“Migranti, portatori di speranza”, si celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

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È eccezionalmente slittata al 5 ottobre l’annuale Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (che si celebra tradizionalmente l’ultima domenica di settembre) a motivo della concomitanza della 111ª edizione della Giornata con il Giubileo dei migranti e del mondo missionario, in programma a Roma con Papa Leone sabato 4 e domenica 5 ottobre. Nell’occasione proponiamo una riflessione a cura di don Umberto Zanaboni, incaricato diocesano per la Pastorale delle migrazioni e la Pastorale missionaria.

 

il messaggio di Papa Leone per Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2025

 

Manifesto della Giornata del 4 e 5 ottobre

 

Una giornata nata per ricordare l’umanità in cammino

La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato ha origini antiche e radicate nella storia della Chiesa. Fu istituita da Papa Pio X nel 1914, in un’epoca segnata da grandi movimenti migratori, soprattutto dall’Europa verso le Americhe, e da una crescente preoccupazione per la condizione spirituale e materiale di milioni di migranti italiani. Da allora, questa Giornata è diventata un appuntamento annuale che accompagna l’evolversi della storia della mobilità umana, offrendo spunti di riflessione alla luce del Vangelo e delle sfide contemporanee.

Nel corso dei decenni, la Giornata ha assunto un respiro sempre più universale, integrandosi con i temi della giustizia sociale, della pace, dell’accoglienza e dell’inclusione.

Papa Leone XVI, nel messaggio per la 111ª edizione, porta avanti con forza questa tradizione, offrendo una lettura profetica e realistica del nostro tempo, ma anche aprendo squarci di luce e di speranza per l’umanità migrante e per le comunità chiamate ad accoglierla.

 

Un mondo in ombra: la denuncia profetica del Papa

Il messaggio di Papa Leone XVI si apre con un’analisi severa e dolorosa del contesto globale: “Il contesto mondiale attuale è tristemente segnato da guerre, violenze, ingiustizie e fenomeni meteorologici estremi”, scrive il Pontefice. È un quadro cupo, in cui la corsa agli armamenti, le minacce nucleari, la crisi climatica trascurata e le disuguaglianze economiche contribuiscono a generare paure collettive e incertezze radicali sul futuro. “La prospettiva di una rinnovata corsa agli armamenti e lo sviluppo di nuove armi, incluse quelle nucleari, la scarsa considerazione degli effetti nefasti della crisi climatica in corso e le profonde disuguaglianze economiche rendono sempre più impegnative le sfide del presente e del futuro”. Ci troviamo “di fronte alle teorie di devastazioni globali e scenari spaventosi”.

Queste parole trovano una eco concreta nell’intervento del cremonese mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente di Fondazione Migrantes, che in suo articolo a commento del messaggio del papa denuncia: “Guerre, violenze, ingiustizie e fenomeni metereologici inediti portano sempre più persone a mettersi in cammino per costruire una vita più sicura e chiedere protezione: in dieci anni siamo passati da 154 milioni di migranti a 310 milioni di migranti, più del doppio. Al tempo stesso, alla crescita delle migrazioni corrisponde una chiusura, nuovi muri – 16 solo in Europa e il nuovo muro di 1000 Km voluto da Trump tra gli Stati Uniti e il Messico –, l’indebolimento della ‘condivisione’, cioè dell’accoglienza e dei progetti di integrazione, e della ‘cooperazione’, nonostante nuovi segnali di interesse per l’Africa – come il piano Meloni in Italia, costruito senza il coinvolgimento dei Paesi interessati e del mondo ecclesiale e missionario, oltre che del mondo delle oltre 200 ONG italiane: condivisione e cooperazione rese ancora più deboli per l’aumento di oltre 15 miliardi in tre anni (2025-2027) delle spese per gli armamenti in Italia (2% del PIL) e di 100 miliardi nei Paesi dell’Unione Europea” (Vita Pastorale).

