Eucaristia, questo nostro trovarci ci facciano pregare così, per la nostra famiglia e per tutte le famiglie; non ci dobbiamo sentire giudicati e schiacciati da una famiglia così eccelsa, perché in realtà una famiglia santa è il primato della piccolezza, della fiducia, della confidenza infantile: questo miracolo si rinnovi, specie per le famiglie più provate e più divise, grazie alla nostra preghiera e all’intercessione dei Santi».

Ascolta l’omelia del vescovo Antonio Napolioni

Al termine della Messa don Nevi ha ripreso la parola per una considerazione e un auspicio finale: «Grazie al nostro vescovo per il bellissimo ed efficacissimo ritratto di questi tre santi. Nel ritratto che si fa di una persona è importante saperne cogliere qualcosa e noi, della figura di Teresa e dei suoi genitori, dobbiamo cogliere quegli aspetti che ci spingono ad andare avanti con un sempre maggior fervore».

Da parte del vescovo, che ha voluto rivolgere un pensiero alla giovane brignanese Debora Nisoli, morta in un incidente stradale avvenuto a Soncino nei giorni scorsi, l’esortazione ai presenti a fare l’abitudine non al male ma al bene.

 

 

Le urne intanto venivano accolte all’oratorio di Antegnate, da dove è partita la fiaccolata che le ha accompagnate in chiesa parrocchiale per la celebrazione solenne presieduta dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, l’agnadellese Gian Carlo Perego. Anche nel paese della Bassa Bergamasca le reliquie rimarranno una decina di giorni, densi di appuntamenti in chiesa parrocchiale animati anche dalle parrocchie di Covo (la celebrazione eucaristica di lunedì 15 alle 20.30), di Fontanella, Barbata e Isso (la celebrazione eucaristica di martedì 16, alle 20.30) e di Calcio (la celebrazione eucaristica di giovedì 18, alle 20.30). Da segnalare anche l’incontro di venerdì 19, alle 20.30, con i coniugi Schillirò, genitori di Pietro, il bambino guarito grazie all’intercessione dei santi Luigi e Zelia Martin. Domenica 21 aprile, alle 10.30, si celebra la messa di saluto alle reliquie che partiranno per la parrocchia di Santo Spirito in Pignolo, sempre nella Bergamasca.

Le reliquie faranno quindi ritorno in diocesi di Cremona a fine mese, il 28 aprile, presso l’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” di Casteldidone, San Giovanni in Croce, Voltido, San Lorenzo Aroldo e Solarolo Rainerio dove rimarranno sino al 1° maggio.




Quaresima di carità: il bilancio dell’iniziativa di solidarietà

Venti testimonianze, oltre quindicimila euro di kit di abbigliamento, cinquecento colombe pasquali. Sono i dati delle iniziative della Quaresima di carità 2024, dal titolo “Dare Speranza alla Giustizia”, vissuta in diocesi con focus sul carcere di Cremona.

A partire dalla consegna delle colombe avvenuta presso la Casa circondariale e dal protocollo d’intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità da parte dei detenuti, sottoscritto da Caritas diocesana e Casa circondariale (in foto), abbiamo parlato con suor Mariagrazia Girola, di Servizi per l’Accoglienza, per un resoconto complessivo della attività che hanno accompagnato il cammino verso la Pasqua, coinvolgendo tante realtà parrocchiali.

Suor Mariagrazia, quante testimonianze sono state realizzate da Caritas nel periodo della Quaresima per conoscere, promuovere e sostenere l’attività a favore delle persone in carcere?

«Gli incontri, tenuti dai cappellani e dagli operatori della Caritas cremonese che svolgono servizio in carcere, richiesti sono stati una ventina. Alcuni sono già stati fatti, altri verranno effettuati nei prossimi mesi. Le testimonianze hanno raggiunto principalmente gruppi di adulti delle Parrocchie della città o delle zone limitrofe, ma hanno coinvolto anche adolescenti e ragazzi delle medie durante la consegna delle colombe pasquali. Le persone che hanno ascoltato le testimonianze hanno potuto avvicinarsi un po’ di più a questa realtà. Il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere è che al di là di ciò che una persona può avere commesso, non possono venire meno rispetto, attenzione, cura e bene della persona».

