Secondo appuntamento con il Novembre Sociale della Parrocchia dei Ss. Filippo e Giacomo di Castelleone, rassegna dedicata all’approfondimento di un tema di grande attualità: l’Intelligenza artificiale e la prova del grande interesse per la tematica è una sala conferenze gremita sia nel primo che nel secondo intervento.
Dopo il contributo di domenica 3 novembre del filosofo Silvano Petrosino, lunedì 11 novembre è toccato a don Luca Peyron, sacerdote della diocesi di Torino, coordinatore del Servizio per l’Apostolato digitale e membro del consiglio scientifico dell’Humane Technology Lab dell’Università Cattolica, tenere un intervento dal titolo “Lo spazio che ci è dato: vivere e credere al tempo dell’Intelligenza artificiale”.
Don Luca Peyron ha sviluppato la sua riflessione, provocando anche una certa ansia nel pubblico presente mostrando le enormi potenzialità dell’Intelligenza artificiale, le stesse slide utilizzate per la presentazione erano state prodotte proprio con l’Intelligenza artificiale.
Il sacerdote torinese, nella prima parte del suo intervento, ha dimostrato come la maggior parte di ciò che viene proposto alle persone venga dall’online, dando l’illusione che siano le persone a decidere, mentre invece è solo una questione di scelta tra le tante possibili offerte dagli algoritmi. Tra l’altro non esiste una Intelligenza artificiale, ma diverse Intelligenze artificiali che fanno cose più velocemente degli esseri umani, a volte sbagliando, ma la vera questione è la velocità con cui stanno progredendo le intelligenze artificiali. E anche questo può produrre la paura di essere superati dalle macchine.
Inoltre, se la tecnologia è un medium essenziale nelle relazioni umane questa avrà un impatto sugli elementi fondamentali della vita umana, come la democrazia, l’economia, il diritto e la società e potrebbe condizionarli.
Si discute molto se la macchina, l’Intelligenza artificiale, sia veramente intelligente e ci sono opinioni diverse: alcuni negano che possa essere intelligente perché non è creativa, altri ritengono che lo sia. Opinione quest’ultima condivisa anche da don Peyron e da qui è iniziata una parte dell’intervento più propositiva. Una cosa, infatti, è l’intelligenza e un’altra è il pensiero: sono parole che definiscono situazioni diverse. Il pensiero è la modalità dell’uomo di porsi davanti alla realtà a partire dalla propria fragilità. Non tutte le persone sono intelligenti allo stesso modo, ma tutte pensano. Si devono costruire macchine senza averne paura, continuando a investigare chi siamo. Le tecnologie emergenti sono un dono straordinario, perché consentono l’unica vera domanda che ha senso farsi: chi siamo e quindi la domanda su Dio, a che cosa siamo chiamati, qual è la vocazione umana. Dio chiama l’uomo e questo ha la possibilità di risposta. Dio usa la parola e domanda dove sei.
Secondo don Peyron è necessario fare delle leggi che non frenino le macchine, ma le orientino verso un obiettivo. Infatti la tecnologia deve portare a meravigliarci del mondo che ci circonda. La tecnologia non deve solo risolvere un problema tecnico, ma deve anche avere un fine umano: custodire la vita nella sua pienezza biologica, psicologica e spirituale. È un momento della storia in cui quelli che sono nati analogici e quelli che sono nati digitali s’incontrino e decidano che mondo vogliono, perché quel mondo una volta che l’abbiamo deciso sarà.
Terzo e ultimo appuntamento domenica 24 novembre, alle 17.45, sempre all’oratorio di Castelleone: sotto la lente ci saranno “IA e robotica: dinamiche psicologiche e sfide applicative” grazie all’intervento di Federico Manzi, ricercatore di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione della Facoltà di Scienze della Formazione e impegnato nel Centro di ricerca sulla teoria della mente e competenze sociali nel ciclo di vita del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Intelligenze artificiali e ragione umana, a Castelleone l’intervento di Silvano Petrosino