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Il 22 marzo in Seminario l’incontro delle Aggregazioni ecclesiali con il Vescovo

Anche le Aggregazioni ecclesiali – gruppi, associazioni e movimenti – sono chiamate a dare il proprio contributo attivo al cammino sinodale. Oltre ai momenti già vissuti nelle rispettive realtà, il 22 marzo vi sarà anche l’opportunità per un momento di carattere diocesano insieme al Vescovo. Ogni realtà è chiamata a essere rappresentata da un gruppo di aderenti che, in cinque tavoli di lavoro, saranno chiamati a riflettere e confrontarsi con i membri delle altre associazioni sui cinque ambiti cui il cammino sinodale quest’anno chiede di soffermarsi.

L’evento, che sarà ospitato presso il Seminario di via Milano 5, a Cremona, sarà diviso in due momenti: alle 18 si inizierà con la preghiera del Vespro insieme, poi il lavoro a gruppi. I presenti saranno infatti suddivisi in cinque tavoli per un confronto sulle cinque tematiche proposte a livello nazionale: “La missione secondo lo stile di prossimità”, “Il linguaggio e la comunicazione”, “La formazione alla fede e alla vita”, “La sinodalità e la corresponsabilità”, e “Il cambiamento delle strutture”. Per questo ogni gruppo, associazione e movimento è stato invitato, nei limiti del possibile, a partecipare con almeno cinque componenti, in modo tale da poter partecipare a tutti i gruppi di confronto.

Dopo il convegno diocesano dello scorso settembre, l’appuntamento del 22 marzo intende essere un ulteriore momento di comunione tra coloro che vivono la fede e gli impegni vocazionali in associazioni, gruppi e movimenti e che «ci farà proprio bene, come è sempre accaduto ogni volta che abbiamo scelto di esserci», sottolinea il vescovo Antonio Napolioni nella lettera di invito indirizzata alle Aggregazioni ecclesiali presenti in diocesi.

Dopo il lavoro a gruppi, la serata si concluderà con un momento conviviale informale e di amicizia. Ogni Aggregazione è chiamata a comunicare il numero dei partecipanti e i tavoli a cui di intende prendere parte scrivendo a pastorale@diocesidicremona.it entro il 19 marzo.

Un ulteriore passo nel cammino sinodale vissuto in Diocesi in sintonia con la Chiesa italiana, iniziato nel 2021 con la “fase narrativa” e giunto ora alla “fase sapienziale”, gettando un ponte verso la “fase profetica”, incamminando le Chiese in Italia verso un discernimento operativo che prepari il terreno alle decisioni, necessariamente orientate a un rinnovamento ecclesiale.




Giornata mondiale dei bambini, un e-Book per supportare il lavoro educativo e pastorale a scuola, in famiglia e in parrocchia

Disponibile gratuitamente sui siti dei promotori e sui canali social del CREMIT e della Conferenza Episcopale Italiana, il sussidio si intitola “Come è bello stare insieme” e presenta dieci schede, da utilizzare nei vari contesti educativi, che declinano tematiche correlate: il dono, la gratitudine, il valore di ciascuno, le storie, la festa, la comunità, la preghiera come incontro, la felicità, la speranza, l’amicizia. Ogni scheda parte da una frase del Messaggio del Papa per la Giornata e indica obiettivi, adattabili a età e realtà diverse, attività per step, strumenti (analogici e digitali). Completa la proposta un contributo sul mondo dei piccoli raccontato dal cinema, con alcuni titoli di film che trattano – mediante il linguaggio visivo – argomenti come l’ascolto, il perdono, il dialogo.

«La Giornata mondiale dei bambini – spiega Domenico Simeone, direttore del CREMIT – ci chiede di riflettere sulla responsabilità educativa degli adulti. Ogni bambina, ogni bambino che nasce è una novità che interpella gli adulti e chiede un prendersi cura denso di significati”. Simeone ricorda che “lo spazio interpersonale è il luogo in cui può avvenire la consegna del dono dell’educazione, uno spazio non già di proprietà di un soggetto bensì alimentato dalla relazione tra soggetti; vero e proprio luogo di incontro, di comunicazione, di manifestazione di sé, di comprensione, di accoglienza, di progettualità. Qui abbiamo il movimento profondo di ogni forma di amore, che acquista una centralità tutta particolare nell’amore genitoriale: lasciare il posto all’altro».

