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Beata Vergine, una giornata inaspettata grazie alle Giornate di primavera del Fai

“Apri le porte di casa, affacciati al mondo e sarai sorpreso da ciò che ti aspetta”. Questo è successo alle Suore della Beata Vergine che, accogliendo l’invito del FAI ad aprire il portone del loro Istituto ai visitatori in occasione delle Giornate di primavera si sono trovate di fronte a centinaia di persone che desideravano conoscere la loro casa e la loro realtà culturale.

Le meraviglie della scoperta di un mondo saldamente ancorato alle proprie origini culturali e religiose è apparso in tutto il suo splendore che sa di antico e di nuovo e sempre rispondente al desiderio umano di pace, di serenità, di ordine, di bellezza conservata con affettuosa passione tra le antiche mura della casa delle religiose.

Vivere in un ambiente ricco di cultura, di arte, di sentimenti ancorati a valori perenni, conferisce stabilità e conferma una temperie di serenità e di pace.

Questo è stato il clima assaporato dai visitatori che hanno fatto un tuffo nella storia del Collegio Beata Vergine, manifestando nello stesso tempo una ricchezza di sentimento affettuoso e riconoscente alle Religiose, alle loro “antiche” insegnanti di cui conservano un ricordo vivo e ancora vibrante dei valori acquisiti al tempo della scuola.

Per le religiose ospitanti le Giornate Fai di primavera sono trascorse davvero come una festa: uno scambio di ricordi, una ventata di giovinezza, di riconoscenza per tutto ciò che ha aiutato le ex alunne a prepararsi alla vita. Per gli altri visitatori, è stata una immersione nel silenzio dei lunghi corridoi dove si respirava meraviglia, bellezza e ordine.

Per noi è stata la riscoperta di una ricchezza culturale e valoriale seminata a piene mani in ciascuna di loro, che ancora le accompagna nella vicenda quotidiana del vivere. A questo si aggiunge la consapevolezza di aver favorito un patrimonio affettivo alimentato da ricordi lieti di persone e accadimenti che ognuno portava in cuore e ci ha ridonato in questa circostanza.

In fondo l’ambiente che andiamo riscoprendo con le visite Fai non è solo quello della natura o dell’arte ma anche quello formatosi in uno stile di relazione educativa affettuosa che valorizza i doni di ciascuno e che indica anche una prospettiva valoriale che talvolta oggi viene sottovalutata ma che è da riproporre.

L’attualità dell’intuizione di madre Lucia Perotti si fa strada anche ad oggi e ravviva con frutti duraturi il quotidiano scorrere dei giorni, a volte un po’ monotono, ma sempre aperto alla bellezza e alla speranza.

La festa è sempre dietro ad una porta che si apre ad accogliere.

madre Giuliana Arsuffi

 

 

Per le Giornate Fai di Primavera straordinaria apertura dell’ex Circolo Zaccaria e del Collegio della Beata Vergine




Suore Catechiste di Sant’Anna, Messa a Picenengo nel ricordo del battesimo del fondatore padre Silvio Pasquali

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«Con le Suore Catechiste di Sant’Anna è come se Padre Silvio Pasquali fosse tornato a Cremona». Con queste parole padre Massimo Casaro, responsabile dell’Ufficio beni culturali del PIME, ha voluto ricordare la figura del missionario cremonese, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, durante l’Eucaristia celebrata nella chiesa parrocchiale di Picenengo nella mattina di domenica 7 aprile.

Proprio in questa chiesa alla periferia di Cremona il 10 aprile del 1864 veniva battezzato Silvio Pasquali, che era nato poco distante presso la cascina Cambonino.

La celebrazione eucaristica, concelebrata da don Francesco Cortellini, amministratore parrocchiale di San Bartolomeo, è stata occasione per svelare una targa proprio presso il fonte battesimale, alla presenza delle Suore Catechiste di Sant’Anna, congregazione fondata in India da padre Pasquali e che da ormai diversi anni sono presenti anche in Italia e in particolare a Cremona.

