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«C’è un fermento di carità capace di generare»: a Chiesa di Casa numeri e azioni della Borsa di Sant’Omobono

 

Nell’appuntamento di questa settimana, la rubrica di approfondimento Chiesa di Casa affronta il tema della carità. Si avvicina, infatti, la tradizionale Settimana della carità, che come ogni anno ricorre per la diocesi in occasione della solennità di Sant’Omobono, patrono della città e della diocesi e padre dei poveri, e della Giornata mondiale dei poveri che da cinque anni si celebra nella seconda domenica di novembre.

Ospiti in studio, intervistati da Riccardo Mancabelli, sono stati don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese e Alessio Antonioli, operatore del Centro di Ascolto della Caritas diocesana: al centro della trasmissione le iniziative di solidarietà proposte alle comunità della Chiesa cremonese, in particolare la Borsa di Sant’Omobono, il fondo istituito per far fronte alle situazioni di fragilità economica sul territorio, riproposto e rilanciato a un anno dalla sua istituzione.

Nel dialogo, don Codazzi descrive la carità come «una dimensione che deve essere vissuta da tutti, nelle nostre comunità» e, riferendosi ad Omobono, spiega che il Santo patrono «ha generato e continua a generare questa attenzione all’altro che è dimensione fondativa del nostro essere credenti».

Il messaggio per la Giornata mondiale dei poveri di Papa Francesco ha proposto come tema: «I poveri li avete sempre con voi». A questo proposito, Alessio ha portato all’attenzione i dati riguardanti la povertà nella nostra diocesi: è in aumento non solo numero dei poveri, ma anche dei cosiddetti «nuovi poveri», cioè persone, famiglie che mai si sono rivolte alle parrocchie, alle Caritas, o alle San Vincenzo parrocchiali.

Durante la trasmissione si è offerta poi l’occasione per un report sul primo anno di azione sul territorio della Borsa di S. Omobono: circa 400 sono i nuclei familiari aiutati nell’ultimo anno, con un contributo complessivo di circa 160 mila euro, erogato grazie all’impegno delle equipe Caritas nelle zone pastorali, delle parrocchie, delle associazioni, dei Comuni e dei gruppi di solidarietà. Gli ambiti di intervento sono vari e non esclusivamente di natura economica: dalle cure mediche non coperte dal sistema socio-sanitario nazionale alle esigenze dei più giovani, come lo studio o il doposcuola; inoltre, aggiunge Alessio «altra voce importante è la possibilità di aiutare a recuperare capacità lavorativa, oppure i corsi di formazione professionale che aiutino nella ricerca di un lavoro».

Le necessità dei poveri includono anche «quelle solitudini nel microcosmo delle nostre comunità che non passano attraverso il Centro di Ascolto», come spiega don Codazzi, aggiungendo anche che, per capire le esigenze reali delle persone, « si corresponsabilizza il territorio perché lo si ritiene l’elemento più vicino al bisogno», dunque la gestione della Borsa non è centralizzata, ma dalle parrocchie, dalle zone pastorali. Secondo don Codazzi, infatti, «C’è un fermento, nei territori, che è davvero generativo».

Anche il Centro di Ascolto si muove per i bisogni effettivi dei poveri. Da un lato, come ricorda Alessio, esiste chi approfitta dei servizi offerti e, per questo, viene richiesta sempre la documentazione; dall’altro lato, però, c’è anche chi, per vergogna, rimane fuori da questa attenzione e non comunica il proprio bisogno. A tal proposito, secondo Codazzi, la sfida sta nell’educarsi a entrare in questa mentalità: «dev’essere contagiosa l’attenzione all’altro, dovrebbe diventare una normale aspetto della vita». L’invito,  non è solo quello di fare offerte, ma soprattutto una sollecitazione ad accorgersi, vedere il bisogno dell’altro, sempre in rapporto ad una comunità che si muove nella medesima direzione.

 

Borsa di sant’Omobono: un anno di impegno da rinnovare




Carità a misura di bambino: le proposte di Caritas per i più piccoli

 

Li avete mai osservati i bambini? A scuola accolgono il nuovo compagno abbracciandolo senza riserve e accompagnandolo per mano senza altra preoccupazione se non quella di fargli vedere i giochi disponibili.

