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“Anima e mente”, giovedì a Cremona convegno in ricordo di Mario Gnocchi e Massimo Marcocchi

Uomini di cultura e di fede, Mario Gnocchi (1934-2023) e Massimo Marcocchi (1931-2020) hanno rappresentato un punto di riferimento per intere generazioni di studenti e ricercatori, lasciando un segno indelebile nella comunità cremonese e non solo. La possibilità di ripercorrerne il cammino attraverso le testimonianze di colleghi e amici, intrecciando ricordi e aneddoti che restituiranno la ricchezza del loro operato e la profondità della loro anima, sarà l’incontro pubblico “Anima e mente: la forza di un’amicizia che continua con noi”, in programma giovedì 18 aprile, alle ore 16, nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale di Cremona (ingresso da piazza Stradivari, 7) promosso dall’Amministrazione comunale in accordo con le rispettive famiglie.

Interverranno il sindaco Gianluca Galimberti, Nadia Ebani (Università di Verona – Dipartimento di Culture e Civiltà), Simone Morandini (Istituto di Studi ecumenici “San Bernardino” di Venezia), Annarosa Dordoni (già docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), e Paola Bignardi (Fondazione “Don Primo Mazzolari”).

Un’occasione preziosa per rivivere la memoria di due personalità straordinarie, che hanno arricchito con il loro contributo inestimabile la storia e l’identità della nostra città.




Il volo delle rondini: il 16 marzo alla Badia di Torrechiara con l’ensemble cremonese PerIncantamento una serata su santa Chiara

«E prego voi e vi consiglio che viviate sempre nella santissima povertà. Guardatevi molto bene dall’allontanarvi da essa per l’insegnamento o il consiglio di alcuno»: con queste parole Chiara d’Assisi richiamava, nella Regola da lei scritta per le sue consorelle, il mandato di Francesco. Dopo la morte di quest’ultimo (1226), Chiara restò tenacemente fedele nel vivere fino in fondo quella paupertas che nel XIII secolo fu al centro di dissimili interpretazioni e di sguardi riformatori. Che senso può avere riprendere oggi l’esperienza della santa di Assisi?

Senza categoriche risposte prova a dare un cenno l’ensemble cremonese PerIncantamento, attivo da vent’anni con progetti originali. In un tessuto di testi biblici e fonti francescane, tra partiture antiche e brani appositamente composti dal maestro Carlo Piazza, lo spettacolo “Il volo delle rondini. Chiara d’Assisi povera per privilegio” mette in scena gli ultimi giorni della santa (siamo nel 1253), quando ricevette da Innocenzo IV la conferma del “Privilegium paupertatis” già concesso da Gregorio IX nel 1228. Nessuno avrebbe potuto costringere le Clarisse a possedere beni: era questa la perfetta povertà.

Secondo la consueta prassi dell’ensemble, lo spettacolo si presenta come un intreccio performativo di musica e testi, sorretto da gesti evocativi che rendono essenziale e intensa l’ambientazione scenica. Insieme ai musicisti Eddy De Rossi (arpa), Antonio Minelli (viola da gamba, percussioni) e Vittorio Zanibelli (flauti e clarinetto) sono i cantori cremonesi de “Il Discanto”, diretto da Daniele Scolari (che è anche autore di alcuni brani) ad accompagnare e intessere i passaggi narrativi. Quale racconto, dunque? Quello tracciato da Francesco (Walfrido Ricci) e Chiara ragazza (Miriam Ricci Galloni), in dialogo con il piano temporale protagonista, rappresentato in video – una presenza scenica di impatto, firmata da un direttore della fotografia noto a livello internazionale, Filippo Chiesa. La pièce è guidata dalla regia di Paolo Galloni.

Appuntamento alla Badia di Santa Maria della Neve di Torrechiara (non lontano da Langhirano, PR), sabato 16 marzo alle ore 21 (ingresso libero).




“Desideri – Giovani immigrati nella società. Tra lavoro, legalità e cittadinanza”, mostra fotografica all’oratorio del Maristella

Nell’ambito della “Trama dei Diritti”, lo spazio culturale promosso da CSV Lombardia Sud aperto a tutte le organizzazioni impegnate nella costruzione della cultura dei diritti, e concorre a raggiungere l’obiettivo n°  8 dell’Agenda 2030 (Lavoro dignitoso e crescita economica), dal 20 al 28 aprile a Cremona, presso l’oratorio del Maristella, sarà esposta la mostra  “Desideri – Giovani immigrati nella società. Tra lavoro, legalità e cittadinanza”.

