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Il cardinale Oscar Cantoni il 13 novembre a Cremona per le celebrazioni della solennità patronale

Sarà il cardinale Oscar Cantoni a presiedere quest’anno le solenni celebrazioni patronali del 13 novembre nella Cattedrale di Cremona. Per il porporato, originario proprio della diocesi di Como come il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi, sarà la prima volta all’ombra del Torrazzo da cardinale. Ma non la prima in diocesi di Cremona, vista la sua presenza «di casa» a Caravaggio, proclamato lo scorso maggio Santuario regionale della Lombardia e sede delle riunioni della Conferenza episcopale lombarda.

Sarà proprio il cardinal Cantoni, insieme al vescovo di Cremona Antonio Napolioni e all’emerito Dante Lafranconi, ad accogliere l’omaggio dei ceri da parte dell’Amministrazione comunale. Un gesto di antica tradizione che ogni anno si rinnova con una semplice ma significativa cerimonia nella cripta della Cattadrale, dove sono custodite le spoglie dell’illustre concittadino elevato agli onori degli altari, il primo santo laico non nobile della storia medievale. L’omaggio dei ceri avrà luogo in forma riservata alle 10.15, alla presenza anche dei canonici del Capitolo della Cattedrale.

Alle 10.30 seguirà quindi la solenne Eucaristia in onore del patrono della città e della diocesi di Cremona, presieduta appunto dal cardinal Oscar Cantoni. A caratterizzare la celebrazione un altro gesto della tradizione: durante l’offertorio una rappresentanza dell’Associazione artigiani della provincia di Cremona consegnerà simbolicamente al vescovo alcune stoffe, insieme a un’offerta da destinare alla Caritas diocesana, in onore del sarto cremonese venerato come proprio patrono. Ad animare la celebrazione sarà il Coro della Cattedrale, diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi; all’organo Mascioni il maestro Fausto Caporali. L’intera celebrazione sarà trasmessa in diretta televisiva su Cremona1 (canale 19) e in streaming sul portale diocesano e sui canali social della Diocesi (Facebook e Youtube): lo speciale a cura del Centro televisivo diocesano TRC avrà inizio alle 10.10.

Lunedì 13 novembre la Cattedrale sarà aperta come consueto con orario continuato dalle 7.30 alle 19, con la possibilità per i fedeli di accedere alla cripta dove sono conservate le spoglie del santo patrono. A garantire il regolare afflusso dei pellegrini saranno i volontari dell’Associazione nazionale carabinieri di Cremona.

Quella presieduta dal cardinal Cantoni non sarà l’unica Messa del 13 novembre in Cattedrale: l’Eucaristia sarà celebrata anche alle 8 dal rettore monsignor Attilio Cibolini e alle 18 dal parroco don Antonio Bandirali. Alle 17, invece, il canto dei Secondi Vespri.

 

Locandina con il programma delle celebrazioni patronali

 

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Ministri straordinari della Comunione, il 12 novembre l’incontro diocesano nella chiesa di Sant’Omobono

https://www.diocesidicremona.it/gli-orari-e-le-celebrazioni-della-chiesa-di-s-omobono-nei-giorni-della-festa-patronale-04-11-2023.html

 

 

 




È partito nel giorno di S. Omobono il tir di aiuti alimentari per l’Ucraina

 

Un tir con 34 bancali di prodotti alimentari di vario genere è partito nel pomeriggio di lunedì 13 novembre alla volta dell’Ucraina. Proprio nel giorno del patrono sant’Omobono, da sempre figura modello di carità e di attenzione agli ultimi, si è concretizzata l’iniziativa promossa dalla Diocesi di Cremona all’inizio dell’anno pastorale. Era stato il vescovo Antonio Napolioni ad annunciarla in occasione dell’assemblea ecclesiale che lo scorso 29 settembre aveva visto intervenire in Cattedrale il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, che Papa Francesco ha scelto come suo incaricato per la missione di diplomazia umanitaria in relazione al conflitto in Ucraina.

L’iniziativa di solidarietà a favore delle popolazioni vittime della guerra si è concretizzata attraverso il coordinamento della Caritas diocesana e la sinergia con la Comunità di Sant’Egidio che, dall’inizio dell’invasione, si sta occupando del trasporto e della distribuzione di aiuti umanitari ai rifugiati interni dell’Ucraina, in particolare a Leopoli, Ivano-Frankivs’k e in due quartieri di Kiev.

Il ringraziamento alla Camera di Commercio di Cremona e alle tante aziende del territorio che hanno offerto la propria disponibilità per concretizzare questo progetto è stato espresso pubblicamente dal Vescovo di Cremona all’inizio della Messa pontificale del 13 novembre in Cattedrale. «Non facciamo in tempo a realizzare un gesto che ce ne vorrebbero altri mille – ha detto aprendo la celebrazione –. Non stanchiamoci di concretizzare l’esempio di sant’Omobono sotto tutti i punti di vista: la fantasia della solidarietà nella nostra Chiesa locale non si è certo inceppata».

Il tir è partito per l’Ucraina nel pomeriggio di lunedì 13 novembre dal magazzino della Pasticceria Maristella di Pozzaglio ed Uniti, che ha anche messo a disposizione i propri spazi per lo stoccaggio dei diversi aiuti.

I bancali destinati ai rifugiati ucraini contengono dolciumi di vario genere, biscotti, brioches, prodotti da forno, pasta e passata di pomodoro e scatolame alimentare.

