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Il 16 dicembre il Vescovo incontra i politici a Casalmaggiore

Si svolgerà domenica 16 dicembre alle ore 9.15 presso il Salone Giovanni Paolo II dell’oratorio Maffei della parrocchia Santo Stefano a Casalmaggiore l’annuale incontro del vescovo Antonio Napolioni con gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico, sociale e lavorativo della diocesi.

A partire dalle 9.15, dopo un brunch offerto dalla parrocchia, mons. Napolioni proporrà una riflessione sul tema «La politica è la forma più alta della carità. Da San Paolo a papa Francesco: il cammino verso la civiltà dell’amore».

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A seguire sarà celebrata la Santa Messa nel Duomo di Santo Stefano.

L’iniziativa promossa dall’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Cremona, si rivolge agli amministratori del territorio e ai rappresentanti delle categorie produttive e del terzo settore. «Anche nella nostra diocesi – riflette Sante Mussetola, incaricato per la Pastorale Sociale e del Lavoro – si rende necessaria una riflessione di buon senso sui modi della politica, nel rispetto della pluralità e senza semplificazioni di una realtà complessa».

A ispirare l’intervento sarà la figura di San Paolo, in un parallelo con il Magistero di Papa Francesco. «Come ha ricordato anche l’arcivescovo di Milano Mario Delpini nel suo recente discorso alla città – aggiunge Mussetola – l’invito sempre attuale è quello di costruire le relazioni in funzione del bene comune, recuperando la capacità di pensiero e non limitandosi a slogan funzionali alla propaganda che non risolvono i problemi delle persone».

Per la seconda volta (dopo l’edizione del 2016 a Castelleone) l’incontro del Vescovo con il mondo politico, amministrativo, economico, sociale e lavorativo si svolge sul territorio diocesano, con un invito particolare ai laici della per la Zona Pastorale 5.

La mappa per il parcheggio

Sara Pisani




Un Museo da costruire insieme: incontro a Casalmaggiore

Si è tenuto giovedì 6 dicembre il Consiglio Pastorale delle parrocchie di S. Stefano e S. Leonardo in Casalmaggiore per discutere, tra le altre iniziative, della richiesta della Diocesi di ricevere in prestito la scultura del “Cristo deposto” attribuita a Jacopino da Tradate. L’opera è conservata nella Chiesa di S. Francesco da una data non meglio precisata ma collocata tra il 1806 e il 1850 e la proposta giunta dalla Diocesi è di trasferirla per un tempo determinato presso il nuovo Museo Diocesano.

La serata ha avuto come ospite don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni Culturali che, dopo aver introdotto il tema della nascita del nuovo Museo e di una visione programmatica per la messa in sicurezza degli edifici delle parrocchie, ha voluto ragionare insieme al Consiglio sulla necessità di condividere l’idea di progettazione del patrimonio culturale e artistico di Casalmaggiore.

Ispirandosi all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (letta nel corso del Consiglio), che al numero 33 invita a superare la logica del si è fatto sempre così e ad accedere alla pastorale con creatività e coraggio, il parroco don Rubagotti e don Gaiardi hanno insistito sull’importanza di superare i campanilismi e gli interventi emergenziali (anche nell’ottica della salvaguardia del patrimonio artistico locale), predisponendo una più ampia disamina delle priorità, attraverso un discernimento pastorale condiviso con tutto il territorio, dal popolo di Dio alla Diocesi.

“Spero che crediate nel conservare quello che vi è stato trasmesso. Adesso a voi, e alla vostra audace creatività, è richiesto di programmare e di pensare una realtà di pastorale integrata” le parole di don Gaiardi. Come a dire che raggiunge il risultato sperato chi sa programmare in condivisione e collaborazione con tutte le forze.

Ammettendo che la comunicazione in merito è stata probabilmente frettolosa e ha dato adito a incomprensioni da parte del territorio, che non ha vissuto con orgoglio l’ipotesi di poter vedere esposta una propria opera presso il nuovo Museo Diocesano, don Gaiardi ha narrato i passaggi che hanno portato alla richiesta e ha ribadito che il percorso di condivisione è solo all’inizio. Alla proposta del Vescovo condivisa con il parroco Rubagotti e con il Consiglio Pastorale seguiranno infatti altri momenti di riflessione comune.

