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Donne Impresa Coldiretti, il 24 marzo serata di preghiera al Santuario del Roggione

Le famiglie che lavorano in agricoltura, e con loro l’intera comunità, sono invitate a prendere parte alla serata di preghiera, con la recita del Rosario, organizzata dalle imprenditrici agricole di Coldiretti Cremona.

Secondo una tradizione che ogni anno si rinnova, nel mese mariano le imprenditrici di Coldiretti Donne Impresa Cremona si ritrovano in un luogo di preghiera. L’appuntamento è per mercoledì 24 maggio presso il Santuario della Beata Vergine del Roggione a Pizzighettone, in via Ronchi 10.

Alle ore 21 ci si raccoglierà intorno all’altare per la recita del Rosario e per una riflessione affidata a don Emilio Garattini, consigliere ecclesiastico di Coldiretti Cremona, e al parroco dell’unità pastorale di Pizzighettone, don Andrea Bastoni.

Ci saranno le imprenditrici agricole, con la responsabile provinciale Maria Paglioli, e con loro soci e dirigenti di Coldiretti Cremona.

«Per le donne che lavorano in agricoltura è una tradizione bella e sentita, che si rinnova ogni anno a fine maggio. L’invito è esteso a tutti gli agricoltori e a tutte le persone che vogliono condividere, in occasione del mese Mariano, questa serata di preghiera e incontro, di dialogo e festa – evidenzia Maria Paglioli, allevatrice di Castelverde, responsabile provinciale di Coldiretti Donne Impresa Cremona –. L’iniziativa è anche un’occasione per sottolineare l’importante contributo che le donne sanno dare all’agricoltura e alla nostra Organizzazione. Al lavoro negli agriturismi, negli allevamenti, nella vendita diretta, nelle fattorie didattiche e sociali, le imprenditrici agricole spesso rappresentano la punta avanzata della nostra agricoltura. Sono protagoniste nelle battaglie sindacali, nella scelta della multifunzionalità, nell’educazione agroalimentare che proponiamo agli alunni delle scuole del territorio, così come nelle tante iniziative tese a promuovere i prodotti dell’agricoltura made in Cremona e made in Italy».

Dopo la preghiera, l’appuntamento si chiude sempre con un momento nel segno della convivialità e dei prodotti del territorio, con le donne in prima linea in una gustosa “gara dei sapori” tipici contadini.




Zona 2, domenica le famiglie in cammino con Maria

La positiva esperienza delle iniziative organizzate per la Giornata mondiale delle famiglie, nel giugno del 2022 a Castelleone, ha spinto i responsabili della Pastorale familiare della Zona pastorale 2 della Diocesi, guidati da don Marco Fodri, a offrire anche per il 2023 una nuova proposta, stimolati in particolar modo dalle famiglie delle parrocchie più piccole che, riscontrando alcune difficoltà nell’incontrarsi, hanno manifestato il desiderio di avere la possibilità di relazioni con altri nuclei familiari.

Da qui nasce l’iniziativa proposta per domenica 28 maggio, intitolata “Camminiamo con Maria”: una passeggiata in preghiera nel territorio della parrocchia di Castelleone, partendo dalla chiesa di Santa Maria in Bressanoro per arrivare al santuario della Beata Vergine della Misericordia.

Anche l’iniziativa del 2023 si lega all’Amoris Laetitia ma, mentre lo scorso anno l’incontro era stato scandito da riflessioni e approfondimenti sull’esortazione di papa Francesco, quest’anno si è privilegiato l’aspetto legato alla preghiera.

Il programma prevede, dopo l’accoglienza a Santa Maria in Bressanoro alle 16.30 di domenica 28 maggio, un breve momento di preghiera e poi la partenza di un pellegrinaggio scandito dalla recita del Rosario con cinque tappe, corrispondenti ai cinque misteri del Rosario, ma ispirati a episodi della vita di Maria come l’Annunciazione o le nozze di Cana. Ogni tappa prevede anche una breve riflessione sempre ispirata ad Amoris Laetitia.

All’arrivo al Santuario della Misericordia ci sarà la preghiera di affidamento a Maria da parte delle famiglie, cui seguirà un aperitivo conviviale.

Il percorso è di 2,5 km, strada asfaltata, sicura perché chiusa al traffico dei non residenti; è assicurato anche un servizio di navetta tra le due chiese.

In caso di pioggia il ritrovo sarà sotto i portici del Santuario della Misericordia.

Per ulteriori informazioni si può scrivere all’indirizzo mail fam.zona2.cr@gmail.com.

 

Locandina dell’iniziativa




Il card. Zuppi a Mosca. L’invito della CEI “ad accompagnare con la preghiera la visita”

Il 28 e 29 giugno, il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato della Santa Sede, compirà una visita a Mosca, quale inviato di Papa Francesco. Lo si legge in un comunicato della Santa Sede, in cui si precisa che “scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”.

In merito alla notizia della visita a Mosca del card. Zuppi, mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI, ha rinnovato “l’invito alle comunità ecclesiali e, in particolare, ai monasteri presenti sul territorio nazionale ad accompagnare con la preghiera la visita a Mosca che il Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, compirà quale Inviato di Papa Francesco nei giorni 28 e 29 giugno”. E ancora: “Auspichiamo che questa nuova iniziativa possa contribuire al raggiungimento di una giusta pace. Con le parole del Santo Padre ci rivolgiamo alla Vergine Maria: Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità. Regina della pace, ottieni al mondo la pace” (Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, 25 marzo 2022)“.

 




Ministranti, nel pomeriggio del 2 giugno l’incontro diocesano in Seminario

“Fate questo in memoria di me” è il tema scelto per l’incontro diocesano dei ministranti di quest’anno, in programma come consuetudine il 2 giugno presso il Seminario vescovile di Cremona. L’appuntamento, rivolto a tutti i chierichetti delle parrocchie della diocesi, come occasione di incontro, riflessione e preghiera insieme, è a partire alle 14.45.

