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Dalla Diocesi 100mila euro di aiuti per i terremotati di Turchia e Siria

Sono passati tre mesi dal violento terremoto che, lo scorso febbraio, ha colpito Turchia e Siria, ma la situazione nelle zone interessate è ancora drammatica. Le esigenze sono grandi e diversificate in entrambi i Paesi: dai centri di accoglienza da gestire agli aiuti da far arrivare alle persone più vulnerabili, dallo smaltimento dei detriti alle problematiche sanitarie, dalla sicurezza soprattutto per donne e bambini al sostegno psicologico per i sopravvissuti. Il devastante sisma ha impattato su una regione di confine già profondamente complessa e martoriata, teatro di uno scontro geopolitico in atto ormai da più di un decennio, che vede Turchia e Siria come attori principali e antagonisti.

Il 26 marzo scorso, cogliendo l’invito della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, anche nelle chiese della diocesi di Cremona, così come nel resto d’Italia, si è tenuta la colletta a favore delle popolazioni di Turchia e Siria, “segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate”.

I fondi raccolti nelle parrocchie durante l’iniziativa hanno alimentato la raccolta attivata da Caritas Cremonese e Fondazione San Facio subito dopo il sisma per sostenere l’attività di Caritas Italiana sul territorio, cui tanti cittadini hanno contribuito con generosità. A questi contributi si aggiunge la somma già stanziata dalla Diocesi attraverso i 10mila euro attinti dalla carità del Vescovo e altri 10mila euro dal fondo di solidarietà della stessa Fondazione San Facio. Il totale complessivo degli aiuti che partiranno dalla Diocesi di Cremona verso le aree colpite dal terremoto è di 100mila euro. Andranno a sostenere degli interventi già in atto in Turchia e Siria: distribuzione di pasti caldi e kit igienici e sanitari, aiuto economico per l’acquisto di generi di prima necessità, attività psicologiche ed educative, installazione di servizi igienici, frigoriferi e ventilatori per far fronte all’imminente aumento delle temperature, ristrutturazione di abitazioni e scuole pubbliche, ripristino di attività economiche danneggiate. Da non sottovalutare la necessità di fornire aiuti a chi aiuta, ovvero un sostegno psicologico agli operatori locali, stremati da mesi di lavoro e che, per la volontà di aiutare chi è in difficoltà, spesso non si prendono cura di se stessi.

«Anche a nome del Vescovo – afferma il direttore di Caritas Cremonese, don Pierluigi Codazzi – esprimo il più vivo ringraziamento alle Parrocchie e ai singoli che, già subito dopo la tragedia, hanno voluto esprimere la propria solidarietà alle popolazioni terremotate. Il contributo della Diocesi di Cremona, attraverso Caritas Italiana, giungerà in Turchia e Siria quale segno concreto della vicinanza della nostra comunità alle persone che hanno vissuto, e ancora stanno vivendo, questo dramma».

Rimane nel frattempo ancora attiva, presso Caritas Cremonese, la raccolta di contributi  a favore degli interventi Caritas in Turchia e Siria. È possibile donare attraverso un versamento sui conti intestati a Fondazione San Facio (versamenti deducibili), specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023”, attraverso il conto corrente bancario IBAN IT 57 H 05156 11400 CC0540005161 o il conto corrente postale n. 68 411 503; oppure direttamente presso gli uffici della Caritas diocesana in via Stenico 2B, a Cremona.

In Turchia, secondo le autorità locali, il terremoto ha causato circa 50mila morti e 170mila feriti, 3 milioni sono gli sfollati, 210.000 gli edifici andati distrutti, 210 milioni le tonnellate di macerie da smaltire. Anche in Siria i numeri sono altissimi: 6mila morti, 10.500 feriti, circa 350mila sfollati e 10mila edifici distrutti, tra i quali scuole e anche ospedali.




