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Sinodo, a Roma il secondo incontro nazionale dei referenti diocesani. Presente anche la delegazione cremonese

Nuovo appuntamento per i referenti diocesani del Cammino sinodale che, a distanza di due mesi, si ritrovano a Roma per il loro secondo incontro nazionale. Si è aperta ieri sera, 13 maggio, la riunione alla quale partecipano 242 referenti (laici, presbiteri e diaconi, consacrate e consacrati) e 12 Vescovi delegati dalle Conferenze Episcopali Regionali. Tra loro anche Walter Cipolleschi e Diana Afman, delegati della diocesi di Cremona
L’incontro rappresenta un momento di condivisione delle istanze messe in luce dalle sintesi diocesane, che hanno raccolto le esperienze, le idee e le attese emerse durante la prima fase di ascolto portata avanti sui territori.
“Nonostante la pandemia abbia rallentato, almeno nei mesi invernali, il percorso avviato in autunno, abbiamo ‘scaldato i motori’ e le nostre diocesi hanno vissuto il percorso con crescente entusiasmo; ne fanno fede i circa cinquantamila incontri sinodali, confluiti nelle duecento sintesi diocesane”, sottolinea Mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vicepresidente CEI e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale.
“È presto – aggiunge – per dire quali saranno le traiettorie sulle quali si concentrerà il secondo anno del Cammino italiano. Alcune convergenze si sono delineate: si potrebbe dire che il magistero di Papa Francesco, con le sue sottolineature della gioia, dell’ascolto, della leggerezza, delle periferie e della bellezza, risuona in tutti i contributi, sotto forma di esperienze narrate, proposte e critiche”.
La riflessione che chiude il primo anno del percorso sinodale e avvia, a partire da settembre, il secondo che completa la “fase narrativa”, proseguirà durante l’Assemblea Generale della CEI, in programma dal 23 al 27 maggio. Il Cammino sinodale sarà infatti uno dei temi all’ordine del giorno dell’Assemblea, alla quale prenderanno parte anche due delegati individuati dalle Conferenze episcopali regionali e chiamati a portare il loro contributo al confronto. “In questo modo è la rappresentanza dell’intero popolo di Dio, nelle sue componenti, a leggere quanto lo Spirito sta dicendo alle nostre Chiese”, rileva Mons. Castellucci ricordando che “a fine maggio verranno riconsegnate ai territori, per un ulteriore discernimento, le proposte su cui avviare il secondo anno di ascolto capillare”. Queste saranno consegnate ufficialmente alle Chiese locali in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale (Matera, 22-25 settembre).



Sinodo, dall’incontro dei referenti diocesani all’Assemblea generale della CEI in un clima di ascolto

Un clima positivo e propositivo, caratterizzato dal desiderio di raccontare e condividere la creatività dei territori, ha contraddistinto il secondo incontro dei referenti diocesani del Cammino sinodale che si è concluso domenica 15 maggio a Roma. All’appuntamento, aperto il 13 maggio, hanno preso parte 242 referenti (laici, presbiteri e diaconi, consacrate e consacrati) e 12 Vescovi delegati dalle Conferenze Episcopali Regionali. Tra loro anche i due rappresentanti della Diocesi di Cremona: il diacono permanente Walter Cipolleschi e Diana Afman, entrambi dell’équipe diocesana per il Sinodo.

La nota dominante: l’ascolto. «È questo – ha detto Mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vicepresidente CEI e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale – a dare sostanza al nostro Cammino sinodale: dobbiamo lasciarci ferire dalle domande e vedere cosa emerge dalla raccolta dei sogni e delle critiche. Siamo chiamati ad essere una Chiesa ‘camper’, che sa muoversi e accogliere, senza fissarsi sul terreno. Solo così riusciremo a essere prossimi e a camminare con i fratelli e le sorelle che ci stanno accanto».

La riflessione di questa tre giorni, che si è concentrata sulle istanze emerse dalle sintesi diocesane, proseguirà durante l’Assemblea Generale della CEI, in programma dal 23 al 27 maggio, quando i Vescovi cercheranno di focalizzare le priorità su cui continuare il secondo anno del Cammino sinodale. All’Assemblea Generale CEI saranno anche presenti due referenti diocesani per Regione, nominati dalle Conferenze Episcopali Regionali, che porteranno il loro contributo al confronto e alla condivisione. Le proposte che emergeranno saranno poi restituite ai territori a fine maggio, per un ulteriore discernimento su base regionale, e una volta recepite le eventuali integrazioni verranno consegnate ufficialmente alle Chiese locali in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale (Matera, 22-25 settembre).

