«La riconciliazione è l’unica strada possibile». Parla in questi termini l’arcivescovo Paolo Pezzi, metropolita dell’Arcidiocesi Madre di Dio a Mosca, nonché presidente della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia. Collegato in videoconferenza con la comunità di Castelleone, sabato scorso ha risposto ad alcune domande sul perdono e sul Giubileo, avendo come filo conduttore il tema «La speranza che non delude». L’incontro, promosso dalla Parrocchia con Azione cattolica e Comunione liberazione, ha suscitato parecchio interesse, radunando intorno allo schermo dell’oratorio un buon numero di partecipanti invogliati a conoscere l’esperienza diretta di chi vive in un Paese sotto i riflettori della storia contemporanea.
«La riconciliazione è un evento clamoroso e miracoloso – spiega l’arcivescovo – che dona la speranza non solo per un futuro, ma nell’immediato». E fa intendere che non ne esistono altre strade per raggiungere la pace interiore e quindi, in un secondo momento, quella dei popoli. Certo si tratta di un atto coraggioso, faticoso, ma che «permette di accettare il sacrificio di una ingiustizia». Ci sono esempi interessanti: «In Sud Africa – racconta – si è tentata questa strada con discreti risultati, permettendo che la giustizia non fosse giustizialismo o vendetta e aiutando così anche chi ha commesso i crimini a esporsi», perché sicuro di non ottenere in cambio odio gratuito ma giustizia. Certo bisogna essere realisti: «in questo mondo la variante di assoluta e perfetta riconciliazione non esiste». Per il presule occorre «l’umiltà di una continua revisione».
Comunque il perdono lo si può dare anche a chi non ha coscienza del suo errore e dunque non pronuncia un mea culpa. Oggi (e l’allusione è a tutti i conflitti in corso) «solo una riconciliazione unilaterale a priori può aprire a un dialogo. Può costare un sacrificio. Occorre arrivare alla posizione di nostro Signore in croce, quando ha perdonato pur non avendo avuto alcuna richiesta». In quel momento erano «convinti che stavano facendo la cosa più giusta»: non era così, però «Cristo li ha giustificati; un fatto sconcertante, provocante. L’unica strada possibile fino ad oggi».
Quanto ai rapporti in Russia tra Chiesa Cattolica e Ortodossa, il metropolita di Mosca risponde che «sono buoni e ultimamente si sono intensificati. Incontro spesso – precisato – vescovi, sacerdoti e laici ortodossi, a cui esprimo apertamente la mia posizione. Non è detto che ci troviamo d’accordo, però c’è stima e accoglienza reciproca».
E quando gli si chiede come si viva il Giubileo in terra russa, racconta la sua esperienza e la volontà di farsi «pellegrino di speranza» andando a visitare di persona «le 65 parrocchie della sua diocesi per portare la speranza», che sente di vivere in prima persona.
Profilo biografico dell’arcivescovo Pezzi
Ravennate classe 1960, Pezzi è stato ordinato sacerdote nella Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo il 22 dicembre 1990. Licenziato in Teologia Pastorale con una tesi su I Colloqui tra i movimenti ecclesiali e le nuove comunità e con quella di Dottorato su La Chiesa cattolica e la nuova evangelizzazione in Siberia, dal 1993 al 1998 è stato decano della regione centrale dell’Amministrazione apostolica per i cattolici di rito latino della parte asiatica della Russia e redattore capo del Giornale cattolico della Siberia. Dal 2005 insegna Teologia pastorale nel Seminario maggiore cattolico Maria, Regina degli Apostoli di San Pietroburgo, di cui è stato rettore negli anni 2006-2008. Il 21 settembre 2007 è stato eletto vescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca con il titolo di arcivescovo metropolita: è stato consacrato vescovo il 27 ottobre 2007 a Mosca.