I patroni della Gmg di Lisbona: in 13 volti le guide e i compagni per le nuove generazioni

Ogni Gmg ha i suoi patroni, testimoni scelti per quello che essi possono comunicare ai giovani pellegrini di tutto il mondo. Volti legati al significato del raduno mondiale oppure al patrimonio religioso e spirituale del Paese ospitante. Sono, insomma, i “portabandiera” della Gmg agli occhi dei ragazzi e del mondo. Se Cracovia 2016 ne contava due e con Panama 2019 si era arrivati a otto, Lisbona 2023 ha 13 patroni (anzi 14 con Maria). Sono tutti testimoni che “hanno dimostrato che la vita di Cristo riempie e salva i giovani di ogni epoca”, ha scritto il cardinale Manuel Clemente, patriarca di Lisbona, nella presentazione delle figure scelte. “Patrona per eccellenza della Gmg – nota il porporato – è la Vergine Maria”, che “insegna ai giovani tutti i tempi e luoghi a portare Gesù agli altri che lo aspettano”.
Altro patrono principale, di tutte le Gmg, è san Giovanni Paolo II, il fondatore della Giornata dedicata alla gioventù. Altro patrono “tradizionale” della Gmg è san Giovanni Bosco, dichiarato da Giovanni Paolo II “Padre e maestro della gioventù”. Nell’elenco dei patroni della Gmg 2023 c’è poi san Vincenzo, diacono e martire del VI secolo, protettore della diocesi di Lisbona.
Ci sono poi santi partiti da Lisbona per annunciare Cristo: sant’Antonio di Padova (o da Lisbona), san Bartolomeo dei Martiri, domenicano e arcivescovo di Braga, san Giovanni di Brito, gesuita lisbonese missionario in India.
Poi alcuni beati sempre di Lisbona: Giovanna del Portogallo, Giovanni Fernandes, Maria Clara del Bambino Gesù.
Infine, i beati Pier Giorgio Frassati, Marcello Callo, Chiara Badano e Carlo Acutis.
Nella sede del Col, il Comitato organizzatore locale che ha la sede in Rua do Grilo a Lisbona, c’è una cappellina dove i volontari e i collaboratori che stanno lavorando all’organizzazione della Gmg si ritrovano per i momenti di preghiera comuni. Davanti all’altare sono state poste le reliquie di quasi tutti i patroni: in questo modo essi stanno di fatto già “accompagnando” il cammino di avvicinamento delle decine di migliaia di giovani da tutto il mondo che si ritroveranno a Lisbona in agosto.

Matteo Liut, giornalista di Avvenire (da agensir.it)




Cresimandi e cresimati: domenica a Cremona l’incontro diocesano tra Piazza e Cattedrale

Si svolgerà domenica 21 maggio a Cremona l’incontro diocesano dei cresimandi e cresimati con il vescovo Antonio Napolioni, quest’anno in una inconsueta location: saranno infatti la Cattedrale e la Piazza del Comune ad accogliere le centinaia di ragazzi che, con i loro accompagnatori, giungeranno a Cremona da tutte le zone della diocesi per l’evento annuale che fino alla scorsa edizione era ospitato nel palazzetto dello sport di Cremona.

«La scelta della Cattedrale e della Piazza del Comune per questo incontro è simbolica», spiega don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e organizzatore dell’evento, insieme a Federazione Oratori Cremonesi. «Oltre a essere due luoghi splendidi esteticamente, si vuole indicare ai ragazzi l’impegno a viverli entrambi. La chiesa e la piazza come luoghi per la loro vita, luoghi per mettere a frutto i doni ricevuti con i sacramenti. Simbolicamente rappresentano la prosecuzione del loro cammino di fede: la Chiesa e la testimonianza per le strade del mondo».

