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L’augurio speciale del Vescovo a Cremona Solidale: «Qui ogni giorno, il vostro “sì” alla vita»

Un cenno con la testa, un sorriso e un saluto carico di trasporto, come il racconto dei tempi passati che ancora vive indelebile nei ricordi nonostante i tanti anni passati. Questa l’accoglienza che gli anziani ospiti di Cremona Solidale hanno riservato al vescovo Antonio Napolioni, che nel pomeriggio di venerdì 8 aprile ha celebrato la Santa Messa presso le strutture dell’RSA cremonese, per poi dedicarsi con parole e gesti alla visita dell’intera struttura, per incontrare anche quelli che per una grave situazione di indigenza non sono stati in grado di lasciare i propri letti o il proprio reparto, portando la sua benedizione. Ad ascoltare le parole del Vescovo, oltre ai residenti della rsa, il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti insieme all’assessore Assessore alle Politiche Sociali e della Fragilità Rosita Viola, la direttrice di Cremona Solidale Alessandra Bruschi e la collega Simona Gentile, direttrice sanitaria.

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«Il Signore è onesto, sa che l’angoscia esiste, l’ha provata anche lui, non solo sulla croce ma abbiamo sentito che più volte hanno cercato di fargli la pelle, – ha sottolineato il Vescovo durante l’omelia – e non semplicemente voleva fuggire, ma voleva andare a compiere la sua missione secondo il disegno del Padre pur di salvarci tutti. In mezzo al male si nasconde il bene, in mezzo alla violenza passa il Figlio di Dio, passano i figli di Dio» e continua affermando che «pensare che la guerra se la stanno facendo fratelli cristiani rende ancor più doloroso tutto questo, ma ci chiede ancor più di pregare perché un sussulto di coscienza, nei grandi e nei piccoli, in chi decide e in chi ubbidisce, in chi guarda da lontano e in chi soffre sotto le bombe renda possibile un no alla guerra ed un sì alla vita, quel sì alla vita che qui, giorno dopo giorno, anche noi troviamo nelle piccole cose».

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Il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, che insieme al Vescovo ha salutato i residenti prestando grande attenzione alle loro parole, ha sottolineato che «gli anziani sono persone straordinarie, un grande dono per tutta la città, e noi da loro possiamo imparare tanto, ringraziandoli per tutto quello che han fatto, insieme a chi gli sta vicino come i familiari, gli operatori sanitari, i medici e gli infermieri».

Affacciati ai balconi dei reparti gli anziani accompagnati fuori dalle loro stanze dagli operatori sanitari della rsa, hanno salutato al termine della giornata il vescovo Antonio, che con qualche parola, un complimento e una battuta ha saputo arrivare al cuore di tutti, come hanno tenuto a evidenziare la direttrice Alessandra Bruschi insieme alla direttrice sanitaria Simona Gentile: «Il vescovo è arrivato per i nostri ospiti, ed è stato molto bello vedere come l’hanno accolto, il suo speciale augurio di buona Pasqua, insieme a quello del sindaco ha fatto un gran piacere a tutti loro, ma anche a noi operatori e alle loro famiglie».

 




Madanna della Fiducia, a Isola Pescaroli una domenica di festa con la benedizione delle acque

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Lungo le rive del Grande Fiume, presso il piccolo paese di Isola Pescaroli (San Daniele Po), domenica 8 maggio si è tenuta la festa della Madonna della Fiducia, presso l’omonimo santuario. Una giornata all’insegna della storia e della tradizione che ha saputo far rivivere anche oggi lo spirito di un’antica devozione, attirando persone anche dai paesi limitrofi per questa giornata caratterizzata dalla scenografica discesa sul fiume dell’immagine di Maria, celebrazione che da ormai due anni non si era potuta svolgere per il Covid19.