È stato accolto, da ultimo, l’invito a ripensare il senso della collocazione e dell’esposizione museale dell’opera d’arte: occorre superare la funzione prettamente estetica o turistica e ripartire dalla narrazione della storia della Diocesi da cui l’opera proviene per evangelizzare, così come indicato dallo stesso Pontefice nel suo messaggio finale ai partecipanti al Convegno Dio non abita più qui? Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici, che si è tenuto presso la Pontificia Università Gregoriana il 29-30 novembre scorsi. “I beni culturali ecclesiastici sono testimoni della fede della comunità che li ha prodotti nei secoli e per questo sono a loro modo strumenti di evangelizzazione che si affiancano agli strumenti ordinari dell’annuncio, della predicazione e della catechesi. Ma questa loro eloquenza originaria può essere conservata anche quando non sono più utilizzati nella vita ordinaria del popolo di Dio, in particolare attraverso una corretta esposizione museale, che non li considera solo documenti della storia dell’arte, ma ridona loro quasi una nuova vita, così che possano continuare a svolgere una missione ecclesiale”.

Sara Pisani




Una testimonianza di fede… con la maglietta a rovescio

Si è svolto sabato 15 dicembre il terzo incontro del ciclo di conferenze “Testimoni” organizzate dall’oratorio di Vicomoscano, Quattrocase, Casalbellotto e Fossacaprara dal titolo “Con la maglietta al rovescio. La storia di Filippo”. I molti presenti nella Chiesa di Vicomoscano hanno ascoltato una storia di sofferenza, quella di Filippo, un bambino romano che il 20 novembre 2014 non è sopravvissuto alla leucemia contro la quale lui e la sua famiglia hanno lottato diversi anni.

Niente di straordinario, di unico, di originale, qualcuno potrebbe pensare. Tante le morti di giovani vite ogni giorno nel mondo. Vero. Tanti i bambini che soffrono, lottano e, a volte, perdono.

Eppure, in quella Chiesa, in quell’ora, per chi era presente, la realtà è stata un’altra. Non sono solo le parole di due genitori straordinariamente veri che hanno raggiunto l’auditorium, non solo i racconti dei lunghi periodi nelle corsie di ospedale, nell’attesa del cambiamento, della buona notizia che facesse sperare. Altro è arrivato e non alle orecchie ma ai cuori. Una verità estrema che solo la morte può disvelare: Cristo è vicino a chi soffre, ai piccoli, agli ultimi della società, a chi in un determinato periodo della sua vita non può essere produttivo, efficiente, sorridente. Cristo è un po’ più vicino a chi lo invoca anche se con rabbia o interrogandolo e interrogandosi. Cristo stringe la mano a chi grida Abbà Padre. Perché la malattia, e per di più quella del giusto innocente, un bambino, mette in crisi anche le fedi migliori, anche le famiglie più solide. Una crisi che, se superata, rinforza e permette di divenire testimoni dell’amore di Gesù.

Ascolta qui l’audio della serata

Questo hanno raccontato Anna Mazzitelli e Stefano Bataloni, genitori di Filippo, sposi in Cristo, “evangelisti d’eccezione”, come don Baronio, parroco di Vicomoscano, li ha definiti. Ma anche tanto altro. Una sintesi di accoglienza, disponibilità, apertura e capacità di comprendere gli eventi in un’ottica di fede, che rivela il ben più ampio progetto che Dio ha su ogni uomo e che nel tempo si disvela. La grande difficoltà sta nell’accettarlo o meno, nel comprenderlo o nel rifiutarlo, nel riconoscersi come protagonisti di un “pellegrinaggio verso un’idea nuova di intendere la vita” (per citare papà Stefano) o nel limitare la propria intelligenza a un relativa lettura degli eventi.