«Il comandamento dell’amore, consegnato da Gesù ai discepoli proprio quando Giuda covava il tradimento – ha ricordato Mons. Castellucci – li spinge ad uscire dal loro nido e aprirsi a tutti; e romperà gli steccati al punto da rivolgersi ai pagani. Non sono i discepoli del Signore che possono rinnovarsi, ma solo la forza che proviene da lui e dal suo comandamento nuovo».

Il Cammino sinodale continuerà nell’anno pastorale 2022-2023 con la fase narrativa in cui ci sarà ancora spazio per l’ascolto e per il racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori.

Conclusa la fase narrativa, si aprirà la fase sapienziale costituita da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio.

Nel 2025 si vivrà la fase profetica che culminerà in un evento assembleare nazionale da definire insieme strada facendo. In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le Chiese in Italia saranno chiamate a riconsegnare al Popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).

 

Sinodo, a Roma il secondo incontro nazionale dei referenti diocesani. Presente anche la delegazione cremonese




Sinodo, i Consigli Pastorale e Presbiterale in seduta straordinaria congiunta per la bozza del documento di sintesi

Il frutto degli incontri sinodali svolti nelle zone pastorali e all’interno di parrocchie e associazioni inizia a prendere forma. Una prima concretizzazione, infatti, è stata la stesura della bozza di “Sintesi diocesana” del cammino sinodale svolto in diocesi, che nella mattinata di sabato 23 aprile in Seminario è stata oggetto di riflessione e analisi da parte dei membri del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale, radunati in seduta straordinaria e congiunta insieme al Vescovo.

Il documento di “Sintesi diocesana” che, impostato secondo lo schema stabilito per tutte le diocesi italiane, è il frutto della lettura e della rielaborazione dei 65 contributi raccolti a livello diocesano dopo gli incontri svolti nelle zone pastorali, nelle unità pastorale e nei diversi gruppi associativi, rappresenta non tanto la somma dei verbali dei vari incontri, quanto piuttosto cerca di esprimere i frutti del processo sinodale della Chiesa cremonese.

Il compito dei “lettori”, in ciascuna delle zone pastorali, e il successivo lavoro di catalogazione, suddivisione tematica e rendicontazione da parte dell’équipe diocesana, composta da Walter Cipolleschi e Diana Afman sotto il coordinamento del vicario per la Pastorale don Gianpaolo Maccagni, ha portato a una articolata analisi, elaborata nei tempi stretti dettati dalle direttive giunte dalla Conferenze episcopale lombarda. La realizzazione di un database informatico ha permesso non solo l’organizzazione del materiale utile alla compilazione della Sintesi, ma anche la predisposizione di un luogo di archiviazione tematizzato facilmente consultabile, in particolare rispetto agli ulteriori spunti di riflessione emersi e che, che pur non inseriti nella Sintesi in quanto non strettamente a tema, potranno comunque rilevarsi determinanti in diocesi per la progettazione pastorale dei prossimi.

Dopo una introduzione che indica le tappe fondamentali della fase dell’ascolto vissuto in diocesi, i punti di svolta e soprattutto la dimensione spirituale del cammino percorso (difficoltà, soprese, ecc.) sono stati riportati nella “Sintesi diocesana” suddivisi nei dieci ambiti già utilizzati nella traccia della prima assemblea zonale: compagni di viaggio; ascoltare; prendere la parola; celebrare; corresponsabili nella missione; dialogo nella Chiesa e nella società; dialogo con le altre confessioni cristiane; autorità e partecipazione; discernere e decidere; formarsi alla sinodalità.

Dopo la presentazione delle modalità operative che hanno portato alla stesura del documento da parte del diacono Cipolleschi, il confronto assembleare ha aiutato il Vescovo in un ultimo confronto prima della stesura definitiva dal documento di “Sintesi diocesana” da inviare entro fine mese a Roma, dove i delegati di tutta Italia a metà maggio saranno chiamati a un ulteriore lavoro di sintesi e rielaborazione che porterà al documento che la Chiesa italiana presenterà alla Santa Sede dopo la discussione da parte dei vescovi italiani nella loro riunione di fine maggio.

Tra le principali criticità emerse nel confronto in Seminario c’è stata la necessità di distinguere nella Sintesi tra contributi che rispecchiano il pensiero condiviso e quelli che rendono conto di singole posizioni espresse negli incontri. Inoltre, la fisionomia tipo dei partecipanti e l’area geografica di provenienza risultano necessari a contestualizzare alcune tematiche ed espressioni. Il desiderio, inoltre, di non lasciare generici alcuni passaggi è stato dettato anche dall’assicurare una chiara interpretazione di quanto riportato, non apparso sempre così evidente senza il background garantito dalla partecipazione agli incontri sinodali.