A raccontare la storia del santuario è don Roberto Musa, parroco di San Daniele Po e cappellano del carcere di Cremona, spiegando che «la volontà di erigere il Santuario nasce dalla devozione di don Martino Aletti per la Madonna della Fiducia, nata durante gli anni del seminario a Roma e rafforzata ulteriormente dopo il miracolo del 1951, anno nel quale ci fu una grandissima e rovinosa alluvione che colpì tutti i paesi vicini, risparmiando però isola Pescaroli. L’anno seguente ci fu l’inaugurazione del santuario, eretto dalle spoglie della precedente chiesa di San Biagio in onore della Madonna della Fiducia, proclamata di conseguenza Regina del Po dall’arcivescovo Giovanni Cazzani. E fu Papa Pio XII a benedirne le corone l’8 maggio 1952».

Nel santuario della Madonna della Fiducia don Roberto Musa ha celebrato la Messa davanti ai fedeli, al sindaco di San Daniele Po Davide Persico, al vicesindaco Francesca Guarreschi e ai volontari della protezione civile, il tutto sotto lo sguardo attento e devoto di tre membri dell’ordine dei Cavalieri templari cattolici d’Italia che hanno prestato servizio per l’occasione.

In seguito, con in sottofondo la musica del Corpo bandistico Pizzighettonese, la protezione civile ha portato l’immagine della Madonna, scortata dai templari, in processione per le vie del paese, fino a raggiungere le rive del fiume, luogo nel quale, l’immagine sacra è stata posta sulla barca, accompagnata dal sindaco e da don Musa che, in mezzo al fiume, ha benedetto le acque affinché possano rimanere calme e tranquille. Quindi è stato gettato in acqua un mazzo di fiori, nel ricordo di tutti coloro che a causa degli infidi flutti sono stati portati via prematuramente.

Sempre accompagnata dalla musica della banda, l’immagine della Madonna della Fiducia ha fatto ritorno sulla terra ferma, per poi essere nuovamente accompagnata nel suo santuario, dal quale ogni giorno veglia sugli abitanti del paese e di tutti quelli che vivono lungo le rive del fiume Po.

 

Nella puntata del Giorno del Signore in onda il 14 e 15 maggio il servizio con le suggestive immagini della giornata di festa a Isola Pescaroli, la processione e la benedizione delle acque

 




Sanità nel post-Covid tra crisi di valori e fuga dei medici

«Il disagio morale degli operatori sanitari è ormai un dato di fatto, molti medici giovani sono pentiti delle scelte prese e alcuni colleghi del pronto soccorso vogliono abbandonare l’area d’urgenza. La pandemia ha segnato profondamente la nostra amata professione, molti se ne sono già andati, viene quindi spontaneo chiedersi come sarebbe possibile mantenere standard qualitativi alti in questa situazione». A tracciare il quadro è la la dottoressa Rosalia Dellanoce, presidente dell’Associazione medici cattolici italiani di Cremona in occasione del convegno «Chi si prende cura di chi cura?» promosso ieri mattina in collaborazione con l’Ordine dei medici presso la nuova sede presso il polo tecnologico cittadino. E in questo panorama gli operatori cattolici sono ancora più in difficoltà, «poiché alcune scelte obbligate – evidenzia la Dellanoce – esulano dalla morale che un cristiano vuole seguire».

L’appuntamento formativo ha visto intervenire professionisti del mondo sanitario cremonese che hanno vissuto e continuano a vivere a pieno carico la pandemia e i suoi lasciti, fra i quali il lo spichiatra Franco Spinogatti e la psicologa Raffaella Galli. Ad aiutare la riflessione è stato quindi l’intervento di monsignor Renzo Pegoraro, medico bioeticista cancelliere della Pontificia accademia per la vita, che ha sottolineato l’importanza di «iniziare a riconoscere l’importanza del servizio medico, soprattutto vista la fatica fisica ed emotiva, che può portare inevitabilmente a quello che in inglese è definito “moral distress”, cioè il rischiare di trovarsi a non poter esprimere i valori della propria professione a causa della situazione vissuta». E ancora: «Non essere in grado di realizzare la propria volontà morale è un problema gravissimo, ma è necessario porre l’operatore sanitario nella condizione di poterla esprimere. Umanità, servizio, cura e accompagnamento sono i principali caratteri delle professioni sanitarie, sono i valori ispiratori del mestiere, e cristianamente significa prendersi carico dei malati con vicinanza, compassione, solidarietà e giustizia, insomma, un vero movente di umanità, affinché il sistema sia umanitario e umanizzante per tutti coloro che sono in difficoltà».