L’esposizione è realizzata a partire dalle storie di giovani immigrati del Cremonese e del Casalasco pubblicate nel libro “Per un lavoro dignitoso”. Sono storie che raccontano le fatiche e la sofferenza di giovani che vivono nelle nostre comunità, spesso invisibili e senza voce, ma con forti DESIDERI di dignità, diritti e cittadinanza. Tutti nutrono la speranza in un futuro migliore.

Le immagini suggestive dei 19 pannelli della mostra, commentate dai giovani, offrono spunti di riflessione, di approfondimento e dibattito per giovani e adulti. Ma soprattutto sollecitano, ai vari livelli di responsabilità, iniziative adeguate a contrastare la “realtà diffusa” dello sfruttamento lavorativo che penalizza maggiormente gli stranieri.

La mostra, visitabile dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19 con ingresso gratuito, è organizzata da AUP Centro Pinoni, Comunità Laudato si’ Cremona e Oglio Po e ARCI Cremona in collaborazione con CSV Lombardia Sud ETS e Parrocchia dell’Immacolata Concezione.




“Primavera Organistica Cremonese”, domenica nel Duomo di Casalmaggiore Paolo Bottini suonerà in concerto l’organo “Bossi/Giani”

Domenica 28 aprile alle ore 16 nel Duomo di Casalmaggiore l’organista cremonese Paolo Bottini suonerà in concerto l’organo “Bossi/Giani” (1862/2010) per presentare il suo doppio cd monografico dedicato alla musica originale per organo del grande operista Giacomo Puccini nell’ambito della rassegna concertistica “Primavera Organistica Cremonese” promossa dall’Accademia Maestro Raro.

 




“Di cosa è fatta la speranza”, il 3 maggio all’Ospedale di Cremona

Si terrà presso nel pomeriggio di venerdì 3 maggio, alle 18, presso l’aula magna dell’Ospedale di Cremona, l’evento di presentazione del libro “Di cosa è fatta la speranza” (2023, edizioni Bompiani), romanzo biografico dedicato alla vita di Cicely Saunders, la donna che inventò le cure palliative. L’evento è promosso dal Centro culturale Sant’Omobono di Cremona, in collaborazione con l’Azienda socio-sanitaria territoriale di Cremona, l’ufficio della Pastorale della salute della Diocesi di Cremona e l’Associazione cremonese per la cura del dolore.

Oltre all’autore, Emmanuel Exitu, all’incontro interverranno anche Alessio Faliva, direttore dell’unità operativa di Terapie del dolore e Cure palliative dell’ospedale, don Maurizio Lucini, assistente spirituale dell’Hospice, e Antonio Auricchio, presidente dell’Associazione cremonese per la cura del dolore.

Infermiera, assistente sociale e poi medico, Cicely Saunders ha lottato tutta la vita per restituire dignità ai malati terminali, che fino agli anni 70 del Novecento erano abbandonati dai medici perché “non c’è più niente da fare”. Per lei, invece, c’era ancora molto da fare. E, contro la medicina ufficiale di allora, guidata dalla fede e dal suo spirito scientifico, lo fece: realizzò il miracolo bilanciato di unire l’amore per l’uomo e la passione per la medicina fondando nel 1967 a Londra il primo hospice moderno.

Cristiano Guarneri, presidente del Centro culturale Sant’Omobono, nello spiegare le ragioni di questa proposta, evidenzia come «Attraverso questa grande storia, scritta magistralmente da Exitu, si capisce come la sofferenza umana possa essere accompagna da empatia, ascolto e osservazione. Sono “medicinali” potenti quanto i farmaci. C’è bisogno di qualcuno che li renda concreti. La speranza, infatti, ha bisogno di noi, «è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere».

Il romanzo offre molteplici spunti per mettere a tema domande radicali che interessano ogni persona: «La morte e il dolore fanno parte della vita – dice Guarneri – è possibile attraversarli fino in fondo? Dove nasce la speranza che sostiene nel dolore e rende la vita possibile e degna di essere vissuta fino all’ultimo? La persona malata può scoprire una utilità e un bene nel vivere anche la fase terminale della sua vita? Perché le cure palliative sono così importanti? Quale deve essere il ruolo della medicina nella cura dei malati non guaribili?».