Ogni gruppo è invitato a formalizzare l’iscrizione entro lunedì 29 maggio sulla pagina dedicata del sito della Federazione Oratori Cremonesi (https://www.focr.it/news/incontro-ministranti-2/). Quota di partecipazione per ogni partecipante di 2 euro da versare all’ingresso. Oguno dovrà portare la propria veste.

Locandina dell’evento

 

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Caravaggio diventa “Santuario regionale della Lombardia”

Il Santuario di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio (Bg), da sempre meta di pellegrinaggi di tutto il nord Italia (e non solo), ha un legame particolare con le Diocesi di Lombardia. Lo ha testimoniato chiaramente il significato assunto da questo luogo mariano della Diocesi di Cremona nel difficile periodo della pandemia. Ma lo evidenzia anche il fatto che proprio questo santuario sia stato scelto da molti anni come sede per le riunioni della Conferenza Episcopale Lombarda. Per questo si è deciso di riconoscerlo a tutti gli effetti come “Santuario regionale della Lombardia”.

L’ufficializzazione avverrà il prossimo 26 maggio, nella solennità di Santa Maria del Fonte, patrona della Diocesi di Cremona, in occasione nel 591° anniversario dell’Apparizione della Vergine a Giannetta. A presiedere la solenne Messa pontificale delle 10.30 in basilica sarà l’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini, insieme al vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, e agli altri Vescovi delle Diocesi lombarde. La celebrazione vedrà anche la presenza di una rappresentanza istituzionale di Regione Lombardia insieme a quella del territorio di Caravaggio.

«La nostra terra devota – afferma l’arcivescovo Mario Delpini – venera e prega Maria in ogni luogo, sui monti e nei boschi, nelle città e nei paesini. Il santuario di Caravaggio è il santuario facile da raggiungere, è facile trovare il parcheggio, si cammina in piano e anche se piove si può stare al riparo. È il santuario che non impone faticose salite o percorsi accidentati. È il santuario della povera gente che, come la giovane Giannetta, ha già il peso della vita da portare e forse non sopporterebbe che anche la devozione imponga pesi e sacrifici. La povera gente vorrebbe piuttosto trovare presso Maria, la Madre di Gesù e la Madre di tutti, un luogo per riposare, per piangere ed essere consolata». E aggiunge: «Lo riconosciamo santuario regionale perché sia per tutti un invito a trovare sollievo nella preghiera. Si trova, per così dire, al centro della Lombardia, dove si incrociano tre province e tre diocesi e i Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda si trovano abitualmente a Caravaggio, ospiti della casa di spiritualità, per le loro riunioni. Ci sono buone ragioni per questo riconoscimento. E c’è anche la speranza che il territorio che lo circonda continui ad essere ospitale, distensivo, non assediato da un traffico eccessivo, accogliente e cordiale per tutti».

«Nei suoi quasi seicento anni di vita – ricorda il vescovo di Cremona Antonio Napolioni – il santuario di Caravaggio si è guadagnato un affetto enorme da parte delle comunità di tutta la regione e dei loro vescovi. Pensiamo a momenti straordinari di festa di popolo come le visita di Papa Giovanni Paolo II o le celebrazioni presiedute dall’allora arcivescovo Montini. Anche noi, con la nostra generazione, non vogliamo venire meno a questa radicata gratitudine per Maria che qui ha portato una carezza di Dio alle nostre comunità». E continua: «La Chiesa di Cremona è fiera di questo progetto e, umilmente, si mette a servizio perché la comunione tra le Chiese lombarde possa crescere ancora. Mi auguro che a Caravaggio tutti si sentano sempre più “di casa” nella preghiera, nella ricerca di Dio e nella grazia del perdono: davvero il Santuario sia – come tutta la Chiesa del nostro tempo – un ospedale da campo accessibile a tutti».

A ricordare la dedicazione di S. Maria del Fonte come santuario regionale sarà la scritta incisa sull’obelisco e che d’ora in poi accoglierà i pellegrini all’ingresso principale.

 

Il programma del 26 maggio

Venerdì 26 maggio sarà l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, metropolita di Lombardia, a presiedere la solenne Messa pontificale del mattino. La processione d’ingresso, con i vescovi delle dieci Diocesi lombarde e gli altri sacerdoti, partirà alle 10.30 dal Centro di spiritualità del santuario. Da lì la discesa al Sacro Fonte per l’atto penitenziale e l’omaggio alla Vergine nel luogo dell’Apparizione alla giovane Giannetta. La Messa proseguirà quindi in basilica, concludendosi nella navata minore, davanti al gruppo statuario dell’Apparizione per l’invocazione alla Madre e la benedizione con annessa indulgenza plenaria.

Nel pomeriggio le celebrazioni si svolgeranno secondo il consueto programma del giorno anniversario dell’Apparizione. Dalle 14.30 in basilica vi sarà la recita continuata del Rosario, che accompagnerà sino alle 16.40 quando il vescovo Antonio Napolioni presiederà la Memoria dell’apparizione, segnata alle 17 dall’aspersione dei fedeli e dal canto del Vespro.

Come ormai consuetudine ogni 26 del mese alle 21 si svolge la  processione aux flambeaux con recita del Rosario lungo i portici del santuario. Venerdì 26 maggio, nel giorno dell’Apparizione, a guidare la preghiera sarà il vescovo di Cremona.

La Messa pontificale del mattino presieduta dall’arcivescovo Delpini e la Memoria dell’Apparizione del pomeriggio presieduta dal vescovo Napolioni saranno proposte in diretta tv su Cremona1 (in Lombardia sul canale 19 del digitale terrestre) e attraverso i canali web e social della Diocesi di Cremona e del Santuario di Caravaggio.