L’incontro avrà ufficialmente inizio alle 18.30, con l’accoglienza nella piazza del Comune di Cremona. Alle 19 avrà poi luogo un momento di preghiera e riflessione con il vescovo in Cattedrale, seguito dalla cena al sacco, alle 20, in piazza S. Antonio Maria Zaccaria, per un pic-nic comunitario negli spazi adiacenti alla Cattedrale e al palazzo Vescovile. Alle 20.30, in piazza del Comune, andrà in scena lo spettacolo “Esprimi un desiderio”, proposto dal gruppo di teatro di integrazione  “Il Carrozzone degli Artisti”, compagnia teatrale finalizzata alla cooperazione e all’inclusione sociale, che opera e si esibisce grazie alla complicità tra artisti normodotati e artisti diversamente abili. «La piazza come luogo di incontro – prosegue don Fontana – lascia lo spazio anche alla bellezza e alla poesia dell’arte, degli artisti, dell’umanità autentica».

Per partecipare, è necessario che i referenti comunichino la presenza dei loro gruppi alla serata attraverso il form disponibile sul sito della Federazione Oratori Cremonesi www.focr.it.

In caso di maltempo l’incontro si svolgerà in Seminario con lo stesso programma.




Il 31 maggio in preghiera nei santuari mariani in preparazione alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi

Mercoledì 31 maggio, memoria liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria, le comunità ecclesiali sono invitate a ritrovarsi nei santuari mariani per un momento di preghiera in preparazione alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. La proposta, esteta a livello nazionale, vede protagonista anche la Diocesi di Cremona, in particolare nei tre santuari diocesani.

A Caravaggio, presso il Santuario di S. Maria del Fonte, recentemente proclamato “Santuario regionale della Lombardia”, si pregherà secondo questa intenzione nelle Messe delle 7, delle 08.30, delle 10 e delle 16, così come il Rosario che seguirà alla celebrazione del pomeriggio, oltre che nell’adorazione del mattino.

A Castelleone, al Santuario della Beata Vergine della Misericordia, è in programma, alle 21 di mercoledì 31 maggio il Rosario all’aperto, seguito dalla processione con il canto del Te Deum e che si chiuderà con la preghiera per il Sinodo. Un’occasione di preghiera, in conclusione del mese di maggio, per la comunità di Castelleone, esteso a tutta la zona pastorale 2.

Al Santuario della Madonna della Fontana, a Casalmaggiore, è in programma, alle 20.45, nel giardino del convento, la recita del Rosario, seguita dalle litanie e dalla preghiera suggerita dalla Cei per il Sinodo. Infine, la processione verso il Santuario dove, in occasione del Giubileo, si potrà ottenere l’indulgenza plenaria.

L’Ufficio liturgico diocesano, inoltre, invita a una preghiera anche nei santuari mariani parrocchiali, in particolare utilizzando, anche in queste occasioni, il libretto con la proposta per la celebrazione (scarica il libretto) predisposto dalla Cei.

Anche la Chiesa cremonese risponde così all’invito della Segreteria Generale del Sinodo a offrire nelle diocesi occasioni, nella ricorrenza del 31 maggio, per sensibilizzare il Popolo di Dio sull’importanza del processo sinodale e porlo, insieme ai lavori dell’Assemblea Generale dei Vescovi, sotto la speciale protezione della Madonna.




In Seminario l’ultimo saluto a don Bernardino Orlandelli

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«Chiediamo al Signore, per don Bernardino, di poter vedere dall’alto quello che non ha potuto vedere qui in terra: tutto ciò che la sua opera, la sua preghiera e l’offerta della sua sofferenza ha operato. Dio se ne è servito per delle cose straordinarie!». È l’augurio espresso dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che nel pomeriggio di venerdì 4 agosto nella chiesa del Seminario di Cremona ha presieduto le esequie di don Bernardino Orlandelli, deceduto giovedì mattina all’età di 85 anni.

Il vescovo emerito, affiancato dal vicario generale don Massimo Calvi e dal rettore del Seminario don Marco d’Agostino, ha portato alla famiglia e alla comunità il cordoglio e la vicinanza del vescovo Antonio Napolioni, impegnato in Portogallo alla Giornata mondiale della gioventù.