L’e-Book, osserva Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, «intende sostenere quei piccoli passi che generano cambiamenti, costruendo futuro, a partire dai bambini. È una proposta che vuole valorizzare la forza dell’impegno educativo. Con una carica comunicativa». Infatti, «la moltiplicazione di strumenti e di possibilità mediatiche richiede un surplus d’impegno per non lasciare che l’evoluzione continua prenda il sopravvento sulla conoscenza e sulla formazione. In questo senso, tornare a parlare di alleanza fra i diversi soggetti che hanno a cuore il futuro dei bambini non è un discorso demodé ma un imperativo categorico».

Questa proposta, aggiunge Alessandra Carenzio, del CREMIT, vuole essere uno stimolo, un «servizio al territorio per incontrare la voglia di trasformare il mondo attraverso l’educazione. Il valore di queste risorse sta nella possibilità di coinvolgere, attivare, aprire il confronto. Riconoscere il valore del bambino nella comunità che lo accoglie e lo cresce. L’augurio è di attivare ponti, racconti, visioni e circolarità: i bambini ci guardano, ci insegnano molto e meritano di essere ascoltati in ogni frangente, in questa giornata e per tutto l’anno».

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Suore Catechiste di Sant’Anna, Messa a Picenengo nel ricordo del battesimo del fondatore padre Silvio Pasquali

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«Con le Suore Catechiste di Sant’Anna è come se Padre Silvio Pasquali fosse tornato a Cremona». Con queste parole padre Massimo Casaro, responsabile dell’Ufficio beni culturali del PIME, ha voluto ricordare la figura del missionario cremonese, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, durante l’Eucaristia celebrata nella chiesa parrocchiale di Picenengo nella mattina di domenica 7 aprile.

Proprio in questa chiesa alla periferia di Cremona il 10 aprile del 1864 veniva battezzato Silvio Pasquali, che era nato poco distante presso la cascina Cambonino.

La celebrazione eucaristica, concelebrata da don Francesco Cortellini, amministratore parrocchiale di San Bartolomeo, è stata occasione per svelare una targa proprio presso il fonte battesimale, alla presenza delle Suore Catechiste di Sant’Anna, congregazione fondata in India da padre Pasquali e che da ormai diversi anni sono presenti anche in Italia e in particolare a Cremona.

«Padre Silvio è un padre del PIME antico, del secolo scorso, e sono tanti i padri del PIME che cadono nell’oblio, come accade in tutte le famiglie. Io stesso non lo conoscevo – ha detto padre Casaro nell’omelia –. Era un missionario che potremmo definire, senza timore di esagerare, un po’ eroico, di una tipologia di cui in un certo senso se ne è perso lo stampo». E ha continuato: «Un tempo il missionario vero partiva per non tornare più e le ultime immagini della famiglia erano sul molo del porto, dicendo ai parenti “ci rivediamo in paradiso”».

La riflessione del missionario si è quindi concentrata sulla testimonianza di fede di padre Pasquali: «È la sua fede che dissoda il terreno e che fa germogliare la vita vera e autentica. Un segno di questa fecondità sono le suore che continua nel tempo. Lui non è tornato in Italia, ma sono venute le sue suore e in qualche modo è come se Padre Silvio a modo suo fosse ritornato nel loro carisma, nella loro dedizione, in quel servizio che stanno prestando alla Chiesa di Cremona. La fecondità è sempre miracolosa e generativa».

«Che la memoria di questo uomo del passato sia mantenuta viva – l’auspicio dei missionario del Pime ha che presieduto l’Eucaristia a Picenengo – ma soprattutto sia scoperta per ciò che ha di attuale da comunicare anche a noi nella forma, nella fedeltà al Signore della donazione della vita e di una speranza solida verso la pienezza e il compimento di tutte le cose».

