“Lo Spirito del Risorto confermi la nostra fede, rafforzi la nostra speranza e infiammi i nostri cuori del Suo amore”. Si è aperta con le parole dell’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, la Via Lucis che ieri, 25 aprile, ha dato il via al Giubileo degli adolescenti nel piazzale della basilica dei Santi Pietro e Paolo. Una distesa colorata di decine di migliaia di magliette, bandane, bandiere e cappelli da tutto il mondo. Fisichella, che ha guidato l’incontro, ha invitato tutti a pregare per il Papa nell’ottica della Resurrezione e della vita eterna.
“Carissimi ragazzi – ha detto Fisichella -, vogliamo vivere la gioia di celebrare il vostro Giubileo degli Adolescenti, ripercorrendo alcune tappe della Via Lucis: il cammino del Cristo Risorto assieme ai suoi discepoli. La nostra vita è piena di gioie e dolori, interrogativi e domande, ma anche di attese e speranze. Oggi più che mai il mondo, come già affermava San Paolo VI, ha bisogno di testimoni più che di maestri. Per questo vogliamo porci in spirito di preghiera, dando voce ai testimoni oculari della resurrezione”.
“Capire la strada”. Gli adolescenti sono stati accompagnati nel clima di raccoglimento attraverso la preghiera in sette stazioni, la lettura di un brano di Vangelo per ciascuna, la musica del coro della diocesi di Roma, una parte di preghiera corale e una terza parte recitata da due adolescenti. “Scrivendo questa terza parte – spiega don Massimo Tellan, parroco romano che ha curato il momento di preghiera – ho pensato a quello che un ragazzo di oggi domanderebbe incontrando i testimoni della resurrezione. Ho immagi-nato che i due ragazzi a cui ho affidato la narrazione fossero in viaggio verso Roma per vivere il Giubileo, ma per uno scherzo dell’App sono stati catapultati nel passato a 2000 anni fa, proprio all’indomani della resurrezione di Gesù. Questi due adolescenti incontrano così Santa Maria Maddalena, San Tommaso, San Giovanni, San Pietro e tanti altri che li aiutano nel loro tentativo di ritrovare la strada verso Roma. Ecco, quello che intendiamo far scoprire ai ragazzi è che i testimoni che incontrano non gli indicano il cammino per tornare al loro tempo, ma piuttosto li aiutano a comprendere qual è la strada che li riporta a Casa”.
Gioia e dolore. Nell’aria si respirava la gioia di tutti di essersi ritrovati insieme, mista al dolore per la perdita del Pontefice. Quando l’arcivescovo Fisichella ha preso la parola, il colpo d’occhio dal palco è stato impressionante. La scalinata che portava alla chiesa sembrava un fiume in piena. Anche lì tantissimi gruppi ad assistere all’incontro. Tanti hanno seguito il testo delle meditazioni sui cellulari. Molte le uniformi scout e le maglie di animatori degli oratori. Come accanto al feretro del Papa, mercoledì durante la traslazione in Basilica, era presente sul palco il Cero pasquale, dal quale sono state accese sette fiaccole. “Per noi credenti un funerale è un accompagnamento verso la casa del Padre, – conclude don Massimo – e poter pregare con questa prospettiva aiuta i ragazzi a vedere questo momento di transizione e dolore alla luce della Speranza che non delude, che è Cristo stesso”.
“Un padre, un nonno, un maestro”. La Via Lucis si è conclusa con il canto “Jesus Christ you are my life” – che venne eseguito alla Gmg del 2000, durante la veglia con Giovanni Paolo II, a Tor Vergata – accompagnato dal battito di mani dei giovani presenti. Tra loro Filippo, Riccardo e Marco, arrivati dal Piemonte, dalla provincia di Novara. Studenti di seconda media. Riccardo indossa la maglia di Lorenzo Pellegrini della Roma. Tifa Juventus, ma non nasconde la sua simpatia per i giallorossi. “Io ho anche quella di Dovbyk. L’ho comprata perché ce l’ho al fantacalcio”. Il loro sorriso è quello della piazza piena. “Felicità, gioia e amore”, sono le emozioni che hanno provato non appena hanno visto la quantità di loro coetanei che hanno riempito la piazza. “Ci siamo preparati al Giubileo cercando di prestare cura sia a noi stessi, sia agli altri – è la loro testimonianza -. C’è un’atmosfera un po’ strana. Siamo molto addolorati per la morte del Papa. Per noi è stato un padre, un nonno e un maestro”. Che cosa gli è rimasto nel cuore del Pontefice? “Quando diceva di perdonare sempre. Di non andare mai a dormire la sera senza aver perdonato”.
Giuseppe Muolo (AgenSir)