L’esperienza traumatica della pandemia e della quarantena ha lasciato ferite profonde (molte delle quali ancora aperte) e ha inevitabilmente stravolto la quotidianità di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Ora più che mai la situazione è incerta e allarmante, tanto da necessitare linee guida aggiornate con un nuovo decreto ministeriale: per questo il primo incontro della serie di incontri “Traiettorie di sguardi”, il percorso per i giovani promosso dalla Pastorale giovanile diocesana, ha voluto aprire lo sguardo sul futuro. L’appuntamento è stato nel pomeriggio di domenica 18 ottobre presso la parrocchia del Maristella, a Cremona, a partire dalla rilettura del passato, grazie alle parole di don Francesco Mazza, giovane sacerdote della diocesi di Fidenza e formato presso il Seminario di Cremona, e Valerio Fasani, insegnante di religione cremonese.
A introdurre la serata l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile, don Paolo Arienti, che ha illustrato il tema scelto quest’anno, presentando gli ospiti.
Fasani ha paragonato l’esperienza di un cristiano a quella di un equilibrista, suggerendo la precarietà e l’incertezza del momento e sottolineando la necessità di camminare sempre avanti con una direzione ben precisa. Come si suol dire, si impara dagli errori, però: i leggeri e cauti passi da equilibrista hanno portato l’umanità a prendere consapevolezza e (in parte) decostruire alcune idolatrie, tra le quali spicca l’idolatria dell’Io, fondamenta della “società delle eccellenze”. La situazione estremamente emergenziale – ha provocato Fasani – ha insomma messo in luce le criticità di un’umanità malata e distratta. L’iniziale senso di vuoto ha poi lasciato spazio alla speranza, alla capacità di «rivedere la presenza di Dio nella pienezza dell’amore vissuto che non cede spazio alla paura»: in questo senso la pandemia è stata apocalittica, poiché ha squarciato il velo delle idolatrie e delle fragilità umane, aprendo il tema della speranza e lasciando intravedere una direzione, un avvenire, un piano.
Proprio sul tema apocalittico si è accodato il don Mazza, il quale ha ripercorso la sua personale esperienza trovando un senso altro, di svelamento della realtà e del progetto divino al di là della mera e umana disperazione. Disperanza che si è tradotta, ha riflettuto il giovane sacerdote, nell’uso quotidiano di modi di dire (come “vedremo” e “non ho tempo”) che raccontano di quanto ci si è rintanati nella comodità del silenzio, dell’isolamento e della de-responsabilizzazione. La risposta, dunque, può e deve essere nello sforzo di guardare oltre, di alzare lo sguardo in su, insieme: la soluzione non è il distanziamento sociale, bensì il distanziamento fisico, sinonimo di coesione davanti alla fragilità.
Gli interventi degli ospiti sono stati una preziosa occasione per rileggere la storia passata con uno sguardo di speranza al futuro: un mix di teologia e filosofia, con una spolverata di frammenti di vita vissuta, sono stati gli ingredienti vincenti di un incontro molto apprezzato dal pubblico di giovani che ha riempito la chiesa del Maristella, dove quest’anno si svolgono gli incontri per garantire il pieno rispetto delle norme anti-Covid. Le stringenti direttive hanno invece impedito il consueto svolgimento di momenti conviviali, sia all’inizio che al termine dell’incontro.
Il prossimo appuntamento è fissato per domenica 22 novembre, sempre alle 18.30 al Maristella: ospiti tre giovani scout che racconteranno del loro cammino di Santiago. La serata, che prende spunto dal verso di Bennato “… e poi dritto, sino al mattino”, sarà accompagnata dalle impressioni artistiche di Giulia Cabrini.
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