Tanti gli spunti forniti dai due biologi romani, genitori di Filippo. In primis l’idea che da soli non si può affrontare le grandi prove e che la condivisione sia fondamentale sia nel racconto (da qui l’apertura del blog Piovono miracoli e le diverse testimonianze portate in giro per l’Italia) sia nella preghiera. In secondo luogo il rapporto di coppia, che in tanti casi entra in una reciproca incapacità di riconoscere e accettare l’altro per come assume la sua croce. Se non si accede all’intimo del proprio dialogo con Dio, affidandosi completamente al suo progetto, spesso anche il rapporto matrimoniale entra in crisi.

“Questo progetto di Dio su di noi, che cos’è?” il grande interrogativo che ha attraversato mamma Anna nei momenti più bui e dal quale entrambi i genitori sono emersi con una certezza: “Il nostro cammino di conversione ci ha portati a fidarci della volontà di Dio, che vuole il nostro bene, la nostra felicità. E abbiamo così capito che la cosa più importante per noi era salvare il nostro rapporto con Lui e non salvare a tutti i costi nostro figlio. Perdere l’amore di Dio sarebbe stato peggio che perdere nostro figlio”.

E’ stato appena sfiorato il tema dell’accanimento terapeutico ma il messaggio è stato comunque chiaro: accettare la morte che arriva, accompagnare negli ultimi momenti di questa esistenza anche chi, per la giovanissima età, avrebbe avuto tutto il diritto di superare la malattia, trovare il senso a quel rovescio della maglietta nel disegno d’amore di Dio, questo è quanto resterà di una serata irripetibile.

Per chi volesse conoscere la storia di Filippo e della sua maglietta a rovescio, è in vendita il libro “Con la maglietta a rovescio. Storia di Filippo Bataloni” (ed. La Porziuncola).

Sara Pisani




“Il Cristo ritrovato”, presentata la pubblicazione di Luigi Briselli e Laura Cavazzini

Si è svolta sabato 22 dicembre presso la chiesa di San Francesco in Casalmaggiore la presentazione del libro “Il Cristo ritrovato”, testo fotografico di Luigi Briselli e Laura Cavazzini, edito con il patrocinio del Comune di Casalmaggiore e la collaborazione della Pro Loco cittadina e della parrocchia di Santo Stefano e San Leonardo. Il testo contiene 34 fotografie su fondo scuro scattate da Briselli e una serie di contributi che forniscono elementi di approfondimento sulla scultura del “Cristo deposto” attribuita a Jacopino da Tradate e conservato nella stessa chiesa di San Francesco.

L’incontro è stato introdotto dal parroco don Claudio Rubagotti che ha spiegato il senso del presentare quest’opera in periodo di Avvento, ricordando come l’iconografia cinquecentesca rappresentasse la nascita di Cristo in un sarcofago, a significare il legame tra Incarnazione e Risurrezione, Natale e Pasqua del Signore. Importante, inoltre, secondo le parole del parroco, “dare l’opportunità alle persone meno addentro alla storia dell’arte di interessarsene e di approfondire questa conoscenza, ritrovando, come dice il titolo dato al testo, l’opera stessa”.

Presente anche l’assessore alla cultura del Comune di Casalmaggiore, Pamela Carena, che, dopo i saluti istituzionali, non ha mancato di auspicare che “l’opera rimanga a Casalmaggiore il più a lungo possibile”.

Tra i contributi contenuti nel testo risulta centrale l’approfondimento storico-critico della professoressa Cavazzini, docente di Storia dell’arte medievale presso l’Università di Trento, nonché colei che per prima nel lontano 1997 attribuì l’opera a Jacopino da Tradate, per poi volerla esposta presso Palazzo Reale a Milano durante l’EXPO del 2015. La docente, presente per la seconda volta a Casalmaggiore dopo l’intervento presso il Museo Diotti dello scorso ottobre, ha passato in rassegna la storia dell’opera a partire dal suo nascondimento alla sua rivelazione, associandola a un probabile Cristo di un Compianto andato perduto, unico nel suo genere in Pianura Padana nella prima metà del ‘400, per il prezioso marmo bianco da cui venne tratto.

È seguito un intervento di Valter Rosa, conservatore del Museo Diotti cittadino, che ha passato in rassegna una serie di fotografie di Briselli scattate all’opera d’arte per evidenziarne la valenza e la capacità espressiva.

