1

Il vescovo alla Via Crucis delle scuole paritarie: «Solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova»

Sfoglia la fotogallery completa

Quattro stazioni – “Gesù nell’orto degli ulivi”, “Gesù condannato a morte”, “Gesù sale al Calvario e viene crocifisso” e “Gesù muore in croce” – hanno caratterizzato, la sera di giovedì 14 marzo, la Via Crucis per le vie del centro di Cremona, organizzata dalla scuola “Sacra Famiglia”, in sinergia con le altre scuole paritarie della città. Quattro tappe – in piazza del Comune, in largo Boccaccino, poi, passando per piazza S. A. M. Zaccaria, di nuovo davanti alla Cattedrale, e infine all’interno di essa – in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze, accompagnati da genitori e insegnanti, hanno popolato le strade per la processione, che si è poi conclusa proprio all’interno del Duomo.

La Via Crucis è stata animata dai canti intonati dal coro delle medie ed eseguiti dai musicisti della Sacra Famiglia, dalle letture e dalle preghiere in cui i protagonisti sono stati gli alunni della “Sacra”, della scuola “Beata Vergine” e della scuola “Canossa”. La processione, guidata dalla croce e da don Stefano Montagna, vicario della Cattedrale e insegnante di religione alla “Sacra Famiglia”, è stata impreziosita dalla presenza del vescovo Antonio Napolioni, che al termine della serata ha voluto fare il suo saluto ai presenti.

«Quando arriva la sera della vostra Via Crucis, anche per il vescovo è il segnale che è proprio Pasqua – ha detto mons. Napolioni –. C’è ancora tempo, ma quando i bambini tirano fuori da casa le famiglie, la piazza si riempie e giriamo intorno alla Cattedrale, in questo canto un po’ dolente ma pieno di amore, con questo Vangelo sempre giovane, letto da bambini e ragazzi, con i genitori e gli insegnanti quasi presi per mano da voi, è proprio Pasqua, perché solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova». E aggiunge: «Noi rischiamo di averci fatto l’abitudine, di essere pessimisti, di guardare solo a noi stessi. Voi invece guardate agli amici, guardate il mondo e avete diritto a non avere paura. E guadare Gesù che va a morire per noi è davvero una vittoria sulla paura». Il vescovo si è poi fermato a riflettere sul significato delle parole “Eloi, Eloi, lemà sabactani!” (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!): «Se lo chiedono in molti, soprattutto coloro che vivono situazioni di fragilità e sofferenza», ha sottolineato il vescovo. «Ma scopriamo che Dio non ci ha abbandonato, ma si è abbandonato, si è messo nelle mani e nel cuore di bambino, di ogni amicizia, di ogni famiglia, di ogni comunità». E ha concluso: «E allora grazie perché così ti sei abbandonato a noi affinché noi non ci sentiamo mai abbandonati da te».

Si è così conclusa, tra il silenzio e la meditazione, la Via Crucis delle scuole di ispirazione cattolica della città, con un’apertura a Dio e ai lontani, per compiere insieme il passo definitivo verso la Pasqua.




Festa al Santuario della Fontana, «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza

Guarda la photogallery completa

 

Un santuario come una «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza, e nel quale Maria «ci traccia la strada». Così il vescovo Antonio Napolioni nella Messa celebrata lunedì 8 aprile al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, nella quale ha voluto ricordare come questi luoghi siano «un rifornimento continuo, una fontana zampillante di queste virtù».

In tanti hanno preso parte alla festa patronale del santuario maggiorino – celebrata “in ritardo” rispetto alla data del 25 marzo a motivo della coincidenza con la Quaresima – unendosi alla festa della comunità dei frati Cappuccini che vi presta servizio. Accanto al vescovo Antonio Napolioni anche monsignor Giampiero Palmieri, arcivescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana, presente con una piccola delegazione di giovani preti della sua diocesi presenti da qualche giorno in terra cremonese per un’occasione di spiritualità fraterna. Tra i concelebranti anche diversi sacerdoti della zona, con il parroco di Casalmaggiore don Claudio Rubagotti e il diacono permanente Luigi Lena che ha prestato servizio all’altare.