Nodale è stata la richiesta di formulare una conclusione – parte integrante del documento di Sintesi – capace di evidenziare con chiarezza le principali linee emerse, senza tralasciare la loro contestualizzazione.

I “non detti” e le criticità emerse durante la fase di ascolto, in particolare rispetto al tema della partecipazione e delle fasce d’età rappresentate, non sono stati inseriti nel documento in quanto non richiesti e per non correre il rischio di snaturalo, ma diventeranno il punto di partenza per una ulteriore riflessione a livello diocesano, al di là del cammino sinodale.

In particolare l’analisi del cammino sinodale nel suo complesso, tra le ricchezze e le limitazione emerse, considerando anche il “di più” espresso negli incontri, sarà al centro dell’incontro che il 13 e 14 maggio al Santuario di Caravaggio i membri del Consiglio pastorale diocesano e i responsabili degli Uffici pastorali della Curia vivranno insieme al Vescovo per gettare le basi del prossimo anno pastorale.




«Un’ umanità in movimento»: la Chiesa cremonese inizia il cammino sinodale tra comunione, partecipazione e missione

 

Si è tenuta nella serata di sabato 16 ottobre l’intensa e partecipatissima veglia diocesana per l’avvio del Sinodo. Iniziata alle 21 in tre diverse chiese di Cremona (San Pietro al Po con il vicario della zona 2 don Giambattista Piacentini, a Sant’Abbondio con il vicario don Pietro Samarini e a San Michele con don Antonio Pezzetti e don Davide Barili) con il primo momento dedicato alla comunione, è proseguita con il cammino dei tre gruppi fino alla Cattedrale. Sulla porta, aperta sulla piazza, ad attenderli per l’aspersione il vescovo Napolioni.

 

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Il secondo momento, dedicato alla partecipazione si è svolto all’interno della Cattedrale, dove il vescovo ha presieduto la preghiera alla presenza del vescovo emerito di Cremona don Dante Lafranconi e del vicario generale don Massimo Calvi. Dopo la lettura di alcuni brani tratti dal Documento preparatorio del Sinodo dei vescovi e alcuni canti significativi eseguiti dal coro Saint Michel della comunità afro-francofona e dal coro Psallentes di Soresina – don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la Pastorale Missionaria ha chiamato Gloria Manfredini e Marco Allegri (quest’ultimo assente per un’indisposizione) a rispondere prima di ricevere il mandato missionario in vista della prossima partenza per la missione di Salvador de Bahia in Brasile. Poi sono stati proclamati sette passi del Vangelo che monsignor Napolioni ha ripreso nella toccante omelia rivolta al popolo.

«C’erano i dodici con i loro nomi e soprannomi, persino il nome del traditore. E poi alcune donne, che mettevano a disposizione i loro beni. Una grande folla e in mezzo ad esso un ragazzo che avrebbe sfamato con la propria povera merenda le moltitudini; una donna straniera con il figlio posseduto dal demonio; un tale ricco desideroso di sapere se la sua osservanza avrebbe portato il frutto sperato; il centurione davanti alla croce e le donne sul Calvario: sono alcuni dei volti, dei protagonisti che attorno al Protagonista per eccellenza fanno il Vangelo. Il Vangelo è avvenuto prima di essere scritto», ha esordito il vescovo di Cremona. Ricordando che tutta la storia del cristianesimo è un’esortazione al cammino, perché Cristo stesso andava per le strade, saliva sui monti e mandava i suoi …

«Davvero la Chiesa è un popolo in cammino, è un’umanità in movimento», ha ricordato monsignor Napolioni. «Giovanni Paolo II diceva che la Chiesa è movimento, Papa Francesco la descrive invece come una marea caotica nella quale abita il Figlio di Dio risorto. È così, perché è fatta da uomini e donne, da famiglie che si accostano, che Lo cercano, che si imbattono in Lui perché Lui prende iniziativa. Sono storie di umanità rigenerate da Gesù: Gesù, l’Emmanuel, il Dio-con-noi».

«E il Dio sinodale, perché la parola sinodo è già in Lui, Lui che è la via e chi chiede di seguirLo. E così questi volti del Vangelo si rispecchiano nei nostri e ci chiedono di manifestare il volto stesso del Signore. Ma chi può farlo da solo? Possiamo farlo solo insieme. Chi può parlare nel nome di Dio se non nell’umiltà docile di accogliere l’altro come dono del Signore?», domanda il vescovo ai presenti.