L’incontro si è concluso con l’inaugurazione della mostra fotografica con le immagini del “Cristo deposto” presso la sede della Pro Loco cittadina.

Sara Pisani




Aggiungi un posto a tavola: pranzo solidale all’oratorio Maffei

Una giornata particolare quella del 26 dicembre all’oratorio Maffei nella parrocchia di S. Stefano a Casalmaggiore. Nel giorno di festa del primo martire, Stefano, cui è dedicato il Duomo cittadino, il circolo ACLI di Casalmaggiore ha organizzato per il secondo anno un pranzo solidale per trascorrere insieme un giorno di festa.

Il titolo dato all’iniziativa, “Aggiungi un posto a tavola. Per sperimentare concretamente il valore delle relazioni”, riassume la formula scelta per quest’anno: ogni famiglia del circolo e dell’oratorio è stata chiamata a invitare a pranzo un amico, un conoscente, un vicino di casa, chiunque fosse nelle condizioni di partecipare a questa giornata di festa in semplicità, proprio come si sarebbe fatto aggiungendo un posto a tavola nelle proprie abitazioni private. Sappiamo che è già abitudine diffusa quella di aprire le proprie case ad ospiti speciali, soprattutto nel periodo natalizio. Il circolo ACLI ha pensato di mettere in luce le buone prassi di singoli cittadini e di trasferire così nel pubblico ciò che spesso resta relegato al privato, pertanto non noto e non testimoniato. La scelta di coinvolgere la collettività, sia a partire dagli ambienti che nella modalità di intervento, ha permesso alle persone di incontrarsi e di costruire una prima rete di relazioni.

Sono intervenute famiglie, singoli cittadini, lavoratori e disoccupati, genitori e figli di ogni età, oltre ai giovani della Comunità Ostello Senghor, neonata comunità per minori gestita dalla cooperativa sociale “Il sentiero” di Cremona.

Chi ha voluto ha contribuito con un piatto preparato a casa e portato per l’occasione. In cucina i volontari del circolo ACLI, che grazie al patrocinio della Parrocchia di Santo Stefano hanno potuto usufruire degli ambienti dell’oratorio e grazie alla San Vincenzo hanno potuto cucinare quanto raccolto con le offerte pervenute in parrocchia in queste settimane di Avvento. Grande soddisfazione dagli ambienti ACLI per la partecipazione di tutti i presenti in ogni momento della giornata. “E’ stato veramente un pranzo di condivisione a tutti gli effetti. L’obiettivo è stato raggiunto pienamente. Un grazie di cuore va a tutti coloro che in ogni modo hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa” la dichiarazione rilasciata dal presidente Francesco Caffelli.

 

Sara Pisani




“Siamo donne: oltre la differenza c’è di più”, la testimonianza di Costanza Miriano e Paola Belletti (VIDEO e AUDIO)

Si è svolto sabato 25 gennaio il quarto appuntamento del ciclo di incontri “Testimoni” organizzato dalle Parrocchie di Vicomoscano, Quattrocase, Casalbellotto e Fossacaprara per l’anno pastorale 2018-2019. Protagoniste della serata Costanza Miriano e Paola Belletti, due donne già note sul territorio per i loro interventi negli anni passati a Vicomoscano e a Casalmaggiore. Il titolo dato al loro intervento “Siamo donne: oltre la differenza c’è di più” ha indotto le relatrici a concentrarsi sul ruolo della donna nella società attuale, a partire dalla famiglia fino all’ambito professionale e sociale.

Il quadro che è emerso è quello di una donna cui dalla società non viene riconosciuta la diversità sua specifica, insita in natura, di affidataria delle cure, che in ambito famigliare si concretizza nell’essere madre e moglie, ma viene richiesto di essere sempre performante in ambito lavorativo e di eguagliare, in una parità di genere che vorrebbe appiattire e livellare tutte le diversità tipica del pensiero unico dominante, il ruolo dell’uomo, sottraendo a quest’ultimo il suo specifico e provocando talora in esso una forte crisi identitaria.