«Non si può non celebrare l’annunciazione, perché questo annuncio è la notizia, è la svolta dell’umanità», ha esordito il vescovo nell’omelia davanti ad un santuario gremito di fedeli, cogliendo quindi tre aspetti dalle letture liturgiche. L’episodio della prima lettura del re Acaz, il quale per orgoglio rifiuta l’aiuto del Signore, ha aiutato a riflettere sull’affidamento a Dio. «Questo – ha detto il vescovo – è un santuario nel quale tante persone vengono a chiedere un segno, un miracolo, una carezza di Dio. Non sempre si ottiene quello che si chiede; qualche volta si ottiene molto di più, cioè la pace del cuore». E ha proseguito: «L’importante non è pretendere, ma fidarsi! Acaz non si fidava. Tanti potenti, e tanti di noi quando pensiamo di avere grosse responsabilità, decidono di far da soli e si fanno solo i pasticci». Per questo «è importante imparare dai piccoli, dai bambini, dai malati: affidarsi a quelle mani senza le quali io non potrei fare nulla». E allora il primo passo è quello «di non fermarci ai segni che vorremmo, non rifiutare i segni che Dio ci manda, ma metterci nella disposizione della fiducia, dell’accoglienza, dell’abbandono», ha sottolineato monsignor Napolioni.

Un atto di fiducia, quello dell’abbandonarsi a Dio, come «quello d’amore di una ragazza che si fida del suo sposo, come la terra si fida della pioggia che scende dal cielo e del seminatore che sparge il grano e genera vita». Proprio come il gesto di Maria, che accoglie «questa rivoluzione introdotta da un “rallegrati”» pur avendo in conto di diventare un giorno madre. Eppure, si è interrogato il vescovo, «quanta gente viene a chiedere un figlio? È forse una preghiera passata di moda». Secondo monsignor Napolioni la contemporaneità è sinonimo di sterilità: «Sempre meno figli, sempre meno giovani, sempre meno fiducia nella vita, perché c’è meno giustizia a favore di chi ha il coraggio di mettersi dalla parte della vita stessa».

Il mistero della Creazione, pur esigendo «estrema delicatezza e rispetto nei confronti della paternità e della maternità», è tuttavia il dono di Dio: «Lui, che ha suo figlio in comunione con sé dall’eternità, lo dona all’umanità perché essa ne faccia ciò che vuole», ha detto Napolioni. L’ incarnazione di Gesù è allora «la fiducia del Figlio di Dio che, attraverso quella della madre Maria, diventa la fiducia del mondo, la fiducia dell’universo, che riceve da Dio il corpo di Gesù, ma anche il corpo di me stesso e di ogni fratello e sorella» per «fare la volontà del Padre», ha aggiunto il vescovo. Un’obbedienza, insomma, «da figli liberi animati dall’amore di Dio», così che ognuno «si senta membro di un unico corpo di questa umanità rigenerata dall’amore di Dio, che ci ha dato suo figlio per la salvezza del mondo», ha concluso il vescovo.

Al termine della celebrazione, il superiore dalla comunità cappuccina, padre Francesco Serra, ha ringraziato tutti i presenti e quanti hanno animato la liturgia; i concelebranti si sono recati poi nella cripta, davanti all’antica effigie della Madonna della Fontana, dove il vescovo ha recitato la preghiera di affidamento prima della benedizione. Infine, un breve momento conviviale negli spazi esterni del convento.

 

Omelia del vescovo Napolioni




Il mondo adulto in dialogo con l’adolescenza

Quattro voci in dialogo sul delicato tema del rapporto tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti. Nel tardo pomeriggio di sabato 13 aprile, Barbara Gentili, psicoterapeuta del Consultorio Ucipem di Cremona, ha infatti intervistato Francesca Poli, insegnante, don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e presidente della Federazione oratori cremonesi, e Mattia Cabrini, educatore e autore e regista dello spettacolo Altrove, andato in scena nella seconda parte della serata. In ascolto un’assemblea attenta, seppur nel clima disteso e conviviale dell’apericena. Avrebbe dovuto intervenire anche il prof. Pierpaolo Triani, che all’ultimo è stato impossibilitato a essere presente.

L’evento – dal titolo “Si avvicinò e camminava con loro” e dedicato agli educatori di adolescenti e preadolescenti – è stato organizzato dalla Focr e ha avuto luogo negli spazi del Seminario vescovile di Cremona. Il tema, tratto dal Vangelo di Luca, dal racconto dell’apparizione di Cristo ai discepoli di Emmaus, come spiegato da don Fontana, «rappresenta l’impegno di voi educatori, con la vostra tenacia, al fianco degli adolescenti».

Un focus sul difficile periodo dell’adolescenza, sui rapporti e sugli ostacoli che la caratterizzano. Un’adolescenza vissuta sul campo, tra le mura domestiche, tra i banchi di scuola, a teatro, in oratorio e in mille altri luoghi della quotidianità. «Se aprissimo gli occhi sulla realtà degli oratori oggi, senza averla mai vista prima, ci sembrerebbe un autentico miracolo, con spazi disponibili per essere abitati dagli adolescenti – ha sottolineato il presidente di Focr –. In oratorio sta succedendo ciò che è sempre successo, ma tendiamo a guardare la realtà con rammarico e nostalgia, che non ci fanno bene». «L’oratorio è un’esperienza che regge ancora, che soddisfa le esigenze di molti adolescenti, ma di certo non di tutti – ha aggiunto –. Il tentativo è quello di non limitarsi a offrire solo proposte coinvolgenti, ma un legame che duri per tutto l’anno».