«Viviamo un momento storico in cui tutti abbiamo bisogno di vedere per intero il volto di Dio», ha proseguito. «Sono tempi difficili, di crisi, non mancano denunce e proclami (solo oggi il Papa ha gridato l’urgenza di ascoltare davvero l’urlo dell’umanità più povera e sfruttata) ma questo tempo di crisi può essere un tempo di fede: kairos, il momento favorevole in cui il dolore si schiude perché si lascia visitare dall’amore proprio come accade nel tempo pasquale».
La fatica della pandemia, il dolore per una Chiesa chiamata a vergognarsi dei suoi peccati (del clero ma anche di tutti) sono per il vescovo di Cremona un’occasione da non sprecare, una lezione da imparare. «Per questo possiamo dire “Vieni, Gesù”, sapendo però che Lui non si sostituisce a noi trattandoci da bambini, ci coinvolge nella responsabilità di andargli incontro. Le scene evangeliche evocate cantano ed esaltano questa libertà. Lui va avanti, accostandosi: è Gesù che vive tutto questo per primo».

 

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Per monsignor Napolioni è questo il metodo da seguire nel cammino sinodale che verrà: «L’avvicinarsi agli altri senza pretendere di risolvere problemi, ma facendo sì che la carezza di Dio raggiunga tutti. Ecco il cammino sinodale da fare, da scegliere e compiere con decisione, cura, senza fretta ma senza rinvii. Lo facciamo come Chiesa di Cremona trascinata insieme a tante altre Chiese italiane del mondo dal Papa, che in particolare alla Chiesa iItaliana dice “fermati, svegliati, non ti cullare sugli allori del passato, non ti illudere che basti fare ciò che si è sempre fatto, ma ascolta la voce dello Spirito che parla nella preghiera e nella realtà, che parla attraverso la voce di tutti» .

Avverte però il Vescovo che non bisogna correre il rischio di sedersi rimanendo ancorati al già saputo, ma sempre più si renderà necessario «ascoltare la voce dello Spirito che parla nella preghiera e nella realtà, che parla attraverso la voce di tutti se abbiamo cura dell’altro». Del resto anche l’autorità, ha proseguito, «è al servizio dell’ascolto, del discernimento, per infondere coraggio nel cammino. Scegliamo di compiere questo cammino sinodale in dialogo con tutti: non solo per colmare vuoti, ma per essere più contenti di spartire il dono ricevuto anche con chi ancora non lo conosce. Il cammino sinodale è infatti chiamata missionaria – dove la missione è andare a cercare chi è smarrito, chi si è allontanato: non per fare proselitismo, ma per costruire un rapporto e tendere la mano, perché da tutti avremo qualcosa da imparare».

Soprattutto, ha insistito, «il cammino sinodale è parabola di Comunione, perché il mistero dell’Eucaristia chiede una dinamica di partecipazione: dobbiamo farne una scelta e un metodo. «È il momento di fare ma imparando anche a dirci le difficoltà o le nuove idee che arrivano sottoponendole al vaglio della preghiera e del confronto».

Per questo – ha chiosato – non è improprio il mandato missionario conferito stasera a Gloria e Marco che andranno a Salvador de Bahia ad affiancare per un anno don Davide Ferretti in quella che è di fatto l’unica missione diocesana. «Non dobbiamo smettere di andare per il mondo per paura di non avere abbastanza preti o mezzi», ha detto il vescovo, «ma continuare a essere Chiesa in uscita con missionari capaci di servizio al Vangelo e ai fratelli». Concludendo l’omelia, poi, il Vescovo ha richiamato l’atteggiamento con il quale intraprendere il viaggio sinodale che deve coinvolgere tutti. «Facciamo nostro il metodo dell’ascolto, per ascoltarlo ascoltandoci in una crescente docilità allo Spirito. Non sospendiamo certo le attività ma le facciamo insieme; avendo più cura dello sguardo degli uni verso gli altri per riconoscere in ogni istante la nostra comune storia di salvezza. Maria, l’Assunta, ci incoraggia ad osare. È lei che ha detto “sì” all’impossibile: e noi stasera ci fidiamo di Lei».

Conclusa l’omelia, il vescovo ha conferito ai due laici Gloria Manfredini e Marco Allegri il mandato missionario per il la missione di Salvador de Bahia. A loro ha consegnato i segni del crocifisso e del cero. Altri due ceri sono stati consegnati per la chiesa della parrocchia brasiliana dove già opera il sacerdote fidei donum cremonese don Davide Ferretti e per la Cattedrale, come segno di vicinanza e fraternità.

 

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Prima della benedizione finale, ecco poi la consegna ad ogni gruppo parrocchiale, associazione o famiglia religiosa un manifesto con il logo del Sinodo che sarà di accompagnamento all’intera fase diocesana.