Cicely Saunders lavorò per la diffusione delle cure palliative. Spiega l’importanza di queste terapie il dottor Alessio Faliva, che sottolinea come «affrontare una malattia grave e la sua progressione rappresenta una sfida immensa, non solo per il paziente, ma anche per i suoi cari. In questo contesto, le cure palliative assumono un ruolo fondamentale, offrendo un supporto olistico che va oltre la mera gestione dei sintomi fisici. Si tratta di un approccio che mira a migliorare la qualità della vita residua, garantendo benessere e dignità al paziente e ai suoi familiari. Ogni istante assume un valore inestimabile, spingendo a trarre il massimo dalle esperienze e dai rapporti con le persone care. Le cure palliative non solo alleviano la sofferenza, ma offrono anche l’opportunità di riconciliarsi con sé stessi e con i propri cari. È un tempo prezioso per riflettere sulla propria esistenza, esprimere emozioni e dare voce a desideri spesso inespressi. Le cure palliative ci insegnano che la vita è un dono prezioso, da vivere con intensità e consapevolezza, anche di fronte alla malattia e alla morte».

Secondo don Maurizio Lucini in gioco non vi è soltanto la scelta tra un approccio medico piuttosto che un altro, ma il coraggio di uno sguardo diverso nei confronti della sofferenza: «il dolore e il processo del morire», «ma anche ogni limite e fragilità – sostiene don Lucini – sono un appello di cura, di attenzione e di amore che coinvolge una comunità. La vera domanda allora è: siamo disposti ad essere compagni di viaggio di coloro che stanno attraversando la valle della sofferenza? Le risposte che daremo come singoli o società determineranno le modalità dei nostri compagni di viaggio nell’affrontare il loro percorso esistenziale. In hospice ho incontrato persone che appena arrivate chiedevano di morire, poi si sono sentite amate, il dolore è stato alleviato, e hanno sperato di vivere».

Locandina dell’evento




Un, due, tre… musei! Grazie a una convezione con gli oratori alla scoperta delle meraviglie artistiche con Abbonamento Musei

“Un, due, tre… Musei!”, si intitola così il progetto di Regione Lombardia, sostenuto da Fondazione Cariplo e organizzato in collaborazione con Abbonamento Musei e con la rete degli Oratori delle Diocesi Lombarde, che quest’anno si rivolge alle famiglie con bambini e bambine dai 6 ai 13 anni, portando avanti un obiettivo primario, quello di avvicinare il pubblico dei più giovani alla scoperta delle meraviglie della Lombardia.

L’idea è quella di regalare ai più piccoli che frequentano gli oratori lombardi circa 8mila Abbonamenti Musei Junior, della durata di 365 giorni, e 8mila Abbonamenti Musei speciali, della durata di due mesi, a un genitore/tutore per ogni nucleo familiare. Alla scadenza, l’accompagnatore potrà rinnovare la card a una tariffa agevolata.

Gli oratori sono veri e propri avamposti di socialità e inclusione ed è proprio qui, che – come sostiene il coordinatore degli Oratori Diocesi Lombarde don Stefano Guidi – la dimensione culturale può e deve diventare un ulteriore stimolo di crescita di ragazzi e adolescenti. Un modo per vivere la bellezza e creare comunità dove i bambini sono chiamati ad esprimersi liberamente e a diventare i protagonisti di un cambiamento culturale come dichiarato da Alberto Garlandini e Simona Ricci, rispettivamente presidente e direttrice di Abbonamento Musei.

L’iniziativa vede coinvolti ben 218 musei, diffusi su tutto il territorio lombardo, con un palinsesto fitto di attività culturali, che insieme creano un sorprendente itinerario alla scoperta del patrimonio meno conosciuto.

Anche nel territorio della Diocesi di Cremona si trovano alcuni luoghi tutti da scoprire.

Il tour in città può iniziare infatti dal Museo Archeologico San Lorenzo, un museo interattivo allestito in una chiesa del XIII secolo e ospitante i resti di una domus romana.

Si prosegue con un museo davvero unico, il Museo del Violino, il quale espone una collezione unica al mondo, attraverso installazioni multimediali e un ricco corredo documentale.

Il percorso prevede inoltre la riproduzione della bottega di un liutaio, un ambiente audio immersivo e uno “scrigno dei tesori”, dove sono custoditi gli strumenti dei più importanti maestri cremonesi.

Sempre nel centro della città si trova il Museo Civico Ala Ponzone – Pinacoteca, ospitato dal 1928 nel palazzo Affaitati; il museo deve il suo nome al marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone, entomologo in pensione e collezionista, che lasciò in eredità alla sua città natale le sue collezioni d’arte. Tra le opere esposte si ritrovano anche un Caravaggio (San Francesco in meditazione) e un Arcimboldo (L’ortolano).

Spostandosi poco fuori città si trova un’antica cascina che ospita il Museo Civico della civiltà contadina “Il Cambonino Vecchio”, il cui ruolo è quello di valorizzare il lavoro della civiltà rurale italiana, così da non dimenticare mai le nostre origini, la storia e le tradizioni. Qui si possono respirare ancora oggi tantissime testimonianze della vita contadina, ogni ambiente del museo racconta una vera e propria storia.