Dall’altro lato ci sono però gli adulti, attori responsabili in queste relazioni. «Penso che il problema più serio, la colpa più grave sia quella di sfilarsi da questa responsabilità – ha detto il sacerdote –. Quando l’adulto non c’è, la situazione diventa irrimediabile, che sia in casa, a scuola o in oratorio». Per questo ha voluto sottolineare la necessità, in ogni contesto, di «adulti coraggiosi, adulti che sappiano stare in equilibrio; ma fortunatamente ce ne sono ancora tanti».

«Gli adolescenti non riescono a essere equilibrati – ha spiegato Francesca Poli, citando Maria Montessori, che paragonava la fascia adolescenziale alla fascia d’età tra gli zero e i sei anni – e quell’equilibrio lo cercano in te, nella figura dell’educatore». Si parla di ragazzi e ragazze che vivono periodi di crisi e che spesso non vogliono o non riescono a essere protagonisti. «Cercare la partecipazione è lo scoglio più grande – ha aggiunto –. Questa è la mia più grande battaglia e la mia più grande ricerca».

E la partecipazione è un tema caro al teatro, che, come evidenziato da Mattia Cabrini, «è una rappresentazione della vita, di ciò che accade». Proprio lo spettacolo Altrove, inscenato dai giovani attori della “Compagnia dei Piccoli”, ha chiuso l’evento in Seminario.

Una rappresentazione nata dalla raccolta di interviste fatte agli operatori dei servizi della città che si occupano di adolescenza, come Spazio Agio, Neuropsichiatria, Serd, Consultorio, Asst, Comune di Cremona, Azienda Sociale, Cooperativa Meraki, Coop Nazareth e Cosper. «Da lì abbiamo scelto dei temi e su di essi ho fatto fare improvvisazioni agli attori – ha raccontato l’autore –. Lì hanno vissuto scene che poi abbiamo strutturato per lo spettacolo».

Uno spettacolo per gli adulti, sugli adulti, ma senza adulti in scena. «Era più interessante lasciarli nel pubblico, di fronte allo spettacolo – ha concluso Cabrini –. Perché, volenti o nolenti, anche nella vita sono lì, davanti ai ragazzi, alla cattedra, dall’altra parte del tavolo o sull’altare».




S. Maria del Fonte, l’acqua del Sacro Fonte nuovamente potabile

Dal mese di dicembre il Santuario di Caravaggio aveva consigliato di non bere l’acqua del Sacro Fonte per il sapore ferruginoso troppo accentuato. Dopo le dovute analisi e l’ulteriore sostituzione dei filtri, resasi necessaria per rimuovere tutte le impurità presenti, l’acqua del Sacro Fonte è tornata nuovamente potabile.

La notizia è stata diffusa dal Santuario Regionale della Lombardia attraverso il proprio sito internet, precisando che l’acqua non arriva dall’acquedotto, ma viene prelevata dal sottosuolo del santuario dalla falda originaria.

«Per il nostro Santuario – si legge nel comunicato – l’acqua ha un valore simbolico. Garantire l’uso di questo segno non è stata una decisione imposta, ma una scelta di precauzione nei confronti di tutti coloro che la utilizzano. Ad oggi è possibile prelevare e bere l’acqua del Sacro Fonte senza alcuna preoccupazione per la salute».




Cattedrale, iniziati i lavori di restauro dei portoni d’ingresso

Una ricchezza non solo spirituale, ma anche artistica e architettonica che merita di essere protetta e conservata. Si parla della Cattedrale di Cremona, dove nelle scorse settimane sono iniziati alcuni nuovi lavori di restauro.

Un primo intervento riguarda il portale seicentesco del protiro della facciata in legno di larice e i due portoncini in legno di abete ottocenteschi che costituiscono l’ingresso alle navate laterali destra e sinistra. I lavori sono stati affidati al restauratore Mauro Spinelli, di Bagnolo Cremasco, specializzato in interventi sui beni lignei storici. L’operazione di restauro, autorizzata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Mantova e Lodi, e che segue quella del 2013, proseguirà successivamente sul portone del Battistero e anche sui due portali delle facciate laterali del Duomo, rispettivamente affacciati su largo Boccaccino e piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria.

«Si tratta di un’opera di manutenzione straordinaria, ma programmata dal Consiglio della Cattedrale, che ha accolto le istanze che arrivano dalla direzione dell’Ufficio Beni culturali – spiega don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto –. In passato erano stati effettuati solo sporadici interventi, quindi si è presentata l’esigenza di sistemare definitivamente i portoni».