«Questo segno, questo manifesto, ci rimanda alla Chiesa che si raccoglie insieme per celebrare, per ascoltare la Parola, ciò che il Signore ha da dirci», ha sottolineato don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero. I segni rimandano sempre ad altro e il cammino sinodale è un continuo rimandare a Cristo che chiama.

«Siamo aperti ai suggerimenti che Dio manda e per questo chiunque abbia idee sul Sinodo le mandi, le condivida perché è il cammino di tutti», ha concluso monsignor Napolioni, prima di salutare ancora Gloria, che partirà domani, e Marco che partirà poco dopo di lei.

 

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Il cammino sinodale coinvolge anche le Caritas

All’ombra del Torrazzo anche la Caritas partecipa al cammino sinodale della Diocesi di Cremona e della Chiesa universale, incentrato su comunione, partecipazione e missione. Mercoledì, alla presenza del direttore don Pierluigi Codazzi, presso la sede della Caritas cremonese, si è svolto l’incontro sinodale alla presenza del vescovo Antonio Napolioni e con la partecipazione dei coordinatori delle “opere segno” della Caritas diocesana e dei referenti delle Caritas territoriali, sacerdoti e laici. Un momento importante che si inserisce all’interno delle iniziative per i 50 anni dalla fondazione di Caritas cremonese.

«È stata una bella occasione di incontro – è il commento dell’operatore di Alessio Antonioli, operatore del Centro d’ascolto della Caritas diocesana –: sia tra di noi, sia con il vescovo Antonio. Un momento importante di ascolto e di dialogo».

L’appuntamento ha preso spunto dal discorso di Papa Francesco ai membri della Caritas italiana nel cinquantesimo della fondazione, dalle «tre vie» – a via degli ultimi, la via del Vangelo, la via della creatività – e da alcune domande per stimolare la riflessione sinodale.

Carità, Sinodo e Chiesa come vertici di un unico triangolo. Questa è stata l’immagine suggerita dal vescovo all’inizio dell’incontro. Non si può essere Chiesa senza camminare insieme e senza essere operosi nella carità.

Sono seguiti gli interventi dei partecipanti, che hanno fatto emergere diversi temi: dalla carità come percorso di formazione professionale e umano alla carità non assistenzialista ma generativa, dall’importanza delle relazioni al sogno di una comunità che si prende cura di se stessa a partire dagli ultimi, dalla necessità di conoscersi meglio anche tra operatori della carità alle specificità della Caritas cremonese.

L’incontro sinodale si è concluso con l’intento di costruire altri momenti di condivisione sia interni a Caritas, sia con il vescovo Napolioni. «Perché tanto si gioca sulla qualità delle relazioni, anche il servizio caritativo. Che sia professionale o condotto nella gratuità di un’opera di volontariato», ha concluso Alessio Antonioli.




Anche gli Uffici di Curia in cammino sinodale

Nel segno della corresponsabilità, dell’ascolto, della propositività i responsabili degli uffici pastorali della Curia diocesana e i coordinatori d’Area della Diocesi si sono ritrovati nel pomeriggio di lunedì 17 gennaio presso il Centro pastorale diocesano per un momento di confronto con il vescovo Antonio Napolioni, alla presenza anche anche del vicario episcopale per la Pastorale, don Gianpaolo Maccagni.

Scopo dell’incontro, il primo dell’anno, come ha precisato don Maccagni in apertura, è stato quello di fare emergere nodi, prospettive, modalità efficaci e nuove per camminare insieme: spazio dunque al dialogo, in un clima di fraterna schiettezza.

Dopo avere ringraziato il Signore, esprimendo e condividendo «gratitudine e stupore per l‘iniziativa gratuita con cui il Signore guida la sua Chiesa», il Vescovo ha invitato a individuare con attenzione e in profondità con quali criteri i vari Uffici di Curia leggono e vivono la sinodalità, interrogandosi anche sull’orizzonte teologico, spirituale e culturale da cui essi sono guidati. E, inoltre, «quali i “perché”, le risorse nascoste, i doni non ancora espressi, non ancora, condivisi, non ancora realizzati». Ecco che l’incontro si è posto come un vero e proprio “laboratorio di discernimento”.

Ci si è quindi aperti all’ascolto dell’esperienza di tutti, incentrato sulla domanda fondamentale proposta dal Sinodo universale: «Come si realizza  oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale, quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?».