Museo Verticale del Torrazzo: inaugurata la nuova biglietteria e la sala degli orologi

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Simbolo e orgoglio di Cremona, il Torrazzo arricchisce ulteriormente l’esperienza per i turisti e la cittadinanza con la sua proposta culturale, portando i visitatori a vivere un itinerario che ruota attorno al tempo e ai suoi strumenti di misurazione. Nuovi tasselli si aggiungono a quando consolidato nel tempo, per un viaggio che porta fino a 112 metri dal suolo, salendo 502 gradini di pietra e che alla fine regala un panorama mozzafiato di tutta la città e delle campagne limitrofe. La presentazione ufficiale è stata nel pomeriggio di venerdì 23 giugno nel cortile ai piedi della torre. Un luogo, sino ad ora inaccessibile a chi veniva a visitare il Torrazzo, completamente rivalorizzato. E attraverso l’ingresso sul fondo del piazzale è possibile accedere al «camerone San Giuseppe», sede della nuova biglietteria inaugurata nell’occasione. Una stanza dal grande valore storico che prende il nome dall’altare dietro al quale è posta. Al suo interno, oltre alla zona riservata all’acquisto dei biglietti, troneggia l’antica armadiatura di legno che copre la lunga parete. Strumenti liturgici e oggetti appartenenti al Duomo sono conservati al suo interno, così come in passato fu per la grande croce della Cattedrale, ad oggi conservata ed esposta all’interno del Museo diocesano. Diventa questo il nuovo luogo di accoglienza del Torrazzo, uno spazio quattro volte più grande della biglietteria precedente, in cui trova spazio anche il bookshop.

Superato il camerone San Giuseppe si iniziano a percorrere le scale. Un vero e proprio viaggio nel tempo: il Museo verticale permette di approfondire il tema della misurazione del tempo attraverso le esposizioni nelle varie sale. La prima tappa è la sala in cui sono custoditi numerosi orologi da taschino: l’ultima novità della proposta museale. Orologi da taschino, alcuni dei quali donativi di pontefici, come Pio X e Pio XI, oppure del re d’Italia Vittorio Emanuele III o dello zar di Russia. Sono questi alcuni degli oggetti che arricchiscono la nuova sala del Museo verticale del Torrazzo, nel mezzanino sopra la vecchia biglietteria. Una collezione privata che la famiglia Dalè – il sacerdote don Marino e il padre Giuseppe (scomparso durante la pandemia) – ha deciso di rendere fruibile a tutti proprio in questo luogo dedicato al tempo e alla sua misurazione. Oggetti non sempre particolarmente antichi, ma sicuramente ricchi di fascino e di storia che potranno essere d’ora in poi ammirati da tutti coloro che saliranno il Torrazzo.

Superata la Bertazzola ricomincia la salita. Si arriva infatti alla sala del quadrante, che si trova esattamente sotto alla sala del meccanismo, all’interno della quale è possibile ammirare i numerosi e precisi ingranaggi che fanno funzionare il grande orologio astronomico. Proseguendo, la sala della misura del tempo custodisce vari strumenti per la misurazione dei cicli temporali. Al di sopra la sala dell’astronomia con il Pendolo di Foucault. Verso i piani più alti, dopo la cella campanaria, si può ammirare la terrazza con le indicazioni che in linea d’aria conducono nei vari paesi circostanti. L’ultimo passaggio porta direttamente alla terrazza panoramica, dalla quale è possibile ammirare tutta Cremona dall’alto e le sue campagne.

Un itinerario che presto si arricchirà ulteriormente, grazie al Gruppo astrofili cremonesi e al suo presidente Alessandro Maianti, con la realizzazione del planetario proprio alla base della torre, anche in questo caso grazie al contributo della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona.

Ad illustrare la ricca offerta del polo museale della Diocesi, grazie anche alle novità del Torrazzo, è stato don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali. Non è mancata la presentazione dei lavori da parte dell’architetto Fabio Bosio, alla presenza delle ditte che a diverso titolo sono state coinvolte nel progetto. L’inaugurazione, allietata dal giovane violinista Isaac Meinert, ha visto la partecipazione di numerosi invitati e autorità. Tra questi gli assessori comunali alla cultura Luca Burgazzi e al turismo Barbara Mafredini insieme alla conservatrice del Museo Civico Marina Volonté. Presente anche l’associazione Battistero con il presidente don Antonio Mascaretti, alcuni canonici del Capitolo della Cattedrale con il presidente del Capitolo mons. Ruggero Zucchelli, il rettore della Cattedrale mons. Attilio Cibolini e il parroco don Antonio Bandirali.

Grazie alla nuova biglietteria il Torrazzo ora è direttamente collegato alla Cattedrale, una caratteristiche che permetterà una maggiore fruizione dei tesori diocesani da parte dei turisti.

La benedizione del vescovo Antonio Napolioni ha quindi lasciato spazio alla visita dei nuovi locali: «benediciamo il creatore, benediciamo coloro che nei secoli hanno abitato questa terra fertile e l’hanno resa vivibile, feconda, hanno costruito questa città, ci hanno dato questi monumenti di bellezza e fede, che sfidano il tempo. Benediciamo coloro che li hanno custoditi nei secoli e la comunità cristiana che per fede e vanto sociale ha reso sempre più bella la chiesa del vescovo e del popolo di Dio».

 

 

 




Ex Manfredini, con la riqualificazione prende nuovo slancio il progetto “Cremona, città universitaria”

 

Con la riqualificazione della ex Caserma Manfredini e la nascita del nuovo campus del Politecnico prende nuovo slancio il progetto “Cremona, città universitaria”. I dettagli del progetto di rifunzionalizzazione della ex caserma di via Bissolati (che si concluderà a fine 2024) è stato presentato nella mattina di venerdì 5 maggio in Finarvedi, a Cremona. Presenti tutte le massime autorità del territorio insieme agli enti coinvolti nell’ambizioso progetto fortemente voluto dal cavalier Arvedi e che garantirà al Politecnico la sede di un nuovo campus in città con 35 aule didattiche, un’aula magna da 300 posti, laboratori, una biblioteca, una mensa da 300 coperti oltre a circa 9mila metri quadrati di verde a disposizione degli studenti. Nell’ex chiostro, inoltre, troverà sede lo studentato, in grado di ospitare circa 180 ragazzi e una palestra.