La celebrazione è stata accompagnata dal gruppo musicale Fortuna Reditus Ensemble, la rifondazione della Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore di Bologna, fondata nel 2006 per la riscoperta del patrimonio musicale dei frati agostiniani tra ‘500 e ‘700. Nell’occasione è stata eseguita una delle tre Messe Triple concertate di Carlo Milanuzzi, compositore, organista e presbitero italiano del XVII secolo.

Morto nel 1924, padre Silvio Pasquali, cremonese di nascita, fu missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) in India, dove fondò la Congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna. La sua importante attività di evangelizzazione nel Paese asiatico è stata espressa nel 2015 con il riconoscimento come Servo di Dio.

A un secolo dalla morte, e mentre continua il processo di beatificazione, a Cremona è stata organizzata una ricca serie di eventi per celebrarne la sua opera e mantenere vivo il ricordo e l’esempio, di cui la celebrazione a Picenengo è stata parte integrante.

Il prossimo appuntamento avrà luogo la sera di mercoledì 10 aprile, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, dove don Umberto Zanaboni condurrà una riflessione su “L’eroicità cristiana dei Santi”, ricordando padre Silvio Pasquali e don Primo Mazzolari.

 

Da aprile un ricco calendario di eventi nel ricordo di padre Silvio Pasquali




Chiesa di casa, in viaggio nei luoghi della meraviglia

 

Mesi estivi e cultura spesso vengono associati. Se, da un lato, l’estate coincide con la chiusura delle scuole, di frequente si trasforma in occasione per visite culturali in città d’arte e musei. Per questo motivo, la nuova puntata di Chiesa di casa, il talk settimanale di approfondimento della diocesi di Cremona, ha posto l’attenzione proprio su questa tematica, focalizzandosi su che cosa significhi parlare di cultura, oggi, e sui luoghi della meraviglia.

«Innanzitutto, mi piace sottolineare che i musei non custodiscono solo opere d’arte – ha spiegato Marina Volontè, responsabile di Cremona Musei e curatrice del museo archeologico di San Lorenzo – perché in essi trovano spazio anche oggetti di uso comune, che hanno dignità in quanto tali, e ci raccontano il nostro passato. Il desiderio che osserviamo nelle persone di voler visitare questi luoghi ci dice di un interesse profondo, un bisogno di trovarsi davanti a un’opera dell’ingegno umano che è in grado di dire ancora qualcosa nel contemporaneo».

Il legame tra storia passata e contemporaneità è dunque molto forte. Secondo Francesco Ceretti, storico dell’arte, «dobbiamo partire dal presupposto che ogni opera d’arte è stata concepita in un determinato momento storico come strumento di comunicazione di emozioni o significati particolari. Con il passare dei secoli questo legame si sfilaccia e il rischio è che questo «pezzo di antichità” sia considerato vecchio. La sfida è quella di inserirsi in questo anello chiave che sta tra osservatore e opera, rendendo accessibile e comprensibile il suo significato a chi vi si accosta».

Il rapporto dell’arte con la bellezza sembra inscindibile. «Anche se – ha precisato don Gianluca Gaiardi, direttore del Museo diocesano di Cremona e incaricato per i Beni culturali ecclesiastici – nei discorsi agli artisti di Paolo VI e Papa Francesco la preoccupazione per il bello assume una sfumatura particolare. Non si parla, infatti, del bello cosmetico, effimero, ma di qualcosa che va oltre. Nel nostro Museo diocesano proviamo a raccontare quella bellezza che vuole essere raccontata, che è estetica nel senso più profondo del termine. Nel nostro caso c’è uno stretto legame con il messaggio evangelico. Inoltre, c’è un “bello” che devo coinvolgere il visitatore, che deve sentirsi coinvolto e accolto nella realtà in cui si inserisce».




Papà e mamme “da lunedì a domenica”: a Tonfano un weekend dedicato alle genitori con figli piccoli

Sì è svolto con tanto entusiasmo e una buona partecipazione l’incontro organizzato nel weekend dal 12 al 14 aprile a Tonfano (Marina di Pietrasanta) dall’Ufficio diocesano per la Pastorale famigliare. Un fine settimana interamente dedicato alle famiglie con bambini da 0 a 6 anni e che ha avuto come tema: “Da lunedì a domenica: mamma e papà tra giochi, emozioni, scoperte, capricci, pianti e risate”. La tre giorni, presso la struttura Casa di Nostra Signora, è stata guidata dalla psicologa cremonese Marianna Bufano, psicoterapeuta dell’età evolutiva.

