Ad accompagnare l’anno di grazia del Giubileo, insieme ai diversi appuntamenti celebrativi, c’è anche l’invito a una maggiore attenzione ai poveri, a ricoprire e vivere la pratica dell’accoglienza, dall’uso responsabile dei beni e dalla promozione della giustizia sociale. Il Giubileo diventa l’occasione per ricordare che davvero ogni gesto, anche il più piccolo, può essere un seme di speranza. Con questa consapevolezza la Chiesa di Cremona, erede di una importante tradizione di impegno fattivo nella carità verso i più poveri e fragili, ha deciso di scegliere quale opera-segno dell’anno giubilare, cui indirizzare le azioni di carità, la Casa dell’Accoglienza di Cremona, inaugurata dal Vescovo Assi nel 1988 e oggi interessata da un cantiere che non risponde solo al bisogno di manutenzione straordinaria dell’immobile, ma anche di aggiornamento nell’impostazione di obiettivi e servizi.
L’intera comunità diocesana è chiamata a contribuire fattivamente a questo progetto, il cui sostegno è iniziato formalmente con la «Quaresima di carità 2025» e proseguirà per tutto il Giubileo 2025. Un anno che potrà essere vissuto, dunque, valorizzando questo luogo e il suo significato attraverso momenti di preghiere e spiritualità (come il pellegrinaggio giubilare proposto alle parrocchie con partenza dalla Casa dell’Accoglienza di Cremona e con arrivo in Cattedrale) o attraverso la testimonianza degli operatori di Caritas Cremonese in momenti promossi dalle comunità parrocchiali, unità pastorali o zone pastorali.
Proprio gli operatori delle strutture di accoglienza della Caritas diocesana, insieme ai volontari dell’associazione Il Buon Samaritano, lo scorso 7 giugno hanno vissuto una speciale giornata di formazione e condivisione, che ha unito storia, spiritualità e impegno concreto.
Tutto ha avuto inizio davanti alla Cattedrale, dove il rettore monsignor Attilio Cibolini ha guidato il gruppo in un affascinante percorso nella storia di Salvezza attraverso le bellezze del Duomo.
«Il percorso è durato circa un’ora – racconta Andrea, uno degli operatori Caritas – ed è stata l’occasione per riprendere le tappe fondamentali del Giubileo che nel 2025 annuncia la possibilità di mettersi in cammino nella propria vita insieme alla Chiesa». «Mi ha colpito favorevolmente la competenza del sacerdote che ci ha guidato nel percorso in Duomo», aggiunge Stefania, insegnante e, dallo scorso ottobre, volontaria a Casa di Nostra Signora, dove segue i bambini che hanno bisogno di aiuto nei compiti scolastici.
«La giornata, strutturata come un pellegrinaggio simbolico, secondo me – sottolinea Cristina, coordinatrice di Comunità Lidia dal 2015 – ha permesso ancor più di riflettere sia su quanto la nostra opera di sostegno a chi è più fragile sia importante e al contempo complessa e delicata, sia su quanto l’aiuto dei volontari sia un prezioso supporto per noi operatori. La realtà quotidiana ci porta a dover essere sempre performanti e molto impegnati e secondo me questa giornata ha potuto rappresentare un momento tangibile di ringraziamento ai nostri volontari, che offrono un aiuto mai dato per scontato, però a volte non sufficientemente valorizzato».
Al termine della visita, il gruppo si è spostato alla Casa dell’Accoglienza. Qui, un intenso momento di preghiera sulla carità ha preceduto un sopralluogo ai locali recentemente ristrutturati. «Noi operatori, insieme a don Pier, direttore della nostra Caritas, abbiamo condiviso il desiderio profondo di rinnovamento che guida l’intero progetto di ristrutturazione», ha spiegato Andrea, sottolineando la visione che anima questo importante processo. «Sono rimasta colpita dalle opere di ristrutturazione e da tutto il lavoro fatto per gli ospiti», aggiunge Stefania. «La “nuova” Casa dell’Accoglienza – afferma Cristina – è il segno evidente di come anche oggi l’essere a disposizione degli altri si declini in opere concrete, progettate e pensate per offrire cura, supporto e possibilità rinascita a chi versa in condizioni di fragilità».
La giornata si è quindi conclusa con un momento di condivisione a piccoli gruppi e un aperitivo conviviale nei locali della mensa. Un’occasione preziosa per consolidare i rapporti tra i volontari e gli operatori e per scambiare riflessioni informali nate nel corso della giornata, rafforzando lo spirito di comunità e l’impegno comune.