«Colpiti dalla testimonianza di entusiasmo e passione per il futuro della nostra città che ci viene offerta dal cavalier Giovanni Arvedi e dalla sua Fondazione, anche noi, come Diocesi cogliamo la sfida di dialogo tra le generazioni e di capacità formativa che con questo nuovo progetto viene lanciata alla comunità civile ed ecclesiale di Cremona – ha commentato il vescovo Antonio Napolioni, presente all’incontro in Finarvedi –. È un impegno per cui ci siamo già attivati in questi anni con la Pastorale universitaria e gli altri Uffici diocesani, offrendo servizi alla crescente comunità universitaria che vive dentro e con la nostra città. È un impegno che con convinzione intendiamo proseguire, insieme a tutte le realtà sul territorio che con fiducia offrono ai nostri giovani spazi e occasioni per essere protagonisti di una società più giusta e pronta ad affrontare le grandi questioni del nostro tempo».

Il futuro di Cremona passa attraverso un rapporto sempre più intenso e proficuo con le Università e tra le Università presenti sul territorio. È stato questo il filo conduttore dell’incontro in Finarvedi, alla presenza naturalmente del cavalier Giovanni Arvedi e del magnifico rettore del Politecnico Donatella Sciuto. Al tavolo, insieme alle autorità locali, tutti i sottoscrittori del protocollo d’intesa siglato nell’agosto dello scorso anno e cioè: l’Agenzia del Demanio (proprietaria dell’ex caserma Manfredini), il Ministero dell’Interno, il Politecnico con la sua Fondazione, il Comune di Cremona, la Provincia di Cremona e la Fondazione Arvedi Buschini (che sosterrà i costi della rifunzionalizzazione del comparto). A sottolineare la volontà di collaborazione tra le Università la presenza all’incontro anche del prorettore dell’Università Cattolica Giovanni Marseguerra.

«Con l’avvio del lavori nella ex caserma Manfredini – ha dichiarato il cav. Giovanni Arvedi – si porta a compimento un altro tassello fondamentale del progetto “Cremona, città universitaria”. Dopo il restauro di Santa Monica, con la qualificata presenza della Università Cattolica, siamo ora tutti insieme impegnati a dare al Politecnico di Milano una sede all’altezza dei tempi e del suo prestigio. I due Campus saranno così a breve distanza uno dall’altro generando la possibilità di ulteriori collaborazioni tra atenei e favorendo la rivitalizzazione di un comparto significativo del centro storico cittadino».

Il protocollo d’intesa, oltre a puntare sulla trasformazione in polo universitario della ex caserma Manfredini, consentirà di realizzare la nuova Questura e la caserma della Polizia Stradale nella attuale sede del Politecnico di via Sesto con il successivo trasferimento dei Carabinieri dalla caserma di viale Trento Trieste a quella di via Massarotti oggi utilizzata dalla Polstrada. In questo modo le sedi di Questura, Polstrada e Carabinieri saranno ospitate in immobili di proprietà dello Stato, risparmiando così i costi degli affitti passivi. Una grande trasformazione urbana destinata a portare significativi vantaggi alla Comunità locale.

Durante l’incontro è stato fatto il focus sul cantiere del nuovo Campus universitario che riguarda un’area di circa 30 mila metri quadrati e che, una volta terminato (fine 2024), sarà dotato di circa 35 aule didattiche, un’aula magna da 300 posti, laboratori, una biblioteca, una mensa da 300 coperti oltre a circa 9.000 metri quadrati di verde a disposizione degli studenti. Nell’ex Chiostro troverà sede lo studentato in grado di ospitare circa 180 ragazzi e una palestra da 250 mg.

«Il Politecnico di Milano – ha commentato Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano – rafforza il rapporto con il territorio in un modello di collaborazione allargata con le Imprese, le amministrazioni locali e le università che trovano sede a Cremona. Soggetti che intendono lavorare all’unisono per aumentare l’attrattività di una città con una lunga tradizione, che ha radici profonde, ma che non rinuncia al futuro. Sappiamo infatti quanto sia importante rafforzare i servizi, la proposta formativa e le attività di ricerca capaci di stimolare e accrescere la presenza dei migliori studenti e ricercatori in contesto fatto di eccellenze locali, sempre più caratterizzato dal confronto multidisciplinare e dallo scambio di competenze».

«L’impegno per le Università – ha dichiarato il sindaco Galimberti, che al termine della mattinata ha incontrato la stampa – è strategico! Significa giovani, famiglie giovani e nuovi cittadini, imprese, ricerca e sviluppo, occupazione, promozione e attrattività della città. Per la nuova sede del Politecnico e del nuovo studentato ancora una volta un grazie enorme alla straordinaria Fondazione Arvedi-Buschini per la generosissima lungimiranza. Grazie al Politecnico per l’impegno e gli investimenti. Grazie a tutti gli enti che lavorano in questa impresa, Il progetto si completa con la nuova ed efficiente collocazione della Questura, della Polizia stradale e dei Carabinieri. Quanti luoghi in questi anni sono stati rigenerati a Cremona e quanti lo saranno nei prossimi. II Comune, con il vicesindaco Virgilio, con l’assessore Ruggeri, con tutta la giunta e i tecnici insieme, sulle Università in particolare e sui percorsi di cambiamento, continua a mettere in campo un impegno fortissimo, economico, di idee, progetti, coordinamento, valorizzazione delle risorse private. E continuerà a farlo con passione e competenza».

