La cura dell’altro è responsabilità capace di generare

Una riflessione dell'Ufficio di pastorale familiare a partire dal Messaggio della Cei in occasione della 43ª Giornata per la Vita

image_pdfimage_print

Il messaggio proposto quest’anno dai Vescovi per la giornata della vita prende spunto dal  vissuto della pandemia per ricordarci la necessità della cura di ogni vita umana e sostenere una significativa e provocatoria riflessione sulla libertà.

Siamo abituati a pensare alla libertà come alla egoistica possibilità di fare quanto desideriamo, ma nella situazione di sofferenza, limitazioni della libertà e fragilità di questi mesi, si sono visti tanti gesti di generosità, abnegazione e fantasiosa vicinanza, a ricordarci che profonda libertà è mettersi totalmente in gioco nel costruire legami di reciprocità e di cura, in un dono disinteressato.

Leggi il Messaggio dei vescovi

Certo tutto questo non sempre è semplice e spontaneo. La vita degli altri mette in discussione il nostro stile  di vita, i nostri ritmi, i nostri sogni. Perché uscire dalla nostra casa asettica per portare un pasto ad un anziano solo? Perché accogliere una nuova vita, che richiede tanta cura, magari in un momento già difficile? Perché dedicarsi quotidianamente ad un malato di Alzheimer che assorbe tutte le energie? Perché preoccuparsi concretamente del vicino che ha perso il lavoro?

L’amore è ciò che rende possibile andare oltre il nostro piccolo orizzonte: ci fa cogliere che noi siamo amati e che la vita che abbiamo è dono da donare liberamente e con gioia perché chi amiamo sia a sua volta libero.

In questa dinamica gioca un ruolo fondamentale la responsabilità, cioè la capacità di rispondere di quanto ci viene donato in modo originale e generativo. “Responsabilità significa andare oltre la propria libertà per accogliere nel proprio orizzonte la vita di altre persone”, dicono i Vescovi . Se questo accade è un bene per tutta la collettività, è la nascita di nuove relazioni e di una felicità condivisa. La comunità diventa così anche capace di farsi carico di sofferenze e solitudini profonde che portano le persone a chiudersi in loro stesse ed a vedere l’altro come nemico.

La giornata della Vita, nata per richiamare la comunità sulla gravità dell’aborto, diventa quindi occasione per richiamare ciascuno di noi a vedere l’altro, embrione o anziano, vicino o lontano, vigoroso o fragile, come una persona di cui prenderci cura per costruire una società vitale e umana.

Roberto e MariaGrazia Dainesi
Ufficio diocesano di pastorale familiare

TeleRadio Cremona Cittanova