Ma le attività di restauro riguardano anche le opere della facciata. Ne è un esempio il bassorilievo lapideo sotto il portico della facciata, un fregio della Genesi con il peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terreste, la cui opera di pulitura e conservazione è stata recentemente affidata a ConservArt, laboratorio lodigiano di Davide Cesari. Questi lavori sono realizzati grazie contributo di Inner Wheel Cremona, che provvederà, inoltre, alla pubblicazione degli studi e degli approfondimenti rispetto al manufatto da parte del professor Giorgio Milanesi, docente di Storia dell’arte medievale dell’Università degli studi di Parma.

«Il bassorilievo interessato è l’unico a non essere mai stato restaurato – conclude Gaiardi –. L’occasione per il restauro arriva grazie a Inner Wheel Cremona, che, in occasione dei 30 anni dalla fondazione, ha voluto lasciare un’opera segno legata alla Cattedrale di Cremona».




Ad aprile tre iniziative per i ministranti di tutta la diocesi

Una figura importante nella vita liturgica di ogni comunità è sicuramente quella del ministrante, un ruolo fondamentale svolto in particolare da bambini e bambine, ragazzi e ragazze, con anche alcune presenze più mature, che – come sottolineato in passato dal vescovo Antonio Napolioni – sono «sempre allegri e disposti a prendersi l’impegno di servire Messa ogni domenica». Per loro la Diocesi di Cremona, grazie alla sinergia tra la Federazione oratori cremonesi e Pastorale vocazionale, sono state organizzate tre iniziative, che vanno ad ampliare l’annuale proposta della Festa diocesana di primavera.

Il primo appuntamento è riservato ai ministranti che frequentano le scuole superiori: per loro domenica 7 aprile è stato organizzato un pellegrinaggio a Bologna, alla Basilica del Santuario di San Luca. La partenza di prima mattina dai diversi punti della diocesi: da Antegnate alle 7, da Cremona (piazza della Libertà) alle 8 e da Casalmaggiore alle 8.45. All’arrivo a Bologna è previsto un percorso in centro città, visitando San Petronio e Piazza Maggiore, Santo Stefano, nel complesso delle 7 chiese, San Domenico, la Torre degli Asinelli e Garisenda. Dopo il pranzo al sacco, è prevista la salita a piedi a San Luca (5 km di cammiunata), dove sarà celebrata l’Eucaristia. Il rientro è previsto tra le 18 e le 20. Le iscrizioni al pellegrinaggio sono da effettuare in modo individuale nella sezione dedicata del sito FOCr entro lunedì 1° aprile.

Sabato 13 aprile, invece, ragazze e ragazzi dai 17 anni in su saranno convocati in Seminario, dalle 15 alle 19, per la essere protagonisti della preparazione della tradizionale Festa diocesana dei ministranti. Sarà chiesto ai “grandi”, infatti, di mettersi a servizio dei più piccoli, preparando i giochi e l’animazione. Per segnalare la propria presenza occorre compilare l’apposito modulo sul sito FOCr.

Per tutti i ministranti, dai più piccoli ai più grandi, l’appuntamento sarà quindi per la tradizionale Festa diocesana, che quest’anno cambia data. Rispetto a quanto comunicato in precedenza, l’evento avrà luogo in Seminario nel pomeriggio di giovedì 25 aprile, dalle 14.45 alle 18.30: tutti i ministranti sono invitati a partecipare a questo grande momento di condivisione, preghiera, amicizia e divertimento.

«Quest’anno la data della Festa dei ministranti è diversa e coincide con un’altra festa in programma in Seminario, quella dei gruppi di preghiera per le vocazioni, le “Rosarianti” – spiegano gli organizzatori –. Sarà bello passare un pomeriggio negli stessi luoghi, ampi e accoglienti del Seminario, facendo cose diverse, ma accomunati dalla stessa amicizia per il Signore».

Ogni gruppo parrocchiale è invitato a formalizzare l’iscrizione dei propri ministranti entro lunedì 22 aprile sulla pagina dedicata del sito della Federazione oratori. Ogni partecipante  dovrà portare la propria veste. È richiesta una quota di partecipazione di 2 euro a persona, da versare all’ingresso.

Tre preziose iniziative pensate e progettate dalla Diocesi per coloro che dedicano il loro tempo e il loro impegno alla Chiesa, nel servizio alla liturgia nelle diverse comunità. Perché, come sottolineano gli organizzatori, «il servizio all’altare è per molti ragazzi e ragazze un’occasione di partecipare attivamente alla celebrazione della nostra fede, ma anche il modo di mettersi a servizio della comunità cristiana e, soprattutto, di esprimere, non solo a parole, la propria disponibilità al Signore».