«La realizzazione operativa del progetto presso l’ex caserma Manfredini – ha precisato il Presidente della Provincia di Cremona Mirko Signoroni – rende Cremona e il suo territorio sempre più distretto universitario d’eccellenza e ancor più attrattivo per i giovani. Un traguardo importante e fondamentale per lo sviluppo della nostra comunità grazie alla Fondazione Arvedi Buschini ed alla collaborazione che abbiamo con Prefettura, Comune di Cremona, Politecnico di Milano e la sua Fondazione, l’Agenzia del Demanio. Dapprima la riqualificazione e la nascita del Campus a Santa Monica con l’Università Cattolica del sacro Cuore, ora in questa nuova area con il Politecnico di Milano, per dare un nuovo futuro e nuove opportunità ai nostri giovani ed accrescendo non solo l’offerta formativa, ma anche nuovi progetti innovativi al servizio della provincia e delle imprese. Un complesso intervento che darà quindi la possibilità di poter dare vita alla nuova cittadella della sicurezza, riutilizzando spazi e rendendoli più funzionali alle diverse esigenze delle Forze dell’ordine».

«Come rappresentante dello Stato sul Territorio – ha detto il prefetto di Cremona Corrado Conforto Galli – non posso che esprimere grande soddisfazione per questa iniziativa che riveste un indubbio valore sociale perché ha saputo conciliare i diversi interessi pubblici in gioco, quanto mai coincidenti in quest’occasione. È un’iniziativa di grande respiro sotto il profilo dello sviluppo territoriale, in quanto è riuscita a valorizzare beni altrimenti poco utilizzati, rispondendo contestualmente all’esigenza di ampliamento dell’offerta formativa; inoltre, garantisce una visione più complessiva delle esigenze della città e rende anche più funzionale l’attività delle articolazioni delle Forze di polizia, con un indubbio, positivo contenimento delle spese pubbliche legate ai canoni da locazione passiva. Ringrazio tutti gli Enti coinvolti per l’impegno profuso e per la grande collaborazione che si è registrata, nella fattispecie, tra istituzioni, ma anche tra istituzioni e privato. Questa è un’iniziativa che ha in sé una visione strategica di sviluppo territoriale e di questo non posso che esprimere un grato riconoscimento al Cavalier Arvedi, alla Fondazione Arvedi Buschini per come, ancora una volta, abbia saputo declinare concretamente, grazie al suo determinante contributo, questa visione. Come Autorità provinciale di pubblica sicurezza sottolineo poi con soddisfazione che questa operazione, grazie all’intervento dell’Agenzia del Demanio, consentirà un più efficace accorpamento delle articolazioni periferiche della Polizia di Stato in città, rendendo anche più funzionale la loro attività operativa, senza dimenticare che, con la definizione di questa operazione, si determinano anche i presupposti per soddisfare anche le esigenze future del Comando provinciale dei Carabinieri. Un grazie di cuore al cavalier Arvedi per questa ennesima dimostrazione di amore per questa città, che consentirà di ampliare l’offerta formativa in un contesto di eccellenza, di assoluta qualità sia architettonica che funzionale, che avrà sicuramente il pregio di trattenere i nostri giovani, ma anche di fungere quale polo di attrazione, con tutti gli indubbi benefici che si registreranno per il territorio».

«L’Agenzia del Demanio – ha dichiarato Alessandra Dal Verme, direttore generale dell’Agenzia del Demanio – ha avviato un grande processo di trasformazione alla luce del mutato contesto. Gli obiettivi di digitalizzazione, sostenibilità e innovazione si coniugano, quindi, con una nuova visione di valorizzazione dell’immobile pubblico, che diventa strumento di rigenerazione dei territori. L’ottica è la centralità dell’utenza: fabbisogni di logistica delle PA ed esigenze dei cittadini. In questo contesto, le Università rivestono un ruolo determinate per lo sviluppo dei territori, portano crescita del capitale umano, cultura, innovazione, sono motori di sviluppo. Obiettivo del PNRR è agevolare al massimo la realizzazione di residenze universitarie. Siamo molto contenti di essere parte di questo bell’intervento per il Polo universitario di Cremona, fondato su un’unità di intenti tra la Prefettura, la Provincia e il Comune di Cremona, il Politecnico di Milano e la sua Fondazione, la Fondazione Arvedi e l’Agenzia del Demanio. Lo scopo è rigenerare, sviluppare, razionalizzare, valorizzando immobili pubblici».




Comunicazione: c’è uno stile per «parlare con il cuore»

 

Una questione di cuore. Sembra essere questo il tema della riflessione al centro della 57ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

«Dopo aver riflettuto, negli anni scorsi, sui verbi “andare e vedere” e “ascoltare” come condizione per una buona comunicazione ‒ ha ricordato il Papa Francesco ‒ vorrei soffermarmi sul “parlare con il cuore”». È dunque questo il titolo scelto per la Giornata, seguito dalla citazione di San Paolo agli Efesini: «Secondo verità nella carità».

«Credo sia proprio questo il senso della comunicazione cristiana ‒ ha sottolineato Riccardo Mancabelli, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Cremona, nella nuova puntata di “Chiesa di casa” ‒ che si basa innanzitutto su queste due dinamiche: verità e carità, cioè cura della realtà e dell’altro».

Attenzioni che si declinano in molti modi differenti, quando si parla di comunicazione. Secondo Eugenio Clerici, direttore del bollettino parrocchiale di Castelleone, «vivere la carità significa riuscire a tenere insieme il tessuto ecclesiale con quello dell’intera comunità civile. Solo così si può parlare a tutti gli effetti di Chiesa».

Il legame con il territorio, d’altra parte, è sempre fondamentale per una buona comunicazione. «Essa infatti è efficace ‒ per Riccardo Mancabelli ‒ solo se è capace di ridurre le distanze per creare un contatto vero e autentico con coloro che vivono la comunità in prima persona».

Un compito non facile, soprattutto nella realtà dei più giovani, spesso abitata da social e intelligenza artificiale. «Far sentire i ragazzi parte del processo comunicativo per noi è molto importante ‒ ha chiosato Clerici ‒ perché ci pare l’unico modo per renderli protagonisti consapevoli del mondo in cui vivono».