Insieme ai famigliari, una rappresentanza del movimento dei Focolari e della parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio (di cui don Orlandelli è stato parroco per 15 anni, dal 1998 al 2013), con il parroco don Giulio Brambilla e il vicario don Davide Schiavon, insieme anche a molti altri confratelli. E c’era naturalmente la comunità del Seminario e della Casa del Clero, con cui don Orlandelli ha condiviso gli ultimi anni di vita e di ministero.

Nell’omelia il vescovo emerito Dante Lafranconi, prendendo spunto dalle letture, si è in particolare voluto soffermare sul ruolo del sacerdote, sottolineando l’opera di Dio nell’agire dei consacrati, anche se «a volte è difficile credere che quello che facciamo è attraversato dalla potenza salvatrice di Dio». Un invito, in altre parole, a «credere in noi stessi». Sottolineando poi che «fare memoria» non è solo ricordare il passato, ma «riconoscere l’opera di Dio nel presente». Da qui il richiamo a una «fede che entra nella vita» insieme all’invito a non perdere la fiducia in se stessi quando non si vede germogliare il seme gettato.

«Anche quando si affacciavano i limiti più evidenti nella vita di don Bernardino – ha proseguito Lafranconi – questa fede aveva il suo posto, trovava la sua stabilità, era motivo di conforto e di consolazione. Perché nonostante vengano meno le capacità, le forze e tante altre cose, Dio continua a operare. Ecco perché noi preti abbiamo sempre tanto bisogno di essere sostenuti dalla preghiera e dalla fede del nostro popolo. Perché anche noi, a nostra volta, possiamo diventare un sostegno di fede per tutti i credenti».

Il vescovo emerito ha poi ricordato la vicinanza di don Bernardino al movimento del Focolari. Ricordando poi che l’appartenenza ai gruppi ecclesiali non deve diventare motivo per estraniarsi, «ma è per fare entrare meglio nella nostra esistenza quotidiana quella forza di vita di cui ognuno di noi è rifornito dal giorno in cui è diventato figlio di Dio nel Battesimo. E ciascuno di noi preti è fornito con la grazia dell’ordine sacerdotale».

Quindi, dopo aver citato un passo di Chiara Lubich sul senso della vita, ha concluso: «Caro don Bernardino, tu che hai già fatto questo passaggio, ti pensiamo volentieri che, dopo aver visto il volto sfigurato del Cristo abbandonato, possa tu contemplare ora, per sempre, il suo volto trasfigurato nella gloria: contemplarlo senza fine».

 

Omelia del vescovo emerito Dante Lafranconi

 

Al termine della Messa il feretro è stato trasferito a Pomponesco, suo paese natale: alle 21 nella chiesa parrocchiale la preghiera del Rosario; nella mattinata di sabato 5 agosto, alle 9.30, le celebrazione di commiato e a seguire la tumulazione nel cimitero del paese.

 

Profilo di don Bernardino Orlandelli

Nato a Viadana il 9 novembre 1937, originario di Pomponesco (dove sarà sepolto), don Bernardino Orlandelli è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1964 insieme ad altri 17 confratelli. Dopo essere stato vicario a Sabbioneta, nel 1976 è stato trasferito a Pozzaglio come parroco. Dopo sei anni è diventato parroco di San Giovanni in Croce, dove è rimasto 16 anni. Nel 1985 è stato anche vicario zonale dell’allora Zona pastorale XI.

Nel 1998 il vescovo Giulio Nicolini l’ha trasferito a Cremona, affidandogli la cura pastorale della comunità della Beata Vergine di Caravaggio, la parrocchia accanto all’Ospedale che ha guidato sino al 2013, al raggiungimento del limite d’età previsto.

Negli anni successivi ha svolto il proprio ministero come collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale Cafarnao (Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo, Pieve Terzagni e Vescovato), ritirandosi quindi nel 2019 a Villa Flaminia e successivamente nella Casa del Clero in Seminario.