Da lunedì a domenica: ossia 7 giorni su 7, h 24. Il ruolo genitoriale impegna ogni momento della vita, in particolare nella prima fase di crescita dei figli, in cui la coppia spesso vede ridursi i propri spazi e dove il confronto e supporto con chi si trova in una situazione analoga, oltre che a dare conforto, può aiutare a crescere. I lavori hanno preso il via in due gruppi, dove papà da una parte e mamme dall’altra, hanno potuto confrontare i propri punti di vista sulle situazioni che mettono in “scacco” con i figli: il modo sfidante del bambino, la capacità di relazionarsi, il giudizio degli altri. Dalla condivisione di gruppo sono emerse poi alcune riflessioni sul ruolo delle famiglie all’interno delle nostre comunità.

Nel pomeriggio del sabato c’è stato spazio anche per un momento di coppia, assolutamente fondamentale, sul tema “noi e l’ambiente” e qualche riferimento all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.

La Messa domenicale, celebrata da don Alessandro Bertoni, e il bel tempo hanno fatto da cornice alla trasferta.

Preziosissimo anche il servizio di babysitter e animazione offerto da qualche volenterosa coppia di sposi e giovani della diocesi, che ha permesso ai partecipanti di potersi dedicare serenamente a un momento di riflessione e domanda sul proprio ruolo genitoriale.

Perché la strada dell’ascolto, del dialogo e della condivisione tra famiglie che vivono le stesse esperienze, fatte di difficoltà e scoperte nuove, possa essere la via per rendere il percorso migliore. Come testimonia lo slogan dell’anno pastorale: “Camminiamo famiglie, continuiamo a camminare”.

Matteo Zanibelli




Il vescovo ai cresimandi e cresimati: «Adesso tocca a voi!»

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Cinquecento lucette che illuminano sorrisi, sguardi di gioia e piccole mani. E poi un boato di urla di festa, dopo l’adorazione eucaristica tra momenti di silenzio e canti, «perché avevate voglia di tirare fuori, con la voce, voi stessi dal vostro cuore». Nel tardo pomeriggio di sabato 11 maggio si è così svolto a Cremona l’annuale incontro diocesano dei cresimandi e cresimati, ospitato quest’anno a Sant’Agostino, tra preghiera e divertimento, con il vescovo Antonio Napolioni e i tanti ragazzini e ragazzine provenienti da tutta la diocesi accompagnati dai rispettivi catechisti, sacerdoti e qualche genitore. Un appuntamento ormai consueto per consentire al vescovo di incontrare e condividere un’occasione importante anche con le comunità che non hanno potuto vedere la sua presenza per i Sacramenti. Eterogenea l’assemblea, formata dai ragazzi delle medie che competano quest’anno la vecchia scansione organizzativa degli anni dell’iniziazione cristiana, e i bambini di quinta elementare, anno in cui da quest’anno tutte le parrocchie della diocesi sono invitate a vivere il conferimento della Cresima e della Prima comunione.

Animato dai volontari della Federazione Oratori Cremonesi, insieme alle “guide” don Francesco Fontana, suor Valentina Campana e don Valerio Lazzari, con le musiche e le voci del coro Effatà di Calcio, i giovani partecipanti disseminati per una chiesa gremita in ogni parte hanno ascoltato e riflettuto sulla pagina del Vangelo dei due discepoli di Emmaus.

All’inizio dell’incontro i ragazzi hanno preparato dei cartelloni con il nome del proprio oratorio e paese e le firme di ogni ragazza e ragazza, che poi è stato scambiato con gli altri gruppi con un invito a conoscersi e darsi magari un appuntamento per condividere la propria esperienza.