Il convegno si è concluso con una tavola rotonda che ha preso spunto dalla tradizionale giapponese «Kintsugi: l’arte di riparare le ferite con l’oro» per un ulteriore momento di confronto che ha coinvolto i presenti.




Il tempo giusto in famiglia, in equilibrio tra coppia, figli e fede

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Biberon, passeggini e seggioloni hanno invaso, da venerdì 1° a domenica 3 aprile, l’albergo Casa di Nostra Signora di Tonfano, in Versilia, per il weekend organizzato dalla Pastorale familiare diocesana per le coppie con bimbi da 0 ai 6 anni.

Era infatti sembrato importante creare un’occasione perché famiglie con figli di questa fascia di età avessero l’opportunità di incontrarsi, confrontarsi e poter riflettere insieme su quanto caratterizza la loro esperienza familiare. Spesso, infatti, nei vissuti delle parrocchie c’è poco spazio per le giovani famiglie che, d’altro canto, fanno fatica a partecipare a quanto viene proposto per i ritmi cui spesso la vita lavorativa obbliga.

Il tema era stato scelto proprio da alcune giovani coppie: “Il tempo giusto: in equilibrio tra coppia, figli e fede”. A sottolineare la necessità di dare un nuovo valore al tempo nella complessa e affascinante avventura di ridefinire la propria esperienza di coppia con l’arrivo dei figli.

I partecipanti sono stati guidati nei lavori dallo psicoterapeuta Ettore De Angeli che ha dato ai genitori alcuni stimoli per ripensare al funzionamento della coppia e della famiglia. Lavori di coppia ed in gruppo, fatti di parole, disegni, poesie e canzoni hanno dato a tutti la possibilità di esprimersi e di riportare nella propria specifica realtà i pensieri che emergevano dalle altre coppie e dal relatore.

La possibilità di stare insieme e confrontarsi è stata ancor più bella per queste giovani coppie che avevano vissuto nell’isolamento della pandemia momenti così delicati della loro vita ed hanno trovato un momento in cui ridare nuovi significati alla loro vita familiare.

Davvero indispensabile è stata la presenza di un gruppo di giovani che con competenza si sono presi cura dei piccoli durante i lavori dei genitori: i bambini hanno giocato sereni con nuovi amici ed i genitori hanno potuto stare rilassati a dedicare del tempo alla cura della loro coppia.

La struttura molto accogliente e la disponibilità di ciascun partecipante a mettersi in gioco, hanno fatto di questo weekend una esperienza di vera vita familiare vissuta insieme: il piacevole caos dei piccoli è diventato festa condivisa nella Eucarestia celebrata insieme.




«Ricordare per guardare al futuro». Al Centro pastorale incontro per fare memoria della resistenza cattolica

Alle 16 di venerdì 13 maggio, presso la sala Spinelli del Centro pastorale di Cremona, in occasione del 77o anniversario della Liberazione si è tenuto un momento di ricordo storico e riflessione sula presenza dei cattolici cremonesi nella resistenza partigiana e antifascista durante gli anni della seconda guerra mondiale, fino ad arrivare all’evoluzione che questo movimento ha vissuto per arrivare fino ad oggi.

Ad inaugurare l’incontro le parole dell’ex senatore Angelo Rescaglio, attuale presidente dell’Associazione Partigiani Cristiani, seguito dall’intervento del vescovo di Cremona Antonio Napolioni che ha portato il suo saluto poi lasciato spazio alle riflessioni del professor Franco Verdi, membro della commissione centrale di beneficenza della Fondazione Cariplo, e di Dino Perboni segretario generale Ust–Cisl Asse del Po Cremona Mantova, organizzatrice dell’incontro insieme all’Associazione Nazionale partigiani cattolici.