«Padre Silvio è un padre del PIME antico, del secolo scorso, e sono tanti i padri del PIME che cadono nell’oblio, come accade in tutte le famiglie. Io stesso non lo conoscevo – ha detto padre Casaro nell’omelia –. Era un missionario che potremmo definire, senza timore di esagerare, un po’ eroico, di una tipologia di cui in un certo senso se ne è perso lo stampo». E ha continuato: «Un tempo il missionario vero partiva per non tornare più e le ultime immagini della famiglia erano sul molo del porto, dicendo ai parenti “ci rivediamo in paradiso”».

La riflessione del missionario si è quindi concentrata sulla testimonianza di fede di padre Pasquali: «È la sua fede che dissoda il terreno e che fa germogliare la vita vera e autentica. Un segno di questa fecondità sono le suore che continua nel tempo. Lui non è tornato in Italia, ma sono venute le sue suore e in qualche modo è come se Padre Silvio a modo suo fosse ritornato nel loro carisma, nella loro dedizione, in quel servizio che stanno prestando alla Chiesa di Cremona. La fecondità è sempre miracolosa e generativa».

«Che la memoria di questo uomo del passato sia mantenuta viva – l’auspicio dei missionario del Pime ha che presieduto l’Eucaristia a Picenengo – ma soprattutto sia scoperta per ciò che ha di attuale da comunicare anche a noi nella forma, nella fedeltà al Signore della donazione della vita e di una speranza solida verso la pienezza e il compimento di tutte le cose».

La celebrazione è stata accompagnata dal gruppo musicale Fortuna Reditus Ensemble, la rifondazione della Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore di Bologna, fondata nel 2006 per la riscoperta del patrimonio musicale dei frati agostiniani tra ‘500 e ‘700. Nell’occasione è stata eseguita una delle tre Messe Triple concertate di Carlo Milanuzzi, compositore, organista e presbitero italiano del XVII secolo.

Morto nel 1924, padre Silvio Pasquali, cremonese di nascita, fu missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) in India, dove fondò la Congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna. La sua importante attività di evangelizzazione nel Paese asiatico è stata espressa nel 2015 con il riconoscimento come Servo di Dio.

A un secolo dalla morte, e mentre continua il processo di beatificazione, a Cremona è stata organizzata una ricca serie di eventi per celebrarne la sua opera e mantenere vivo il ricordo e l’esempio, di cui la celebrazione a Picenengo è stata parte integrante.

Il prossimo appuntamento avrà luogo la sera di mercoledì 10 aprile, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, dove don Umberto Zanaboni condurrà una riflessione su “L’eroicità cristiana dei Santi”, ricordando padre Silvio Pasquali e don Primo Mazzolari.

 

Da aprile un ricco calendario di eventi nel ricordo di padre Silvio Pasquali




Il 10 maggio a San Camillo il ricordo del beato Enrico Rebuschini

Ricorre venerdì 10 maggio la memoria liturgica del beato padre Enrico Rebuschini, camilliano legato alla città di Cremona in cui ha operato come economo e superiore della clinica San Camillo. E proprio nella casa di cura di via Mantova, nel giorno anniversario della sua morte, il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucaristia in programma alle 10 presso la cappella della struttura, dove le spoglie del beato Rebuschini sono conservate.

Alla celebrazione, cui prenderà parte la comunità camilliana, con il superiore padre Virginio Bebber, sono stati invitati tutti i medici della struttura sanitaria e le autorità del territorio, alla presenza anche di una rappresentanza delle Figlie di San Camillo.

 

 

Biografia del beato Rebuschini

1860 – Enrico Rebuschini nasce a Gravedona, ultimo di cinque figli.

1871 – Terminato il Ginnasio, si iscrive al Liceo “Volta” di Como, poi, frequenta il primo anno alla Facoltà di Fisica e Matematica di Pavia.

1880 – Compie un anno di volontariato nel servizio militare a Milano come sottotenente.

1882 – Ottiene il diploma di ragioneria a Como. Il padre lo colloca all’Ospedale di Sant’Anna della città; spesso lascia gli uffici per incontrare ed interessarsi personalmente dei malati aiutandoli anche con denaro e abiti propri.

1884 – Nonostante l’opposizione paterna, è accolto dal vescovo di Como in Seminario, poi inviato a Roma per studiare alla Gregoriana.

