Nel pomeriggio di domenica 12 giugno, nella Messa delle 16 presso la chiesa parrocchiale di Rivolta d’Adda, davanti al vescovo Antonio Napolioni e alla superiora generale delle Suore Adoratrici, madre Isabella Vecchio, emetterà la propria professione perpetua suor Roberta Valeri, 33enne originaria proprio di Rivolta d’Adda.
Per lei, la più piccola di tre fratelli, l’infanzia è stata nel segno dell’educazione cristiana, del gioco e del servizio in oratorio, ma anche nella familiarità con l’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, che proprio a Rivolta d’Adda hanno la loro Casa madre. Una suora adoratrice come maestra d’asilo, la presenza delle religiose in parrocchia e il volontariato a Casa Famiglia sono stati alcuni dei semi gettati che nel tempo hanno portato frutto. «Le suore adoratrici – racconta suor Roberta – sono sempre state compagne di viaggio per me e per la mia famiglia. Il volto, la storia, la casa di don Francesco Spinelli, le “sue” suore, giocare nel loro giardino… sono ricordi e azioni che mi hanno accompagnato fin da bambina. E poi i momenti passati, tra tante attività, in Casa famiglia con gli ospiti: anche quel luogo e quelle relazioni “parlavano” di don Francesco come un santo amico, vicino, di una persona che ha fatto del bene a tante persone».
Dopo aver concluso il liceo socio-psico-pedagogico a Crema, Roberta frequenta la facoltà di Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano. Nel settembre 2010 avrebbe dovuto discutere la tesi e invece nel mese di agosto matura la scelta di dedicare la propria vita al Signore nella famiglia delle Adoratrici. Così inizia il percorso di formazione all’interno dell’Istituto non senza, nel frattempo, laurearsi in Scienze dell’educazione. Studi a cui è poi seguita la laurea triennale e quella specialistica presso la facoltà di Scienze religiose di Modena.
A Modena Roberta vive l’aspirandato (la prima tappa del cammino di formazione) e poi il postulandato, presso Casa famiglia. Nel 2012 il trasferimento a Cremona per gli anni del noviziato, sino alla prima professione, emessa nel novembre del 2014. Anni nei quali suor Roberta ha l’opportunità di conoscere da vicino anche le comunità delle Adoratrici di Palmanova e Lenno. Poi per lei di nuovo tappa a Modena per il cammino di juniorato, sino al settembre 2021 quando ha raggiunto la comunità di Como, dove ancora oggi presta servizio.
«Com’è maturata la mia vocazione? Diciamo che il Signore è un abile e delicato conquistatore! – racconta la giovane religiosa – Quando ero più piccola non ho mai scartato la possibilità di abbracciare la vita consacrata, ma senza escludere nemmeno la possibilità di fare famiglia, una famiglia numerosa. Al Signore chiedevo spesso di farmi capire, di non farmi arrivare adulta senza aver colto il suo progetto su di me. Beh, devo dire che ho solo da ringraziarlo per come, passo passo, mi ha presa per mano e mi ha accompagnata in questo cammino. Per come mi ha rialzata nelle cadute e per avermi inviato i suoi angeli nei momenti di difficoltà e non solo».
Sin da bambina suor Roberta è stata abituata con naturalezza a passare per una preghiera nella chiesa delle Adoratrici davanti all’urna di don Francesco Spinelli, nel frattempo diventato san Francesco Spinelli. «Oggi lui mi ricorda che il Signore è l’unica vera sorgente di vita, di gioia, di amore. Mi invita a crescere come “sua” buona figlia in Cristo, fermandomi ogni giorno “cuore a cuore” con il Signore, lasciandomi nutrire della sua Parola e del suo Pane, per lasciarmi trasformare dall’amore in amore, come dice lui stesso in una delle sue Conversazioni eucaristiche. Con la sua storia non può non insegnarmi anche la bellezza e l’importanza del perdono del Signore e, per grazia, anche del perdono fraterno. È un santo semplice, ma proprio per questo bello: perché tutti siamo chiamati alla santità, come ci ricorda spesso anche Papa Francesco».
Il dono che san Francesco Spinelli ha lasciato come carisma alle sue suore si caratterizza, in estrema sintesi, nell’adorazione eucaristica e nel servizio ai poveri: «L’adoratrice – afferma suor Roberta – è colei che attinge dall’Eucarestia quell’amore che la spinge poi a farsi amore, a farsi pane per i fratelli. “Poveri” non sono solo i poveri “materiali”: sono tante le povertà di oggi, comprese le nostre povertà».
Ripensando al cammino di formazione fatto in questi anni, suor Roberta lo legge come «un dono», del quale spesso si sente di ringraziare proprio le suore Adoratrici, «perché è stato un cammino bello, serio, in cui mai mi sono sentita costretta a restare; sempre sono stata spronata a crescere, a camminare e fidarmi del Signore, della sua fedeltà, della sua grazia».
In questo senso rivolge un pensiero ai giovani, ai quali, alla vigilia della sua professione, augura «di non smettere mai di cercare il proprio posto nel progetto di amore del Padre». «E se questo posto, poi, fosse una chiamata alla vita consacrata, mi sento di dire che è un dono bello essere spose di Cristo. Alle ragazze che il Signore chiama a una vita di consacrazione vorrei dire di non avere paura a dire di sì! E poi di prendersi del tempo, per fermarsi e lasciarsi guardare dal Signore. E imparare, piano piano, a guardarci come ci guarda Lui, scoprendo quanto siamo amati e quanto siamo davvero preziosi ai suoi occhi».