Com’è andata invece la raccolta fondi per i kit di abbigliamento?

«Molto bene. Ad oggi, sono stati raccolti 15.000 euro, ma mancano altre parrocchie e unità pastorali che consegneranno le donazioni nei prossimi giorni. Questi soldi sono serviti e serviranno per confezionare, con la collaborazione della Cooperativa sociale Gruppo Gamma che coinvolge persone con fragilità psichiche, kit di abbigliamento composti da giacca, intimo, magliette, pantaloni, felpe, salviette, ciabatte e scarpe, da consegnare ai detenuti che non hanno capi con cui vestirsi e che fanno richiesta».

Ci sono altre iniziative nelle quali è stata coinvolta Caritas durante la Quaresima 2024?

«Altre iniziative importanti che ci hanno aiutato a diffondere il messaggio di Speranza e Giustizia sono state:

  • la presenza di don Roberto Musa, cappellano del Carcere, e di Rossella Padula, direttrice del Carcere, a Chiesa di Casa, programma della Diocesi di Cremona (guarda qui);
  • l’articolo del Consorzio Solco relativo alla nostra collaborazione con la coop. Gruppo Gamma per il confezionamento dei kit dell’abbigliamento (leggi qui);
  • la preparazione di una stazione della via crucis per una parrocchia cittadina;
  • la testimonianza di don Graziano Ghisolfi, cappellano del carcere, sul piazzale del carcere durante la via Crucis cittadina dei giovani e adolescenti di domenica 24 marzo;
  • l’incontro organizzato dalla parrocchia di Soresina durante i quaresimali con don Marco Pozza, cappellano del Carcere di Padova (leggi qui)».

Dunque, risultati positivi. E ora come proseguirà l’attività di Caritas in Carcere?

«Il Vescovo Antonio nel messaggio scriveva: “Per generare speranza, occorre innanzitutto illuminare bene la realtà e liberarla da facili pregiudizi”. Ci sembra di poter affermare che il tema della giustizia abbia suscitato interesse e voglia di approfondire l’argomento e la questione, cercando di andare oltre l’immaginario comune e il pregiudizio che spesso c’è verso quella realtà. Il nostro grazie va a tutte le parrocchie, le unità pastorali, i gruppi e i singoli che hanno aderito con grande generosità al progetto della quaresima di Carità. Il contributo di ciascuno è prezioso per l’aiuto e il sostegno delle persone detenute. Un grazie anche a chi sostiene le persone detenute, i volontari e gli operatori del carcere con la preghiera.

La Quaresima è stata l’occasione per far conoscere la realtà e l’attività dei Cappellani e degli operatori Caritas. Ora, l’attività proseguirà in modo ordinario, con alcune novità. In collaborazione con gli operatori del Carcere e i cappellani, individueremo e accoglieremo detenuti che, grazie al Protocollo D’Intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità, avranno la possibilità di svolgere attività nelle strutture della nostra Caritas. Inoltre, approfondiremo la tematica delle pene alternative al carcere (Lavori di Pubblica Utilità – LPU, Messa alla Prova – MAP), con l’obiettivo di stipulare una convenzione con il tribunale di Cremona per i LPU e le MAP.

Nelle prossime settimane, precisamente sabato 11 maggio, promuoveremo un convegno di approfondimento in collaborazione con la Cappellania del Carcere, vuole essere un modo per continuare ad approfondire la tematica e coinvolgere delle comunità».




ViaVai, con la presentazione in Seminario iniziato il viaggio degli animatori nel Grest 2024

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Durante la giornata di sabato 20 aprile la Federazione Oratori Cremonesi ha incontrato in Seminario, a Cremona, gli animatori e i collaboratori che la prossima estate animeranno i Grest negli oratori di tutta la diocesi. Una presentazione suddivisa su tre turni, due pomeridiani (quello delle 17 ha visto la presenza anche del vescovo Antonio Napolioni) e uno serale.