«Se oggi siamo qui significa che in fondo non è vero che si è spento tutto, che rimaniamo fermamente legati al vincolo dell’amicizia, della responsabilità, del dare e del fare»: con queste parole si Angelo Rescaglio si è aperta la riflessione. L’ex senatore ha sottolineato come «questo convegno abbraccia tutta la risonanza che deriva dall’esempio di don Attilio Fontana, un uomo di Chiesa che ha voluto donare una storia ai cristiani attraverso la sua resistenza. Lo scopo è quello di rianimarsi e di trovare una forza viva. Duole ammettere – ha proseguito – che andare a Messa senza spirito non serve a nulla, ma all’uscita, se ci rendiamo conto che fuori bisogna creare qualcosa, allora ben vengano anche questi tempi. Speriamo che i giovani possano assolvere a questo impegno che mai può dirsi veramente concluso».

In seguito l’intervento del professore Franco Verdi: «Il tema dei cattolici cremonesi e la resistenza ha una sua ricchezza, una sua bellezza e una sua complessità, e merita di essere presentato. I cattolici nella lotta al fascismo della resistenza non sono estranei, non sono provvisori, ma son protagonisti che vivono un’esperienza di liberazione, termine biblico che spiega con particolare efficacia il percorso dell’opposizione alla violenza e alla dominazione, fino ad approdare alla terra promessa, nel nostro caso il traguardo della Repubblica e della democrazia».

Un concetto ribadito e sottolineato da Dino Perboni: «I valori della resistenza sono attualissimi, il mondo cattolico ricopre un ruolo importante nella società, e per questo è anche protagonista di quel movimento che coinvolse uomini e donne cattolici, sacerdoti e laici, che si sono fatti carico dei problemi di quel Paese, decidendo di agire favore dell’umano nei confronti del disumano. Molti sacrificarono la propria vita, e se oggi godiamo anche della possibilità di dissentire, è tutto merito di coloro che hanno anteposto alla propria esistenza il benessere delle future generazioni, quindi di noi tutti».




«Educare Educandosi», dal Centro Ucipem di Viadana un progetto per le fragilità familiari

Tra il caos della vita e il frastuono delle giornate, immersi in ritmi frenetici e disorientanti, oggi più che mai si rischia di dimenticarsi delle persone che sono state più sfortunate: c’è chi ha perso il lavoro o un caro affetto a causa della pandemia, c’è chi fa fatica ad arrivare a fine mese e chi è gravemente malato, davanti a queste persone, che hanno ancora tanto da poter dare alla società, non tutti rimangono indifferenti e in silenzio, per questo è nata un’iniziativa squisitamente viadanese rivolta a coloro che han bisogno di un aiuto, un’iniziativa di vicinanza, di sostegno morale, economico e spirituale: «Educare Educandosi».

«Educare Educandosi» è un progetto prossimo alla luce reso possibile dal contributo di Fondazione Mantovana Onlus che ha creato il bando «Assistenza Socio-sanitaria 2021». L’obiettivo è quello di aiutare le famiglie fragili e in difficoltà economica nel territorio di Viadana, che vivono una condizione di bassa o media criticità, in modo tale da poter prevenire il peggioramento della situazione, fornendo loro una serie di servizi estremamente innovativi e diversificati che da Novembre sono in fase di sperimentazione.

In testa al coordinamento dell’iniziativa vi è il Centro Consulenza Familiare Ucipem, da anni attivo sul territorio viadanese, affiancato da Arca Centro Mantovano di Solidarietà, specializzato nella lotta contro le dipendenze, e da ForMattArt, associazione impegnata in attività di solidarietà sociale, formazione ed educazione.

«Educare Educandosi» gode del sostegno di molte realtà territoriali, fra le quali il Protocollo d’Intesa tra Azienda Socio-sanitaria di Mantova e Azienda Speciale Consortile Oglio Po, che verranno indirizzate nell’individuare situazioni di indigenza dal Centro Family Coaching, dal Centro Servizi Volontariato Lombardia Sud, dalle varie imprese lavorative e dalla rette fra le scuole dell’ambito viadanese.

«Il lavoro disgiunto è anacronistico e ormai totalmente inefficace – affermano i soggetti coinvolti nel progetto – diviene pertanto urgente e necessario integrare la filiera di interventi, al fine di facilitare la diagnosi precoce, la messa in campo di strumenti preventivi e coordinati, da parte di tutti gli operatori del sistema”.