Dunque se è vero, come sottolineato da Papa Francesco, che la comunicazione è una questione di cuore, «il nostro impegno è innanzitutto quello di formare ed educare a comunicare bene ‒ ha concluso Mancabelli ‒ impegnandoci per essere sempre più capaci di costruire e coltivare relazioni belle con la comunità che abitiamo».

Dopo aver visto e ascoltato, allora, «Parlare col cuore», il titolo della Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali 2023, non è un semplice slogan da affiggere sulle bacheche delle chiese. Si tratta innanzitutto di una missione, un invito rivolto a ogni cristiano, che diventa quindi chiamato a portare avanti, nel quotidiano, uno stile comunicativo colmo di verità e carità.




Sabato sera alle 20.30 in Cattedrale l’ordinazione di quattro presbiteri

Quattro nuovi sacerdoti per la Chiesa cremonese: sono don Andrea Bani (26 anni di Agnadello), Claudio Mario Bressani (40 anni di Caravaggio), Alex Malfasi (29 anni di Castelleone) e Jacopo Mariotti (25enne di Cremona, della parrocchia di Cristo Re). Nella serata di sabato 10 giugno, alle 20.30 nella Cattedrale di Cremona, saranno ordinati presbiteri dal vescovo Antonio Napolioni, che li aveva ordinati diaconi lo scorso 18 settembre al Santuario di Caravaggio in occasione del pellegrinaggio diocesano di inizio anno pastorale e che ha già reso noto le loro destinazioni come vicari parrocchiali in quattro unità pastorali della diocesi: don Bani a Viadana, don Bressani a Sabbioneta, don Malfasi a Castelverde e don Mariotti a Cassano d’Adda.

I futuri sacerdoti saranno accompagnati dai rispettivi parroci in una Cattedrale che vedrà stringersi attorno alle famiglie anche le comunità d’origine e quelle che i quattro diaconi hanno incontrato negli anni di formazione in Seminario. Come sempre attesi numerosi concelebranti, e tra loro anche diversi vescovi: oltre all’emerito di Cremona Dante Lafranconi, saranno presenti anche i vescovi di origine cremonese Enrico Trevisi (a lungo rettore del Seminario e poi parroco proprio di Cristo Re, la parrocchia di don Mariotti, sino all’ingresso come vescovo di Trieste nei mesi scorsi) e Gian Carlo Perego (l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio è originario di Agnadello come don Bani), insieme anche all’amministratore apostolico di Lugano Alain de Raemy (legato a don Bressani).

Dopo la liturgia della Parola, i quattro diaconi saranno interrogati circa gli impegni da assumere come sacerdoti. Poi il canto delle litanie dei santi mentre i quattro giovani si prostreranno a terra. Subito dopo il momento più solenne: l’imposizione delle mani, gesto che sarà compiuto dal vescovo Napolioni, dagli altri vescovi presenti e poi da tutti i sacerdoti. Infine i riti esplicativi: la vestizione con la casula, l’unzione con l’olio del Crisma e la consegna del pane e del vino.

La Messa di ordinazione sarà trasmessa in diretta sui canali web e social della Diocesi di Cremona e in tv su Cremona1 (canale 19) proprio dopo uno speciale del notiziario settimanale Giorno del Signore (per l’occasione anticipato alle ore 20) che darà spazio a una lunga intervista ai quattro giovani.

Domenica 11 giugno, nelle rispettive parrocchie d’origine, i quattro sacerdoti novelli celebreranno le loro Prime Messe: alle 10.30 nella parrocchiale di Caravaggio don Claudio Mario Bressani, alle 11 nella chiesa di Castelleone don Alex Malfasi, alle 17.30 nella chiesa di Cristo Re a Cremona don Jacopo Mariotti e alle 18 ad Agnadello don Andrea Bani.

 

Profilo dei futuri sacerdoti

Don Andrea Bani, classe 1997, è originario della parrocchia “S. Vittore martire” in Agnadello (Cr). Fin da bambino ha frequentato l’oratorio, impegnandosi successivamente come animatore, educatore e catechista. Fondamentali sono state per lui le esperienze svolte in oratorio come educatore ai campi estivi, come barelliere a Lourdes con l’Unitalsi e i ritiri spirituali vissuti insieme ai coetanei della parrocchia. Inoltre, la vicinanza e la gioiosa testimonianza dei parroci e dei vicari conosciuti durante l’adolescenza ha fatto scorgere e maturare il desiderio di mettersi a servizio della Chiesa nel ministero presbiterale. Il suo ingresso in Seminario nel 2016 dopo il diploma all’istituto tecnico commerciale “Luca Pacioli” di Crema. Durante gli anni della formazione ha svolto il proprio servizio pastorale nell’unità pastorale di Pizzighettone, a Mozzanica e a Cavatigozzi. Quest’anno ha svolto il ministero diaconale nell’unità pastorale di Piadena. Inizierà il proprio ministero come vicario nell’unità pastorale “Città di Viadana” formata dalle parrocchie di Buzzoletto e Viadana (“S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Pietro apostolo” e “Ss. Martino e Nicola”).