“Il disegno del mondo e della cultura in cui siamo immersi – dice la Miriano- vorrebbe far abdicare le donne dalla loro natura, in cui è insito il lavoro di cura”.

Scarica qui l’audio della serata

Le relatrici sono partite dalle loro storie, decidendo di condividere il personale per giungere ad una visione universale e complessiva del rapporto femminile-maschile, spaziando anche sulla necessità che i governanti promuovano politiche volte al bene della famiglia (flessibilità sugli orari di lavoro e sul rientro dalla maternità, sistema fiscale, sistema culturale…).

Se un lato quindi si è affermato che nell’ambito sociale si trovano parecchie difficoltà a vedersi riconosciute per il ruolo centrale che si ha di generatrici oltre che di perno attorno a cui ruotano le relazioni famigliari, dall’altro ci si è domandati come nel privato si possa vivere concretamente una proficua complementarietà tra donna e uomo, stante le numerose ed accertate differenze. Una sola risposta è giunta da entrambe le relatrici: la presenza del Signore tra gli sposi fa miracoli e riporta le difficoltà su un piano di gestibilità.

“Siamo tutte in cammino verso come Dio ci vuole” (Miriano) e il matrimonio è uno di questi spazi vocazionali in cui possiamo dirigere il nostro sguardo di donna e uomo per colmare le differenze in una logica di alleanza, pari a quella di Dio con il suo popolo.

Allora se non è possibile cambiare il mondo nella sua complessità e nelle richieste che da esso provengono, possiamo però partire dal cambiare il nostro matrimonio. Un primo passo potrebbe consistere nel restituire all’uomo il ruolo di marito-padre, sostenendolo nelle sue scelte e avallando le sue decisioni nel privato e nel pubblico, e di opporsi alla richiesta di divenire unica autorità nella vita dei figli. Così forse l’equilibrio perso a causa dell’eccessivo controllo femminile verrebbe ripristinato nel nome della reciproca fiducia, parola che non a caso ha la stessa radice della parola fede. Quindi la fiducia nel proprio marito e la fede nel Signore che vive il sacramento del matrimonio con gli sposi potrebbero divenire la chiave risolutiva per essere donna che vive appieno il suo tempo senza dover rinunciare ai ruoli di moglie e di madre.

Prossimo appuntamento previsto dalla rassegna sabato 9 febbraio ore 21 a Vicomoscano: il dott. Osvaldo Poli parlerà del modo maschile di educare, a partire dal suo ultimo libro “Cuore di papà”.

Sara Pisani




I coniugi Scaravelli e don Pezzetti testimoni per la vita a Bozzolo

La Zona 5 ha celebrato la 41ª Giornata Nazionale per la vita (3 febbraio 2019), organizzando sabato 2 febbraio una veglia di preghiera a Bozzolo che ha visto la partecipazione del Movimento per la vita, del Centro di Aiuto alla vita di Casalmaggiore coadiuvato dai parrocchiani bozzolesi e di alcuni importanti testimoni.

La serata, presieduta dal parroco don Luigi Pisani alla presenza del vicario zonale don Davide Barili e di numerosi parroci provenienti dalle parrocchie limitrofe, ha messo al centro momenti di riflessione ispirati al messaggio del Consiglio Episcopale Permanente, intervallati da canti condotti dal Coro della zona V (diretto dal M. Donato Morselli con all’organo il M. Ugo Boni) e da importanti testimonianze che hanno ricondotto alla vita reale i valori invocati con la preghiera.

La speranza nell’opera sorgiva di Dio, la vita che ringiovanisce, le generazioni solidali e l’abbraccio alla vita fragile che genera futuro, sono stati i temi salienti della meditazione per portare a riflettere sulla vita dal nascere al suo svilupparsi nelle sue numerose complessità.

La prima testimonianza ha visto la partecipazione dei coniugi Scaravelli, che hanno condiviso la tragica perdita di Marco, il loro unico figlio di soli 6 anni, che il 16 luglio 2016 se n’è andato cambiando per sempre le loro vite. A seguito di quella morte i genitori hanno preso la decisione di donare gli organi per salvare la vita ad altri bambini.