Poi tutti i partecipanti sono stati invitata a rispondere per iscritto ad alcune domande personali segnate sui foglietti della celebrazioni. E non è mancata neppure una domanda per il vescovo: come riconoscere Gesù nella propria vita? E monsignor Napolioni pensando anche ai tanti volti incontrati nella sua esperienza, ha evidenziato «tre sorgenti, che non ho più mollato: il Vangelo, l’Eucarestia, la comunità. Gesù lo incontro così! Tutti i giorni rischio di confondermi e spegnermi. Ma quando apro il Vangelo, celebro l’Eucarestia e vivo con la comunità Lui mi riprende per mano e riempie di speranza».

Poi il silenzio e l’adorazione eucaristica, guidata da suor Valentina Campana, in un atmosfera di raccoglimento aiutata dal sottofondo musicale.

Quindi, il diacono don Valerio Lazzari ha proclamato il brano evangelico dei discepoli di Emmaus, filo conduttore di tutto l’appuntamento.

«Fissiamo con i nostri occhi l’Eucarestia che vi dice “adesso tocca a noi” – ha detto il vescovo nella breve riflessione –. Quegli undici partirono e non si sono più fermati, perché hanno consegnato il Vangelo, la buona notizia, a tutti quelli che camminano nel tempo. Gesù ci manda e ci accompagna in una vita così: non pigra, al balcone, sul divano ma in cammino, in missione, amore di salvezza e pace. Ognuno dica il suo piccolo, grande sì a questa chiamata».

Dopo l’adorazione eucaristica e la benedizione finale del vescovo, il grande gruppo si è lasciato andare ad un grande urlo collettivo. «Come ha ricordato anche il Papa bisogna fare chiasso – ha aggiunto Napolioni –, però avete visto quanto è bello farlo tutti insieme, sia silenzio che festa». E sulle note del canto finale “Resta qui con noi”, l’entusiasmo dei ragazzi si è accesso, insieme alle lucine che i volontari delle FOCr hanno consegnato a ciascuno. Per un finale vissuto in un’atmosfera di intensa gioia e partecipazione.

L’incontro è quindi proseguito in oratorio dove, dopo la cena al sacco, i ragazzi sono stati coinvolti in un momento di animazione da Manuel Carboni, educatore e formatore di Alghero, che tramite giochi e attività ha aiutato a riflettere sui doni dello Spirito Santo: doni che ciascuno riceve ed è chiamato a sua volta a vivere facendosi se stesso dono per gli altri.




Cattedrale, iniziati i lavori di restauro dei portoni d’ingresso

Una ricchezza non solo spirituale, ma anche artistica e architettonica che merita di essere protetta e conservata. Si parla della Cattedrale di Cremona, dove nelle scorse settimane sono iniziati alcuni nuovi lavori di restauro.

Un primo intervento riguarda il portale seicentesco del protiro della facciata in legno di larice e i due portoncini in legno di abete ottocenteschi che costituiscono l’ingresso alle navate laterali destra e sinistra. I lavori sono stati affidati al restauratore Mauro Spinelli, di Bagnolo Cremasco, specializzato in interventi sui beni lignei storici. L’operazione di restauro, autorizzata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Mantova e Lodi, e che segue quella del 2013, proseguirà successivamente sul portone del Battistero e anche sui due portali delle facciate laterali del Duomo, rispettivamente affacciati su largo Boccaccino e piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria.

«Si tratta di un’opera di manutenzione straordinaria, ma programmata dal Consiglio della Cattedrale, che ha accolto le istanze che arrivano dalla direzione dell’Ufficio Beni culturali – spiega don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto –. In passato erano stati effettuati solo sporadici interventi, quindi si è presentata l’esigenza di sistemare definitivamente i portoni».

Ma le attività di restauro riguardano anche le opere della facciata. Ne è un esempio il bassorilievo lapideo sotto il portico della facciata, un fregio della Genesi con il peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terreste, la cui opera di pulitura e conservazione è stata recentemente affidata a ConservArt, laboratorio lodigiano di Davide Cesari. Questi lavori sono realizzati grazie contributo di Inner Wheel Cremona, che provvederà, inoltre, alla pubblicazione degli studi e degli approfondimenti rispetto al manufatto da parte del professor Giorgio Milanesi, docente di Storia dell’arte medievale dell’Università degli studi di Parma.