 

«Esprimo gratitudine alle realtà produttive, a chi ha fatto da tramite per realizzare in poco tempo un gesto concreto di solidarietà – ha affermato il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, poco prima della partenza del tir per l’Ucraina –. Certamente è una goccia nell’oceano della sofferenza prodotta dalle guerre, ma è un gesto che ci educa a un impegno concreto per la pace, che non deve essere desiderata solo per paura, ma costruita in ogni modo, luogo, momento».

«Da quanto è scoppiata la guerra – ha aggiunto il direttore della Caritas diocesana, don Pierluigi Codazzi, unendosi ai ringraziamenti del Vescovo verso tutte le aziende e le persone che hanno contribuito, senza dimenticare l’impegno degli operatori di Caritas Cremonese – siamo attivi sul territorio diocesano, in sinergia con le Istituzioni, per aiutare i profughi arrivati da noi, rispondendo a bisogni emergenziali e costruendo percorsi di integrazione. Ci stiamo ancora occupando di chi ha deciso di rimanere. Per quelli che hanno scelto di tornare nel proprio Paese e per tutti i rifugiati interni inviamo questi aiuti, nella speranza che possano trovare condizioni di sicurezza e, il prima possibile, di pace».

«Siamo grati alla Diocesi di Cremona, alla Caritas e a tutte le aziende che hanno collaborato – ha affermato Adriano Roccucci, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio –. Guardando i media oggi, la guerra in Ucraina sembra scomparsa, ma non è così: il conflitto continua a causare distruzione, vittime e impoverimento della popolazione. L’aiuto di Cremona va a sostenere quei 15.000 pacchi alimentari che ogni mese distribuiamo in Ucraina, nei nostri quattro centri interni e nelle regioni meridionali e orientali prossime al fronte. Un aiuto umanitario che è la base per costruire la pace».

 

Hanno donato i prodotti, offerto un contributo e collaborato all’iniziativa:

  • Api Industria Cremona
  • Associazione Industriali Cremona
  • Astra Bio
  • Barilla
  • Bonetti
  • Camera di Commercio Cremona
  • Casalasco Società Agricola – Pomì
  • Coldiretti Cremona
  • Confartigianato Cremona
  • Confcooperative Cremona
  • Corazzi Fibre
  • Dolciaria Gadeschi
  • Fondazione Fabio Moreni
  • Forno Manini
  • Lameri
  • Molino Pasini
  • Molino Tirelli
  • Nuova Ruggeri
  • Pasticceria Maristella
  • Rivoltini Alimentari Dolciaria
  • Trasporti Pesanti – Gruppo Storti



«Grazie Cremona». È arrivato a Leopoli il camion degli aiuti per gli sfollati della guerra in Ucraina

È arrivato oggi a Leopoli in Ucraina il camion partito da Cremona il giorno di Sant’Omobono con un carico di aiuti alimentari raccolti in diocesi grazie all’impegno di comunità, associazioni e aziende, e destinato agli sfollati della guerra nei centri di Leopoli, Ivano-Frankivs’k e in due quartieri di Kiev.

E dal centro di smistamento arriva il ringraziamento di Ivanna Synytska della Comunità di Sant’Egidio in Ucraina alla comunità cremonese che ha donato questo prezioso carico: «Grazie per tutte le persone che in questo periodo molto difficile aiutano le persone che stanno soffrendo tanto per la guerra». Solo nella città di Leopoli gli sfollati sono 250 mila, ricorda l’operatrice, chwe conclude: «Grazie mille per l’aiuto che date al nostro Paese».
L’iniziativa di solidarietà a favore delle popolazioni vittime della guerra era stata annunciata dal vescovo Antonio Napolioni lo scorso 29 settembre in Cattedrale in occasione dell’intervento ad apertura dell’anno pastorale del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, che Papa Francesco ha scelto come suo incaricato per la missione di diplomazia umanitaria in relazione al conflitto in Ucraina. A renderla possibile l’impegno della Caritas diocesana e la sinergia con la Comunità di Sant’Egidio che, dall’inizio dell’invasione, si sta occupando del trasporto e della distribuzione di aiuti umanitari ai rifugiati interni dell’Ucraina.

È partito nel giorno di S. Omobono il tir di aiuti alimentari per l’Ucraina




Cremona in preghiera per il Patrono. La Messa in Cattedrale con il cardinal Cantoni: «Siamo tutti chiamati a diventare santi come lui»

Guarda qui la fotogallery completa della celebrazione

 

È stato il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como e già vescovo di Crema a presiedere nella mattinata di lunedì 13 novembre in Cattedrale il solenne Pontificale nella festa del santo patrono della città e della diocesi di Cremona.

Come da tradizione la celebrazione è stata preceduta con l’accoglienza della autorità civili sulla soglia della Cattedrale, con le porte aperte sulla piazza, a significare l’unione tra fede e società, tra preghiera e vita ordinaria, tra città e Chiesa, così significativamente espressa dal modello di santità di Sant’Omobono, primo santo laico, lavoratore, marito, padre e «vero maestro di santità» – secondo la definizione formulata proprio monsignor Cantoni nella sua omelia.

Così si è introdotto il consueto rito del dono dei ceri da parte del sindaco Gianluca Galimberti e del Consiglio comunale con la preghiera proclamata dal cardinale, accompagnato dal vescovo Napolioni, dal vescovo emerito Lafranconi e dal Capitolo della Cattedrale, di fronte all’urna che conserva le spoglie del santo “padre dei poveri”.