La giustizia è questione di tutti

Sfoglia la Photogallery completa

 

“Esecuzione penale esterna: opportunità da conoscere e da vivere”. Questo il titolo del convegno che si è tenuto nella mattinata di sabato 11 maggio al Centro pastorale diocesano di Cremona. Una mattina per approfondire il tema della giustizia, intrecciato con quello della cura. L’evento, organizzato da Caritas Cremonese e moderato dal direttore don Pierluigi Codazzi, ha visto gli interventi di Ivo Lizzola, professore di Pedagogia sociale e Pedagogia della marginalità, del conflitto e della mediazione all’Università di Bergamo, Antonella Salvan, direttrice dell’Ufficio esecuzione penale esterna di Mantova e Cremona, e Roberto Piazzalunga, coordinatore Équipe Giustizia della Caritas diocesana di Bergamo.

«Un mattino di studio e di condivisione di un tema delicato», lo ha definito il direttore di Caritas Cremonese, organizzato per capire se, nelle situazioni in cui scende in campo la giustizia,
«anche la comunità ha una parte di responsabilità, senza nulla togliere a quella individuale, ma soprattutto se essa è coinvolta nel percorso di ripresa».

Dopo un breve momento di preghiera, guidato da suor Mariagrazia Girola, ha preso la parola il professor Ivo Lizzola, secondo cui «la comunità non può togliersi di torno e delegare». Di fronte a un’offesa essa ha una responsabilità seria, verso chi offende e verso chi viene offeso. Una denuncia alla presunzione di essere nel giusto, perché «la giustizia si fa tra uomini e donne non innocenti. I giusti e i puri operano una giustizia terribile nei confronti degli ingiusti e degli impuri». E le ingiustizie sono situazioni che ogni persona affronta costantemente. A tal proposito ha sottolineato: «È solo una questione di posizionamento di fronte alle fragilità e alle ferite che uno porta dentro». Fare giustizia significa dare un’altra possibilità. «Significa ri-tessere relazioni diverse in cui le persone giochino di sé qualcosa di diverso – ha aggiunto Lizzola –. La giustizia ha bisogno di nuovi inizi». «Altrimenti le pene rimangono individuali, macerano risentimento e delusione, operano corrosioni pericolose nelle persone e nelle relazioni». E per garantire nuovi inizi e nuove vite, «teniamo attivi luoghi e momenti riflessivi».

 

L’intervento di Ivo Lizzola

 

Tra gli interventi, anche i saluti di Rossella Padula, direttrice della Casa circondariale di Cremona, e Ornella Bellezza, Garante provinciale dei diritti delle persone private della libertà personale. La direttrice Padula ha voluto ringraziare il vescovo Napolioni per aver dedicato la Quaresima a questo tema [leggi il bilancio dell’iniziativa], don Codazzi, per la realizzazione dell’evento e per l’impegno di Caritas, insieme anche a tutti i presenti, che ha invitato a focalizzare l’attenzione e la cura sulle «persone che hanno ferito», perché «sono persone ferite». Ornella Bellezza ha invece spiegato il suo ruolo di garante, fatto di una continua mediazione finalizzata al conseguimento dei medesimi obiettivi: «Non è un mandato di vigilanza, ma di ascolto, mediazione e proposizione per il futuro».

Antonella Salvan ha quindi parlato di «giustizia di comunità», soffermandosi poi sulla storia e sui numeri dell’Uepe: «Siamo arrivati, negli ultimi 20 anni, a una visione triadica della giustizia, in cui i protagonisti sono il reo, la vittima e la comunità». Una strada, quella dell’esecuzione penale esterna che vede attualmente in Italia, tra misure alternative, soluzioni sostitutive e messe alla prova, 82546 misure in corso. A Cremona-Mantova nel 2023, anno in cui è stato attivato l’Ufficio, esse coinvolgono il 48% dei detenuti.

Ma come si fa a fare giustizia di comunità? «Si devono costruire percorsi individuali che hanno bisogno di fare il salto – ha evidenziato Salvan –. Si parte da quella persona per fare poi un lavoro corale». «Non si può più pensare alla giustizia come mero rispetto delle regole, seppur importanti». Ha quindi concluso: «La distinzione tra bianco e nero, tra bene e male, è solo nella nostra testa. C’è del bene e del male in ogni persona».

 

L’intervento di Antonella Salvan

 

Achiudere l’iniziativa l’intervento di Roberto Piazzalunga, che, partendo dall’esperienza bergamasca, ha spiegato l’operato di Caritas. Un operato che non è fatto solo di aiuti e di carità, ma che si basa su tre cardini: la consapevolezza, la sensibilizzazione e la progettualità. E, per fare giustizia, così come per fare carità, «è fondamentale che tutte le parti siano corresponsabili».