«Il bassorilievo interessato è l’unico a non essere mai stato restaurato – conclude Gaiardi –. L’occasione per il restauro arriva grazie a Inner Wheel Cremona, che, in occasione dei 30 anni dalla fondazione, ha voluto lasciare un’opera segno legata alla Cattedrale di Cremona».




Festa al Santuario della Fontana, «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza

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Un santuario come una «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza, e nel quale Maria «ci traccia la strada». Così il vescovo Antonio Napolioni nella Messa celebrata lunedì 8 aprile al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, nella quale ha voluto ricordare come questi luoghi siano «un rifornimento continuo, una fontana zampillante di queste virtù».

In tanti hanno preso parte alla festa patronale del santuario maggiorino – celebrata “in ritardo” rispetto alla data del 25 marzo a motivo della coincidenza con la Quaresima – unendosi alla festa della comunità dei frati Cappuccini che vi presta servizio. Accanto al vescovo Antonio Napolioni anche monsignor Giampiero Palmieri, arcivescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana, presente con una piccola delegazione di giovani preti della sua diocesi presenti da qualche giorno in terra cremonese per un’occasione di spiritualità fraterna. Tra i concelebranti anche diversi sacerdoti della zona, con il parroco di Casalmaggiore don Claudio Rubagotti e il diacono permanente Luigi Lena che ha prestato servizio all’altare.

«Non si può non celebrare l’annunciazione, perché questo annuncio è la notizia, è la svolta dell’umanità», ha esordito il vescovo nell’omelia davanti ad un santuario gremito di fedeli, cogliendo quindi tre aspetti dalle letture liturgiche. L’episodio della prima lettura del re Acaz, il quale per orgoglio rifiuta l’aiuto del Signore, ha aiutato a riflettere sull’affidamento a Dio. «Questo – ha detto il vescovo – è un santuario nel quale tante persone vengono a chiedere un segno, un miracolo, una carezza di Dio. Non sempre si ottiene quello che si chiede; qualche volta si ottiene molto di più, cioè la pace del cuore». E ha proseguito: «L’importante non è pretendere, ma fidarsi! Acaz non si fidava. Tanti potenti, e tanti di noi quando pensiamo di avere grosse responsabilità, decidono di far da soli e si fanno solo i pasticci». Per questo «è importante imparare dai piccoli, dai bambini, dai malati: affidarsi a quelle mani senza le quali io non potrei fare nulla». E allora il primo passo è quello «di non fermarci ai segni che vorremmo, non rifiutare i segni che Dio ci manda, ma metterci nella disposizione della fiducia, dell’accoglienza, dell’abbandono», ha sottolineato monsignor Napolioni.

Un atto di fiducia, quello dell’abbandonarsi a Dio, come «quello d’amore di una ragazza che si fida del suo sposo, come la terra si fida della pioggia che scende dal cielo e del seminatore che sparge il grano e genera vita». Proprio come il gesto di Maria, che accoglie «questa rivoluzione introdotta da un “rallegrati”» pur avendo in conto di diventare un giorno madre. Eppure, si è interrogato il vescovo, «quanta gente viene a chiedere un figlio? È forse una preghiera passata di moda». Secondo monsignor Napolioni la contemporaneità è sinonimo di sterilità: «Sempre meno figli, sempre meno giovani, sempre meno fiducia nella vita, perché c’è meno giustizia a favore di chi ha il coraggio di mettersi dalla parte della vita stessa».

Il mistero della Creazione, pur esigendo «estrema delicatezza e rispetto nei confronti della paternità e della maternità», è tuttavia il dono di Dio: «Lui, che ha suo figlio in comunione con sé dall’eternità, lo dona all’umanità perché essa ne faccia ciò che vuole», ha detto Napolioni. L’ incarnazione di Gesù è allora «la fiducia del Figlio di Dio che, attraverso quella della madre Maria, diventa la fiducia del mondo, la fiducia dell’universo, che riceve da Dio il corpo di Gesù, ma anche il corpo di me stesso e di ogni fratello e sorella» per «fare la volontà del Padre», ha aggiunto il vescovo. Un’obbedienza, insomma, «da figli liberi animati dall’amore di Dio», così che ognuno «si senta membro di un unico corpo di questa umanità rigenerata dall’amore di Dio, che ci ha dato suo figlio per la salvezza del mondo», ha concluso il vescovo.