 

 

È quindi iniziata la solenne concelebrazione per il santo patrono con un messaggio del del vescovo di Cremona Antonio Napolioni che ha rivolto il suo primo ringraziamento proprio al cardinal Cantoni. Un saluto speciale alle autorità civili e militari presenti nonostante altri appuntamenti in calendario nella stessa giornata della festa Patronale: «È bello – ha sottolineato mons. Napolioni – che ci sia una sosta anche della comunità produttiva e della società civile per riflettere, pregare e ripartire dal mistero che ci salva». Un ulteriore ringraziamento è stato quindi rivolto «a tutte le realtà produttive, alla Camera di Commercio e alle aziende che hanno concretizzato sostenendo la Caritas il gesto di solidarietà promosso dalla Diocesi all’inizio dell’anno pastorale: «Su proposta della Comunità di Sant’Egidio – ha infatti annunciato il vescovo – oggi pomeriggio parte un tir di aiuti alimentari per le popolazioni dell’Ucraina. Non stanchiamoci di concretizzare l’esempio di S. Omobono: la fantasia della solidarietà della nostra Chiesa locale non si è certo inceppata».

«Infine – ha concluso il vescovo – oggi siamo lieti di usare per la prima volta il nuovo Messale e il nuovo Lezionario della nostra Chiesa locale» realizzato dall’Ufficio Liturgico guidato da don Daniele Piazzi, «perché in questi ultimi anni abbiamo avuto tante canonizzazioni e anche tante traduzioni nuove dei testi liturgici e biblici. Da oggi preghiamo S. Omobono e tutti i nostri santi perché ci accompagnino nel cammino di oggi e di domani come Chiesa viva»

 

Il testo dell’omelia (.pdf)

 

«Sono grato al mio fratello vescovo Antonio per avermi invitato a celebrare con voi questa Eucaristia, proprio nel giorno in cui la Chiesa di Cremona, insieme a tutta la società civile, fa memoria del patrono, Sant’Omobono» ha quindi risposto il cardinale cantoni aprendo la sua omelia. «È per me – ha ricordato –una lieta occasione mediante la quale ravvivare la nostra comunione, nel ricordo gioioso di tanti momenti vissuti anni fa tra le due diocesi vicine, quando ero pastore nella piccola, ma vivace diocesi di Crema».

 

 

Il cardinale ha quindi offerto una riflessione sulla santità guardando da vicino alla figura di Omobono e alla sua straordinaria attualità, pur nel contesto di una vicenda terrena inserita in un’epoca storica tanto remota nel tempo: «Dopo la sua conversione, Omobono partecipò attivamente alle vicende controverse della città di Cremona quale strumento di dialogo e di pacificazione. Quante persone come lui sono necessarie oggi nel nostro mondo per trovare vie di pace nella giustizia».

L’invito che giunge dunque dalla figura e dalla testimonianza di Sant’Omobono è quello alla santificazione di ogni vocazione: «Egli ha vissuto il suo Battesimo da laico, come laici sono la maggior parte dei cristiani. Tutti i cristiani, qualunque sia la loro vocazione, sono chiamati a diventare santi» vivendo alla luce del Vangelo la presenza in ogni ambito della quotidianità, «nel mondo della cultura, della politica, della economia, dello sport», «all’interno delle realtà più ordinarie della vita, nelle attività sociali e non solo negli spazi ecclesiali».

«Anche se la Chiesa oggi vive nella società come minoranza – ha invitato a riflettere il vescovo di Como – le nostre Comunità cristiane sono chiamate a diventare parte della soluzione alle difficoltà che il mondo d’oggi si trova ad affrontare»; «il mondo chiede ai cristiani, a prova della loro autenticità, di distinguersi per la vicinanza attiva e responsabile nelle varie situazioni di povertà materiali, ma anche spirituali», proprio come Omobono, che «ha seminato con larghezza, venendo incontro alle varie necessità della sua epoca, senza risparmio, e con non poche fatiche e privazioni. Ci insegni – ha concluso la sua omelia – a “decentrarci” da noi stessi per vivere una vita senza difese e così poter ascoltare, amare e annunciare il Vangelo, in relazione ai segni dei tempi, contando fiduciosi sulla fedeltà di Colui che sa ciò di cui abbiamo bisogno e ci invita a non temere».

La celebrazione eucaristica – animata dal coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali, e concelebrata, insieme ai vescovi e ai canonici, da numerosi presbiteri del clero diocesano – è quindi proseguita con il consueto segno del dono delle stoffe, presentate all’altare durante l’offertorio da una rappresentanza dell’associazione artigiani cremonesi, nel ricordo di Omobono patrono dei sarti.

Non si conclude con la celebrazione Eucaristica però il coro della preghiera per il Patrono: incessante il pellegrinaggio dei fedeli cremonesi alla tomba del santo nella cripta della Cattedrale, aperta per tutta la giornata fino alle 19 grazie anche al servizio d’ordine dell’Associazione nazionale carabinieri di Cremona; nel pomeriggio alle 17 il canto del Secondi Vespri presieduti dal vescovo emerito Dante Lafranconi e a seguire alle 18 l’ultima Messa della giornata presieduta dal parroco della Cattedrale don Antonio Bandirali.

 

Il video integrale della celebrazione




Ministri straordinari della Comunione, il 12 novembre l’incontro diocesano nella chiesa di Sant’Omobono

È diventato abituale negli ultimi anni è che la solennità di sant’Omobono, patrono della Diocesi di Cremona, sia anche occasione per l’incontro diocesano dei ministri straordinari della Comunione, tra loro e con il Vescovo. Un’occasione di formazione e di preghiera, oltre che per il conferimento di un nuovo mandato per chi inizia questo servizio e per chi lo deve rinnovare.