1886 – Costretto da un grave esaurimento, rientra in famiglia, ma il desiderio di seguire il Signore non lo abbandona. Nella chiesa di Sant’Eusebio, di fronte ad un dipinto che rappresenta san Camillo incoraggiato dal crocifisso, si fa strada la vocazione camilliana.

1887 – Entra nella Comunità camilliana di Verona. Dopo due anni inizia il noviziato, durante il quale, per dispensa speciale chiesta dagli stessi superiori, è ordinato sacerdote dal futuro Papa Pio X.

1899 – Padre Rebuschini è destinato a Verona, poi a Cremona dove rimarrà per il resto della vita, svolgendo numerosi incarichi: economo e superiore della nuova clinica da lui apprestata, coordinatore con le Suore Camilliane nell’assistenza ai malati di vaiolo, collaboratore della Croce rossa italiana nella cura dei soldati feriti in guerra, confessore del vescovo e di numerosi penitenti della città, sollecito nell’assistenza spirituale ai malati a domicilio. In città tutti lo conoscono, lo stimano, lo cercano.

1938 – Muore a Cremona, il 10 maggio.

Nella sua vita spirituale spiccano: l’amore al crocifisso e all’Eucaristia, l’affetto filiale alla Madonna della Salute e a san Camillo, le devozioni alla Vergine di Pompei e a san Giuseppe.




A San Camillo festa per il beato Enrico Rebuschini, «piccolo prete dei malati, che insegna alla Chiesa l’essenziale»

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Testimone di una santità feriale, con una vita accanto ai malati e ai fragili. Il beato Enrico Rebuschini, morto il 10 maggio 1938 a Cremona, vive ancora nella memoria dei cremonesi. Così, la mattina di venerdì 10 maggio, nell’86° anniversario della scomparsa, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la Messa in sua memoria, celebrata nella cappella della casa di cura S. Camillo di Cremona, dove padre Rebuschini svolse buona parte del suo ministero.

L’Eucaristia è stata concelebrata da alcuni sacerdoti diocesani, tra cui il vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale, don Gianpaolo Maccagni, il rettore della comunità camilliana, padre Virginio Bebber, mons. Attilio Cibolini, rettore della Cattedrale, e don Enrico Maggi, delegato episcopale per la Vita consacrata. Presenti alla celebrazione anche i padri e i fratelli camilliana, il personale sanitario della struttura, una delegazione delle suore delle Figlie di San Camillo, e la rappresentanza cremonese dell’opera nazionale “Caduti senza croce”. Nell’assemblea anche le autorità del territorio, nelle persone del sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, del prefetto Corrado Conforto Galli, del comandante provinciale dei Carabinieri, Paolo Sambataro, e del comandante della Guardia di Finanza di Cremona, Massimo Dell’Anna. «Una festa della comunità camilliana, ma anche di tutta la comunità cremonese – ha sottolineato padre Virginio Bebber nei saluti iniziali –, in quanto il beato Enrico si è sempre sentito parte di questa comunità ecclesiale». E nel saluto un auspicio: quello di non accontentarsi di quanto fatto, ma di spingersi oltre nel servizio dei fratelli e dei malati, seguendo l’esempio del Beato, un uomo semplice, ma dal cuore grande.

 

Il saluto di padre Virginio Bebber

 

L’omelia del vescovo si è aperta con un monito: «Non rifiutare al povero il necessario per la vita». Anche se, in questo periodo, nel mondo c’è chi sistematicamente fa tutto per rifiutarlo. «Sistematicamente distruggono le case, gli ospedali, impediscono l’arrivo del cibo e dei medicinali. Distruggono la vita», ha aggiunto mons. Napolioni. «Una spirale diabolica in cui cadiamo ancora una volta». In un mondo in cui si spendono 2.280 miliardi in armi, invece che per curare il pianeta e per sfamare le folle, il suggerimento del vescovo è quello di seguire l’esempio del beato Rebuschini, anch’egli vissuto in tempo di guerra: «Come lui possiamo scegliere di continuare a curare i corpi e le anime, testimoniando che c’è un’altra logica». Non l’odio, non la via della distruzione, nemmeno la strada strada dell’indifferenza, ma quella da seguire è la via del «cuore guarito e reso capace di cura, di tutto l’umano», sulla scia della testimonianza di «un piccolo prete dei malati, che insegna alla Chiesa l’essenziale». E allora l’invito è quello di «non rifiutare al povero il necessario per la vita, ma, anzi, condividilo e anche la tua vita sarà in abbondanza».