Con la card di Abbonamento Musei è possibile visitare in provincia di Cremona anche: il Museo Archeologico “Platina” (Piadena) e il Museo Diotti (Casalmaggiore). Sempre nella frazione di Casalmaggiore si trova un museo unico al mondo: il Museo del Bijou. Esso custodisce gli oggetti di bigiotteria prodotti dalle industrie locali fra fine ’800 e il 1970, per un totale di oltre 20 mila pezzi fra collane, bracciali, anelli, orecchini, ciondoli, cinture e occhiali, i quali raccontano un secolo di moda, dall’era vittoriana agli hippies.

Inoltre, presso il sito archeologico di Calvatone-Bedriacum, ha sede il Visitors Centre “Maria Teresa Grassi”, polo di divulgazione delle ricerche e degli scavi archeologici condotti in loco dall’Università di Milano. In estate, gli archeologi dell’università accompagneranno i visitatori negli scavi archeologici, avvalendosi anche di supporti 3D e pannelli multimediali.

Infine, doppia possibilità anche nel territorio mantovano della diocesi, a Sabbioneta, con il Palazzo Ducale, il più antico tra gli edifici costruiti da Vespasiano, realizzato tra il 1560 e il 1561, e la chiesa dell’Incoronata, che doveva fungere da cappella palatina e da pantheon per la dinastia e per tale ragione fu affidata alla cura dei frati Serviti, presenti a Sabbioneta dal 1448.

Gli abbonamenti si possono richiedere tramite la compilazione del questionario al link: https://it.surveymonkey.com/r/un_due_tre_musei

Per informazioni: www.abbonamentomusei.it/progetto/un-due-tre-musei/




Omaggio a don Caifa in musica nella “sua” Cattedrale”

A 21 ani dalla morte, è eseguendo la sua musica nella Cattedrale di Cremona, dove suonò e diresse, che si è voluto ricordare don Dante Caifa: l’occasione è stato il concerto che nella serata di domenica 21 aprile ha visto impegnate diverse compagini musicali. Una personalità, quella di don Caifa, che ha lasciato un segno indelebile con le sue composizioni musicali, e rappresentando per oltre mezzo secolo un vero punto di riferimento per la musica sacra cremonese. Fondatore del Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 ha ricostituito la Cappella musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997.

Per l’evento – che ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico – sono stati coinvolti tre cori, accompagnati da maestri d’organo d’eccezione: la Schola Cantorum di Castelverde e la corale di San Bernardino di Soncino, diretti da Giorgio Scolari, il coro “Il Disincanto“ di Cremona, diretto da Daniele Scolari, e il Coro della Cattedrale di Cremona, diretto da don Graziano Ghisolfi.

Un ricco programma musicale che, introdotto dal ricordo del canonico mons. Carlo Rodolfi, si è aperto con il “Nun komm” der Heyden Heyland BWV di Johann Sebastian Bach, un solo di organo eseguito dall’organista titolare della Cattedrale, Fausto Caporali.

Poi cinque esecuzioni di opere scritte proprio da Caifa: il coro della Cattedrale ha proposto la Missa brevis “De Angelis” per assemblea, un esecuzione con coro a tre voci dispari e organo; la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino hanno invece eseguito Al Signore che entrava Santa Chiesa di Dio; a caratterizzare la serata sono stati anche il Victimae Paschali per soprano, coro a quattro voci miste e organo, con l’interpretazione del coro “Il Disincanto” e del Trittico per soprano e organo, con protagonisti l’organista Alberto Pozzaglio e il soprano Ilaria Geroldi. A chiudere il programma due esecuzioni a cori riuniti: la Messa detta “Balossa”, scritta da Caifa per assemblea, coro a tre voci pari e organo, e il Magnificat di Lorenzo Perosi, per coro a quattro voci dispari e organo.

«Don dante ci ha lasciato la sua concezione di musicologo, la sua concezione di esecuzione antica ed elastica», ha ricordato il giornalista Roberto Fiorentini, amico di vecchia data di don Caifa, del quale ha approfondito il tema degli studi sui Salmi di Rodiano Barrera e le Lamentazioni di Marc’Antonio Ingegneri. «Lui aveva quella capacità di rendere la musica come era nel tempo – ha sottolineato – senza perimetri rigidi, ma come si eseguiva nei secoli passati in Cattedrale».