L’appuntamento quest’anno è nel pomeriggio di domenica 12 novembre, nella chiesa di S. Omobono, via Ruggero Manna a Cremona.

Il ritrovo, per chi riceverà per la prima volta il mandato e per chi lo riceverà per il prossimo quinquennio, è a partire dalle 15.30. Tutti i ministri, quindi, sono attesi per la celebrazione dei Primi Vespri della solennità patronale che il vescovo Antonio Napolioni presiederà alle 16 e in occasione della quale sarà conferito il mandato.

Il ministero è finalizzato primariamente a portare la Comunione ai malati e agli assenti soprattutto nel giorno del Signore, perché appaia con evidenza che anch’essi fanno parte della comunità anche se impediti di partecipare all’assemblea domenicale. Inoltre il ministro svolge il suo servizio alle Messe domenicali nelle quali per il numero dei fedeli si richieda un aiuto per la distribuzione delle Comunioni.

L’Ufficio liturgico consiglia il parcheggio presso l’autosilo di via Angelo Massarotti 19.




“Non distogliere lo sguardo dal povero”: l’11 novembre il convegno diocesano apre la Settimana della Carità (scarica i materiali per le parrocchie)

Un evento tradizionale, ormai, in Diocesi è la “Settimana della Carità”, quest’anno in programma dall’11 al 19 novembre, data in cui ricorre la Giornata mondiale dei poveri. Nel mezzo, il 13 novembre, la solennità di sant’Omobono, patrono della città e della diocesi di Cremona, “padre dei poveri”, vero testimone di solidarietà.

Ad aprire la Settimana sarà il convegno diocesano degli operatori della carità (Caritas e San Vincenzo de’ Paoli) in programma dalle 9 alle 12 presso il Centro pastorale diocesano di Cremona e al quale è necessario iscriversi attraverso l’apposito form (per iscriversi: www.diocesidicremona.it/convegnocarita23). L’incontro – dal titolo “Non distogliere lo sguardo dal povero” – sarà aperto da un momento di preghiera guidato dal vescovo Antonio Napolioni.

“E se non avessimo la… comunità?” . La domanda viene posta direttamente dal titolo dell’intervento del pedagogista milanese Giorgio Prada, che si soffermerà sulla necessità di creare comunità: perché per parlare di comunità che si prendono cura dei più fragili, bisogna che queste comunità esistano.

A concludere la mattinata, due testimonianze: la prima riguarderà l’impegno della Zona pastorale 1 nell’ambito della carità, una valorizzazione del lavoro d’insieme che sarà esposta da alcuni volontari zonali; subito dopo quella di un gruppo di ragazzi del polo scolastico “G. Romani” di Casalmaggiore” coinvolti in iniziative di raccolta e distribuzione alimentare in collaborazione con la San Vincenzo de’ Paoli di Casalmaggiore.

Scarica la locandina del convegno e il post social

 

«Ci auguriamo che questi giorni possano diventare un’importante occasione per richiamare le nostre comunità intere (educatori, operatori della carità e del terzo settore, credenti e non credenti) ad adottare uno stile basato sulla reciprocità – racconta don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese –. Confidiamo anche che, nonostante le enormi fatiche di emergenze che si susseguono, non si cada nella sfiducia verso il futuro e che cresca la convinzione che un cambiamento sia possibile».

Un auspicio per contrastare il dato emerso dall’ultima ricerca degli Osservatori della povertà: tra le persone che si rivolgono ai centri Caritas della Lombardia quasi 6 su 10 vivono in situazioni di precarietà economica, così come le vivevano le loro famiglie di origine. Persone che, quindi, sperimentano le stesse difficoltà attraversate dai loro genitori e rischiano di lasciarle in eredità ai loro figli. «Se riuscissimo a interrompere la catena intergenerazionale della povertà – afferma ancora don Codazzi – non soltanto aiuteremmo una persona oppure una famiglia, ma eviteremmo che altri subiscano questa fatica di vivere fin dall’inizio della propria esistenza. E, forse, aiuteremmo anche le nostre comunità cristiane a uscire da una sorta di rassegnazione e di isolamento, fatta di ricordi di un passato che sicuramente non ritorna».

Parallelamente alla dimensione diocesana, che si concretizza nel convegno dell’11 novembre, la Caritas diocesana invita tutte le comunità a valorizzare la “Settimana della Carità” con occasioni di sensibilizzazione, riflessione e preghiera. In particolare nei due weekend le parrocchie sono invitate a promuove – in loco o davanti ai supermercati – una raccolta di generi alimentari, da destinare poi alle persone più bisognose.

Di pari passo, la proposta per bambini e ragazzi: giochi e attività per i più piccoli, e film per i più grandi, per affrontare, sensibilizzando anche i più giovani, i temi della solidarietà e della carità.

«Ci inseriamo nel percorso di cambiamento e di comunione della nostra Chiesa – conclude il direttore di Caritas Cremonese –. È una sfida sicuramente difficile. La speranza cristiana mostra in modo particolare la sua verità proprio nelle situazioni di fragilità: non ha bisogno di nasconderle, ma le sa accogliere con discrezione e tenerezza, restituendole, arricchite di senso, al cammino della vita. Questo è il nostro specifico contributo».