Al termine della celebrazione, chiusa dalla preghiera per i caduti senza croce, il vescovo Napolioni, accompagnato da padre Bebber, ha fatto visita agli ospiti della struttura di via Mantova.

 

L’omelia del vescovo Antonio Napolioni

 

 

La biografia del Beato

Enrico Rebuschini nasce a Gravedona (Como) il 28 aprile 1860, secondo di cinque figli in una famiglia della buona borghesia lombarda. A 24 anni entra nel seminario di Como. Date le sue qualità, viene inviato al Collegio Lombardo di Roma per frequentare gli studi teologici all’Università Gregoriana.

Enrico si impegna spiritualmente e riprende l’abitudine di visitare i bisognosi, abbinando l’erogazione di sussidi al supporto morale e religioso. Apprezzando tate sensibilità, il suo confessore lo orienta verso i Camilliani, l’istituto religioso dedicato all’assistenza dei malati. Con particolare dispensa, ancora durante il biennio di noviziato viene ordinato sacerdote dal Vescovo di Mantova, mons. Giuseppe Sarto (il futuro papa San Pio X), il 14 aprile 1889. Nella festa dell’Immacolata 1891 emette la professione religiosa definitiva.

Per un decennio svolge il suo ministero a Verona, dapprima come vicemaestro e insegnante dei novizi; poi si prodiga come assistente spirituale agli infermi negli ospedali Militare (1890-95) e Civile (1896-99) della città. Il 1 maggio 1899 p. Enrico arriva a Cremona, nella Casa di cura S. Camillo, dove rimarrà fino alla morte. Per il suo spirito di servizio ai confratelli viene confermato per undici anni superiore della comunità e per trentaquattro anni amministratore-economo.

Quarant’anni di vita e di operosità, in cui senza far rumore, ma con l’eloquenza dell’esempio e della bontà, s’e guadagnato la stima e l’affetto di tutta la città e il soprannome popolare di “Padrino santo”.

Il 23 aprile 1938, dopo aver celebrato presso un malato grave, ritorna a casa con un forte raffreddore, cui non da importanza. Due giorni dopo è a letto con broncopolmonite. L’8 maggio chiede l’Olio Santo. Il 10 rende l’anima a Dio. Aveva 78 anni. Morì santamente il 10 maggio del 1938.

Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 4 maggio 1997. Il suo corpo è custodito nella cappella della Casa di cura San Camillo a Cremona. La Chiesa celebra la sua memoria liturgica il 10 maggio.




Da aprile un ricco calendario di eventi nel ricordo di padre Silvio Pasquali

Morto nel 1924, padre Silvio Pasquali, cremonese di nascita, fu missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) in India, dove fondò la Congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna. La sua importante attività di evangelizzazione nel Paese asiatico è stata epressa nel 2015 con il riconoscimento come Servo di Dio. A un secolo dalla morte, e mentre continua il processo di beatificazione, a Cremona è stata organizzata una ricca serie di eventi per celebrarne la sua opera e mantenere vivo il ricordo e l’esempio.

Il primo appuntamento sarà venerdì 5 aprile, alle 17, presso la sede delle Acli provinciali di Cremona (via Cardinal Massaia 22), dove si svolgerà “Padre Silvio Pasquali: da Cremona all’India”, un’iniziativa che sarà occasione per collegare le Acli con un villaggio indiano in cui le suore di padre Pasquali sono presenti e la cui attività meritano di essere conosciute e sostenute. «Quest’anno si è deciso di rendere più stabili i rapporti con le sue suore “adottando” un villaggio indiano particolarmente povero – spiegano dall’Associazione –. Così, su suggerimento della superiora generale, è stata scelta la scuola St. Joseph’s dell’abitato di Nawabpet, nello stato dell’Andhra Pradesh». E aggiungono: «Suor Japamala scrive che in questo villaggio i genitori sono poveri ed è per loro difficile pagare anche le tariffe minime per i figli. Di conseguenza le suore cercano in ogni modo di far fronte alle ingenti spese, compresi i costi del personale. Inoltre il loro ambulatorio fornisce medicinali gratuiti alla comunità locale. Con il nostro contributo ci proponiamo di comprare libri, divise scolastiche, un computer e, nel giro di qualche anno, poter garantire anche un mezzo di trasporto per i ragazzi. Tutto ciò ci consentirà di aiutare chi è nel bisogno, conoscere realtà a noi lontane e rafforzare una significativa relazione con la Congregazione delle suore di padre Silvio».