Al termine della celebrazione, il superiore dalla comunità cappuccina, padre Francesco Serra, ha ringraziato tutti i presenti e quanti hanno animato la liturgia; i concelebranti si sono recati poi nella cripta, davanti all’antica effigie della Madonna della Fontana, dove il vescovo ha recitato la preghiera di affidamento prima della benedizione. Infine, un breve momento conviviale negli spazi esterni del convento.

 

Omelia del vescovo Napolioni




Il vescovo ai fidanzati: «Non siete soli. E vi prometto non lo sarete nei momenti difficili»

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Oltre un centinaio di coppie di fidanzati, nel pomeriggio di domenica 10 marzo si è ritrovata in Seminario, a Cremona, per concludere insieme al Vescovo il percorso in preparazione al matrimonio che hanno frequentato in questo anno nelle diverse le zone della diocesi. Come sigillo sul tuo cuore ea il titolo scelto dalla Pastorale famigliare diocesana per l’incontro.

All’ingresso del Seminario, l’accoglienza con una piccola merenda è stata anche occasione per consegnare a ogni coppia un foglio su cui scrivere i propri nomi e qualcosa che li descrivesse: questo è stato poi utilizzato per decorare un cuore di legno, reso vivo dai pensieri dei giovani.

I fidanzati, con i sacerdoti e le coppie di sposi che li hanno accompagnati nel cammino in preparazione alle nozze, hanno potuto riflettere sul valore dell’amore e sulla bellezza del matrimonio, grazie a canzoni della tradizione italiana – da Abbi cura di me di Simone Cristicchi a Sempre e per sempre di De Gregori, fino a Perdonare di Nek e Vorrei incontrarti tra cent’anni cantata da Ron e Tosca) e grazie allo spettacolo teatrale proposto da Mattia Cabrini e Francesca Suppini, dal titolo Parole e gesti che uniscono. Con leggerezza, ironia e intelligenza, Cabrini e Suppini hanno toccato ciò che, come dice lo stesso titolo, uniscono due innamorati: le parole d’amore e il dialogo, i gesti che accolgono. Poi le coppie, divise in piccoli gruppi, hanno preparato alcune domande da rivolgere al Vescovo.

«Io non ho la ricetta – ha detto Napolioni – ma posso dirvi la mia esperienza». E ancora: «Oggi avete incontrato la Chiesa di Cremona, non solo il vescovo. È la Chiesa che vi ha accolto con il Battesimo quando siete nati, che vi ha accompagnato nella crescita e ora vi ha guidati nei percorsi da fidanzati. Vi prometto che la vostra Diocesi sarà sempre disponibile ad aiutarvi nei momenti più difficili».

Il Vescovo ha risposto ai giovani con parole di speranza: «L’unico modo per schivare la tempesta, cari ragazzi, è non mettersi in mare e vivere la vita da spettatori. Ma, come diceva Baden-Powell, non esiste buono o cattivo tempo, esiste buono o cattivo equipaggiamento». E ha proseguito: «La vostra ricchezza è che non siete soli: non dovete dubitare mai della presenza del Signore! Dio si nasconde nella nostra piccolezza per aiutarci sempre a ricominciare e ad attingere alla sua fonte inesauribile di amore».

Il vescovo Napolioni ha poi continuato ricordando che la capacità di dialogare può far superare ogni ostacolo, ma non si può contare solo sulle proprie forze. Da qui l’immagine della coppia dove si è in tre, perché lo Spirito Santo si rivela e costruisce la comunione. «Benvenuti sulle montagne russe! – ha continuato il Vescovo –. Per noi cristiani è la logica pasquale: significa prima provare il massimo del dolore che rivela infine il massimo della gioia. La novità cristiana è confidare che la morte genera la vita».

L’augurio che monsignor Napolioni ha fatto ai futuri sposi è stato quello di creare relazioni anche tra diverse famiglie per aiutarsi a camminare nella fede e per vivere la comunione e la gratuità.