Al termine del concerto ha preso la parola anche il vescovo di Cremona Antonio Napolioni. Ricordando i defunti Mario Gnocchi e Massimo Marcocchi, ha voluto sottolinearne il contributo prezioso dato alla Chiesa cremonese, proprio come fece don Dante Caifa. «Ciascuno secondo il proprio linguaggio – ha sottolineato – ha dato un contributo importante al cammino della nostra Chiesa, sono per me fonti preziose da ascoltare e conoscere». Poi un augurio, perché «tutti i linguaggi della fede possano essere espressi per portare la bellezza del Vangelo ad ogni uomo e ad ogni donna».

 

Profilo di don Caifa

Nato a Vescovato il 22 dicembre 1920, originario di Cicognolo, don Caifa fu ordinato sacerdote nel 1943: l’hanno successivo mons. Cazzani lo assegnò alla Cattedrale come vicario dopo una breve esperienza a Pieve d’Olmi.

Grazie agli studi al liceo musicale pareggiato di Piacenza e poi al conservatorio di Parma conseguì i diplomi di Musica Corale (1949) e Composizione (1951). Il prete musicista ottenne anche il compimento inferiore in Organo.

Nominato maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona nel 1964 (sostituì il grande Federico Caudana). Insegnante di musica in Seminario, mons. Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese.

Dopo aver fondato nel 1968 il Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 mons. Caifa ha ricostituito la Cappella Musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997.

Musicista di grande talento, grande improvvisatore, insegnante di Musica in Seminario, ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. A lui si deve la riscoperta a Cremona della polifonia classica (Monteverdi e Ingegneri in particolare) e del grande repertorio corale dopo l’impostazione lirico-romantica di Caudana.

Nel 1986 fondò insieme al cav. Giovanni Arvedi e altri membri del Comitato per l’Organo della Cattedrale la scuola d’organo che ha contribuito a formare decine di organisti diocesani e alla quale l’Associazione Marc’Antonio Ingegneri, emanazione diretta istituita nel 1994 con Caifa presidente, assicura tutt’oggi continuità.

Musicista raffinato e di raro talento, le sue musiche – prevalentemente dedicate alla pratica corale – sono state raccolte e pubblicate, poco prima della morte (avvenuta a Cremona il 5 agosto 2003), in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale (1943-2003) nell’antologia:
 “Messe, mottetti e varie composizioni” a cura di Marco Ruggeri
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God Save Matter, il 9 maggio l’inaugurazione della mostra di Giorgio Palù al Museo Diocesano

Sarà inaugurata ufficialmente il 9 maggio e dal 10 maggio sarà aperta al pubblico la mostra Giorgio Palù. God Save Matter ospitata fino al 2 giugno tra le sale del Museo Diocesano di Cremona e inserita nel palinsesto di Cremona Contemporanea – Art Week  2024, giunta alla sua seconda edizione e che si terrà dal 18 al 26 maggio.

Le opere dell’esposizione a cura di Ilaria Bignotti, saranno ospitate negli spazi che accolgono la collezione permanente e negli ambienti adibiti alle mostre temporanee del Museo inaugurato nel 2021 e del quale l’architetto ha firmato il progetto.

Artista oltre che architetto, con una forte tensione all’indagine sulle potenzialità dei materiali di natura industriale ma anche afferenti alla tradizione – dalle resine ai metalli al marmo – Giorgio Palù (Cremona 1964) ha ideato un progetto espositivo curato da Ilaria Bignotti, che accompagna il visitatore alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici in dialogo con la vibrante presenza della sua arte contemporanea.

«Ogni opera, ogni installazione – racconta Palù, – scaturisce dall’ispirazione che ho provato davanti alle opere d’arte sacra e antica mentre lavoravo al progetto del Museo. Mi sono lasciato toccare nel profondo dai messaggi, dai gesti, dalle forme che i maestri del passato hanno saputo tradurre in dipinto e scultura per rappresentare l’ineffabile e il mistero della nascita e della fede, della vita e della morte».

Con passione e rispetto, Giorgio Palù ha così punteggiato il Museo con opere e installazioni che sono tappe di un viaggio spirituale, plasmate nella materia e capaci di riverberare, con la loro plastica e solenne energia, i messaggi contenuti e tramandati nei secoli dai beni museali esposti.

Sin dalla prima sala del Museo, sotto alla scalinata “appesa” a forma di spirale, dialogando con il mosaico paleocristiano della fine del IV-inizi del V secolo, Palù allestisce In principio, “îles flottantes” rilucenti, frammenti tellurici rivestiti di foglia d’oro, a raccontare la tensione tra anima e corpo.

