Alla vigilia del Global Health Summit (Vertice mondiale sulla salute) del G20, a presidenza italiana, ha preso il via il 20 maggio la campagna mondiale “A Vaccine for all – Vaccino per tutti”. L’iniziativa parte con il lancio di un’azione-simbolo a favore delle popolazioni native dell’Amazzonia del Pará (Brasile).
“Un male globale può essere sconfitto solo con un bene comune globale: la vaccinazione contro il Covid-19 sia accessibile a tutti, dando priorità ai più vulnerabili e bisognosi del pianeta, indipendentemente dal loro reddito individuale e nazionale”, scrivono in un comunicato i promotori della campagna. Si tratta di una rete internazionale di organizzazioni di diverse culture e religioni, di cui, tra gli altri, fanno parte il Movimento dei Focolari; Economy of Francesco; Comunità di Sant’Egidio; Ucoii (l’Unione comunità islamiche d’Italia) e Retinopera (Italia).
Giovedì 20 maggio la campagna è stata presentata nel corso di una conferenza stampa online dove ha preso la parola anche suor Alessandra Smerilli, sottosegretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, che coordina la task-force Economia della Commissione vaticana Covid-19.
“Urge la decisione della comunità internazionale”, scrivono i promotori che con il lancio della campagna, che chiedono la “sospensione dei brevetti per le case farmaceutiche o contratti con quantità e prezzi più generosi per i Paesi poveri o emergenti”.
“La pandemia da Covid-19 – è questo il cuore della campagna – sta confermando una volta di più quanto i popoli della terra siano interconnessi e quanto ogni scelta locale abbia ricadute anche globali”.
La campagna “A Vaccine for all” esorta quindi “i Governi a praticare l’internazionalismo dei vaccini, che è l’esatto opposto del nazionalismo chiuso che non potrà mai sconfiggere il virus”. L’obiettivo è che “ogni persona del pianeta abbia accesso ai vaccini in modo universale, equo, gratuito, veloce”.
L’azione-simbolo al via il 20 maggio è una campagna sanitaria nella regione amazzonica del Pará (Brasile) con il progetto “Barco Hospital Papa Francisco” per le popolazioni dei “ribeirinhos” che non possono raggiungere i luoghi di cura e avere così diritto all’assistenza socio-sanitaria.