Il progetto fornirà molti servizi, fra i quali:

  • Informazione ed orientamento: per assicurare un accesso rapido, agevolare le famiglie nel reperimento delle principali informazioni utili per la vita quotidiana e per la conoscenza di ciò che offre il territorio. In tal senso si prevede di istituire un osservatorio permanente dei bisogni, promuovere attività di comunicazione, attivare uno sportello con apertura settimanale ed un telefono di prossimità già sperimentato con successo durante l’emergenza sanitaria.
  • Sperimentazione di un gruppo di lavoro territoriale composto da tutti gli operatori interessati (enti istituzionali, Terzo Settore, settore privato) per un confronto su teorie e prassi di intervento focalizzati sull’educazione psicologica, sulla formazione e valorizzazione delle competenze genitoriali.
  • Attività di potenziamento delle risorse personali e familiari grazie a percorsi terapeutici sperimentali.
  • Laboratori di ARTvocacy che attraverso gruppi di espressione artistica riescano a dar “dare voce” ai soggetti fragili mediante attività educative nella dimensione del bello e del fecondo e per formare altri operatori del territorio su questi strumenti metodologici.

Per poter ultimare il finanziamento è necessario l’aiuto da parte della comunità locale, per questo l’Azienda Speciale Consortile Oglio Po ha avviato una raccolta fondi.

Le donazioni devono essere effettuate attraverso bonifico sul conto corrente bancario intestato alla “Fondazione Comunità Mantovana onlus” funzionante presso: Banca Intesa San Paolo: IBAN IT 46Y0306909606100000017731, oppure tramite assegno da consegnare presso la sede della Fondazione Comunità Mantovana Onlus, specificando nella causale “offerta liberale a favore del progetto Educare Educandosi”. La Fondazione provvederà a far pervenire ai donatori la certificazione per poter usufruire dei benefici fiscali previsti dalla normativa vigente.




Il vescovo Angelo Pignoli lascia la guida della diocesi di Quixadá

Compiuti i 75 anni lo scorso 4 dicembre, il vescovo Angelo Pignoli, di origini cremonesi, ha presentato la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi Quixadá, in Brasile, al Santo Padre che il 15 dicembre ha formalmente accettato le sue dimissioni per raggiunti limiti d’età.

Nato il 4 dicembre del 1946 a Cappella de’ Picenardi, mons. Angelo Pignoli frequentò le scuole elementari in Italia e a 14 anni emigrò con i genitori e il fratello maggiore mons. Emilio Pignoli, vescovo emerito di Campo Limpo, verso il Brasile.

I fratelli Pignoli frequentarono il seminario arcidiocesano Maria Imaculada di Brodowski, a São Paulo diventando sacerdoti rispettivamente il 29 giugno 1957 Emilio e il 19 marzo 1976, entrambi incardinati nel clero di Franca.

Monsignor Angelo Pignoli perfezionò gli studi teologici a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana. Eletto vescovo della diocesi di Quixadá (suffraganea di Fortaleza, in Brasile) il 3 gennaio del 2007 fu ordinato vescovo l’11 marzo dello stesso anno iniziando il proprio ministero episcopale a Quixadá il 25 marzo.

L’impegno pastorale del vescovo Angelo Pignoli si è sempre fondato sulle parole del Vangelo di Giovanni, capitolo 8 versetto 32, «veritas liberabit vos», che significa «la verità vi farà liberi», riconoscendo in Cristo la verità che illumina e libera tutti coloro che con cuore aperto accolgono la Sua parola.




Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il 20 gennaio a Borgo Loreto la veglia ecumenica

“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti per onorarlo”. Questo il tema conduttore, tratto dal Vangelo di Matteo, della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che annualmente si tiene dal 18 al 25 gennaio, in cui gli uomini e le donne di tutto il mondo, appartenenti a diverse tradizioni e confessioni, si riuniscono spiritualmente per pregare per una sola Chiesa.

Incentrata su questa proposta e valorizzandola, la veglia ecumenica diocesana si terrà giovedì 20 gennaio, alle 21, nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine Lauretana e San Genesio (Borgo Loreto) a Cremona, in piazza Cappellani Caduti, alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, del pastore Nicola Tedoldi della Chiesa evangelica metodista di Piacenza e Cremona e di padre Doru Fuciu della Chiesa ortodossa rumena di Cremona, e sarà caratterizzata, nel suo svolgimento, da momenti di chiara impronta sinodale.