Numerosi, ricchi di analisi e suggestioni, segnati dal desiderio di un fedele e fecondo servizio alla Chiesa, i vari interventi hanno preso spunto dallo specifico sentire di ognuno, fondato su quanto vissuto “sul campo” e sempre in un’ottica di confronto costruttivo e rispettoso. In particolare, ci si è soffermati sulla necessità di “incontrarsi” per la condivisione di punti di vista e prospettive, sulla ricerca dei linguaggi e delle modalità più consone all’annuncio e alla testimonianza che la Chiesa è chiamata a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo, sull’ascolto che non può che interessare tutte le dimensioni e le prospettive del mondo contemporaneo, evitando anacronistiche, sterili e controproducenti nostalgie, sul passaggio dall’ascolto a una relazione che faccia scoprire il volto vero e bello di una Chiesa vicina.

È decisivo, in tutto questo, come ha richiamato il vescovo Napolioni, riconoscere la verità delle persone, con la visione di Chiesa che ciascuna di esse incarna, con la propria ricchezza di storia, di esperienze, di attese. In questo «il pastore non è il leader carismatico, ma colui che, in spirito sinodale, fa emergere le diversità e le ricchezze che anche tali diversità racchiudono, e le guida e le accompagna, in quella complessità dinamica che è presente in ogni organismo vivente».

Necessario e certamente fecondo, allora, sarà un accostamento e un approfondimento di quella profonda e ricca miniera che è rappresentata dal magistero di Papa Francesco: un accostamento e un approfondimento che siano scevri delle troppe semplificazioni che troppo spesso gli sono riservate: un magistero che, invece, non può che costituire un orizzonte sicuro a cui guardare, in quel cammino che la Chiesa tutta è chiamata a sperimentare con fiducia e con coraggio. Perché essa sia, sempre, luce delle genti.

L’incontro si è concluso con l’impegno di una prossima occasione più distesa nel tempo nei prossimi mesi,  per continuare la condivisione in vista anche di uno stile nuovo che dovrà vederci tutti più desiderosi di accompagnare insieme il cammino diocesano.




A “Chiesa di casa” lo stile sinodale che connette le parrocchie alla Chiesa universale

Si torna a parlare di Cammino sinodale nella puntata di questa settimana di “Chiesa di Casa”, l’approfondimento pastorale curato dall’Ufficio delle Comunicazioni sociali della diocesi. L’occasione è offerta dalla conclusione della prima fase del percorso diocesano che ha visto negli scorsi mesi la programmazione dei cinque incontri di formazione nelle zone, dove in vesxcovo ha incontrato gli operatori e i rappresentanti dei gruppi di impegno pastorale sul territorio, per avviare un dialogo sul Sinodo. Ospiti in studio, in dialogo con Riccardo Mancabelli, sono stati don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale e il clero, con il diacono Walter Cipolleschi, membro dell’équipe diocesana del Sinodo.
Anzitutto, don Maccagni ha spiegato il significato della parola “sinodo”, letteralmente “camminare insieme”: «Non è un’esperienza limitata a una gerarchia, ai pastori della Chiesa, ma il Papa vuole che il Sinodo ritorni alla sua funzione originaria: il Sinodo è infatti lo stile del popolo di Dio chiamato a un cammino nella sequela di Cristo».

Questo il focus che rende particolare la scelta di Papa Francesco di coinvolgere tutta la Chiesa in un cammino di riflessione e – soprattutto – confronto – sulla sinodalità stessa: «La sinodalità è una caratteristica della Chiesa», dice don Maccagni, caratteristica dalla quale non si può prescindere per poter affrontare le sfide dell’oggi.

Aperto per la Chiesa Universale lo scorso 10 ottobre in Vaticano dal Santo Padre, il Sinodo richiede anche alle singole diocesi un proprio contributo di discernimento. Questo l’obiettivo dei primi incontri nelle zone: «Il Sinodo non deve diventare uno slogan che, alla fine, non cambia nulla. Vogliamo già sperimentarlo», continua don Maccagni, aggiungendo che tutte le figure che fanno parte di una comunità cristiana sono state chiamate in causa; tutte insieme, hanno riflettuto sulla visione di Chiesa che già ora si sta vivendo.

Rispetto ai prossimi passi del cammino sinodale, il diacono Cipolleschi si è concentrato sul ruolo delle singole realtà locali, sottolineando il desiderio che «le parrocchie possano vivere al proprio interno il messaggio del Sinodo e – aggiunge – ogni parrocchia è chiamata ad essere creativa» perché ognuna di esse ha particolarità che possono generare arricchimento. Inoltre, Cipolleschi ha rimarcato che in queste comunità parrocchiali sono inclusi tanto i più partecipi, quanto i più defilati, perché il Sinodo permette, anzi richiede, che tutti abbiano una propria voce.