Tutti gli incontri si sono aperti attraverso un’immersione esperienziale suddivisa per tappe, tra i diversi ambienti del Seminario. Ciascun momento è stato guidato da alcune domande significative in vista dell’inizio dell’esperienza di servizio estivo in oratorio.

La vicenda di Dante Alighieri, tema guida del Grest 2024 “ViaVai. Mi indicherai il sentiero della vita”, è stata anche l’introduzione di questo percorso sensoriale. Le luci rosse e il fumo tra i corridoi del Seminario, a richiamo dello smarrimento del poeta, insieme alla domanda “Che cosa cerco?”, sono state la provocazione iniziale a cui gli adolescenti sono stati chiamati a rispondere per iniziare il percorso di consapevolezza in vista dell’esperienza estiva da animatori.

“Dove vado?” e “Che cosa porto?” sono state le suggestioni successive della scenografia dantesca, per aiutare a riflettere sul senso dell’esperienza di servizio che, come ogni anno, il Grest rappresenta. Tra le sedie e i banchi delle classi delle scuole della cooperativa Cittanova si è riflettuto anche sulle persone importanti che accompagnano i ragazzi nel loro cammino attraverso la domanda “Con chi cammino?”, dando la possibilità di scrivere i nomi dei volti che ogni giorno accompagnano i giovani nel loro percorso di vita.

In questo percorso non sono mancati neanche momenti di pausa – segnati dalla domanda “quanto manca?” – per riflettere anche sull’importanza del fermarsi e del sapere apprezzare ogni momento dell’esperienza del viaggio.

Nella chiesa inferiore del Seminario è stato allestito il momento focale di questo percorso che ha introdotto la presentazione vera e propria dell’edizione 2024 del Grest. Qui un’ulteriore domanda: “Che cosa vedo?”. Davanti al crocefisso illuminato, circondato dal fumo dell’incenso, e grazie all’esposizione di alcune foto richiamanti il ricordo di un cammino svolto in compagnia di amici, si è potuto riflettere sull’importanza delle relazioni, umane e non, che accompagnano l’attività del servire.

Prima dell’inizio della presentazione le domande “Che cosa trovo?” e “Che cosa racconto?” hanno aiutato a verbalizzare su alcuni foglietti adesivi, da attaccare alle vetrate dei corridoi del seminario, le aspettative e il significato e l’importanza del Grest per ciascuno.

“Come riparto?” è stata infine la domanda che ha aperto la parte centrale della presentazione. L’incontro si è sviluppato nel salone Bonomelli dove i ragazzi e i loro accompagnatori hanno potuto riflettere sul tema del cammino attraverso la video intervista di Nicolò Balini, noto youtuber conosciuto con il nome di HumanSafari, coordinatore viaggi di “SiVola”, che ha dato tre consigli di viaggio: avere sempre un atteggiamento di apertura, partire leggeri e avere rispetto per la diversità dei luoghi che si vanno a visitare.

Tra i momenti di musica e canto anche l’esecuzione in anteprima dell’inno e alcuni balli del Grest 2024 eseguiti dai ragazzi dell’unità pastorale Cafarnao. Ulteriori suggestioni sono state offerte attraverso alcune performance musicali da parte del violinista Isaac Meinert e nel duetto padre-figlio proposto da Antonio e Andrea Cariani. A conclusione un momento di preghiera e riflessione davanti alla croce.

 

«ViaVai», il Grest 2024 è un cammino da fare tutti insieme




Festa dei lavoratori, il Vescovo: «Se la Chiesa deve alzare la voce lo faccia a favore di chi non ha voce»

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Dirigenti, dipendenti, parrocchiani di Malagnino e delle comunità limitrofe, rappresentanti delle associazioni del settore e autorità del territorio erano presenti, nella mattinata di mercoledì 1° maggio, nella festa dei lavoratori, alla celebrazione diocesana presieduta per il mondo del lavoro, nella festa di san Giuseppe lavoratore, dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. A ospitare l’evento quest’anno è stata la Italcoppie Sensori, azienda di Malagnino specializzata nella produzione di sensori di temperatura.