A Picenengo, presso la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, domenica 7 aprile, alle 10.30, sarà celebrata l’Eucaristia presieduta da padre Massimo Casaro, responsabile dell’Ufficio beni culturali del PIME. Al termine della Messa vi sarà l’inaugurazione di una targa presso il fonte battesimale, a ricordo del Battesimo di padre Pasquali. La celebrazione sarà animata dal gruppo musicale “Fortuna reditus” di Bologna.

Un altro appuntamento avrà luogo la sera di mercoledì 10 aprile, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, dove don Umberto Zanaboni condurrà una riflessione su “L’eroicità cristiana dei Santi”, ricordando padre Silvio Pasquali e don Primo Mazzolari.

Il 4 maggio, alle 17, nella chiesa della Cascina Cambonino, a Cremona, si terrà la sacra rappresentazione “San Tommaso l’evangelizzatore dell’India”, proposta dal gruppo musicale “Fortuna reditus” di Bologna. L’evento è organizzato nell’ambito del Microfestival 2024, festival di teatro e musica antica organizzato da Cremona Musei.

A chiudere il ciclo di iniziative sarà domenica 14 luglio, alle 10 nella chiesa di Sant’Agata, a Cremona, la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi cui prenderanno parte le Suore Catechiste di Sant’Anna presenti in diocesi e in altre parti d’Italia, che nell’occasione rinnoveranno i voti.

«Ogni anno si organizza qualcosa per celebrare, il 5 aprile, la nascita di padre Pasquali – spiega Mauro Barchielli, delle Acli provinciali di Cremona –. Quest’anno è anche occasione per celebrare il centenario della morte, attraverso una pluralità di appuntamenti volti a coinvolgere e a favorire la collaborazione tra più protagonisti».

Una serie di eventi per celebrare una significativa figura del Cristianesimo del secolo scorso. Un ricco programma di iniziative realizzate grazie all’impegno e alla sinergia tra numerose realtà del territorio, tra cui le Acli di Cremona, Caritas cremonese, la parrocchia di Picenengo, l’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” di Cremona, la parrocchia di Sant’Agata, il Comune di Cremona, Cremona Musei e il Museo della Civiltà Contadina.

 

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125° delle Figlie di Sant’Eusebio, il 16 marzo tappa alla Casa madre delle Adoratrici e al Santuario di Caravaggio

C’è un legame particolare tra la Figlie di Sant’Eusebio e san Francesco Spinelli e le suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda. Per questo nell’ambito delle celebrazioni del 125° anniversario di fondazione dell’istituto vercellese farà tappa il 16 marzo proprio presso la Casa madre di Rivolta d’Adda e al Santuario di Caravaggio.

La congregazione delle suore Figlie di Sant’Eusebio (protovescovo di Vercelli e primo evangelizzatore del Piemonte, scelto come padre e modello di vita, non per motivi devozionali, ma per la testimonianza di vita cristiana) è istituto religioso femminile di diritto pontificio nato il 29 marzo 1899 a Vercelli per ispirazione di padre Dario Bognetti (Albano V. 1865 – Vercelli 1930) e madre Eusebia Arrigoni (Milano 1868 – Vercelli 1939). Mossi dalla volontà di mostrare la tenerezza del cuore di Dio all’umanità sofferente, i fondatori si resero testimoni del volto misericordioso del Padre verso gli emarginati dalla società: poveri, anziani, disabili fisici e psichici.

Proprio madre Eusebia, nel 1897, sostò per tre mesi di riflessione e discernimento presso la Casa madre delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda, seguita personalmente dal fondatore dell’istituto, san Francesco Spinelli (1853-1913).