 

Sussidi per vivere la Settimana della carità 2023:




Convegno Caritas e San Vincenzo: «Non c’è comunità senza carità»

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«E se non avessimo la… comunità?». Questo la domanda posta direttamente dal titolo della relazione del pedagogista Giorgio Prada, intervenuto nella mattinata di sabato 11 novembre a Cremona al convegno diocesano per gli operatori della carità che ha aperto la “Settimana della Carità 2023”. Una nutrita presenza dei volontari delle Caritas parrocchiali e delle San Vincenzo de’ Paoli del territorio nel salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona.

L’incontro – dal titolo «Non distogliere lo sguardo dal povero» – è stato aperto da un momento di preghiera guidato dal vescovo Antonio Napolioni, che ha riflettuto a partire dal vangelo dei discepoli di Emmaus, mettendo in guarda dall’abitudine che porta alla stanchezza. Una riflessione che, prendendo spunto dal ritorno a Gerusalemme presentata nel brano del Vangelo di Luca, ha portato alla più stringente attualità. «Ci voleva proprio Gesù. Ci voleva proprio la rivoluzione del Vangelo. E ci vuole ancora. E ancora di più», ha detto il Vescovo. «La rivoluzione di un Dio che si fa talmente prossimo da incarnarsi in ogni frammento di umanità». E ancora: «Dobbiamo proprio tornare a Gerusalemme. Gerusalemme è ogni città chiamata a essere città della pace. E quanta poca pace c’è nelle nostre strade, nei nostri quartieri, nelle famiglie, tra le generazioni, tra le culture. Quanta poca accoglienza, quanta poca carità». E ha proseguito: «Eppure noi ci crediamo ancora in questa carità, in questa accoglienza». «La sida della carità diventa decisiva: – ha detto ancora il Vescovo – è la vera missione che ricevono i discepoli». Per fare di ogni realtà locale la vera Gerusalemme, la «città della pace a cui tornare», grazie alla comunione tra fratelli e anche attraverso il “fare rete”. E ha concluso: «Allora io vi ringrazio, vi benedico e vi mando. Andiamo ancora insieme nella nostra Gerusalemme! Con lo spirito del Risorto, con l’ascolto della Parola da rigenerare ogni giorno perché le nostre motivazioni si affinino, si irrobustiscano, reggano all’urto dei mille limiti umani e si impastino con le motivazioni dei fratelli e delle sorelle, quelli che condividono la stessa fede e anche quelli che condividono solo la stessa fame e sete di giustizia», per vivere gli eventi della storia «meno da spettatori e più da protagonisti, indignati e impegnati».

La riflessione del vescovo Antonio Napolioni

 

Cuore della mattinata è stato quindi l’intervento del pedagogista milanese Giorgio Prada, introdotto dal direttore di Caritas Cremonese, don Pierluigi Codazzi. Il relatore, attraverso anche alcuni contributi multimediali, si è soffermato sulla necessità di creare comunità partendo dalle condizioni materiali attuali e dal contenuto del capitolo 13 della prima lettera di san Paolo ai Corinzi. «Si dà per scontato che Paolo ragioni dentro una comunità – ha affermato Prada – ma sappiamo benissimo, proprio dalle sue lettere, quanto le comunità di allora fossero in crisi. Allora mi sono fatto questa domanda: ma sono le condizioni nelle quali Paolo scrive che gli fanno dire determinate cose? Quindi, la comunità è condizione della carità o ne rappresenta piuttosto il punto di arrivo?». Un’interessante provocazione alla quale il pedagogista ha risposto sottolineando che «se è la comunità a fare la carità, sarebbe meglio ritirarsi e aspettare tempi migliori. Ma se invece la comunità fosse l’esito di tanti piccoli gesti di carità…? Non viene prima la comunità della carità, ma forse la comunità nasce proprio grazie alla carità».

Da qui allora le analisi condotte consultando il Documento strategico di Caritas 2023/2027, ed esposte al convegno di Cremona dal pedagogista, dalle quali si evince l’esigenza di ripensare la formazione dei servizi e delle persone – oltre l’assistenzialismo, il volontarismo e il servizio istituzionalizzato – e il protagonismo dei giovani.

«La carità è esperienza, non sono parole né valori. La gente esperisce la carità, che non è qualcosa da imparare, ma da imparare a fare – ha sottolineato Prada –. E allora c’è un problema se pensiamo che basti trasmettere l’esperienza». Guardando ai più giovani aggiunge: «Ciascuno di noi è fatto di esperienze che ha svolto, ma non funziona inserendo ogni tanto qualche gesto caritativo. Forse bisogna davvero pensare che se di iniziazione si deve parlare, queste debbano essere una iniziazione alla carità. Questo significa strutturare percorsi, cioè esperienze, una dietro l’altra». Una solidarietà che non sia dunque episodica, un semplice spot, ma che trovi continuità in un’esperienza che forma e rinnova la comunità.

L’intervento del pedagogista Giorgio Prada

 

A concludere la mattinata due testimonianze: quella esposta in modo inedito e suggestivo dall’équipe della carità della Zona pastorale 1; e quella di Daniela Romoli, preside del polo scolastico «G. Romani» di Casalmaggiore, accompagnata da due studentesse coinvolte, insieme ad altri ragazzi e ragazze, in un’iniziativa di raccolta e distribuzione alimentare in collaborazione con le Acli e la San Vincenzo de’ Paoli di Casalmaggiore e «Le Aquile» di San Giovanni in Croce.