Ascolta qui la testimonianza

“il nostro Marco ha dovuto cedere di fronte a un qualcosa di troppo grande. Loretta ed io, in quell’occasione, abbiamo preso l’unica decisione che potevamo prendere, la più bella, quella che meglio rappresentava nostro figlio” racconta il padre Cristian dopo aver accompagnato i presenti nell’ascolto della loro storia passo per passo, una storia fatta di sofferenza ma anche di tanta speranza, quella donata alle famiglie che, grazie al contributo di Marco, hanno potuto dare un futuro ai loro figli.

Con la seconda testimonianza si è voluto toccare invece il tema della vita nel suo corso, anche quando questa sembra non essere compresa e accettata da tutti: l’accoglienza del migrante. A parlare don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas diocesana. Al suo intervento è stato dato il titolo “Per aiutare la vita degli immigrati nella loro terra” al fine di suscitare una riflessione sulle necessità che spingono tanti giovani ad abbandonare il continente africano in cerca di un progetto di vita migliore. Don pezzetti ha ricordato come una delle vocazioni principali della Chiesa sia la missio ad gentes, la missionarietà che chiede di partecipare alla vita delle comunità che hanno bisogno di sostegno, dove possibile, direttamente nei paesi di appartenenza. Don Antonio ha scelto per l’occasione di presentare l’azione di un’associazione cremonese che dal 1995 opera in Africa, in particolare modo nello Stato del Kenya, Cremona for Kenya onlus, al fine di raccogliere, durante la serata, delle offerte che andranno a contribuire alla costruzione di un asilo dedicato proprio a Don Primo Mazzolari.

Ascolta la testimonianza di don Pezzetti

I membri di questa associazione cremonese si occupano di organizzare iniziative volte a sensibilizzare e informare la cittadinanza sui problemi dell’Africa e a permettere, grazie a raccolte fondi apposite, la costruzione di scuole e di istituti educativi in loco, finalizzati a crescere le giovani generazioni che popolano il Kenya.

Il messaggio lanciato dal direttore della Caritas diocesana allora è stato che alcuni progetti vanno sostenuti a distanza perché “con l’aiuto di associazioni e persone è possibile dare un segno importante che ci piace mettere in campo, sapendo che questo non basta e che è un primo passo  per dimostrare che le persone si possono aiutare anche nel paese di appartenenza”, anche se va ricordato che “in Africa si continua a crescere ma le  loro risorse sono portate via o a disposizione  di poche persone e di oligarchie. Quindi queste persone continueranno a premere e a cercare di lasciare la terra dove sono”. Allora “nello stesso tempo” -continua don Pezzetti- “ non deve chiudere la nostra coscienza il fatto che li stiamo aiutando là. Si deve aiutare là, li dobbiamo aiutare qua, ci dobbiamo aiutare a vicenda come ci chiede il Vangelo. Non c’è colore, non c’è razza, non c’è religione. Siamo fratelli e questo nostro essere tutti fratelli in Cristo ci deve chiedere quella solidarietà che il Vangelo ci insegna e che la Chiesa non si stanca di predicare e annunciare dappertutto. Noi li aiutiamo volentieri là ma non ci impegniamo a proibire che possano venire anche qua. Bisogna cercare di fare le cose nel modo più giusto perché ognuno possa vivere con dignità la propria vita”.

La terza testimonianza, che sarebbe stata volta a ragionare sull’accoglienza della vita anche di fronte a una malattia, è saltata a causa dell’assenza per cause di forza maggiore del suo relatore, il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti.

Tra una riflessione e l’altra sono stati significativi anche i gesti di alcune famiglie e di giovani che hanno portato all’altare dei ceri, simbolo di Cristo luce del mondo, e delle primule del Centro di aiuto alla vita, segno della vita del mondo.

La serata si è conclusa con la lettura di una riflessione tratta da “Impegno con Cristo” di don Primo Mazzolari ( ed. Il Crivello, 1943) dal titolo Ci impegniamo noi e non gli altri. Un invito vivido e profondo ad essere, per citare le parole che don Primo usa in Tu non uccidere, cristiani uomini di pace ma non uomini in pace.