Il compito di preparare a livello internazionale il materiale per la Settimana del 2022 è stato affidato alla commissione nominata congiuntamente dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, dalla Commissione Fede e Costituzione e dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente con sede a Beirut, in Libano. Quest’ultima ha scelto il tema e redatto i testi che guideranno la preghiera dei cristiani di tutto il mondo.

«I Magi ci rivelano l’unità di tutti i popoli voluta da Dio – spiega la Commissione –. Viaggiano da paesi lontani e rappresentano culture diverse, eppure sono tutti spinti dal desiderio di vedere e di conoscere il Re appena nato; essi si radunano insieme nella grotta di Betlemme, per onorarlo e offrire i loro doni. I cristiani sono chiamati ad essere un segno nel mondo dell’unità che Egli desidera per il mondo. Sebbene appartenenti a culture, razze e lingue diverse, i cristiani condividono una comune ricerca di Cristo e un comune desiderio di adorarlo. La missione dei cristiani, dunque, è quella di essere un segno, come la stella, per guidare l’umanità assetata di Dio e condurla a Cristo, e per essere strumento di Dio per realizzare l’unità di tutte le genti».

Dunque, essere la stella che illumina il cammino verso Gesù Luce è la missione della Chiesa, segno forte e significativo di speranza, in un mondo in travaglio e nelle difficoltà della vita di ciascuno, in cui comunque mai manca la presenza di Dio. Per questo i cristiani di tutte le tradizioni e confessioni sono chiamati a essere luce che illumina il cammino, con la preghiera, la parola, le azioni. E devono far sì che le divisioni tra loro non affievoliscano questa luce, affinché la strada non diventi oscura: «Al contrario, siano cristiani uniti, che adorano Cristo insieme e aprono i loro scrigni in uno scambio di doni».

Per questo, anche quest’anno e come sempre, la Settimana di preghiera si pone come del tutto attuale, non disincarnata o lontana dalle condizioni concrete in cui l’umanità si trova storicamente a vivere. Infatti la pandemia che tutto il mondo sta affrontando, con le conseguenti crisi di carattere economico, sociale, politico, di senso, ha evidenziato la necessità e il desiderio, percepiti profondamente e a livello globale, di una vera luce, che illumini le oscurità esistenziali. Questa luce sia offerta dalle Chiese, che «devono collaborare per dare sollievo agli afflitti, accogliere gli sfollati, alleviare chi è schiacciato dal peso della vita, e costruire una società più giusta e onesta».

La Settimana di preghiera, dunque, rappresenta un forte e pressante invito alle Chiese a «lavorare insieme affinché i giovani possano costruire un futuro che sia conforme al cuore di Dio, un futuro in cui tutti gli esseri umani possano sperimentare la vita, la pace, la giustizia e l’amore. La strada nuova per le chiese è la via dell’unità visibile che perseguiamo con sacrificio, coraggio, audacia così che, giorno dopo giorno “Dio regnerà effettivamente in tutti”».

Locandina della Veglia ecumenica del 20 gennaio

 




Il 18 novembre la prima Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime degli abusi

In concomitanza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, anche la Conferenza episcopale italiana ha deciso di istituire, a partire dal 18 novembre di questo anno, la prima Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. La decisione della Chiesa italiana si inserisce nel solco di un cammino ecclesiale di trasparenza e prevenzione a custodia dei più piccoli e delle persone vulnerabili, che ha comportato l’approvazione delle nuove Linee guida per il contrasto agli abusi e il sostegno delle vittime (giugno 2019) e alla costituzione di una rete di servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, a livello nazionale, regionale e diocesano, con lo scopo di promuovere e consolidare prassi pastorali di prevenzione e tutela.

