3 continenti, 30 comunità, 150 suore circa. Questi i numeri dell’evento di formazione promosso dall’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda. Un incontro, se pur virtuale, vero e autentico. Tra lo stupore e le gioia di rivedersi, tra fusi orari e qualche immancabile inconveniente con la connessione. Ogni religiosa alla sua scrivania, sul divano di casa con penna e quadernetto, perché le cose belle bisogna annotarle.
Fino alla fine avevano sperato di potersi incontrare di persona, di potersi scambiare gli auguri, racconti e idee per il futuro, ma alla fine si sono dovute incontrate così, perché la realtà limita ma il desiderio allarga e fa vedere cose con altri occhi.
Dopo le prove di rito e i saluti iniziali di madre Isabella Vecchio, la superiora generale delle Adoratrici, commossa per questo momento tanto atteso, suor Paola Rizzi, archivista dell’Istituto, ha condiviso un pezzo di storia del fondatore e dell’Istituto: l’arrivo di san Francesco Spinelli a Como, a Casa Nazareth, e le vicende belle e anche sofferte che ha vissuto. “La solidarietà è un modo per fare la storia” a fine ‘800, nella Chiesa del tempo, non era facile fare opere di solidarietà, ma così è stato per Spinelli, che non si è mai tirato indietro a ciò che la realtà storica chiedeva in termini di carità e dono.
A intervenire poi è stato il vescovo Antonio Napolioni.
I suoi saluti alle comunità delle Adoratrici nel mondo e il suo affetto particolare per le sorelle di Casa Santa Maria hanno reso familiare questo bel momento. Le parole del Vescovo hanno permesso di riflettere sul tema della Chiesa come Corpo di Cristo, in questo tempo, Corpo sofferente. Cosa i cristiani possono dire a una società oggi così liquida e frammentaria? La risposta è ancora nella fiducia e nella grazia del vangelo che ci invita a vivere questo tempo come un tempo di scelta e testimonianza. “Siamo dentro a questo Corpo del Risorto dove le nostre briciole rimangono preziose solo se rimangono briciole”.