 

L’iniziativa a Casalmaggiore

Ammonta a ben 941 chilogrammi di cibo quanto raccolto da un originale gruppo di giovani che, nel giugno 2023, si è formato a Casalmaggiore per imparare l’arte della solidarietà. Una cinquantina, tra studenti dell’Istituto Giovanni Romani e loro coetanei olandesi del Lyceum Mencia de Mendoza a Breda, ha infatti partecipato al progetto europeo Erasmus Le gaspillage alimentaire et la pauvreté, prendendo parte il 5 giugno scorso a una raccolta alimentare indetta dal circolo Acli di Casalmaggiore.

La proposta delle Acli è nata dal suo essere partner del progetto Cric (Comunità in rete per il cibo), promosso dall’associazione No Spreco di Cremona e finanziato da Fondazione Cariplo. Cric ha tra le sue finalità quella di migliorare la risposta ai bisogni cui sono soggette numerose famiglie in condizione di povertà alimentare attraverso azioni di varia natura, che vanno dalla sensibilizzazione e formazione presso le scuole, approfondendo il tema dello spreco alimentare, alla proposta di vivere esperienze concrete che favoriscano una rielaborazione personale.

La raccolta alimentare è una di queste e, per il suo naturale svolgimento, la proposta formativa è stata poi completata permettendo ai ragazzi di fare i pacchi alimentari e distribuirli presso la sede della San Vincenzo de’ Paoli di Casalmaggiore. Così numerose persone, tra le circa 500 servite abitualmente dai volontari della San Vincenzo, hanno ricevuto farina, latte, biscotti, pasta, riso, tonno e olio direttamente dalle giovani mani di chi, senza nascondere una certa emozione, ha parlato loro in inglese (la maggioranza sono cittadini di origine migrante, anche se è in aumento il numero degli italiani) e ha accolto la loro fragilità senza giudicare.

«Abbiamo aderito alla proposta proveniente dal circolo Acli di Casalmaggiore di entrare a far parte della progettazione Cric – ha dichiarato la dirigente scolastica Daniela Romoli – perché crediamo sia importante sensibilizzare e promuovere la cultura del valore e del recupero del cibo e diffondere tematiche di educazione alimentare al fine di indirizzare le giovani generazioni ad un consumo consapevole e quindi equilibrato».

 

L’iniziativa in Zona 1

Due operatori pronti a esporre, interrotti sul nascere da un povero che chiede aiuto. «Di cosa hai bisogno?». Le risposte arrivano direttamente dall’assemblea, con alcune persone che si alzano, una alla volta, e raggiungono i due operatori, a formare una grande squadra per far fronte ai bisogni della vita quotidiana. È stata presentata così, al convegno diocesano degli operatori della carità di ieri mattia, la testimonianza dell’équipe zonale della carità della zona pastorale 1. Un breve sketch teatrale che ha rappresentato ciò che avviene realmente sul territorio: gente che chiede aiuto e operatori pronti a rispondere.

Una rappresentazione che ha tradotto con efficacia quello che effettivamente avviene nella zona pastorale 1 della diocesi, grazie all’impegno e al lavoro d’insieme di numerosi volontari. «Centrale nel nostro operato è la relazione tra i gruppi e i membri all’interno degli stessi – spiegano dall’équipe –. È il motore del lavoro di comunità che sta aiutando tutti noi a fare il meglio per l’altro. E a farlo come fratelli».

Ma come si concretizza questo impegno sul territorio? Innanzitutto con la creazione di specifiche squadre di lavoro a tema, per ogni categoria che possa necessitare di un sostegno; poi con l’attivazione di una rete di aiuti, anche attraverso la collaborazione con enti territoriali e l’avvio di specifici progetti. Infine, grazie alla creazione di un gruppo Whatsapp in cui sono presenti tutti i referenti dei gruppi della carità, è possibile gestire al meglio le risorse: donazioni, scambi di beni – che diventano circolari – per accogliere efficacemente le richieste d’aiuto. «In tutto il nostro lavoro ci sono sicuramente delle difficoltà – concludono i protagonisti – ma si respira autentico spirito cristiano».

 

La Settimana della carità 2023

Il convegno degli operatori della carità ha aperto ufficialmente la “Settimana della carità 2023”. Appuntamento tradizionale della Chiesa cremonese nell’ambito della festa patronale di sant’Omobono, il «padre dei poveri», la “Settimana della carità” viene riproposta ogni anno dalla Caritas diocesana come occasione non solo per sensibilizzare e fare il punto rispetto alle situazioni di povertà sul territorio, ma per educare le parrocchie a farsi protagoniste nella sfida della solidarietà, perché l’impegno alla carità non rimanga delegato a qualche gruppo di volontariato o alle strutture diocesane, ma possa essere lo stile di una comunità cristiana che incarna il Vangelo a partire dall’attenzione per i bisogni dei fratelli. La “Settimana della carità”, che da sempre è stata vissuta nei giorni della festa patronale, da alcuni anni confluisce nella Giornata mondiale del povero voluta da Papa Francesco: una significativa coincidenza che diventa ulteriore stimolo a valorizzare l’esempio del patrono. In questo senso Caritas Cremonese ha offerto alle parrocchie alcuni sussidi per incontri di formazione e preghiera da promuovere con adulti e ragazzi, anche attraverso giochi e proposte di film. Per questo weekend o il prossimo le parrocchie, inoltre, sono invitate a organizzare – in loco o davanti ai supermercati – una raccolta di generi alimentari da destinare alle persone più bisognose.

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Il vescovo emerito Lafranconi ai Secondi Vespri di Sant’Omobono: di fronte ai pericoli delle divisioni «il nostro patrono ci insegna a vivere nella verità»

«C’è un aspetto della carità di sant’Omobono da cui emerge quell’amore per il Signore e per la Chiesa che è quello del vivere nella verità». Questo il cuore del messaggio di mons. Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona, durante la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità di sant’Omobono, patrono della città e della diocesi di Cremona celebrati in Cattedrale nel pomeriggio di lunedì 13 novembre.