Così rivolta d’Adda sarà una delle tappe di questo anno 2024, in cui le religiose piemontesi (oggi presenti non solo in Italia, ma anche Brasile, Perù e nella Repubblica del Congo) si preparano a celebrare i 125 anni di fondazione.

Si tratta di un viaggio-pellegrinaggio carismatico ai luoghi delle origini, guidato dal vescovo emerito di Mondovì Luciano Pacomio, che avrà luogo sabato 16 marzo con la celebrazioni delle lodi nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo in Confienza, dove il fondatore esercitò il ministero di vice parroco tra il 1893 e il 1900. Nel paese lomellino padre Dario pensò all’identità del nascente istituto e coltivò le prime vocazioni.

Si proseguirà per Rivolta d’Adda, per la visita alla Casa madre delle suore Adoratrici. Qui non mancherà una preghiera sulla tomba di san Francesco spinelli e l’Eucaristia presieduta da monsignor Pacomio.

Il gruppo proseguirà quindi alla volta del Santuario di Caravaggio per un momento di affidamento a S. Maria del Fonte, quindi il pranzo presso il Centro di spiritualità.

La giornata proseguirà poi con la visita della casa natale di Paolo VI a Concesio. Un luogo e una figura significativi visto che quando era arcivescovo di Milano, nel 1958, Giovanni Battista Montini fu nominato da Giovanni XXIII cardinale protettore della congregazione.

Locandina del pellegrinaggio del 16 marzo

Il programma completo del 125° di fondazione delle Figlie di Sant’Eusebio




Vita consacrata, giornata di spiritualità per le suore straniere in servizio in diocesi

Mercoledì 3 gennaio, presso l’Istituto della Beata Vergine di via Cavallotti, a Cremona, si è tenuto l’incontro tra le religiose straniere che prestano servizio in diocesi e il vescovo Antonio Napolioni. Un appuntamento ormai diventato tradizionale nei primi giorni dell’anno quello promosso dall’Usmi, attraverso la responsabile diocesana madre Giuliana Arsuffi.

Il momento di spiritualità è stato contrassegnato anche dalla condivisione di esperienze, mettendo in luce le attese insieme anche alle difficoltà, espresse con familiarità e confidenza al vescovo Napolioni, affiancato nell’occasione dal delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi.

Dal Messico a Malta, dal Congo al Kenya e all’Etiopia, dall’Albania all’India. Sono solo alcune delle nazionalità di origine delle suore presenti in diocesi, una variegata rappresentanza che ha dato voce alla Chiesa di tutto il mondo, arricchita dalle diverse tradizioni religiose oltre che dai carismi dei vari istituti religiosi. Un momento di ascolto e confronto che ha visto anche la testimonianza di alcune suore italiane che sono state in missione.

Tra le maggiori criticità è emerso il problema della lingua per chi giunge in Italia. Dal vescovo l’invito a perseguire una piena integrazione, che si deve concretizzare non solo attraverso il prezioso servizio svolto dalle suore all’interno degli istituti religiosi, ma che deve sempre più coinvolgere le religiose nella vita delle comunità parrocchiali, aiutandole a sentirsi a pieno parte della Chiesa locale e coinvolte attivamente nella sua vita, con il beneficio anche di un reciproco arricchimento.

In questo senso il vescovo ha rinnovato l’invito a religiose e religiosi a prendere parte, insieme al clero diocesano, all’incontro plenario del 22 febbraio in Seminario, quale ulteriore occasione per riflettere e confrontarsi insieme sulla dimensione umana della vocazione e del servizio.

Il 2 febbraio, nella Giornata mondiale della Vita consacrata, tutte le religiose e i religiosi, invece, sono attesi in Cattedrale per vivere insieme l’Eucaristia nella quale rinnovare le proprie promosse religiose, festeggiando anche i più significativi anniversari di professione.




Soresina, Santo Stefano con il Vescovo Napolioni al monastero della Visitazione

 

Come da tradizione nella giornata di Santo Stefano il vescovo Napolioni ha fatto visita al Monastero della Visitazione di Soresina, dove ha presieduto la Messa con la comunità claustrale e numerosi fedeli che non hanno fatto mancare la loro presenza e la loro preghiera per questo momento di incontro con le monache, così vicine e presenti nella vita della comunità cristiana.

