Papa Leone nell’80° anniversario dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki: no agli “orrori causati dalle armi nucleari”, appello per “pace disarmata e disarmante”

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“Nei nostri tempi di crescenti tensioni e conflitti, Hiroshima e Nagasaki sono ‘simboli di memoria’ che ci spingono a rifiutare l’illusione di una sicurezza fondata su una reciproca distruzione”.

Lo scrive il Papa, nel messaggio inviato a mons. Alexis Mitsuru Shirahama, vescovo di Hiroshima, in occasione dell’80° anniversario dei bombardamenti atomici. Al contrario, per Leone XIV, “dobbiamo costruire un’etica globale fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune”.

Di qui l’auspicio che “questo solenne anniversario serva da stimolo alla comunità internazionale per rinnovare l’impegno di perseguire una pace durevole per l’intera famiglia umana, una pace disarmata e disarmante”. All’inizio del messaggio, il Pontefice si rivolge, in particolare, agli hibakusha, i sopravvissuti, “le cui storie di perdita e sofferenza sono un monito per tutti noi a costruire un mondo più sicuro e a promuovere un clima di pace”. “Anche se molti anni sono passati – osserva Papa Leone – le due città rimangono una testimonianza vivente dei profondi orrori causati dalle armi nucleari”. A 80 anni dai bombardamenti atomici, Leone XIV rilancia quindi l’appello di Papa Francesco: “La guerra è sempre una sconfitta per l’umanità”. “La pace autentica richiede una coraggiosa messa al bando degli armamenti nucleari, specialmente di quelli che con il loro potere causano una catastrofe indescrivibile”, l’appello finale.

Il Papa ha poi ricordato anche al termine dell’Udienza di mercoledì 6 agosto in piazza San Pietro l’80° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, definiti
“un monito universale contro la devastazione causata dalle guerre, e in particolare dalle armi nucleari”. “Auspico che nel mondo contemporaneo, segnato da forti tensioni e sanguinosi conflitti, l’illusione basata sulla reciproca distruzione ceda il passo agli strumenti della giustizia, alla pratica del dialogo, alla fiducia nella fraternità”.
“L’amore non è frutto del caso, ma di una scelta consapevole. Non si tratta di una semplice reazione, ma di una decisione che richiede preparazione”, ha esordito Prevost soffermandosi sul verbo “preparare”, essenziale nella vita del cristiano. “Gesù non affronta la sua passione per fatalità, ma per fedeltà a un cammino accolto e percorso con libertà e cura”, ha spiegato Leone XIV: “È questo che ci consola: sapere che il dono della sua vita nasce da un’intenzione profonda, non da un impulso improvviso. Quella ‘sala al piano superiore già pronta’ ci dice che Dio ci precede sempre.

Ancor prima che ci rendiamo conto di avere bisogno di accoglienza, il Signore ha già preparato per noi uno spazio dove riconoscerci e sentirci suoi amici. Questo luogo è, in fondo, il nostro cuore: una ‘stanza’ che può sembrare vuota, ma che attende solo di essere riconosciuta, colmata e custodita”.

“La grazia non elimina la nostra libertà, ma la risveglia”, ha affermato il Pontefice: “Il dono di Dio non annulla la nostra responsabilità, ma la rende feconda”, ha precisato: “La Pasqua, che i discepoli devono preparare, è in realtà già pronta nel cuore di Gesù. È Lui che ha pensato tutto, disposto tutto, deciso tutto. Tuttavia, chiede ai suoi amici di fare la loro parte”. “Anche oggi, come allora, c’è una cena da preparare”, l’appello di Papa Leone: “Non si tratta solo della liturgia, ma della nostra disponibilità a entrare in un gesto che ci supera.
L’Eucaristia non si celebra soltanto sull’altare, ma anche nella quotidianità,
dove è possibile vivere ogni cosa come offerta e rendimento di grazie”. Per il Papa, il segreto della vita spirituale non sta nel “fare di più”, ma nel “lasciare spazio”:

“Significa togliere ciò che ingombra, abbassare le pretese, smettere di coltivare aspettative irreali”,

ha detto Leone XIV entrando nel dettaglio: “Troppo spesso, infatti, confondiamo i preparativi con le illusioni. Le illusioni ci distraggono, i preparativi ci orientano. Le illusioni cercano un risultato, i preparativi rendono possibile un incontro”. “L’amore vero – ci ricorda il Vangelo – si dà prima ancora che venga ricambiato”, ha affermato il Pontefice: “È un dono anticipato. Non si fonda su ciò che riceve, ma su ciò che desidera offrire. È ciò che Gesù ha vissuto con i suoi: mentre loro ancora non capivano, mentre uno stava per tradirlo e un altro per rinnegarlo, Lui preparava per tutti una cena di comunione”.
“Anche noi siamo invitati a preparare la Pasqua del Signore. Non solo quella liturgica: anche quella della nostra vita”,
l’esortazione finale: “Ogni gesto di disponibilità, ogni atto gratuito, ogni perdono offerto in anticipo, ogni fatica accolta pazientemente è un modo per preparare un luogo dove Dio può abitare”, ha detto il Papa: “Possiamo allora chiederci: quali spazi nella mia vita ho bisogno di riordinare perché siano pronti ad accogliere il Signore? Cosa significa per me oggi preparare? Forse rinunciare a una pretesa, smettere di aspettare che l’altro cambi, fare il primo passo. Forse ascoltare di più, agire di meno, o imparare a fidarmi di ciò che già è stato predisposto”. “Se accogliamo l’invito a preparare il luogo della comunione con Dio e tra di noi, scopriamo di essere circondati da segni, incontri, parole che orientano verso quella sala, spaziosa e già pronta, in cui si celebra incessantemente il mistero di un amore infinito, che ci sostiene e che sempre ci precede”, ha assicurato Leone: “Che il Signore ci conceda di essere umili preparatori della sua presenza. E, in questa disponibilità quotidiana, cresca anche in noi quella fiducia serena che ci permette di affrontare ogni cosa con il cuore libero. Perché dove l’amore è stato preparato, la vita può davvero fiorire”.

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M.Michela Nicolais (AgenSir)
AgenSir
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