Un percorso che si arricchisce ora di una apposita giornata nazionale di preghiera e di sensibilizzazione, che negli anni diventerà un appuntamento prezioso nelle comunità cristiane per ricordare il deciso impegno di tutta la Chiesa italiana. «Vorremmo dare a questa Giornata un significato importante, tutt’altro che formale – spiega infatti l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale CEI per la tutela dei minori – e certamente pregheremo per le vittime, chiedendo perdono al Signore per i peccati commessi anche dagli uomini di Chiesa. Ma vorremmo anche che questa Giornata fosse un’occasione perché possa crescere la coscienza e la responsabilità del popolo di Dio nei confronti dei ragazzi e degli adolescenti affidati alla nostra custodia. Penso agli oratori, alle parrocchie, agli istituti, ma anche a tutte le altre attività».

Anche in diocesi di Cremona tutte le comunità parrocchiali sono state invitate a unirsi nella preghiera secondo le intenzioni della Giornata. In particolare, l’Ufficio diocesano Culto divino a messo a disposizione delle parrocchie un sussidio di preghiera da poter utilizzare durante le celebrazioni della giornata.

Proprio in questo contesto, inoltre, l’Eucaristia delle ore 18 in Cattedrale sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, delegato regionale per il Servizio diocesano tutela minori dalla Conferenza episcopale lombarda.

Anche la Chiesa cremonese ha costituito il Servizio diocesano tutela minori, che opera in costante collaborazione con i Servizi nazionale, regionale e interdiocesano di Crema-Cremona-Lodi-Pavia-Vigevano. Il Servizio diocesano tutela minori si basa sulle Linee guida per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili approvate da tutti i Vescovi Italiani il 24 giugno 2019 e in cui emergono gli orizzonti e i principi guida: la protezione e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili costituiscono un’occasione decisiva di rinnovamento ecclesiale, a partire dall’ascolto, dall’accoglienza e dall’accompagnamento delle vittime, per una responsabilizzazione comunitaria e formazione degli operatori pastorali, con particolare attenzione alla formazione dei candidati agli ordini sacri e alla vita consacrata. Così la Chiesa ribadisce e intensifica un’attenzione che le è propria: le diverse realtà ecclesiali devono essere sempre più informate riguardo all’importanza della custodia dei più piccoli e dei più vulnerabili, in modo che gli operatori pastorali possano essere diligentemente formati a stili educativi che abbiano sempre al centro il rispetto della persona, specie del più piccolo e fragile. Attivo anche un Centro di ascolto.

 

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“Dolce e salato”, a Cremona il buono dell’integrazione sociale

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Occupazione e speranza non sono solamente parole o ideali da perseguire, ma si fanno concretezza ed azione nella cooperativa “Fratelli Tutti” che lo scorso 21 novembre ha aperto in via Buoso da Dovara 6C la pasticceria e panificio “Dolce e Salato”, nella quale alcuni ragazzi disabili e i detenuti del progetto di giustizia riparativa si impegnano quotidianamente ad imparare i meccanismi della realtà lavorativa in un progetto di integrazione sociale. A rendere possibile il progetto insieme alla cooperativa Fratelli Tutti è stata l’associazione Futura, che con la sua esperienza è da anni attiva sul territorio cremonese nel panorama della riabilitazione con ippoterapia.

«La nostra – spiega don Roberto Musa, cappellano della casa circondariale di Cremona e presidente della neonata cooperativa “Fratelli tutti” – è un’attività che favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani ragazzi che difficilmente si potrebbero affacciare a questa realtà così complessa. Il nostro negozio ha qualcosa di speciale: non è il solito panificio che si può trovare qui in città, la sua unicità si trova in quelle persone che permettono di farlo funzionare. “Dolce e Salato”, infatti, affianca l’esperienza di maestri pasticceri ormai in pensione alla voglia di mettersi in gioco dei ragazzi che ci lavorano: il risultato è un feedback positivo da parte dei clienti, visto che i nostri prodotti sono di ottima qualità».

La scommessa di “Fratelli Tutti” però non si ferma qui, con una promessa per il prossimo anno. «Non miriamo a un profitto economico – conclude don Musa -: il nostro obiettivo è l’apprendimento dei ragazzi. E visto il successo riscosso stiamo valutando nuove offerte che prenderanno piede già nel 2022, permettendo a questi giovani di trovare l’ambito nel quale le loro potenzialità si possono esprimere al meglio».