Dunque, un coinvolgimento della comunità in senso ampio, ma, secondo don Maccagni, la comunione va vissuta per ciò che è, un dono dall’alto: «Grazie al Battesimo siamo figli di Dio chiamati a un cammino di fraternità». Per questo, una parte fondamentale del lavoro del Sinodo riguarderà la riscoperta della sorgente da cui nasce questa comunione. Ne consegue un invito alla partecipazione, perché «nessuno è utente, ma tutti sono chiamati a vivere il dono ricevuto». Responsabilità personale e insieme un’occasione di vivere la fraternità, attraverso la sequela di Gesù: «Noi ci ascoltiamo non per capire chi ha ragione, ma per aiutarci a capire cosa ci sta chiedendo il Signore».

Gli incontri zonali riprenderanno a gennaio, per una seconda fase che sarà rivolta alle realtà locali. Perciò, il dialogo in studio si è concluso con  un augurio di buon proseguimento di questo cammino, che è solo al suo inizio.


Questo il calendario della seconda fase di incontri

    • Zona 2:    21/22 gennaio
    • Zone  4 e 5:    28/29 gennaio
    • Zona 1:     18/19 febbraio
    • Zona 3:     25/26 febbraio

Questi incontri si svolgeranno in due fasi:

  • venerdì sera – Incontro soltanto in modalità online da vivere nella propria parrocchia o in unità pastorale con la proiezione di un intervento di monsignor Erio Castellucci vescovo di Modena-Carpi e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana e la testimonianza di alcune coppie di sposi che racconteranno come a partire dalla propria esperienza famigliare sognano una Chiesa che si rinnova, a cui seguirà un momento di reazioni e confronto
  • sabato – Dopo un momento assembleare di preghiera in stile famigliare, laboratori in presenza in due sedi distinte, una dedicata agli operatori dell’area “In ascolto dei giovani” e una per tutti gli altri, coordinati da un moderatore che avrà il compito di guidare il lavoro e di sintetizzare i vari contributi



Sinodo, a Sospiro l’incontro della Zona pastorale 4

«Una esperienza di Chiesa, intensa e profonda: abbiamo davvero iniziato un cammino, ringrazio il Signore per questa opportunità e provo una sincera gratitudine per tutti quanti hanno collaborato. Mi sto accorgendo di quanti “doni” abbiamo nelle nostre comunità… Il mio cuore è nella gioia, per tutto»: così si è espressa, al termine degli incontri, una partecipante all’assemblea sinodale della Zona pastorale IV che si è tenuta a Sospiro la sera di venerdì 26 e la mattina di sabato 27 novembre.

Il primo momento ha avuto luogo nel locale Teatro, messo a disposizione della Amministrazione comunale, alla presenza di una numerosa e motivata rappresentanza dei Consigli pastorali parrocchiali o delle unità pastorali della zona che si è raccolta intorno al Vescovo per iniziare in spirito di comunione e di partecipata ecclesialità il cammino sinodale indetto da Papa Francesco.

L’incontro è stato introdotto dalla preghiera e da un intenso raccoglimento, sostenuti dall’ascolto di parti della cantata sacra sull’Amoris Laetitia, musicata dal conterraneo maestro Federico Mantovani su testi di Davide Rondoni e solennemente eseguita in Cattedrale prima dell’avvento della pandemia dal Coro polifonico cremonese: una rinnovata emozione e ancora e sempre un vero godimento estetico e spirituale.

Quindi mons. Napolioni ha ripercorso le motivazione e le ragioni più vere e più profonde del cammino che tutta la Chiesa è invitata a percorrere in chiave sinodale, nella crescita della capacità di ascolto e di accompagnamento delle persone e delle comunità che Dio mette sul percorso di vita di ciascuno e delle comunità: un “esodo”, una uscita da non temere, rifuggendo dalla tentazione della chiusura, della esclusione e della esclusività. Insieme, «camminiamo perché siamo un popolo di popoli, viviamo l’unità e la pluralità della Chiesa, vivificata dalla immancabile presenza del Signore, che parla ad ogni uomo e a ogni tempo».  Allora, ha sollecitato a riflettere il Vescovo, «come stiamo camminando insieme e come possiamo camminare meglio insieme, riscoprendo le tre vie del rinnovamento della coscienza, dell’assunzione di responsabilità, della dimensione apostolica e missionaria del dialogo».

I temi fondativi del Sinodo («non per redigere documenti finali, ma per innestare processi») sono stati ripresi e ulteriormente approfonditi dal Vescovo nell’incontro di sabato mattina nell’oratorio di Sospiro, a partire soprattutto dalla Parola di Dio e su essa fondati, dando poi largo spazio alla condivisione a gruppi – libera, ricca, fertile – , in cui evidente e motivata è stata l’adesione a quanto la Chiesa sta invitando a vivere, nel desiderio genuino di contribuirvi al meglio, senza paura, perché sostenuta dall’opera incessante dello Spirito Santo.

