A Castelleone una riflessione sull’oratorio con don Michele Falabretti

Il sacerdote bergamasco a lungo responsabile del Servizio nazionale di Pastorale giovanile della CEI è intervenuto nell'ambito della festa dell'oratorio

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Interrogarsi sul perché c’è un oratorio in una comunità parrocchiale e sul suo futuro sono stati i temi centrali analizzati da don Michele Falabretti nel suo intervento Promesse di speranza che si è tenuto all’oratorio di Castelleone nella sera di mercoledì 10 settembre, all’interno delle due settimane di festa dedicate all’oratorio.

La sala conferenze San Bernardino Realino era affollata, segno che l’oratorio riveste ancora un ruolo fondamentale per la comunità di Castelleone e, come ha sottolineato don Matteo Alberti, vicario dell’oratorio, nel presentare il relatore, don Michele Falabretti, dopo aver passato undici anni come responsabile del Servizio nazionale di Pastorale giovanile della CEI, è ritornato a svolgere la l’incarico di parroco nella diocesi di Bergamo, e quindi è in grado di valutare l’azione all’oratorio da diverse angolature.

Don Falabretti ha precisato che la prima impressione avuta ritornando in parrocchia è stata quella di un profondo cambiamento e per spiegarlo ha usato un’immagine derivata da una sua personale esperienza: durante l’estate celebrava la Messa con le porte aperte per il caldo, vedeva la strada di fronte a lui che sembrava condurre le persone in chiesa, ma poi la strada deviava e queste persone non entravano, andavano da altre parti, prese dai loro impegni. E da qui una prima constatazione: pochi in chiesa e molti in oratorio. Una comunità costruisce l’oratorio, esperienza peculiare delle diocesi lombarde, perché si educa non solo con l’istruzione, ma con la cura che passa attraverso lo sport, il bar, il cinema e tutte le attività che si svolgono in oratorio. Ciò che tiene insieme queste varietà di esperienze è la vita di comunità che trova il suo collante nella gratuità, caratteristica di tutti coloro che prestano servizio all’oratorio nei vari ruoli.

Certamente anche l’oratorio è cambiato e, senza abbandonarsi al pessimismo, bisogna affrontare la realtà: don Michele Falabretti ritiene che la difficoltà del mondo attuale sia il disorientamento, i ragazzi che costituiscono dei gruppi di solitudine dove faticano a comunicare tra loro. Ma solo con una vita di relazione si può invertire la tendenza e questa possibilità di relazione si può trovare in oratorio, dove si vive la gratuità, che è restituire agli altri ciò che gratuitamente si è ricevuto. Diffondere una vita di comunità che offra speranza non risponde a nostalgie di una tempo passato, ma risponde alle necessità dei ragazzi di oggi, essendo capaci di ascoltare la parola di Gesù senza piegarla alle proprie convenienze.

Il sacerdote ha concluso il suo intervento con quattro indicazioni da seguire nell’attività oratoriane, ma non solo: per convertire bisogna convertirsi, ci deve essere gioia e libertà nel proprio fare e bisogna guardare con simpatia il tempo che si sta vivendo.

Dopo alcuni interventi da parte del pubblico con le repliche di don Michele, don Giambattista  Piacentini, parroco di Castelleone, ha chiuso l’incontro ricordato che il Consiglio pastorale parrocchiale è sulla linea di quanto affermato da don Michele, infatti ha messo al centro la cura della dimensione familiare della parrocchia così  da portare nelle diverse attività lo stile di una famiglia.

TeleRadio Cremona Cittanova
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