Il decesso è avvenuto all’alba di giovedì 3 agosto, presso la casa di cura Ancelle della Carità di Cremona dove era ricoverato da diverse settimane: l’aggravamento delle sue condizioni di salute lo aveva portato a un ricovero in ospedale circa un mese fa, seguito dal trasferimento nella clinica di via Aselli.




Lettori, accoliti e catechisti istituiti: gli orientamenti per le Diocesi lombarde

Un testo che intende presentare alcune coordinate sia teologico-pastorali che pratiche in relazione ai percorsi di istituzione dei lettori, accoliti e catechisti nelle diocesi lombarde: è Lettori, accoliti e catechisti istituiti. Orientamenti per le Diocesi lombarde, disponibile online (cliccare qui per il download).

I vescovi lombardi, infatti, hanno dato il mandato alle Consulte regionali per la Catechesi e per la Liturgia di studiare i recenti documenti del Magistero Pontificio (Spiritus Domini e Antiquum ministerium) e della Conferenza Episcopale Italiana (I ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista per le Chiese che sono in Italia) al fine di indicare una riflessione, unita a una criteriologia comune, da accogliere nelle Chiese lombarde.

Il breve testo è costituito da una Presentazione a firma dei vescovi, seguita da quattro parti: il tema dell’identità dei tre ministeri istituiti, i criteri di discernimento sia a livello della comunità cristiana che dei singoli candidati, la formazione in vista dell’istituzione, il rito di istituzione e il mandato. Correda il testo un’Appendice finale che presenta l’esemplificazione di un possibile percorso formativo dei candidati.




Consiglio pastorale diocesano e Uffici di Curia a Caravaggio con il Vescovo per iniziare a progettare il nuovo anno

Due giorni di riflessione e preghiera capace di rileggere quanto fatto e porre le basi per la progettazione del nuovo anno. Questo il lavoro che, dal pomeriggio di venerdì 12 maggio al quello di sabato 13, presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, ha visto coinvolti, insieme al Vescovo con i suoi vicari, il Consiglio pastorale diocesano, i responsabili degli Uffici di Curia, i coordinatori delle Aree pastorali e i vicari zonali.

L’obiettivo, già precisato nelle premesse, non era quello di arrivare alla stesura del calendario del prossimo anno pastorale, quanto piuttosto lasciarsi guidare dalla Parola di Dio e dallo Spirito per individuare le prospettive  e le priorità del cammino futuro. A partire, naturalmente, da una revisione sull’anno che ormai si sta per chiudere.

Per questo il pomeriggio di venerdì, attraverso il metodo della “conversazione spirituale” sperimentato in occasione del Sinodo, è servito per aiutare i partecipanti a cogliere il frutto degli ascolti e insieme cogliere le richieste emerse. Prospettive ulteriormente sviluppate in serata a partire dal brano di Luca 24, dei Discepoli di Emmaus che, dopo il brano evangelico di Marta e Maria, farà da filo conduttore al prossimo anno per la chiesa italiana.

Ad aprire sabato la mattinata di lavori è stata la riflessione del vescovo Antonio Napolioni, a partire proprio da quanto emerso il giorno precedente nei vari gruppi di lavoro. La «bella fatica della relazione», insieme alla necessità di «accostarsi» e «prendersi del tempo» per garantire la «qualità delle relazioni» sono alcuni degli elementi emersi, insieme al desiderio di un’attenzione per gli «ascolti mancati». Da qui il vescovo ha proposto alcune immagini, in riferimento ai cantieri aperti in questo anno.

Anzitutto quella della «strada», che intende «partire da dove sta la gente, dai volti più che dalle strutture». Ma come riuscire ad ascoltare di più e meglio?

La seconda immagine è quella della «casa». Al centro l’Eucaristia e la Parola, con l’esperienza del Giorno dell’ascolto. «Parabole di comunione che devono diventare missione», ha detto il vescovo pensando anche al rinnovo degli organismi di partecipazione nella parrocchie, che ha chiamato a stimolarsi a vicenda per un arricchimento reciproco.