Il perdono è stato uno dei punti centrali della riflessione del Vescovo: «Gesù dice che prima di tutto dobbiamo accettare il perdono, perché è difficile perdonare se non si è sperimentata la misericordia di Dio, che agisce per primo: mentre siamo ancora peccatori Lui ha dato la vita per noi, non ha aspettato che ci lavassimo da soli».

Le domande, numerose, sono continuate. Il vescovo Napolioni ha ricordato che non bisogna avere paura del “per sempre”, perché non dipende dagli uomini, ma da Dio: è lui che agisce nell’eternità e rende possibile il nostro “per sempre”. «Ricordatevi che voi per il mondo siete folli, e continuate a esserlo! L’unico modo per farcela è accettare che sarete in perdita: se alla sera farete il conteggio di chi ha fatto di più, l’amore morirà sicuramente». E ha poi concluso citando Charles de Foucauld: «Padre mio mi abbandono a te, fa di me ciò che ti piace, così diceva il santo mentre pregava nel deserto. Invito a pregare anche voi così».

Dopo la preghiera conclusiva e la lettura del passo dei Cantico dei Cantici da dove è stato tratto il titolo dell’incontro, le coppie e i sacerdoti hanno condiviso un aperitivo, occasione per conoscersi e creare relazioni.




Il vescovo alla Via Crucis delle scuole paritarie: «Solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova»

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Quattro stazioni – “Gesù nell’orto degli ulivi”, “Gesù condannato a morte”, “Gesù sale al Calvario e viene crocifisso” e “Gesù muore in croce” – hanno caratterizzato, la sera di giovedì 14 marzo, la Via Crucis per le vie del centro di Cremona, organizzata dalla scuola “Sacra Famiglia”, in sinergia con le altre scuole paritarie della città. Quattro tappe – in piazza del Comune, in largo Boccaccino, poi, passando per piazza S. A. M. Zaccaria, di nuovo davanti alla Cattedrale, e infine all’interno di essa – in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze, accompagnati da genitori e insegnanti, hanno popolato le strade per la processione, che si è poi conclusa proprio all’interno del Duomo.

La Via Crucis è stata animata dai canti intonati dal coro delle medie ed eseguiti dai musicisti della Sacra Famiglia, dalle letture e dalle preghiere in cui i protagonisti sono stati gli alunni della “Sacra”, della scuola “Beata Vergine” e della scuola “Canossa”. La processione, guidata dalla croce e da don Stefano Montagna, vicario della Cattedrale e insegnante di religione alla “Sacra Famiglia”, è stata impreziosita dalla presenza del vescovo Antonio Napolioni, che al termine della serata ha voluto fare il suo saluto ai presenti.

«Quando arriva la sera della vostra Via Crucis, anche per il vescovo è il segnale che è proprio Pasqua – ha detto mons. Napolioni –. C’è ancora tempo, ma quando i bambini tirano fuori da casa le famiglie, la piazza si riempie e giriamo intorno alla Cattedrale, in questo canto un po’ dolente ma pieno di amore, con questo Vangelo sempre giovane, letto da bambini e ragazzi, con i genitori e gli insegnanti quasi presi per mano da voi, è proprio Pasqua, perché solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova». E aggiunge: «Noi rischiamo di averci fatto l’abitudine, di essere pessimisti, di guardare solo a noi stessi. Voi invece guardate agli amici, guardate il mondo e avete diritto a non avere paura. E guadare Gesù che va a morire per noi è davvero una vittoria sulla paura». Il vescovo si è poi fermato a riflettere sul significato delle parole “Eloi, Eloi, lemà sabactani!” (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!): «Se lo chiedono in molti, soprattutto coloro che vivono situazioni di fragilità e sofferenza», ha sottolineato il vescovo. «Ma scopriamo che Dio non ci ha abbandonato, ma si è abbandonato, si è messo nelle mani e nel cuore di bambino, di ogni amicizia, di ogni famiglia, di ogni comunità». E ha concluso: «E allora grazie perché così ti sei abbandonato a noi affinché noi non ci sentiamo mai abbandonati da te».

Si è così conclusa, tra il silenzio e la meditazione, la Via Crucis delle scuole di ispirazione cattolica della città, con un’apertura a Dio e ai lontani, per compiere insieme il passo definitivo verso la Pasqua.