 

L’interventi di Roberto Piazzalunga

 

Al termine dell’evento, don Pier Codazzi ha presentato la sottoscrizione, da parte di Caritas Cremonese, di una convenzione che le permette di mettere concretamente in atto i percorsi di messa alla prova, «per essere davvero comunità risorsa». [leggi qui]




Nelle Veglia di Pasqua otto catecumeni riceveranno i Sacramenti

Otto catecumeni adulti saranno accolti in occasione della Pasqua nella famiglia della Chiesa cremonese. Come ogni anno, infatti, la Veglia presieduta dal vescovo in Cattedrale sarà occasione per il conferimento dei sacramenti di Battesimo, Cresima e Prima Comunione a uomini e donne che entreranno  così a far parte della comunità cristiana. Due donne e sei uomini con origini e storie differenti, da approfondire per valorizzare e mettere in luce un percorso di conversione culminato questa Pasqua.

Armanda Hoti è nata in Albania e da sette anni vive a Casalbellotto, frazione di Casalmaggiore. Appartenente a una famiglia musulmana non praticante, ha iniziato il suo approccio alla fede cristiana grazie alla conoscenza di persone di fede che, in Italia, le hanno offerto sostegno nei momenti del bisogno, accendendo in lei la voglia di approfondire il proprio cammino spirituale. Nella lettera che Armanda ha scritto al vescovo Napolioni in vista dei sacramenti ha scritto: «Grazie a queste amicizie i miei tre figli sono stati introdotti alla dottrina cattolica e hanno ricevuto i sacramenti. Anche io avrei il desiderio di essere battezzata, per far parte della comunità cristiana».

Un’altra storia peculiare è quella di Saturday Ehais Uwafiokun, classe 1987, e Iredia Agho, nata nel 1996, coniugi nigeriani giunti in Italia otto anni fa, ora residenti a Brignano Gera d’Adda, nella Bergamasca. Il loro desiderio di appartenenza alla Chiesa è nato dopo gli incontri al centro d’ascolto Caritas, luogo per loro inizialmente di un aiuto materiale e presto anche di un significativo supporto spirituale. Entrambi di appartenenza pentecostale, hanno rivissuto ieri il Battesimo con rito cattolico, in vista del sacramento del Matrimonio, atteso da tempo.

Uno sguardo al futuro che si evince anche dalla storia di Pasquale Sibona, di origini casertane e residente ad Antegnate, nella Bergamasca. Cresciuto nel contesto della Chiesa evangelica, ha vissuto in giovane età un progressivo allontanamento dalla vita spirituale. «Ho poi conosciuto la mia compagna, che è cattolica – ha raccontato –. Con lei mi sono riavvicinato alla Chiesa e con lei vivo il desiderio di un futuro matrimonio». In questo cammino di discernimento è risultata importante anche la figura del proprio parroco, don Angelo Maffioletti, che lo ha affiancato in questo percorso.

Hanno ricevuto i sacramenti anche altri quattro giovani d’origine nigeriana, tutti della comunità africana anglofona che a Cremona fa riferimento alla parrocchia di San Bernardo. A far loro da padrino è stato, infatti, don Patsilver Okah, sacerdote nigeriano che in diocesi ricopre l’incarico di cappellano della comunità africana anglofona. Si tratta del 34enne David Obinna Nwankwo, Iyere Miracle Aimoshor di 30 anni, Stanley Airiohuodion di 32 anni ancora da compiere e del 29enne Osariemen Omorogieva. La loro è una storia di speranza nata dopo momenti critici e sofferenze. Insieme sono arrivati a Bari dopo aver attraversato il Mediterraneo su una piccola barca nel dicembre 2021. Erano partiti dalla Libia, dopo un paio di anni di permanenza vivendo sulla propria pelle la tragedia di chi deve migrare dal proprio Paese. Sono arrivati a Cremona nel 2022, acconti presso la Casa dell’accoglienza. «Li ho seguiti come un fratello, guida e padre spirituale in questi due anni – racconta don Okah –. Ora vogliono dare tutto a Dio, riconoscenti della sua bontà verso di loro. E sono grati anche allo Stato italiano che ha dato loro l’opportunità di sognare un futuro migliore». E prosegue: «Alla domanda “perché diventate cristiani?” mi hanno risposto che mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio. Il Battesimo ci unisce in modo straordinario a Gesù, tanto da condividere la sua morte e risurrezione».




«ViaVai», il Grest 2024 è un cammino da fare tutti insieme

Le immagini della presentazione a Mozzanica
QUI la gallery di tutte le serate

ViaVai: è questo il titolo scelto dagli Oratori Diocesi Lombarde per il Grest 2024, che accompagnerà le settimane estive anche nelle parrocchie cremonesi. Uno slogan che rappresenta perfettamente il tema – e la grande sfida educativa – del mettersi in cammino in strade e luoghi della contemporaneità.