Proficui, anche per una fraternità fra i partecipanti, sono risultati pure la cena serale, e il break mattutino, sempre vissuti nel rigoroso rispetto delle vigenti norme anticovid.

Un primo incontro, questo, a livello zonale, che ovviamente ora continua nella riproposizione nei Consigli pastorali, nonché per tutto ciò che nei prossimi anni si sarà chiamati a recepire, ascoltare, testimoniare.

Venerdì 3 e sabato 4 dicembre l’ultimo appuntamento zonale coinvolgerà a Rivarolo Mantovano le comunità del Casalasco-Mantovano. Solo la prima parte di un cammino che, all’inizio del nuovo anno, vedrà le comunità ritrovarsi ancora a ragionare e riflettere insieme




Verso il Sinodo, da giovedì a San Sigismondo le 40 ore

Tra giorni di adorazione e preghiera per il Sinodo. È l’iniziativa che da giovedì 14 ottobre la comunità claustrale domenicana di Cremona vivrà a San Sigismondo, coinvolgendo anche ai fedeli che vorranno unirsi alla proposta di spiritualità.

Già lo scorso anno le monache domenicane avevano vissuto le 40 ore in preparazione all’inizio dell’anno pastorale. Quest’anno la comunità claustrale ha deciso di unirsi alla preghiera che in tutta la Chiesa accompagnerà l’avvio del cammino sinodale di ogni diocesi il 17 ottobre.

Così nelle giornate di giovedì 14, venerdì 15 e sabato 16 ottobre alle 8 sarà esposto il Santissimo con il canto dell’Ora Terza. L’adorazione personale proseguirà sino alle 11.40 per il canto dell’Ora Sesta e la reposizione del Santissimo. L’adorazione proseguirà nel pomeriggio dalle 15, con il canto dell’Ora Nona, sino alle 18 quando vi sarà il canto dei Vespri con reposizione del Santissimo.

Domenica 17 ottobre alle 11 sarà celebrata l’Eucaristia e alle 17 ci sarà come consueto l’esposizione del Santissimo e il canto dei Secondi Vespri, che si concluderà con la benedizione eucaristica.

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Sinodo, inizia da Mozzanica il cammino nelle zone pastorali

Al via nel fine settimana, continuando sino all’inizio di dicembre, i primi incontri del cammino sinodale che coinvolgeranno le cinque zone pastorali. L’appuntamento sarà dal venerdì pomeriggio (ore 18.30) e continuerà per tutto il sabato mattina con la partecipazione di una rappresentanza di tutti i Consigli pastorali parrocchiali della zona, i responsabili delle aggregazioni laicali, sacerdoti, diaconi e religiosi (con prenotazione presso le équipe zonali). L’obiettivo è quello di introdurre e motivare ai primi passi del cammino sinodale.

Ogni incontro inizierà il venerdì pomeriggio con un momento di preghiera, la cena condivisa e l’introduzione guidata dal vescovo.

L’incontro – coordinato dalle équipe zonali per l’organizzazione e l’iscrizione dei partecipanti – continuerà il sabato con i lavori di gruppo. La mattinata si aprirà con un momento di preghiera e ascolto della parola, caratteristica di questo tempo come proprio il Vescovo aveva voluto sottolineare durante il pellegrinaggio diocesano al Santuario Caravaggio di fine settembre ad apertura dell’anno pastorale.

L’obiettivo degli incontri zonali è quello di introdurre e motivare i primi passi del cammino sinodale, che proseguirà all’inizio del nuovo anno con un ulteriore momento nelle zone e la riflessione che continuerà nelle parrocchie con specifici momenti.

Di seguito il calendario degli incontri nelle zone:

  • ZONA 1 – Venerdì 22 ottobre (ore 18.30-22) e sabato 23 (ore 9-12): Mozzanica, oratorio
  • ZONA 2 – Venerdì 29 ottobre (ore 18.30-22) e sabato 30 (ore 9-12): Soresina, scuola Immacolata
  • ZONA 3 – Venerdì 19 novembre (ore 18.30-22) e sabato 20 (ore 9-12): Cremona, Seminario vescovile
  • ZONA 4 – Venerdì 26 novembre (ore 18.30-22) e sabato 27 (ore 9-12): Sospiro, teatro e oratorio
  • ZONA 5 – Venerdì 3 dicembre (ore 18.30-22) e sabato 4 (ore 9-12): Rivarolo Mantovano, centro pastorale