Don Claudio Mario Bressani, classe 1983, è originario della parrocchia “Ss. Fermo e Rustico martiri” in Caravaggio. Dopo il diploma in Chimica industriale, ha iniziato un’esperienza lavorativa che lo ha portato ad aprire nel 2013 una propria azienda. Da sempre impegnato in vari ambiti parrocchiali, soprattutto quello liturgico, nel 2013 ha iniziato a frequentare un corso triennale di Liturgia per la pastorale, organizzato dalla Diocesi di Roma presso il Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo. La scelta di entrare in Seminario è maturata con il tempo nella collaborazione con i preti della parrocchia e attraverso l’incontro decisivo con una persona che lo ha messo “spalle al muro” durante un corso di esercizi spirituali in un momento personale di difficoltà. Nella preghiera e nel dialogo con il Signore, guidato nella riflessione e da una guida gesuita, si è aperto alla possibilità di trovare la pienezza di vita nel dono di sé per Cristo e la sua Chiesa. Entrato in Seminario nel settembre 2016, in questi anni ha prestato servizio nell’unità Pastorale di Pozzaglio, Casalsigone, Castelnuovo Gherardi, Olmeneta e Corte de’ Frati; quindi ad Antegnate collaborando per l’erigenda unità pastorale con Covo, Barbata-Isso e Fontanella; e poi a Cremona nell’unità pastorale Sant’Omobono formata dalle parrocchie della Cattedrale, S. Imerio e San Pietro al Po. Ha svolto il ministero diaconale nelle parrocchie di Cassano d’Adda. Inizierà il proprio ministero come vicario nell’unità pastorale “Maria Madre della Chiesa”, formata dalle parrocchie di Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra e Villa Pasquali.

 

Don Alex Malfasi, classe 1994, è originario della parrocchia “Ss. Filippo e Giacomo apostoli” in Castelleone. La sua vocazione è nata essenzialmente grazie alle esperienze vissute in oratorio. Dopo una prima intuizione avuta nell’ambito di una confessione durante un campo estivo, hA iniziato un percorso di discernimento grazie ai preti della parrocchia. Due sono stati in particolare gli elementi che gli hanno permesso di comprendere la proposta del Signore per la propria vita: le ricche esperienze di comunità e di vita ecclesiale e le occasioni di ritiro spirituale e preghiera periodicamente proposte nell’ambito della vita oratoriana. Così, dopo aver frequentato il liceo linguistico “W. Shakespeare” di Crema e aver ultimato gli esami del corso di Scienze psicologiche presso l’Università degli studi di Bergamo, ha iniziato il percorso di formazione presso il Seminario Vescovile di Cremona. Durante l’anno di Propedeutica ha scritto e discusso l’elaborato conclusivo del corso universitario. Nel tempo del Seminario ha prestato servizio nelle parrocchie di Viadana e Calcio. Ha svolto il ministero diaconale nell’unità pastorale “don Primo Mazzolari” di Cremona, formata dalle parrocchie di Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro, collaborando anche con l’équipe diocesana di pastorale vocazionale, occupandosi in particolar modo delle iniziative per i giovani (18-35 anni), e aiutando il cappellano della casa di cura “Figlie di San Camillo” di Cremona per la visita ai degenti. Inizierà il proprio ministero come vicario nell’unità pastorale “Madonna della Speranza” formata dalle parrocchie di Castelverde, Castelnuovo del Zappa, Costa Sant’Abramo, Marzalengo e San Martino in Beliseto.

 

Don Jacopo Mariotti, classe 1998, è originario della parrocchia “Cristo Re” in Cremona. Proprio nella comunità del quartiere Po di Cremona ha mosso i primi passi, frequentando il catechismo e l’oratorio, sviluppando fin da giovanissimo un interesse e una passione per quello che riguarda la vita della comunità. Oltre alle attività di catechesi, ha vissuto con intensità il proprio servizio come giovane educatore del Grest e delle attività estive e impegnandosi come aiuto catechista. Tra le esperienze più significative quella di chierichetto: è con il servizio all’altare, infatti, che si è acceso in lui quel forte desiderio di offrirsi tutto al Signore e ai fratelli. Cominciando dunque a frequentare la Messa feriale e la preghiera del Vespro in parrocchia, ha iniziato un profondo cammino di discernimento insieme ai suoi sacerdoti che, passo dopo passo, lo hanno indirizzato all’ingresso in Seminario. Non essendoci tale possibilità a Cremona prima del termine delle scuole superiori, ha deciso di entrare nel Seminario Minore di Bergamo con la prospettiva poi di rientrare in diocesi per proseguire gli studi teologici. Dopo la maturità presso il liceo delle Scienze umane, l’ingresso dunque nel Seminario vescovile di Cremona. Negli anni di formazione ha svolto il proprio servizio pastorale presso le parrocchie di Castelverde e Caravaggio. Ha svolto il ministero diaconale nell’unità pastorale di Pomponesco. Inizierà il proprio ministero come vicario a Cassano d’Adda per le parrocchie “Annunciazione”, “Cristo Risorto”, “S. Maria Immacolata e S. Zeno” e “S. Pietro apostolo”.

 

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8xmille alla Chiesa cattolica: ogni anno le firme dei contribuenti diventano migliaia di opere

“Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia”. Questo il claim della nuova campagna di comunicazione 8xmille della Conferenza Episcopale Italiana, che mette in relazione il valore di ogni firma con la realizzazione di migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. La campagna prende le mosse dalla vita quotidiana degli italiani e arriva fino alle opere della Chiesa, attraverso la cifra semantica dei “gesti d’amore”: piccoli o grandi atti di altruismo che capita di fare nella vita e che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie. Ne parliamo con Massimo Monzio Compagnoni, di Cassano d’Adda (provincia di Milano ma diocesi di Cremona), che da alcuni anni ricopre l’incarico di responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.

La nuova campagna di comunicazione dell’8xmille alla Chiesa cattolica è alle porte. Quest’anno la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di rinnovare la comunicazione. Perché? Ci può spiegare il messaggio al centro dei nuovi spot?

«Il messaggio punta ad essere immediato e intuitivo. Aiutare una persona a rialzarsi da terra, accogliere in casa un amico che arriva all’improvviso, rimboccare la coperta di una persona che dorme o condividere un ombrello sotto la pioggia, solo per fare alcuni esempi. Gli spot scommettono su gesti quotidiani e alla portata di tutti. Gesti che ci fanno stare bene, quando li facciamo. Gesti che tante altre persone possono ripetere, amplificati per migliaia e migliaia di volte grazie alle firme dei contribuenti che scelgono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica. Abbiamo avvertito l’esigenza (e così vengo al “perché” di questo cambiamento) di comunicare la bellezza che c’è nel prendersi cura degli altri e quanto ogni singola firma possa moltiplicare esponenzialmente questa bellezza».