«Il camminare era il gesto tipico di Gesù fin dal principio, ed è ciò che propone anche a noi che siamo suoi discepoli» ha così introdotto l’intera proposta don Francesco Fontana, presidente Federazione Oratori Cremonesi e incaricato diocesano per la Pastorale giovanile. Insieme ai collaboratori e volontari della Focr, don Fontana ha spiegato il processo creativo e pedagogico alla base dell’offerta estiva, nel corso di tre serate di presentazione a responsabili e coordinatori.

«Il tema di quest’anno fotografa bene la situazione tipica degli oratori nel corso dell’anno: frenetici e caotici – ha introdotto don Fontana –. In alcuni di essi si corre tanto ma con il rischio di andare a caso e nel caos». Proprio quel viavai di persone e sentieri umani e spirituali in grado di creare confusione. Servono perciò indicazioni chiare, o qualcuno, in grado di «prenderci per mano nelle strade della vita e guidare i nostri passi come Gesù»: ecco dunque il sottotitolo, Mi indicherai il sentiero della vita, tratto dal salmo 16, a chiarire il senso del messaggio educativo di questa edizione del Grest. «Il nostro camminare è innanzitutto espressione umana non solo di un gesto fisico ma nell’incontro con e dentro il mondo» ha ribadito don Fontana.

 

Le immagini della presentazione a Casalmaggiore
QUI la gallery di tutte le serate

 

Ed è in questa immagine dell’homo viator, come hanno ricordato gli organizzatori, che emerge la dimensione riflessiva del cammino. «Le domande scandiscono il nostro percorso di vita, scopriamo anche mete che possono non essere definitive» hanno detto i giovani presentatori della Focr. Da qui l’intuizione di organizzare l’intero progetto formativo di ViaVai attorno a dieci domande-guida, declinate nelle sezioni delle attività, storie e preghiere di una giornata tipo del Grest. «In questo modo è possibile costruire un percorso personalizzato sulle singole realtà di comunità e le rispettive esigenze». Un modo di rendere “concreto” il concetto su quale sia la strada da percorrere «per essere testimoni migliori della fede» nelle proprie parrocchie.

Non mancano poi le novità. Tra queste il logo, che esprime in modo astratto «il senso di smarrimento, le domande e il volto di un pellegrino in marcia»; il manuale formativo degli educatori rinnovato nella grafica e nella fruizione in libretti e mappe, «utile a creare una “verifica” sulla preparazione e sulle attività svolte»; e la sigla dedicata al momento della storia nel corso della giornata. E sarà la Divina Commedia di Dante Alighieri, in versione ridotta e adattata per bambini, la proposta narrativa di questa edizione del Grest. Non manca poi l’attenzione del progetto estivo all’inclusività, «con il racconto di figure e del loro impegno nel sociale» anche per i bambini o ragazzi di altre religioni.

Infine, la Pastorale Giovanile offre un pacchetto di proposte artistiche ed espressive tra danza, movimento creativo, teatro e musica a cura di realtà professionali quali Compagnia dei piccoli, Il laboratorio, Il nido dei cuccioli e MagicoBeru. Queste iniziative e il materiale dedicato agli animatori è possibile approfondirle sul sito già attivo www.cregrest.it. Il prossimo appuntamento sarà la giornata dedicata agli animatori il prossimo 20 aprile in Seminario.

 

Le immagini della presentazione a Cremona
QUI la gallery di tutte le serate

 

 




«Maria è di casa in città»: la processione del 2 maggio ha aperto il Giubileo del Santuario Lauretano

Guarda la fotogallery completa

 

«Umile abitazione testimonianza dell’avvenimento più grande della storia: l’incarnazione», il Santuario lauretano custodito nella chiesa di Sant’Abbondio, a Cremona, compie 400 anni dalla sua fondazione. Per questo giovedì sera la tradizionale processione cittadina di inizio maggio dalla Cattedrale fino alla parrocchia di Sant’Abbondio ha assunto un significato particolare che ha preso corpo in una lettera pastorale destinata alla città di Cremona, di cui la Vergine lauretana è co-pratrona. Lo ha ricordato il vescovo Antonio Napolioni, durante la celebrazione, facendo sue le parole che san Giovanni Paolo II rivolse all’arcivescovo di Loreto in occasione del 7° centenario del santuario delle Marche: «Il centenario non è un avvenimento cronologico, ma è un momento di grazia, in cui si fa memoria riconoscente del passato e ci si protende con rinnovato dinamismo verso il futuro».