Sara Pisani

 

 

 

 




“Cuore di papà”, lo stile maschile nell’educazione dei figli nell’intervento di Osvaldo Poli (AUDIO)

Sabato 9 febbraio presso la sala dell’oratorio di Vicomoscano si è svolto il quinto appuntamento del ciclo di incontri “Testimoni” organizzato dalle Parrocchie di Vicomoscano, Quattrocase, Casalbellotto e Fossacaprara per l’anno pastorale 2018-2019. Ospite della serata lo psicologo e psicoterapeuta Osvaldo Poli che ha affrontato il tema dell’educazione paterna a partire dal suo ultimo libro che ha dato il titolo all’incontro: “Cuore di papà. Il modo maschile di educare”.

Ascolta l’audio dell’intervento

Utilizzando un linguaggio accattivante e che ha spesso suscitato l’ilarità dei presenti, il dott. Poli ha ripercorso le fasi di crescita di un figlio, dall’infanzia all’adolescenza, associando ciascuna di esse al ruolo educativo femminile o maschile sulla base delle esigenze che comportano. La necessità delle cure tipiche dell’infanzia, ad esempio, richiederebbero maggiore presenza degli aspetti educativi caratterizzanti il femminile, di cui la protettività è il più evidente. Allo stesso modo, l’età dell’adolescenza richiederebbe una presenza assai più costante del padre, il cui codice educativo “incoraggia il figlio” e lo pone di fronte alle sue responsabilità.

Secondo la linea tracciata dal dott. Poli “i figli non nascono perfetti ma i figli deludono per loro natura”. Non è pertanto “mancanza di amore vedere i loro difetti e segnalarli ma questa è – per Poli- la strada maschile di educare”. Come a dire che, se la madre è per sua natura portata a colpevolizzarsi degli errori del figlio, attribuendosi delle responsabilità dirette che le sono dettate dal suo innato senso di colpa, al contrario l’approccio del padre è decisivo e risolutivo, al punto da indurre nel figlio la presa di coscienza che le conseguenze del suo agire avranno ricadute sulla sua vita e non su quella dei genitori.

Con fatica, rinuncia e sacrificio (parole che Poli attribuisce al linguaggio educativo maschile) il figlio diventa migliore entrando, di fatto, nell’età adulta e assumendosi le sue responsabilità.

“Il padre tratta il figlio come uno capace di decidere e di agire e lo incoraggia a lasciarsi guidare da giustizia e verità”, cosa che renderebbe il giovane in grado di ascoltare e seguire la voce della propria coscienza.

In conclusione il dott. Poli ha lanciato una sfida interessante a tutti gli uomini presenti in sala: “Tira fuori il padre che è in te se vuoi un figlio migliore!”. E il pubblico applaude.

Prossimo appuntamento della rassegna sabato 9 marzo ore 21: Fra’ Vito D’Amato, padre spirituale di Chiara Corbella Petrillo.

Sara Pisani




Effetto farfalla: ambiente, pace, sviluppo e libertà sotto la lente a Buzzoletto

Sabato 16 febbraio presso la coop. Palm W&P onlus a Buzzoletto di Viadana si è svolto il convegno “Effetto farfalla: ambiente pace sviluppo e libertà”. Organizzato, tra gli altri, anche dalla “Comunità Laudato si’ – Città di Viadana”, nata da circa un anno come risposta alla sollecitazione di papa Francesco di prendersi cura della casa comune, il convegno ha avuto come relatore Grammenos Mastrojeni, introdotto dal padrone di casa Primo Barzoni. Diplomatico, docente, scrittore e portavoce di ABC Alleanza Bene Comune, sin primi anni ’90 Mastrojeni ha intrapreso ricerche sul legame tra tutela dell’ambiente, sviluppo e pace.

La sua relazione si è concentrata sulla questione dei cambiamenti climatici e sui conseguenti spostamenti di popolazione, intrecciando dati chiari e certi, provenienti da fonti ufficiali e controllate, con continui incroci, rimandi e confronti.