Presiedendo la celebrazione eucaristica, insieme al parroco don Angelo Piccinelli e a mons. Giuseppe Quirighetti, sacerdote soresinese in servizio alla Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, il vescovo Antonio ha voluto essere vicino alle sorelle del Monastero ringraziandole della loro vita, della loro preghiera e per la loro fraternità.

«La fantasia dell’amore di Dio è sorprendente perché egli ha in serbo per noi un amore operoso, che agisce, inventa, accompagna. C’è come un fiume di Grazia che ci raggiunge. Tutto in questi giorni parte da Maria, piena di Grazia. Pieno di grazia anche questo giovane, questo primo martire: significa che la pienezza di Grazia è per tutti. . ciò che Dio ha in mente per noi: riempirci di Grazia».

«È la Grazia di Dio che inzuppa il terreno, lava ogni realtà e ridà vita. E allora impariamo a pregare non dicendo “fammi questa grazia”, ma “venga la tua grazia in me, fa che io viva della tua grazia, cioè grazia a Te”».

Dopo la Santa Messa il vescovo Antonio ha incontrato in modo semplice e privato le sorelle visitandine in parlatorio, scambiandosi gli auguri natalizi, prima di una visita al presepe che le stesse monache hanno allestito all’interno della clausura, nella sala di comunità.

 

 




Il 13 gennaio a San Luca Messa presieduta dal vescovo Guido Marini a 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini

Sabato 13 gennaio ricorrono i 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini, giovane chierico barnabita originario di Cavallara (in diocesi di Cremona e provincia di Mantova) morto in concetto di santità a soli 22 anni dopo essere riuscito a pronunciare la professione religiosa solenne. La sua figura sarà ricordata nella chiesa dei Barnabiti a Cremona con la Messa che alle 18 sarà presieduta dal vescovo Guido Marini (in foto qui accanto), già cerimoniere pontificio e oggi vescovo di Tortona. Proprio nella chiesa di San Luca sono custodite le spoglie del venerabile Serafino Ghidini, che in giovane età maturò la propria vocazione frequentando il circolo giovanile “Zaccaria” dei Barnabiti cremonesi.

Il significativo anniversario sarà occasione per rinnovare, in maniera solenne, la devozione a Serafino Ghidini, dichiarato venerabile da Papa Giovanni Paolo II nel 1994, e al quale è intitolata l’unità pastorale che comprende la sua parrocchia d’origine, nel Mantovano: l’unità pastorale “Servo di Dio Serafino Ghidini” di Cavallara, Correggioverde, Dosolo, Sabbioni di San Matteo, San Matteo delle Chiaviche e Villastrada.

La celebrazione, presieduta dal vescovo Marini, sarà animata con il canto dal coro gregoriano “S. Antonio Maria Zaccaria” insieme al coro polifonico “Il Discanto”, accompagnati all’organo dal maestro Marco Brunelli.

L’invito a prendere parte alla celebrazione è stato rivolto dal superiore della comunità di San Luca, padre Emilio Redaelli, alle vicine comunità dei Chierici regolari di San Paolo (meglio conosciuto come Barnabiti), al vicario generale della Diocesi di Cremona mons. Massimo Calvi, al delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi e al parroco dell’unità pastorale Cittanova don Irvano Maglia, insieme ad altri sacerdoti diocesani e non.

 

Il vescovo Guido Marini

Mons. Guido Marini è nato a Genova il 31 gennaio 1965. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica al Liceo “C. Colombo” è entrato in Seminario. Ordinato sacerdote il 4 febbraio 1989 dal cardinale Giovanni Canestri, ha proseguito gli studi a Roma presso la Pontifica Università Lateranense, dove ha conseguito il dottorato In utroque Iure con una tesi inerente il problema dei rapporti Chiesa e Stato agli inizi del 1900. Nel 2007 ha conseguito la laurea breve in Psicologia della comunicazione presso la Pontificia Università Salesiana.