La campagna mette in luce la sensazione di benessere che si prova quando si fa un gesto d’amore così come fa la Chiesa in uscita, ogni giorno, con interventi che sul territorio sostengono e aiutano chi ne ha più bisogno. Sono questi i valori del Vangelo su cui avete voluto scommettere?

«Certamente. Il Vangelo non cambia, da duemila anni, e le opere di misericordia, corporale e spirituale, sono sempre quelle. Con questa campagna vorremmo cercare di declinarle maggiormente a misura della nostra quotidianità attuale, ricordando a chi vedrà gli spot che l’impegno della Chiesa in uscita verso le necessità degli ultimi non si ferma. Così è stato negli ultimi trent’anni, da quando è in vigore il sistema dell’8xmille, e così è ancora oggi. Solo che le firme di ciascuno di noi diventano sempre più preziose e fondamentali».

Non solo Italia ma anche il resto del mondo. Dopo gli anni difficili della pandemia la campagna, quest’anno, vola all’estero per documentare come a Tosamaganga, in Tanzania, con il supporto delle firme la speranza sia giunta in aula e in corsia. Quanto è importante far conoscere ai contribuenti l’aiuto alle popolazioni più fragili del pianeta?

«Lo è almeno quanto non lo sia far conoscere quello che facciamo per le strade delle nostre città, a servizio dei nuovi poveri, italiani o immigrati. Papa Francesco ci ha ricordato più volte che non viviamo solo in “un’epoca di cambiamenti”, ma stiamo attraversando un vero e proprio “cambiamento d’epoca”. Ci troviamo di fronte scenari complessi e problemi talmente grandi che richiedono risposte diversificate e non populistiche. Da sempre tra i progetti che noi finanziamo ci sono opere che mirano a raggiungere le popolazioni più provate e abbandonate del pianeta, per far crescere – lì dove queste persone sono – competenze e professionalità adeguate. L’ospedale di Tosamaganga, in cui abbiamo girato uno degli spot, ne è una testimonianza esemplare, proprio per come sono prese per mano e aiutate a crescere le giovani leve tanzaniane. Ciò non vuol dire che si possa trascurare il soccorso a chi comunque ha cercato una vita dignitosa e vivibile raggiungendo il nostro Paese in qualche modo. C’è lo spot di Tosamaganga ma c’è anche quello dell’accoglienza dei migranti a Roccella Ionica».

E poi ci sono le migliaia di progetti che ogni anno si realizzano anche nelle nostre città: mense, doposcuola, empori solidali, centri di ascolto e case di accoglienza. Per quale ragione sostenete che le firme dei contribuenti per la Chiesa cattolica generino un “plus-valore” rispetto alla somma che ricevete dai fondi dell’8xmille?

«Innanzitutto, c’è un aspetto intuitivo che è sotto gli occhi di tutti: i progetti finanziati con questi fondi si avvalgono, nella stragrande maggioranza dei casi, del contributo fondamentale di migliaia di volontari. Sono donne e uomini generosi che mettono a disposizione gratuitamente tempo, conoscenze e cuore e il loro apporto amplifica a dismisura i benefici di tutto quello che grazie ai fondi viene progettato, realizzato e scrupolosamente rendicontato. L’8xmille è un vero e proprio moltiplicatore di risorse e servizi sul territorio, un sostegno concreto per i più fragili e un volano per la promozione di percorsi lavorativi (basti pensare alle opportunità lavorative derivanti da tanti progetti come gli orti sociali, le mense Caritas, i doposcuola per i bambini a rischio devianza, la manodopera specializzata per il restauro delle chiese). Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato credo che ci sarebbe un vuoto enorme».

La campagna rappresenta un viaggio tra le opere realizzate e illustra, anche attraverso le testimonianze dei protagonisti, storie di speranza, di misericordia e di riscatto sociale. Quali scelte comunicative hanno caratterizzato il vostro racconto?

«Dopo un lungo periodo in cui gli spot dell’8xmille sono stati caratterizzati da uno stile molto riconoscibile e da alcune scelte di fondo, abbiamo deciso di innovare senza uscire dal solco di una tradizione comunque valida e consolidata. Abbiamo cercato di rendere la comunicazione più immediata e diretta, senza però abbandonare la cura quasi “cinematografica” della fotografia e del prodotto finito. Abbiamo continuato a raccontare le opere 8xmille senza far nessun uso di attori, perché i protagonisti degli spot sono operatori, volontari e fruitori delle opere che raccontiamo. D’altro canto, inevitabilmente, per la parte degli spot in cui si esemplificano dei gesti d’amore della nostra quotidianità non poteva che essere realizzata col contributo di alcuni attori. I racconti più dettagliati delle singole opere, però, che troverete nel sito 8xmille.it, sono fatti esclusivamente dai protagonisti stessi».

La comunicazione ormai non può prescindere da un uso quotidiano dei social. L’8xmille è molto presente sul web. Quali novità presenta questa campagna?

«Anche in questo campo abbiamo cercato di accogliere l’invito ad essere Chiesa in uscita, che si impegna a raggiungere i propri interlocutori lì dove essi sono. Quindi non potevamo non rilanciare tutti questi messaggi anche lì dove ormai le persone trascorrono più tempo e intessono relazioni: i social, come lei ricordava. Siamo su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube. Al di là di qualsiasi scelta strategica, comunque, mi permetta di sottolineare che la cosa più importante rimane la consapevolezza delle nostre comunità e il loro supporto. L’8xmille fornisce carburante ad una macchina della carità immensa. Ogni comunità e ogni singolo cristiano devono sentirsene responsabili e devono offrire il proprio contributo perché le persone firmino e facciano firmare, mettendo a frutto le potenzialità di uno strumento di democrazia fiscale davvero straordinario».