Il tema delle migrazioni ambientali rappresenta uno dei nodi più complessi e problematici tra le conseguenze dell’attuale crisi ecologica. Si tratta, infatti, di un aspetto del fenomeno migratorio legato in particolare allo spostamento di parti consistenti di popolazione a causa di determinate e avverse circostanze ambientali, che non permettono di proseguire la propria vita nella regione d’origine.

Nonostante il tema non sia per nulla nuovo negli ambienti della cooperazione internazionale e dei movimenti ecologisti globali, solo l’enciclica di papa Francesco Laudato si’. Sulla cura della casa comune ha acceso i riflettori su questo argomento a livello più esteso e meno settoriale. Rivolgendosi non solo al mondo cattolico ma «ad ogni persona che abita questo pianeta», il Pontefice chiede a noi tutti di farci portavoce di un umanesimo integrale, che sia riflesso della ricerca di uno «sviluppo sostenibile ed integrale», attento alla casa comune secondo il modello di San Francesco d’Assisi, «esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole».

A questo appello do papa Francesco risponderà una fetta della società civile domenica 24 Febbraio, a Milano, quando un gruppo di persone competenti e di buona volontà daranno vita all’associazione ABC, che avrà lo scopo di promuovere la conoscenza di queste importanti tematiche.

 

Sara Pisani




A Casalmaggiore un corso per il welfare di comunità

Ha inizio giovedì 7 marzo il corso “Welfare di comunità a Casalmaggiore”, all’interno del progetto “Semi di futuro: volontariato giovanile e rete di associazioni in provincia di Cremona”, finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e promosso da Regione Lombardia – DG Politiche sociali, abitative e disabilità. L’iniziativa è promossa dal circolo ACLI di Cremona (capofila del progetto) e da Consorzio Casalasco Servizi Sociali, AMURT, Sentiero Cooperativa Sociale Onlus, in collaborazione con la parrocchia di Santo Stefano in Casalmaggiore.

Il corso, che si terrà giovedì 7, 14 e 21 marzo alle ore 18 presso l’oratorio di Santo Stefano a Casalmaggiore, si propone di formare singoli e famiglie sul tema del disagio giovanile, sondando quelle fragilità che portano molti adolescenti a rischio di abbandono scolastico e isolamento sociale.

La locandina

Per questo motivo la formazione è stata affidata al dott. Roberto Guaglianone (Saronno, 1968), un volto noto a Casalmaggiore perché già formatore presso il corso di Accoglienza in famiglia organizzato dal locale circolo ACLI nel 2017. Giornalista professionista “prestato” per anni al sociale, consulente presso la Caritas Italiana per progettazione in favore dei rifugiati e attualmente impegnato alla redazione del mensile da strada “Scarp de’ tenis”, Guaglianone accompagnerà i presenti in un percorso per tappe, volto a informare e formare persone che sul territorio potranno scegliere di rendersi disponibili a concretizzare il loro interesse e a divenire supporto in situazioni di disagio.

Il primo incontro, “Le fragilità e il welfare di comunità”, indagherà il tema delle fragilità giovanili in generale e approfondirà, in maniera estremamente concreta e a partire da esempi, cosa si intende per welfare di comunità e secondo quale modello si può affrontare il disagio, intervenendo attraverso pratiche di vicinato e di prossimità.

Il secondo incontro, “Accoglienza in famiglia e affido di minori”, si concentrerà sulle dinamiche a lungo termine interne delle abitazioni, già attive a livello nazionale, quali accoglienza in famiglia e affido.

Da ultimo, nell’incontro conclusivo intitolato “Educativa territoriale, Centri di aggregazione giovanile, Tutoring”, si ragionerà sulle possibili attività esterne quali tutoring di varia natura in luoghi non domestici ma deputati all’incontro giovanile sotto la supervisione di adulti di riferimento: dai doposcuola ai centri di aggregazione giovanile.

Come dichiarato dagli organizzatori nella locandina allegata, lo scopo degli incontri è promuovere la formazione di un gruppo di persone e famiglie che siano disponibili, oggi o in futuro, ad aiutare in questi ambiti in modo coordinato e secondo la propria possibilità.

Sara Pisani