Anche l’opera che si rivela successivamente, E luce fu, lavora con la luce, ma in questo caso con quella elettrica: un vecchio pannello di controllo dell’illuminazione del Duomo cremonese è stato infatti riattivato e riprogrammato da Palù e ora emette segnali luminosi che attirano il visitatore.

Nella sala, dedicata ai Tesori del Romanico e alle origini della Diocesi, due stiliti rossi, in resina, ammiccano tra le opere esposte, per innalzarsi simbolicamente in un terzo Red Monolith, situato nell’ambiente successivo, in dialogo con la straordinaria Annunciazione, dipinta nel 1505 da Boccaccio Boccaccino. Il suo rosso, così denso, svettante, carico di concrezioni e rilucenze, cita il rosso della veste rinascimentale dell’Arcangelo.

Il percorso prosegue con un’opera figurativa: la trasparenza della crocefissione si tinge di rosso nel Transparent J, e dialoga con le opere di singolare valore esposte nella settima Sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

In un continuo rimando tra spiritualità e materia, una grande croce di metallo, lavorata in oro nello squarcio ortogonale, è disposta nella Sala dedicata alle croci a stilo e in particolar modo alle crocifissioni. Il dialogo continua tra il toccante corpo trafitto del San Sebastiano in legno intagliato e dipinto di Giovanni Angelo del Maino, (XVI secolo), e il San Sebastian di Giorgio Palù: una scultura ridotta ai minimi termini, dove il marmo si contorce e macchia del segno dei chiodi di riuso.

La materia sgorga e si slancia, in Flusso, un intreccio di filamenti metallici, a riattivare la memoria della destinazione d’uso originaria della grande ghiacciaia a pianta ellittica del Museo, perfettamente conservata.

Nella sala seguente il dialogo continua in un confronto puntuale tra il Cristo crocifisso proveniente dalla Collezione di arte sacra di Giovanni e Luciana Arvedi Buschini e With My Arms di Giorgio Palù, che iconograficamente è un esplicito omaggio a quello tardo medievale.

Infine, una preziosa esposizione di opere recenti dell’artista cremonese è nelle sale dedicate alla mostre temporanee del Museo: grandi lavori a parete emergono e spingono la materia nera, corrusca e lavorata con una intensità carica di pathos, mentre pozze di resina rossa e rilucente la scavano in forme filamentose.

Un potente “cameo”  rievoca la grande installazione ideata e realizzata da Palù nella Ex Chiesa di San Carlo, nel 2019: ripensata per lo spazio del Museo diocesano, Frattura (Ricomposizione), “una sorprendente installazione multimediale, sonora e luminosa, (…) dove il senso senza tempo della divinità, la nostra divinità, quella del Figlio, si scontra con le drammatiche storture della società contemporanea”, ha scritto Luca Beatrice.

 

Breve biografia dell’artista:

Giorgio Palù (Cremona, 1964), laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1989, inizia l’attività di libero professionista nel 1991 e nel 1994, con il collega Michele Bianchi, fonda lo studio Arkpabi Giorgio Palù & Michele Bianchi architetti a Cremona. Architetto sempre orientato alla ricerca, ha nel corso degli anni firmato progetti multidisciplinari per il settore pubblico e privato, con un approccio basato sulla sperimentazione tipo-morfologica e tecnico-materica e sulla innovazione tecnologica. L’attenzione alle forme organiche, alle esigenze dell’uomo nell’ambiente e alle potenzialità dell’esperienza nello spazio, unite a una straordinaria sperimentazione sui materiali, ha prodotto opere architettoniche che gli hanno valso titoli e riconoscimenti internazionali, dall’Architectural Award for Best New Hotel per The European Hotel Design Award nel 2002 – vinto con il Delle Arti Design Hotel – al Compasso d’Oro ADI – la XXIV edizione nel 2016 – all’Auditorium Giovanni Arvedi di Cremona, l’unica opera architettonica premiata nella storia con il prestigioso premio.

Il Museo Diocesano di Cremona, completato nel 2021, è tra le sue più importanti opere architettoniche recenti, oltre alla quale sono da ricordare:

Drottning Silvia Konsertsal, Lilla Academien, Stoccolma, 2019; Teatro Iran Mall, Teheran, Iran, progetto avviato nel 2018; Polo Tecnologico, Cremona, 2017; Complesso residenziale Garden Beyond the Clouds a Cremona, 2016; Museo del Violino, Cremona, 2013; Auditorium Giovanni Arvedi, Cremona, 2013; Complesso residenziale di via Doberdò a Milano, 2008.