L’Eucaristia è stata concelebrata da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale, don Paolo Fusar Imperatore e don Eugenio Pagliari, parroci di Malagnino, don Antonio Pezzetti, vicario zonale della zona pastorale 4, don Maurizio Lucini, coordinatore dell’area pastorale “Con lo stile del servizio”, e altri sacerdoti del circondario. Nelle prime file i sindaci Donato Losito, di Malagnino, e Luca Ferrarini, di Bonemerse, e la classe dirigenziale dell’azienda, rappresentata dal fondatore, l’ingegnere Canzio Noli, e i suoi figli, Pietro e Mario, rispettivamente presidente e responsabile tecnico di “Italcoppie”. Presente alla celebrazione anche il vice prefetto di Cremona, Teresa Gandolfo. Un’assemblea unita e partecipe, a gremire un salone dell’azienda.

La celebrazione si è aperta con il saluto di Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, che ha voluto ringraziare l’azienda per l’ospitalità e tutti i presenti, «per aver accettato questo invito». «La Messa – ha affermato – ha ancora sullo sfondo le scene di morte in cui si combatte “la terza guerra mondiale a pezzi”, come la chiama Papa Francesco. Allora in questo clima ci sentiamo di celebrarla perché ciascuno di noi partecipi con il proprio lavoro alla grande opera divina di protezione del mondo e del creato». Il lavoro che non è solo fare è fare “con gli altri” e “per gli altri”, «quindi riscopriamo il lavoro come partecipazione attiva, che ci libera dall’alienazione ed edifica la società».

Prendendo spunto dalla figura di san Giuseppe, discreta, umile, ma indispensabile, il vescovo Napolioni ha invitato a dire grazie a Dio e agli uomini, «per la vita, la fruttuosità, la produttività, perché ogni lavoro porta veramente frutti, quando non è schiavo di logiche tecnocratiche o finanziarie, ma è attento alle persone a cui è destinato». E ha aggiunto: «Grazie ai maestri che hanno reso questa terra così fruttuosa, consegnandola al futuro, con responsabilità non indiscriminate, ma appunto da condurre con sapienza, cura, passione e attenzione. Questo “grazie” diventa un percorso che da credenti dobbiamo compiere».

Tre tappe fondamentali, sintetizzate in altrettanti parole chiave: cooperazione, compiti e ricompensa. «La cooperazione, in senso più ampio ci ricorda la Chiesa in cui siamo tutti chiamati a cooperare, con una solidarietà che non abbia confini, che non diventi corporazione». Quindi un chiaro “no” alla competizione meno sana, quella che mette in contrasto gruppi, famiglie, società: «Lo dico in un periodo di scelte amministrative e politiche che hanno bisogno di onestà e coraggio, di schiettezza, ma nella fedeltà del bene comune».

«Il compito – ha proseguito il vescovo – è la missione, il senso della vita di ognuno di noi, da credente e da figlio di Dio». E da una missione potrebbe nascere quella che è la terza parola chiave: la ricompensa. «Dio ci promette la ricompensa in Cielo e allora noi siamo un po’ superficiali, spregiudicati in quello che succede sulla terra», ha sottolineato il vescovo Napolioni. «Possiamo ignorare che qualcuno, anche nella nostra pianura viene pagato 0,97 euro all’ora? Possiamo ignorare i fenomeni al limite della criminalità e dell’abuso che stanno accadendo anche nel nostro Paese? Possiamo accettare questa forbice economica che cresce a dismisura?», ha provocato il vescovo.

E allora qual è la ricompensa che promette Dio? «Una distribuzione della ricchezza che ricoltivi tanto il merito quanto la solidarietà». Ricordando Cristo Gesù, il figlio del falegname, cacciato in malo modo dai concittadini, il vescovo Napolioni ha così concluso la sua omelia: «È bene che la Chiesa prenda botte da destra e da sinistra, perché sia se stessa, sia fedele al suo Signore e sia attenta al bene di ciascuno. E se deve alzare la voce lo faccia a favore di chi non ha voce».