Richiamando quindi l’importanza del tema della diocesanità, monsignor Napolioni ha sottolineato quale debba essere il «cuore della Diocesi» attraverso alcuni luoghi e occasioni di comunione: il Santuario di Caravaggio, il Seminario, la Casa dell’accoglienza, la comunione e alcuni importanti eventi, come sarà il convegno di inizio del nuovo anno pastorale a settembre.

Il terzo cantiere – relativo alle diaconie e alla formazione spirituale – è stato sviluppato in relazione ai ministeri laicali, con riferimento al recente documento della Conferenza episcopale lombarda “Lettori, accoliti e catechisti istituiti. Orientamenti per le diocesi lombarde”.

Da ultimo il richiamo a una vita come vocazione, con riferimento chiaro ai percorsi di iniziazione cristiana e alla pastorale vocazionale.

Su queste quattro tematiche i presenti sono stati invitati ulteriormente a riflettere, per individuare indirizzi di cammino, priorità di intervento e anche possibili modalità operative. Riflessioni che sono state quindi riportate in assemblea e che aiuteranno il vescovo nel discernimento che porterà alle indicazioni per il prossimo anno pastorale . L’ultimo impegno sarà, come ogni anno, la stesura del calendario con i vari appuntamenti diocesani.




Emergenza meteo in Emilia-Romagna, dalla CEI 1 milione di euro dai fondi 8xmille per la popolazione

La Presidenza della CEI ha disposto un primo stanziamento di 1 milione di euro, dai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte alle necessità della popolazione colpita dall’ondata di maltempo che sta flagellando l’Emilia-Romagna.

«Vogliamo esprimere, anche con questo gesto concreto, la prossimità della Chiesa in Italia alle tantissime persone che, a causa dell’alluvione e delle esondazioni, sono sfollate, avendo perso tutto o molto. Continuiamo a farci prossimi e a pregare per quanti, in questo dramma, hanno perso anche la loro vita. Siamo grati alle diocesi, alle parrocchie, agli istituti religiosi che non hanno lasciato sole le comunità dell’Emilia-Romagna», afferma il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI.

Lo stanziamento della Presidenza CEI sarà erogato attraverso Caritas Italiana che è in contatto continuo con le Caritas delle diocesi colpite da questa emergenza per monitorare la situazione e provvedere alle prime urgenze. Al momento non c’è bisogno di raccogliere cibo o indumenti, ma di liberare le abitazioni e i locali dall’acqua e dal fango in modo da far ritornare le persone nelle loro case. Si tratta poi di individuare e accompagnare soprattutto coloro che sono abbandonati e che restano esclusi dalla rete degli aiuti. Il passo successivo riguarderà la ripartenza delle attività economiche e della vita ordinaria.

Tutte le Caritas diocesane, coordinate dalla Delegazione Caritas regionale dell’Emilia-Romagna e in comunicazione costante con Caritas Italiana, sono fin dal primo momento attivate su vari fronti: l’accoglienza degli sfollati nelle sedi e nelle canoniche, il supporto alla popolazione, l’accompagnamento delle persone in situazioni di particolare fragilità e difficoltà.

In questo senso, a sostegno degli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, è possibile donare il proprio contributo mediante Caritas Cremonese, con un versamento sui conti intestati a Fondazione San Facio, specificando nella causale “Alluvione Emilia Romagna” (versamenti deducibili):

  • conto corrente bancario IBAN: IT 57 H 05156 11400 CC0540005161
  • conto corrente postale n. 68 411 503

Oppure direttamente alla Caritas Cremonese:

  • presso gli uffici di via Stenico 2B, a Cremona
  • con bonifico su conto corrente bancario IBAN: IT 74 E 03069 11400 100000061305.

Al momento Caritas Cremonese ha avviato una raccolta fondi (non di indumenti e altri beni materiali, difficilmente gestibili), appellandosi alla generosità dei cittadini e dei fedeli. In questa fase, non vi sono inoltre le condizioni per inviare volontari nelle aree alluvionate; le disponibilità all’intervento saranno eventualmente considerate in una fase successiva.