Parallelamente alla professione di architetto, Giorgio Palù ha negli anni sperimentato artisticamente sia i materiali della tradizione, dai metalli – il bronzo, l’acciaio inox, e il corten – alle pietre – in particolar modo, il travertino, sia ha lavorato materiali industriali quali il cemento e le resine; numerose le opere di grande dimensione e su scala ambientale, spesso completate con l’innesto di tecnologie e new media.

Tra le principali installazioni artistiche, si ricordino: Albero del Cambiamento, Milano, con il sostegno di Accenture, 2020; Frattura (Ricomposizione), installazione temporanea (2019), Chiesa San Carlo, Cremona.

Tra le mostre recenti, sono da segnalare: Minerali Cosmogonie. Tiziana Lorenzelli e Giorgio Palù, a cura di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, Metalli d’Autore Hangar, Cremona, novembre 2022; It’s All In My Hands, It’s All In Your Eyes. Giorgio Palù e Alfredo Rapetti Mogol, a cura di Vera Canevazzi e Ilaria Bignotti, Blue Pavilion, Cremona, dic. 2021;

GestoZero. Istantanee 2020, a cura di Ilaria Bignotti, ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi, Camilla Remondina), Giorgio Fasol e Matteo Galbiati, da un’idea di Maurizio Donzelli, Brescia, Museo SantaGiulia, Cremona, Museo del Violino, Bergamo, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, 2020-2021; Frattura (Ricomposizione), a cura di Luca Beatrice, Il Triangolo Galleria d’Arte e Chiesa di San Carlo, Cremona, 2019; Earthside. Viaggio al centro della Terra, a cura di Francesco Mutti, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma, 2018.




Sarà presentato il 6 aprile in Camera di Commercio il libro sull’opera di Gianmaria Potenza nella Cattedrale di Cremona

La Fondazione Potenza Tamini, in collaborazione con la Diocesi di Cremona e l’editrice Chiesa Oggi, presenteranno ufficialmente il libro “Gianmaria Potenza Cattedrale di Cremona”. Il volume è curato da Valeria Loddo e, attraverso le fotografie di Paolo Mazzini, racconta l’opera realizzata da Gianmaria Potenza per la Cattedrale di Cremona, nel contesto dell’adeguamento liturgico del presbiterio completato nel 2022.

L’evento si terrà sabato 6 aprile 2024, alle ore 11, presso la Sala Maffei della Camera di Commercio, in Piazza Stradivari a Cremona.

Durante la presentazione, moderata da Valeria Loddo, interverranno gli autori dei testi contenuti nel libro con il Vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni, l’artista Gianmaria Potenza, il Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali e l’edilizia di culto della Diocesi di Cremona don Gianluca Gaiardi e Caterina Parrello, direttore editoriale di CHIESA OGGI per i saluti istituzionali.

L’evento sarà un’occasione unica per incontrare gli autori, discutere dell’importanza dell’arte contemporanea nei contesti storici e ottenere una copia autografata del libro.

Il volume “Gianmaria Potenza Cattedrale di Cremona” offre uno sguardo inedito alle opere dell’artista veneziano Gianmaria Potenza per la Cattedrale di Cremona, in un viaggio di bellezza e un invito a visitarne i nuovi arredi sacri.

Nel 2022, il Duomo di Santa Maria Assunta è stato oggetto di un adeguamento liturgico del presbiterio, che ha sollevato la complessa questione degli interventi contemporanei in contesti storici, richiedendo una riflessione approfondita sulla tutela e conservazione.

Nelle pagine del libro la storica dell’arte Francesca Flores D’Arcais ben inquadra le circostanze in cui nascono i nuovi arredi sacri di Potenza e che hanno richiesto un articolato e proficuo lavoro di squadra tra i progettisti e la committenza.
I testi del Vescovo Antonio Napolioni, di don Gianluca Gaiardi e della professoressa Carla Zito aiutano quindi a leggere le nuove opere come coerente aggiunta dettata dal tempo e dalla storia, a dimostrazione di come l’arte contemporanea abbia risorse espressive e mezzi formali per comunicare spiritualità.

La presentazione del libro “Gianmaria Potenza Cattedrale di Cremona” è parte del calendario di attività della Fondazione Potenza Tamini, nuova realtà veneziana dedicata all’arte del maestro Gianmaria Potenza e al sostegno a giovani talenti creativi.

Sarà inoltre occasione per presentare un nuovo progetto espositivo, il primo sostenuto dalla Fondazione Potenza Tamini e realizzato grazie alla collaborazione con i Musei della Diocesi di Cremona e il mensile digitale Riflessi Magazine, che porterà nei prossimi mesi all’allestimento di una suggestiva mostra fotografica che offrirà una prospettiva inedita e innovativa sui luoghi d’arte della città di Cremona all’interno delle sale del Museo Diocesano.