La giornata, che era stata aperta dalla visita del vescovo agli spazi dell’azienda di Malagnino, si è chiusa con un momento conviviale: un banchetto conclusivo per tutti i presenti.

 

Omelia del vescovo Antonio Napolioni

 

La Italcoppie di Malagnino

Nata nel 1978, Italcoppie è un’azienda che produce sensori di temperatura, utilizzati in centinaia di applicazioni: nei macchinari industriali, come nelle presse a iniezione o nelle macchine da caffè professionali; nei congelatori a bassa temperatura o nei quadri di controllo; per le misurazioni del liquido di raffreddamento o nella fusione dell’alluminio.

L’azienda conta oggi oltre 500 dipendenti, suddivisi in quattro stabilimenti presenti in tre continenti (in Italia a Malagnino, in Tunisia a Hammamet, in Brasile a Manaus e in Germania a Neustadt an der Weinstraße e a Hagen), per una produzione complessiva di circa 6 milioni di sonde all’anno e un fatturato consolidato di circa 50 milioni di euro.

Oltre ai quattro stabilimenti, l’azienda può vantare uno sviluppato dipartimento di ingegneria ubicato a Cremona e a Portile, nel comune di Modena.

Punto di forza di Italcoppie Sensori è l’integrazione verticale: la lavorazione del metallo, lo stampaggio a iniezione e l’assemblaggio delle sonde avviene “in casa”. Il pieno controllo su ogni fase della produzione permette di rispondere in modo flessibile alle richieste dei clienti.

«Italcoppie – ricorda Mario Noli, responsabile tecnico dell’azienda – nasce dall’iniziativa di uno studente di nostro padre, ai tempi professore di disegno, che è stato coinvolto in questo progetto. Dopo parecchi anni la nostra famiglia è rimasta da sola a condurre l’azienda e, negli anni ’90 e 2000, ha iniziato un veloce processo di sviluppo che ha fatto crescere l’azienda sia dal punto di vista delle dimensioni che della visibilità nel panorama europeo». «Nel 2008 – prosegue – abbiamo deciso di ampliarci anche al di fuori del territorio cremonese, aprendo uno stabilimento in Tunisia e poi in Brasile e acquisendo, l’anno scorso, un’azienda dello stesso settore in Germania». Un percorso che continua da oltre quarant’anni, e senza mai smettere di guardare al futuro: «La prospettiva è sicuramente la crescita – conclude Noli –, in termini numerici e in termini di qualità del prodotto».

 

 

Festa del primo maggio. Cei: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”




L’11 maggio a S. Agostino l’incontro diocesano per cresimandi e cresimati

Sarà la parrocchia di Sant’Agostino, a Cremona, a ospitare quest’anno l’incontro diocesano dei cresimandi e cresimati. L’iniziativa, organizzata dalla Pastorale giovanile diocesana, è in programma nel tardo pomeriggio e nella serata di sabato 11 maggio.

Appuntamento alle 18.30 nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino, a Cremona, con il momento di preghiera e riflessione guidato dal vescovo Antonio Napolioni. A seguire i presenti si sposteranno in oratorio per la cena al sacco e per assistere, alle 20.30, allo spettacolo Spirito di Vita, proposto da «Ago» e scritto da Gigi Cotichella e con Manuel Carboni, educatore formatore di Alghero, esperto di animazione da palco. Il tema dello spettacolo sarà lo Spirito Santo, con i suoi doni, che vengono ricevuti e vissuti dall’uomo, chiamato poi, a sua volta, a farsi dono.

«Un incontro con tutti coloro che in diocesi hanno condiviso un momento importante nel loro cammino di iniziazione cristiana – spiega don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile – e che sarà occasione per far loro scoprire loro che questo li inserisce pienamente nella vita della Chiesa diocesana, oltre che nella loro comunità cristiana».

Iscrizioni dei gruppi al link: www.focr.it/formazione/focus-pre-ado/incontro-cresimandi-2024/

 

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