Di fronte a questo scenario, il Papa non si limita alla denuncia, ma prepara il terreno per un messaggio più profondo, di speranza e di rinnovamento evangelico.

 

La speranza che abita i passi: migranti cercatori di felicità

Nella densità del dolore mondiale, Papa Leone XVI sorprende con un’intuizione limpida e originale: i migranti sono animati dalla speranza. La loro non è solo una fuga, ma una ricerca attiva di felicità, una sete di vita piena. “È la speranza di trovare altrove la felicità il vero motore della mobilità umana”, afferma il Papa. E da questa consapevolezza nasce un appello potente alla comprensione e all’accompagnamento, non più solo alla tolleranza o all’assistenza.

A rafforzare questa visione, il messaggio si nutre della Parola di Dio, che diventa sorgente viva di consolazione e speranza. Il profeta Zaccaria (Zc 8,4-5.12) disegna un futuro di pace: “Nelle piazze della città siederanno ancora vecchi e vecchie… Le piazze della città si riempiranno di ragazzi e ragazze che vi giocheranno”. Un’immagine di convivialità, sicurezza e pienezza di vita.

Il Salmo 68 canta la protezione di Dio per chi è in cammino: “Dio prepara una casa per chi è solo, fa uscire i prigionieri con gioia” (Sal 68,8-11). Dio stesso si fa compagno del migrante, rifugio del profugo.

Nel Salmo 91, ancora, si canta:  “Egli ti libererà dal laccio del cacciatore… Ti coprirà con le sue penne… La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza” (Sal 91,3-6). È la fedeltà del Signore la vera forza dei cammini di chi lascia tutto.

Il Papa ci invita a leggere nella speranza il movimento migratorio, come un’opportunità per vedere Dio all’opera nella storia, anche là dove sembra solo desolazione.

 

Missionari di speranza: la vocazione dei migranti cristiani

Papa Leone XVI offre infine una lettura provvidenziale della precarietà vissuta da tanti migranti. Non è solo un fatto da subire, ma una vocazione da accogliere. I migranti cattolici possono diventare oggi missionari di speranza, protagonisti di una nuova evangelizzazione: “Migranti e rifugiati cattolici possono diventare oggi missionari di speranza nei Paesi che li accolgono, portando avanti percorsi di fede nuovi… Essi, infatti, con il loro entusiasmo spirituale e la loro vitalità possono contribuire a rivitalizzare comunità ecclesiali irrigidite ed appesantite, in cui avanza minacciosamente il deserto spirituale”.

Non sono semplici destinatari della carità, ma soggetti attivi della vita ecclesiale. A questo si lega l’invito del Papa a riconoscere la dignità di tutti come figli di Dio, a considerarli “fratelli e sorelle”, a includerli in comunità dove possano esprimere i propri talenti e partecipare pienamente alla vita della Chiesa e della società. Questo è un appello a convertire lo sguardo: non vedere solo il bisogno, ma la ricchezza.

 

Segni di speranza già presenti nella nostra Chiesa cremonese

Nella Diocesi di Cremona, questa visione di Papa Leone XVI è già realtà. Un esempio vivo è il gruppo “Mère du Divin Amour” della Costa d’Avorio, che con il canto, la preghiera e la loro presenza gioiosa sta contribuendo a rinnovare le nostre celebrazioni. La loro partecipazione alle liturgie diocesane è segno concreto di una Chiesa che si apre e si lascia trasformare, che accoglie per lasciarsi evangelizzare.

Per questo, tutta la comunità diocesana è invitata a partecipare alla prossima Veglia missionaria, che si terrà sabato 18 ottobre alle ore 21 presso la chiesa Maristella a Cremona. Sarà un’occasione per pregare insieme, ascoltare testimonianze, cantare la speranza e riconoscere il volto di Cristo nei fratelli e nelle sorelle provenienti da altri paesi del mondo.

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TeleRadio Cremona Cittanova
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