 

Con la Caritas vicini alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dalle alluvioni




Una nuova biglietteria per il Torrazzo

Sarà inaugurata venerdì 23 giugno, alle 18, la nuova biglietteria del Museo verticale del Torrazzo. Ai nuovi ambienti si accederà sempre dal cortile ai piedi della torre, ma anche direttamente dalla Cattedrale: la nuova biglietteria, infatti, è stata realizzata nel “Camerone San Giuseppe”.

L’inaugurazione avverrà alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, dell’architetto Fabio Bosio e dell’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici don Gianluca Gaiardi.

Insieme alla nuova biglietteria, sarà inaugurato anche lo spazio espositivo dedicato a una collezione di orologi da taschino donata ai Musei della Diocesi.




«Maria si alzò e andò in fretta». A Caravaggio la preghiera vocazionale del Cammino Neocatecumenale

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Si è tenuto nel pomeriggio di domenica 28 maggio, nel grande piazzale del Santuario di Caravaggio, l’incontro vocazionale del Cammino Neocatecumenale. Quasi duemila giovani, dalla Lombardia e da alcune diocesi adiacenti, si sono radunati attorno a Maria e a Cristo per un appuntamento tipico del Cammino Neocatecumenale, segnato in particolare dalle chiamate vocazionali. L’incontro si è posto come pellegrinaggio che fa tappa verso Lisbona 2023, la Giornata mondiale della Gioventù che si terrà in Portogallo nel prossimo agosto, il cui tema è «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,19). Anche l’incontro di Caravaggio, all’ombra della cupola del neo riconosciuto Santuario regionale di Caravaggio, richiama le stesse parole: «Maria si alzò e andò in fretta».

Guidato da don Henry Estrada, sacerdote del Cammino itinerante, il pomeriggio di preghiera ha visto la presenza di due vescovi e una trentina di preti delle diocesi di Cremona, Brescia, Fidenza, Verona, Bergamo, Milano, Piacenza, Mantova. Fra i sacerdoti va inoltre ricordato don Francesco Fontana, responsabile della Pastorale Giovanile di Cremona, segno della comunione con la Chiesa giovane di Cremona.

Ad aprire il pomeriggio è stato il saluto di mons. Napolioni, vescovo di Cremona, che ha fatto gli onori di casa: «Oggi è un giorno di grande festa! Ci siete voi, ci sono altri gruppi, gli amici del santuario, persone che passano per la prima volta e si chiedono: che cosa accade?». E il vescovo Antonio risponde: «Oggi accade il mistero della vocazione, Maria, che qui ha lasciato un segno del suo passaggio, ci ripropone il sì a Cristo, alla volontà del Padre, alla salvezza del mondo, ai fratelli in difficoltà. E allora – ha continuato il presule – vi do il benvenuto in questa “casa del sì”. Sì a Maria, sì a Cristo, sì all’amore di Cristo».

Mons. Napolioni ha richiamato inoltre il senso di questo incontro così suggestivo: «In un luogo speciale, con voi, gente speciale, in un giorno speciale, la Pentecoste, voi siete Chiesa che si apre fino ai confini del mondo. E siete Chiesa della comunione, dell’attenzione discreta ai cammini di ciascuno, con la capacità di esprimersi in tutte le lingue del mondo». E ha concluso con un auspicio: «Vi auguro di vivere questo giorno con la disponibilità di cuore che Maria ci trasmette».

Don Henry ha quindi preso la parola per richiamare la peculiarità del luogo in cui ci si trova. Dal racconto dell’Apparizione di Maria a Giannetta ha sollecitato tutti ad affidarsi a Maria. Quindi l’inizio della preghiera con il saluto di pace di mons. Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona che ha presieduto il lungo momento di preghiera.

