Anche la Diocesi di Cremona aderisce al progetto Cei per il censimento delle chiese

Entro il 2022 saranno mappati oltre 400 edifici di culto sul territorio: l’occasione per poter conoscere la situazione di tanti gioielli nascosti talvolta dimenticati, oltre che per una verifica della conservazione degli impianti e della sicurezza delle strutture
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In accordo con quanto richiesto dalla Conferenza episcopale italiana, anche la Diocesi di Cremona ha iniziato il censimento dei beni architettonici di proprietà della Chiesa cremonese. Un modo per poter conoscere la situazione degli edifici di culto, ma anche dei tanti gioielli nascosti talvolta dimenticati.

I lavori, iniziati il luglio scorso, fanno parte di un articolato progetto promosso dall’Ufficio nazionale per i Beni culturali ecclesiastici: un censimento informatizzato delle chiese esistenti sul suolo italiano per arrivare ad un inventario completo dei beni architettonici che, nel tempo, dovrà interessare l’intero patrimonio immobiliare di proprietà delle diocesi e degli enti soggetti al vescovo diocesano, quali episcopi e seminari.

Per l’attuazione del censimento è stato messo a disposizione delle diocesi aderenti un sistema online che permette di inserire tutti di dati relativi all’edificio oggetto di schedatura. La Diocesi di Cremona ha raccolto con entusiasmo la proposta, elaborando un progetto ad hoc per l’analisi dello stato di fatto degli edifici di culto (dunque la consistenza e l’uso), l’analisi degli aspetti amministrativi e legali (proprietà e possesso) e per individuare le finalità da conseguire una volta ottenuti i risultati delle ricerche (interventi, migliorie, etc). Il progetto è stato presentato a tutte le parrocchie, chiarendo l’esigenza di mappare e, soprattutto, conoscere in maniera completa e precisa la consistenza, il valore e lo stato di conservazione del patrimonio diocesano.

Come ricordato da don Gianluca Gaiardi, responsabile dell’Ufficio beni culturali diocesano, questo impegno non è senza uno scopo: servirà a capire meglio le effettive esigenze e necessità per un dignitoso uso cultuale (accanto a quello culturale) delle chiese, nonché a stabilire i criteri per un corretto utilizzo degli immobili, che sono un patrimonio che si è chiamati a gestire e soprattutto a tramandare nel tempo.

Sul piano operativo, all’interno di ogni zona pastorale è stato individuato dall’Ufficio uno schedatore che si occupa della verifica preliminare della documentazione e dell’inserimento online nel sistema messo a disposizione dalla Cei. Al momento il progetto riguarda la schedatura a livello di inventariazione delle chiese che risultano di proprietà di parrocchie o enti religiosi soggetti al vescovo.

Un lavoro che coinvolge circa 400 edifici e che si concluderà – salvo ulteriori rallentamenti dovuti al Covid – nel 2022. Il censimento attualmente viene fatto solo per le chiese attualmente in uso.

«Il censimento – precisa don Gaiardi – ha una valenza storica, ma al contempo permette un controllo della conservazione degli impianti e della sicurezza, in modo da poter fare adeguamenti per l’uso liturgico laddove necessario».

L’impresa coinvolge parroci, tecnici e archivisti. «I lavori di censimento – conclude l’incaricato diocesano per i Beni culturali – sono iniziati a luglio e ad oggi la zone stanno consegnando il materiale preliminare, siamo già arrivato quasi a metà del lavoro; circa al 25 per cento degli edifici censiti a dicembre 2020. La pandemia ha reso tutto molto più complicato». Ma non impossibile.