Ed è con questo spirito che i fedeli della città si sono ritrovati giovedì sera in Cattedrale per meditare sulla figura di Maria, la Vergine di Nazareth «segno di consolazione e di sicura speranza per tutti noi pellegrini sulla terra». Presso la chiesa madre, il vescovo con i canonici del Capitolo, i parroci della città, i seminaristi, religiosi e religiose, con il sindaco Gianluca Galimberti (immagine della comunità civile) e i fedeli laici ha acceso, dal cero pasquale, le candele che hanno accompagnato la processione. Quindi è seguito un cammino per le strade del centro verso quella che Napolioni ha definito «cuore della nostra città», la ricostruzione fedele della casa di Maria a Nazareth, voluta nel 1624 da Gian Pietro Ala. Il nobile prevedendo di non poter più viaggiare per le difficoltà legate all’età, fece erigere una struttura identica a quella di Loreto a fianco della chiesa di Sant’Abbondio e si adoperò perché la Madonna nera diventasse patrona della città. Protettrice di Cremona, dunque, da 400 anni, nei quali «ha insegnato ai cremonesi la virtù dell’accoglienza e lo stile della solidarietà che «hanno colpito positivamente» il vescovo Napolioni «chiamato a essere cremonese di adozione».

 

 

Il percorso a piedi dalla Cattedrele, suggestiva immagine del cammino di ogni vita, è stato scandito dalla recita del Rosario secondo la prima delle 4 tracce lauretane predisposte dall’Ufficio liturgico diocesano, in un libretto che servirà alle parrocchie della città per pregare (siamo nell’anno che Papa Francesco ha dedicato alla preghiera) uniti spiritualmente durante il mese di maggio. I misteri erano incentrati sulle «case di Gesù»: da quella di Betlemme a quella di Nazareth, da Cafarnao per arrivare, attraverso la casa «di un tale» a quella dove Cristo ha celebrato la Pasqua. La preghiera è stata intervallata dai canti del coro Sicardo, guidato dal maestro Fulvio Rampi, che ha poi accompagnato il resto della celebrazione in Sant’Abbondio. I fedeli, infatti, una volta che la processione è arrivata nella parrocchiale, hanno occupato gli spazi della chiesa in maniera composta, lasciando che si raggiungesse con gli altoparlanti anche chi era rimasto nella piazzetta, non riuscendo a entrare nella chiesa gremita.

 

 

Dopo la proclamazione delle litanie è seguita l’omelia del vescovo che ha reso pubblica la sua intenzione di donare a Cremona, con la lettera pastorale Al cuore della nostra città, un forte messaggio di speranza, ma anche di impegno religioso e civile. In un tempo in cui, esattamente come nel 1624, «è difficile arrivare in Terra Santa». Ma proprio perché questi viaggi oggi sono difficili è importante «peregrinare nella vita concreta di chi ci sta attorno – ha detto Napolioni –. Infatti se andare nei luoghi santi consentiva di stare dove Gesù aveva camminato, noi stiamo dove sta Gesù oggi», tra la gente. E da qui la riflessione del vescovo si è sviluppata seguendo, anche se per cenni, la traccia della riflessione scritta nella lettera pastorale, consegnata simbolicamente a fine omelia nelle mani del sindaco e poi distribuita ai fedeli presenti.

E se «entrare nella Santa Casa è entrare nella verità ultima», cioè l’Incarnazione, questo spazio sacro è anche il luogo della famiglia, quella di Nazareth ma anche di «tutte le famiglie». La comunità deve riscoprirsi «Chiesa domestica», nata tra le case e cresciuta nel tempo. Ci sono case «molto speciali – ha detto Napolioni – in cui la condivisione spicca perché sollecitata dal dolore». Il pensiero è andato agli ospedali, al carcere, alla Casa dell’accoglienza della Caritas e a tutte le case dove si accoglie il bisogno. «Maria è di casa in città», ha ricordato il vescovo. Ed ecco che «i credenti sanno affidare all’intercessione della Madonna quanti hanno responsabilità istituzionali delicate, da cui dipende in vari modi il progresso sociale per la libertà e dignità di ciascuno». Monsignor Napolioni si è rivolto così ai cittadini chiamati al «duplice esercizio di democrazia da non disertare»: le elezioni amministrative ed europee. L’obiettivo: il bene comune e «un impegno per cui ciascuno si senta di casa in città, valorizzando le diversità, i percorsi di integrazione con crescente corresponsabilità» promuovendo la «cultura dell’incontro». Infatti se «la santa casa è la più piccola della città è quella in cui tutti si sentono abbracciati» e camminano insieme (gli appuntamenti per sottolineare le celebrazioni saranno tanti) verso il Giubileo del 2025.

 

A Cremona il IV Centeneraio della Santa Casa di Sant’Abbondio: ricco calendario di iniziative