Spesso, certo, litigano per una macchinina ma poco dopo sono seduti allo stesso tavolino a colorare insieme ed il ricordo della lite è sparito, cancellato con una filastrocca per fare “Pace”. Se raccolgono un fiore lo portano alla mamma e subito dopo ne serve un altro per la nonna, il nonno, la nonna bis… L’altro, conosciuto o no, è parte completa della loro vita, non lo escludono, non lo trascurano, non lo dimenticano.

E avete mai incrociato un gruppo di adolescenti appena sceso dal treno dopo un’esperienza estiva di servizio? Gli occhi luccicano (certamente per le notti insonni) un po’ anche per il ricordo delle storie di fatica e di privazione che hanno ascoltato dalle persone a cui sono stati seduti accanto senza pregiudizio e con molta curiosità, osando anche domande talvolta ingenue ed inopportune ma che hanno spalancato la strada all’incontro. I discorsi tra loro sono ancora scherzosi e sempre burleschi ma si affaccia sempre l’accenno ai gesti di servizio appena compiuti, quasi eroici per loro, che provano a raccontare con parole comuni per afferrarli e conservarne insieme un indelebile ricordo.

L’essere stati importanti per qualcuno ridona loro uno spirito vitale che trascurano quasi tutto l’anno.

Il Vangelo ci richiama fortemente a questa naturale predisposizione dell’animo umano “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.” Non certo perché dobbiamo essere infantili ma perché, come loro, dobbiamo capire al volo la scelta del pastore che corre a cercare la pecora smarrita. Il Vangelo sembra dirci di imparare dai bambini a fidarci, a vedere la realtà con lo sguardo trasparente che abbiamo ricevuto dal Signore e sapere stare accanto a tutte le persone che incontriamo.

Allora se questo spirito è innato cosa dobbiamo fare come comunità cristiana? Accompagnare bambini e ragazzi a riconoscere che questo è lo spirito che Gesù chiede di avere per vivere in pieno il Suo Vangelo, riconoscere nei gesti e nelle attenzioni la carità che ognuno è portato a scambiare con ogni fratello e la possibilità di continuare a coltivarla.

Per questo nella Settimana della carità non poteva certo mancare questa attenzione ai più piccoli.

Viene dunque proposto un incontro di catechesi dove i volontari Caritas e i catechisti attraverso dei giochi possono collaborare per presentare ai bambini/ragazzi un’occasione di conoscenza e confronto sul tema della carità.

Scarica le proposte per bambini e ragazzi

Tra i tanti temi che la carità porta con sé ci è sembrato opportuno scegliere due insegnamenti da approfondire e sottolineare nell’incontro:

  1. Siamo cristiani e viviamo nel mondo accanto ai fratelli più bisognosi, la nostra fede ci invita a non fare finta di niente
  2. Esercitare la carità significa prenderci cura del Dio presente in ciascuno di noi.

Nella massima libertà di utilizzare e fare propri questi materiali sarà interessante scoprire cosa hanno da insegnarci sul tema i bambini e i ragazzi delle nostre comunità.

Stella Barbati
Operatrice Caritas per la Zona pastorale 1




Settimana della carità, nelle comunità raccolta di alimenti

In occasione della Settimana della carità, Caritas cremonese rilancia la proposta per le comunità parrocchiali di una raccolta di alimenti e di prodotti da destinare alle persone e alle famiglie in difficoltà. Le modalità organizzative sono lasciate alla discrezione delle singole parrocchie.

Il suggerimento è quello di organizzare la raccolta in occasione degli incontri di catechesi e in occasione delle varie celebrazioni liturgiche. Ma la proposta potrebbe essere estesa anche a gruppi o associazioni del territorio.

Per aiutare nella diffusione dell’iniziativa Caritas diocesana ha predisposto una locandina che può essere stampata e personalizzata con il nome della parrocchia, oltre a una card per la promozione web e su whatsapp.

 

 

 

Scarica la locandina