Una giornata quella iniziata in Cattedrale con il solenne Pontificale presieduto dal cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como e già vescovo di Crema.

Per tutto il giorno, i fedeli si sono recati nella cripta sotto l’altare del Duomo per rendere omaggio alle reliquie del santo patrono, soffermandosi per una preghiera e qualche istante di riflessione, in questa ricorrenza così importante per tutta la città.

«Anche al tempo di Omobono, nella Chiesa, c’erano situazioni di dissenso, divergenze, movimenti che si arrogavano un’interpretazione corretta, vera del messaggio di Dio, in contrasto con il Magistero del Papa e dei Vescovi», ha ricordato mons. Lafranconi durante l’omelia proposta durante i Secondi Vespri, evidenziando la «passione per la Chiesa, per la comunità unita» da parte di sant’Omobono. «Anche nel nostro tempo – ha proseguito –  voci di dissenso si moltiplicano, a volte superficiali, a volte più radicate, ma il più delle volte inconsistenti, perché si accentuano così tanto delle differenze da farle sembrare delle contrapposizioni. Se noi non siamo sufficientemente avveduti cadiamo in questo tranello di scambiare una differenza per una contrapposizione. Questa è sempre stata l’origine dell’eresia».

Riferendosi poi ai rischi che gravano sul mondo e sulla Chiesa ha aggiunto che «per la corta veduta di molti cristiani, e anche per l’ignoranza della fede e della Dottrina, anche oggi nella Chiesa questo è un rischio davvero visibile», ha detto ancora mons. Lafranconi portando ad esempio quanti mettono in contrapposizione Papa Benedetto e Papa Francesco.

«Sant’Omobono ci insegna ad avere una sapienza umile – ha detto ancora il vescovo emerito di Cremona –, più attenta a mettere insieme le differenze per trovare la ricchezza di tutta la Parola del Signore e la ricchezza di tutto il mistero della Chiesa e che non cede, invece, alla tentazione di andare in contrapposizione. Chiediamo questa grazia a sant’Omobono».

Il vescovo emerito Lafranconi, pensando anche alle tante critiche e distorsioni rispetto al cammino del Sinodo, ha quindi condiviso un augurio, chiedendo che «sant’Omobono ci dia quella grazia della sapienza e dell’umiltà che ha contraddistinto il suo amore non solo per i poveri, ma per la Chiesa corpo di Cristo, per la Chiesa donata a noi dalla grazia del Signore come luce che orienta il nostro cammino e come grazia che conforta i nostri passi anche quando li troviamo un po’ faticosi e un po’ difficili per i cambiamenti, per le prospettive che si profilano, per un’adesione di cuore alla verità nella carità. Che è poi il corpo di Cristo, nella Chiesa, vera e santa nella carità».

 

Ascolta l’omelia del vescovo emerito Lafranconi




Come per Omobono, sgorga dalla Parola la “rivoluzione del servizio”

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Nel pomeriggio della vigilia della solennità di Sant’Omobono, si sono celebrati i primi vespri del patrono, presieduti dal vescovo Napolioni presso l’omonima chiesa di via Ruggero Manna a Cremona.

Il momento di preghiera è stato occasione per rinnovare il mandato ai quarantotto ministri straordinari della Comunione e conferirlo ai dodici nuovi, provenienti da tutte le zone della diocesi: un prezioso ministero per portare il sacramento dell’Eucarestia proprio a tutti, in particolare a chi è impossibilitato a partecipare alla Messa come i malati o gli anziani.

Durante questo significativo momento di preghiera, dopo il canto dei salmi, il vescovo di Cremona ha ripreso la figura del santo patrono della città e della diocesi, invitando a non fare del suo insegnamento «una pia esortazione che si perde nell’aria, come chiacchiere; un modo di leggere la Parola di Dio che ci lascia come eravamo, non ci cambia e non parla neppure al mondo e a chi non crede, ai giovani e a chi sta male».

«Siamo in questa chiesa – ha proseguito Mons. Napolioni- che ha visto Omobono tutti i giorni venire ad amare il Signore e a fare il pieno della carità di Cristo, per essere in città, da vivo e da morto, il migliore cremonese della Storia: non vuole l’esclusiva, non solo a Cremona, ma ovunque – ha quindi proseguito – qui lui si è acceso come un fuoco e ci propone la Parola come la vera rivoluzione, come lui si è lasciato rivoluzionare la vita da Cristo: mentre viveva la sua vita si accende il lui il Vangelo, l’amore per l’Eucarestia, il bisogno di penitenza, l’amore fraterno».

Ascolta l’omelia del vescovo Napolioni

Quindi, riprendendo il salmo appena recitato: «Come abbiamo pregato Dio è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i prigionieri: invece noi vogliamo costruire tante prigioni per quelli che vorrebbero venire in Italia perché abbiamo paura che vengano a rubarci qualche pezzetto di pane – quindi, proseguendo nella lettura del salmo, il vescovo di Cremona ha continuato con una provocazione – Dio sconvolge le vie degli empi: potremmo essere proprio noi, pii ma induriti, devoti ma arrabbiati, religiosi ma pessimisti, con il nome di Gesù sulle labbra ma non nel cuore».