Domenica sera in Cattedrale concerto in memoria del maestro don Dante Caifa. L’evento in diretta su Cremona1

Maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona, don Dante Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. Fondatore del Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 ha ricostituito la Cappella musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997. Una vita dedicata alla musica e alla Chiesa cremonese che, a 21 anni dalla morte, lo ricorderà nel “Concerto in memoria di mons. Dante Caifa” che domenica 21 aprile, alle 21, è in programma proprio nella Cattedrale di Cremona. L’evento sarà trasmesso in diretta tv su Cremona1 (canale 19).

Tre cori coinvolti, accompagnati da maestri d’organo d’eccezione: la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino di Soncino, diretti da Giorgi Scolari, il coro “Il Disincanto” di Cremona, diretto da Daniele Scolari, e il Coro della Cattedrale di Cremona, diretto da don Graziano Ghisolfi.

Un ricco programma musicale, che si aprirà con il “Nun komm” der Heyden Heyland BWV di Johann Sebastian Bach, un solo di organo eseguito dall’organista titolare della Cattedrale, Fausto Caporali. A seguire, cinque esecuzioni di opere scritte proprio da monsignor Caifa: il coro della Cattedrale si cimenterà nella Missa brevis “De Angelis” per assemblea, un esecuzione con coro a tre voci dispari e organo; la Schola cantorum di Castelverde e la corale San Bernardino eseguiranno invece Al Signore che entrava Santa Chiesa di Dio; saranno inoltre eseguiti il Victimae Paschali per soprano, coro a quattro voci miste e organo, con l’interpretazione del coro “Il Disincanto” e del Trittico per soprano e organo, con protagonisti l’organista Alberto Pozzaglio e il soprano Ilaria Geroldi. A chiudere il programma due esecuzioni a cori riuniti: la Messa detta “Balossa”, scritta da Caifa per assemblea, coro a tre voci pari e organo, e il Magnificat di Lorenzo Perosi, per coro a quattro voci dispari e organo.

L’esecuzione sarà inframezzata da un intervento di Roberto Fiorentini che presenterà e approfondirà gli studi di monsignor Caifa sui Salmi di Rodiano Barrera e le Lamentazioni di Marc’Antonio Ingegneri.

Un concerto promosso perché non passasse in silenzio il ricordo di un sacerdote che ha contribuito così tanto, con la sua permanenza qualificata, al panorama della Chiesa cremonese. Un musicista vero, con la musica nel cuore, che ha lasciato un patrimonio che si vuole così ripresentare alla comunità affinché non vada perduto e dimenticato.

La locandina del concerto

 

Profilo di don Caifa

Nato a Vescovato il 22 dicembre 1920, don Caifa fu ordinato sacerdote nel 1943: l’hanno successivo mons. Cazzani lo assegnò alla Cattedrale come vicario dopo una breve esperienza a Pieve d’Olmi.

Grazie agli studi al liceo musicale pareggiato di Piacenza e poi al conservatorio di Parma conseguì i diplomi di Musica Corale (1949) e Composizione (1951). Il prete musicista ottenne anche il compimento inferiore in Organo.

Nominato maestro di Cappella e organista della Cattedrale di Cremona nel 1964 (sostituì il grande Federico Caudana). Insegnante di musica in Seminario, mons. Caifa ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese.

Dopo aver fondato nel 1968 il Coro Polifonico Cremonese, nel 1992 mons. Caifa ha ricostituito la Cappella Musicale della Cattedrale di cui è stato direttore sino al 1997.

Musicista di grande talento, grande improvvisatore, insegnante di Musica in Seminario, ha rappresentato per oltre mezzo secolo il principale punto di riferimento della musica sacra cremonese. A lui si deve la riscoperta a Cremona della polifonia classica (Monteverdi e Ingegneri in particolare) e del grande repertorio corale dopo l’impostazione lirico-romantica di Caudana.

Nel 1986 fondò insieme al cav. Giovanni Arvedi e altri membri del Comitato per l’Organo della Cattedrale la scuola d’organo che ha contribuito a formare decine di organisti diocesani e alla quale l’Associazione Marc’Antonio Ingegneri, emanazione diretta istituita nel 1994 con Caifa presidente, assicura tutt’oggi continuità.

Musicista raffinato e di raro talento, le sue musiche – prevalentemente dedicate alla pratica corale – sono state raccolte e pubblicate, poco prima della morte (avvenuta a Cremona il 5 agosto 2003), in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale (1943-2003) nell’antologia:
 “Messe, mottetti e varie composizioni” a cura di Marco Ruggeri
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