Don Ghilardi rilegge il XXX Rapporto Immigrazione

L'incaricato dell'Ufficio diocesano Migrantes spiegati i dati relativi all'ultimo rapporto di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes sulle immigrazioni e gli effetti della pandemia
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Dopo la pubblicazione del XXX Rapporto Immigrazione Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, avvenuto nello scorso ottobre, don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la Pastorale missionaria e per la Pastorale delle migrazioni, analizza i dati emersi dal documento e parla della situazione attuale relativa agli sbarchi e ai flussi migratori in Italia.

«Parliamo del biennio 2019/2020: c’è una parte che riguarda l’esplosione della pandemia e un dopo. Tutto questo ha bisogno di un approfondimento – spiega don Ghilardi -. È bene parlare di narrazione, piuttosto che di informazione, in quanto tutte le notizie che ci arrivano non sempre corrispondono alla verità. E parliamo di narrazione perché le informazioni che ci vengono recapitate sono solo relative agli sbarchi e solo per via mediterranea, quando in realtà queste rappresentano il numero più basso».

Scarica qui la sintesi del Rapporto

In questo periodo di pandemia, come sono variati i dati relativi all’immigrazione in Italia?

«La popolazione italiana è diminuita del 6,8%, ma la realtà è che non è stata compensata dall’immigrazione: gli arrivi nel nostro Paese sono infatti diminuiti del 5%. Ovviamente il virus ha avuto effetti devastanti sull’occupazione. Parlando degli stranieri in Italia, sono stati circa 100mila posti di lavoro persi. Ma allo stesso tempo il numero di infortuni è aumentato, sfruttando le basse qualifiche degli immigrati e la quasi totale assenza di smartworking. Molti stranieri sono infatti occupati nel settore turistico, nell’assistenza domestica o nella cura degli anziani. Tutto ciò ha portato a un aumento della povertà assoluta della popolazione straniera: il 52% dei richiedenti aiuto a Caritas sono infatti immigrati, costituito per il 26% da famiglie intere in situazione di bisogno. L’unico dato incoraggiante, invece, è che sono in aumento le imprese gestite da stranieri».

Dal punto di vista umano, invece, che effetti sta avendo la pandemia?

«Il problema del virus spesso viene visto come una colpa del migrante, etichettato come untore. Se prima lo straniero era visto come portatore di criminalità, ora è anche considerato portatore di malattia. E non è solo questo: anche le violenze domestiche sono aumentate ed è stato rilevato che vengono purtroppo denunciate sempre di meno, per la scarsa autonomia economica delle donne straniere».

Quando si sente parlare di aiuti e contributi, di che cosa si tratta?

«In verità tutti i bonus e gli ammortizzatori sociali che il Governo ha messo in campo sono state sfruttate in minima parte dalla popolazione straniera. La maggior parte di loro non ha, purtroppo, le competenze e le conoscenze linguistiche e culturali per accedere ai portali e fare richiesta. Non è dunque vero che la popolazione straniera ha goduto di più aiuti».

Parlando invece della diocesi di Cremona, sappiamo che saranno nominati due nuovi sacerdoti come guide di altrettante comunità straniere. Ce li presenta?

«Uno ve lo posso presentare, perché è già arrivato. Si chiama don Nicolas Diene, è originario del Senegal e sarà cappellano della comunità africana francofona e collaboratore presso l’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” di Cremona. L’altro, che sarà nominato cappellano della comunità africana anglofona, arriverà probabilmente verso fine dicembre».