Dal 1988 al 1995 è stato segretario particolare del cardinale Giovanni Canestri, dal 1995 al 2002 del cardinale Dionigi Tettamanzi e dal 2002 al mese di agosto del 2003 del cardinale Tarcisio Bertone. Dei cardinali Tettamanzi e Bertone, come anche del cardinale Angelo Bagnasco, è stato maestro delle celebrazioni liturgiche, costituendo il Collegium Laurentianum, un’associazione di volontari per il servizio d’ordine e d’accoglienza della Cattedrale di Genova, soprattutto in occasione delle celebrazioni liturgiche diocesane.

Dal 2003 al 2005 è stato direttore dell’Ufficio diocesano per l’Educazione e la Scuola, con specifica competenza per l’insegnamento della religione cattolica.

Il 29 settembre 2007 Papa Benedetto XVI lo ha insignito del titolo di prelato d’onore di Sua Santità, mentre il 1º ottobre lo ha nominato maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, succedendo all’arcivescovo Piero Marini.

Il 17 gennaio 2019 Papa Francesco lo ha nominato responsabile della Cappella musicale pontificia sistina, contestualmente inserita nell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, affidandogli anche il compito di redigerne il nuovo statuto.

Il 29 agosto 2021 è stato nominato vescovo di Tortona, diocesi di cui ha preso possesso il 7 novembre, dopo l’ordinazione episcopale avvenuta il 17 ottobre nella basilica di San Pietro in Vaticano.

 

Il venerabile Serafino Ghidini

Serafino Maria Ghidini nacque il 10 gennaio 1902 a Cavallara (Mn). Inviato a Cremona come garzone in una cartoleria ebbe modo di conoscere e frequentare il Circolo giovanile Zaccaria voluto dei Barnabiti a San Luca. Il suo desiderio di diventare religioso, osteggiato dal padre, socialista convinto, si fortificò man mano nella preghiera e nello studio personale dopo le ore di lavoro. Nel 1919 riuscì finalmente a ottenere il consenso dei suoi genitori. La sua testimonianza di fede divenne realtà ancor più evidente quando iniziò a manifestarsi la malattia che l’avrebbe portato giovanissimo alla tomba.

Dopo un anno di studio a Milano, fu ammesso al noviziato dei Barnabiti di Monza, dove il 1° novembre 1923 pronunciò i voti religiosi. Avrebbe quindi dovuto recarsi a Lodi per completare gli studi liceali, ma per l’aggravarsi della malattia fu costretto al ricovero all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Rimase in ospedale ottanta giorni. Prima di morire in concetto di santità, il 13 gennaio 1924, riuscì a pronunciare la sua professione religiosa solenne.

Il processo di beatificazione fu stato promosso dai Padri Barnabiti. L’inchiesta diocesana, aperta il 9 marzo 1967, fu chiusa il 21 marzo 1975 e il decreto sugli scritti fu emesso il 28 maggio 1977. Dopo il Congresso dei teologi dell’11 gennaio 1994 e la sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi del 19 aprile 1994, con l’approvazione delle virtù eroiche del 2 luglio 1994, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato venerabile il chierico Serafino Ghidini.




Il 24 gennaio al Monastero della Visitazione di Soresina Messa con il Vescovo per san Francesco di Sales

Sarà il vescovo Antonio Napolioni a presiedere, nel pomeriggio di mercoledì 24 gennaio, la solenne Eucaristia presso la chiesa del Monastero della Visitazione di Soresina nella memoria liturgica di San Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. 

L’appuntamento nella chiesa di via Fratelli Cairoli è alle 17 per l’adorazione eucaristica, cui seguirà alle 18 la Messa presieduta dal Vescovo.

Alla celebrazione la comunità claustrale visitandina, in sinergia con l’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali, ha invitato gli operatori della comunicazione e i giornalisti, di cui San Francesco di Sales è patrono. Una tradizione che si sta consolidando negli ultimi anni.

Proprio il 24 gennaio Papa Francesco renderà noto il suo messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni (12 maggio) sul tema dell’intelligenza artificiale, cui sarà dedicato un incontro diocesano a Cremona il 10 maggio all’Università Cattolica.

Locandina dell’evento

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.