L’invocazione dello Spirito, accompagnata dal canto nel tipico stile delle comunità neocatecumenali, ha preparato il cuore ad accogliere la Parola del Kerigma (2Cor 5,14-6,2), seguito dalle parole esplicative di don Henry. «Il kerigma è annuncio, buona notizia che ogni volta porta salvezza all’uomo perché è per chi lo ascolta novità, salvezza, incontro con Cristo. Il contenuto del kerigma non è parola morta, ma è la persona viva di Cristo vivo, risorto, in comunione con noi». E ha continuato invitando personalmente ogni giovane presente ad accogliere l’amore del Risorto, che «oggi si dona a te perché ti ama come nessuno può amarti. E questo amore può rompere il guscio delle tue chiusure, grazie allo Spirito che entra in te».

Don Henry ha poi ribadito con forza la necessità di aprirsi alla vocazione che Dio ha su ciascuno perché «Dio non smette di chiamare ma bisogna avere una statura grande come Abramo, come Maria per dire il proprio Sì. Dio ti ama! Dio sceglie, Dio chiama. Cristo ci chiama ad evangelizzare e a donare tutta la nostra vita a lui».

Nel grande piazzale è poi risuonata la Parola del vangelo di Luca (1,39-56), a cui è seguita la riflessione di mons. Lafranconi, che ha declinato la vocazione rileggendo la vicenda umana di Paolo secondo tre passi.: dall’esperienza di Cristo che Paolo fa sulla via di Damasco, egli comprende che Dio a tutti propone una vita nuova e la realizza; Paolo quindi riconosce che non può accontentarsi di ricevere il dono di Dio per sé, ma è chiamato a condividerlo, divenendo collaboratore di Dio; da qui nasce il terzo passo che, secondo il vescovo Dante «è l’annuncio, la testimonianza verso gli altri, perché anche gli altri possano gustare quel dono». Così, come Paolo, tutta la Chiesa è missionaria, in uscita. Proprio come anche Maria ci ricorda: «Ella accoglie l’annuncio e diventa missione. Dio ha uno sguardo più lungo sulla storia, e Maria ha creduto a questo sguardo. Per questo va, non si ferma, fa della sua vita un’unica grande missione per tutti».

Forti di questo ascolto della Parola, forti del dono dello Spirito, forti della comunione tra le centinaia di giovani presenti, è arrivato il momento della chiamata.

I ragazzi sono stati interpellati in prima persona a seguire il Signore in modo nuovo e radicale. Attraverso le parole di don Henry, è stato rivolto l’invito esplicito ad alzarsi ai giovani che si sentono chiamati a una scelta più forte sulle orme di Cristo. Una decina i ragazzi che si sono alzati per seguire il Signore nella via del sacerdozio; una ragazza ha risposto all’appello all’entrata in un monastero di clausura e circa un centinaio di giovani hanno detto il loro sì generoso per impegnarsi a sostenere le Missio ad gentes del Cammino. Si tratta di due comunità composte da famiglie e presbiteri, una in Germania e una in Bulgaria. I giovani che hanno dato questa disponibilità si impegneranno a pregare ogni giorno il Rosario per la Missio ad gentes, in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento e a trovare mezzi e opportunità per farsi vicino alle comunità, quasi come un gemellaggio di preghiera e di amicizia.

Tutti i giovani che si sono sentiti chiamati si sono recati sul palco, in ginocchio davanti al vescovo Lafranconi che ha accolto la loro scelta e ha invocato su di loro la benedizione del Signore, “il più bello”, “el mas hermoso”, colui che ancora oggi – come ha pregato mons. Dante – «continua ad affascinare questi giovani che, con coraggio e entusiasmo, vogliono seguire con più decisione il Signore». L’invocazione dei doni dello Spirito su di loro chiede per loro forza e fedeltà, fiducia e perseveranza.

Con la benedizione conclusiva e l’affidamento a Maria si è chiuso il raduno di preghiera, ma si è aperta una nuova tappa di cammino per tanti giovani che, come la Vergine, hanno scelto di “alzarsi e partire in fretta sulle orme di Cristo fino ai confini della terra”.