Le scuole paritarie cattoliche in Italia “ampiamente promosse per l’impegno profuso nell’aggiornamento didattico e nella cura della comunità educativa”. La fotografia emerge dal quarto monitoraggio della qualità ne conferma “la buona fama”. Il risultato, che si riferisce all’anno scolastico 2021/22, è frutto di una ricerca del Centro Studi per la Scuola Cattolica, coordinato da Sergio Cicatelli, pubblicata sui “Quaderni” dell’Ufficio nazionale della CEI per l’Educazione la Scuola e l’Università. L’11 giugno la presentazione alla presenza, tra gli altri, di mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione, la scuola e l’università, e Giovanni Vinciguerra, direttore della rivista “Tuttoscuola”.
Buon livello. “La qualità delle scuole cattoliche risulta essere di buon livello, tendenzialmente superiore a quella delle altre scuole. E questo probabilmente spiega anche la sopravvivenza delle scuole cattoliche nonostante le difficoltà economiche che devono affrontare – si legge nel report -. La scuola cattolica punta oggi soprattutto alla formazione umana dei suoi alunni, che assorbe una formazione più identitaria. Se da un lato appare evidente lo sforzo delle scuole cattoliche di adeguarsi agli standard richiesti dal sistema – evidenzia il documento – dall’altro emergono alcune attenzioni educative e organizzative particolari, che possono rappresentare il valore aggiunto di queste scuole”. Prevalgano le iniziative formative promosse dalla Federazione di appartenenza (46,3%); il 39,4% è attento a tematiche pedagogico-didattiche generali (39,4%). I contenuti che riguardano la costruzione di una comunità educativa, che costituisce un fattore distintivo delle scuole cattoliche si colloca al terzo posto con il 35,1% delle scelte (ma nelle secondarie di II grado è al primo posto con il 57,7%). Minore attenzione è dedicata a contenuti specificamente religiosi (13,4%) o relativi al carisma dell’istituto (9,2%).
Vitalità della comunità educativa. Lo studio è stato condotto grazie alla collaborazione con Invalsi che ha fornito i risultati del Rapporto di autovalutazione (Rav) redatto dalle scuole paritarie cattoliche nell’anno scolastico 2021-22 e gli esiti delle prove nazionali somministrate tre anni fa agli alunni delle stesse scuole. I risultati mostrano un livello di competenza degli alunni decisamente superiore nelle scuole cattoliche del primo ciclo rispetto alle analoghe scuole del resto del sistema nazionale di istruzione, mentre nelle scuole del secondo ciclo i risultati appaiono più comparabili. “Tra i fattori che possono spiegare i buoni risultati c’è anche la provenienza socioculturale degli alunni, inevitabilmente selezionata dai costi delle scuole paritarie”, si legge nel rapporto. La selezione sociale degli alunni riflette e giustifica un altro dato. Il ricorso ai provvedimenti disciplinari risulta essere minore (ma non troppo) nelle scuole cattoliche rispetto alle altre scuole. Tra gli obiettivi qualificanti delle scuole cattoliche viene confermato l’impegno per la costituzione di una comunità educativa, che riesce a coinvolgere positivamente alunni e genitori. La maggioranza assoluta delle scuole italiane ha infatti dichiarato di volersi caratterizzare proprio per la vitalità della comunità educativa, che può manifestarsi anche attraverso la continuità tra scuola e famiglia con i genitori che partecipano in misura più che doppia alle elezioni degli organi collegiali interni rispetto a quanto accade nel resto delle scuole italiane. Questi i numeri: il 93% dei genitori partecipa ai colloqui periodici con gli insegnanti (93,0%), seguiti da attività ricreative di vario genere (33,6%), dalla collaborazione concreta alla gestione della scuola (20,9%) e dalla promozione di iniziative culturali in accordo con il gestore (15,0%). Meno rilevante la partecipazione agli organi collegiali (9,5%).
Alunni disabili e alunni non italiani. La gestione parrocchiale delle scuole dell’infanzia (84) conferma un forte il radicamento territoriale in Italia a cui vanno ad aggiungersi 4 della scuola primaria e 5 degli istituti secondari di primo grado. Nella rilevazione campionaria, al secondo posto compaiono gli ordini o le congregazioni con 90 scuole dell’infanzia; 84 scuole primarie e 40 e 44 rispettivamente di istituti secondari di primo e di secondo grado. Un altro dato riguarda l’iscrizione di alunni con disabilità e con cittadinanza non italiana. I primi in tutti gli ordini di scuola sono complessivamente 9503 pari all’1,7%; 33.138 sono invece quelli non italiani pari al 6,1%. “L’inclusione è un obiettivo ugualmente perseguito dalle scuole cattoliche, anche se i costi impediscono l’iscrizione di alunni con disabilità o con cittadinanza non italiana nella stessa percentuale delle scuole statali”, conferma il report. Ma l’analisi mostra che per gli alunni con Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), che non richiedono costi aggiuntivi per il sostegno, i casi nelle secondarie di II grado cattoliche sono il doppio di quelli registrati nelle altre scuole.
Solido patrimonio edilizio. L’indagine, inoltre, conferma “un patrimonio edilizio solido e abbondante”. Alle aule ordinarie, infatti, si aggiungono gli spazi per attività speciali: il 97,7% delle scuole posseggono cortili, il 95,6% palestre, il 94,9% un laboratorio di informatica, l’84,9% un laboratorio scientifico ed il 74,3% una mensa. Per ciò che riguarda il personale scolastico invece solamente il 7% presta servizio a titolo gratuito; il 57% è assunto con contratto a tempo indeterminato mentre il 35,9% a tempo determinato. Il testo completo del Monitoraggio è scaricabile dal sito web del Centro Studi per la Scuola Cattolica all’indirizzo www.scuolacattolica.it.
Andrea Cassisi (AgenSir)