Il pensiero è poi andato proprio ai ministri straordinari della Comunione: «Ben venga fare la festa di Sant’Omobono per farci rigenerare, ben vengano uomini e donne che si mettono a disposizione della comunità per portare l’Eucarestia ai malati, alle persone che non possono uscire di casa perché questo è un gesto rivoluzionario, non solo un gesto di consolazione: è portare nelle case una speranza più forte di ogni dolore, è aprire le case alla comunità, è ricordare a chi sta bene che c’è anche chi sta male,  perché siamo tutti in cammino verso la debolezza riscattata dalla debolezza di Cristo».

«Il servizio è la rivoluzione perché non è l’attaccamento a noi stessi, alle nostre cose e alle nostre idee per migliorare la realtà, ma l’attenzione a Dio e ai fratelli con il dialogo e la disponibilità: Omobono lo vive così il suo cristianesimo, con un amore che lo trasfigura e questo non è un dato improponibile nel nostro tempo, anzi può essere un tempo favorevole per essere cristiani, perché essere cristiani per abitudine non ha mai funzionato e adesso funziona ancora di meno» ha continuato mons. Napolioni ritornando alla figura del patrono come esempio per tutti.

Concludendo, il vescovo ha quindi detto: «Ben vengano altri ministeri, una rivoluzione della ministerialità in una maniera nuova, non per avere qualche soldatino in più che affianca il parroco, ma perché ci sia una comunità coraggiosa per quanto umile, capace di fantasia della carità davanti alle nuove povertà che ci sfidano dentro casa. Abbiamo bisogno di Omobono e di tanti uomini e donne come lui e siamo qui per questo, sotto il suo sguardo e la sua intercessione per riprendere il cammino, disponibili a ciò che lo Spirito ha suggerito ad alcuni di voi e potrà suggerire a tanti altri ancora».

Il ministero è finalizzato primariamente a portare la Comunione ai malati e agli assenti soprattutto nel giorno del Signore, perché appaia con evidenza che anch’essi fanno parte della comunità anche se impediti di partecipare all’assemblea domenicale. Inoltre il ministro svolge il suo servizio alle Messe domenicali nelle quali per il numero dei fedeli si richieda un aiuto per la distribuzione delle Comunioni.

 




Chiesa di Casa, le sfide della povertà e del volontariato oggi nel ricordo del patrono Omobono

Alla vigilia delle celebrazioni di sant’Omobono, in diocesi è significativo porre l’attenzione sulla povertà, tematica cara al patrono cremonese. Proprio per questo motivo la nuova puntata di Chiesa di casa, il talk di approfondimento diocesano, ha posto il focus proprio sulla fragilità e sulle esperienze di carità presenti sul territorio.

«Omobono era un laico – ha raccontato Massimo Fertonani, presidente della Conferenza centrale della San Vincenzo de’ Paoli di Cremona – ed era piuttosto benestante. Proprio a partire da questa sua condizione ha messo a disposizione buona parte delle sue sostanze per aiutare il prossimo. Questo non è solo un esempio, ma ricalca fedelmente l’attualità. Oggi i nostri volontari donano non solo denaro, ma soprattutto il loro tempo in favore dei molti che si trovano in situazioni di necessità».

A dare, poi, una fotografia, a livello macroscopico, della situazione attuale è stato Stefano Lampertico, direttore del giornale di strada Scarp de’ tenis. «I numeri ci parlano di una povertà in aumento, che significa molte cose diverse. I centri di ascolto Caritas raccontano bisogni differenti a cui, troppo spesso, si fatica a far fronte».

Molte sono dunque le necessità, spesso parecchio differenziate tra loro. Ad avere un’attenzione particolare al territorio è stato Giuseppe Spriveri, assistente sociale del Comune di Cremona, che ha raccontato di quante siano «le sfaccettature della povertà: dal minore che ha bisogno di assistenza, alla famiglia che fatica a pagare le bollette. Ciò che, però, rimane invariato, è lo stile che ci deve caratterizzare. L’invito che, come assistenti sociali, ci sentiamo rivolgere è quello di guardare all’altro come a una persona, non semplicemente un povero che va aiutato».

Significativa allora è nuovamente la figura di Omobono che, come testimoniato da Fertonani, «ha acquisito presso i suoi concittadini una notevole autorevolezza. Era normale che intervenisse nel placare le contese, e le persone si fidavano di lui proprio perché il suo spendersi per le altre persone lo rendeva figura affidabile e di riferimento».

«Ancora oggi sono molti, per fortuna, coloro che testimoniano la carità con la propria vita – ha sottolineato Lampertico – e che offrono un bellissimo esempio di dedizione e cura nel quotidiano, senza ricorrere a gesti eclatanti».

La presenza sul territorio diventa allora fondamentale, secondo Spriveri, «soprattutto nei volti che si incontrano, prima che dalle iniziative istituzionali. C’è una rete di associazioni e volontari che lavorano e si spendono per le varie necessità che incontriamo. Ci sono poi tutti quegli interventi più nascosti, che prevedono un interfacciamento con enti come San Vincenzo e Caritas per le situazioni particolari relative all’accoglienza e al soddisfacimento dei bisogni primari».

Raccogliere e comprendere le esigenze e le fatiche delle persone non sempre è semplice. «Con Scarp de’ tenis abbiamo un osservatorio privilegiato – ha concluso Lampertico – perché grazie al contatto con i vari uffici Caritas riusciamo ad avere sempre una fotografia ben chiara della situazione, oltre alla possibilità di incontrare volti, persone e storie che ci aiutano a promuovere e sostenere le iniziative di carità presenti sul territorio».