Come può una ragazza di quattordici anni affrontare il dolore e la fatica della malattia? Che senso può trovare dentro la sofferenza e la possibilità di morire?
Antonio e Sara Gabrieli hanno raccontato, con la voce emozionata e tanto coraggio, come la loro figlia Giulia ha trasformato i due anni di malattia in un inno alla vita, durante la serata di venerdì 31 gennaio al Santuario Santa Maria del Fonte di Caravaggio per il primo degli incontri dal titolo Verso la santità che hanno l’obiettivo di offrire occasioni di riflessione intorno al tema del Giubileo 2025.
A Giulia Gabrieli, infatti, bergamasca del 1997, è stato diagnosticato un sarcoma quando aveva 12 anni e per il quale è morta il 19 agosto del 2011, proprio quando si era conclusa la via crucis per i giovani alla GMG di Madrid.
«Come genitori ci chiediamo quanto sia giusto fare testimonianza della vita di una ragazza che non c’è più» così hanno preso la parola Antonio e Sara. «Abbiamo capito che era giusto perché Giulia era consapevole di essere testimone di qualcosa di grande che andava oltre la sua morte».
E per farlo hanno dato la parola propria alla figlia, che due mesi prima di morire ha girato un video «che doveva essere solo per la famiglia, ma che presto abbiamo capito essere un messaggio che Giulia voleva trasmettere ad altri». I genitori infatti la ricordano come un’adolescente normale, gioiosa, amante dello shopping, ma anche tenace in quella che considerava la sua missione: testimoniare la sua esperienza di fede raccontando la sua storia, anche quando il fisico era debilitato. «Ogni volta – racconta la madre – io le dicevo di non andare, ma lei insisteva. A volte non aveva le forze per prepararsi, così mi chiedeva di invocare con lei lo Spirito e partivamo. Quando iniziava la sua testimonianza era chiaro che non era lei a parlare, che era guidata da quello Spirito che aveva invocato».
Il messaggio che Giulia ha lasciato al mondo è stato trasmesso e guardato da tutti con attenzione e commozione: si è visto il sorriso e l’entusiasmo di una ragazza piena di vita e di gratitudine, consapevole di quello che stava affrontando, ma anche piena di speranza: «La canzone Strada facendo – queste le parole di Giulia che all’inizio del video commenta la colonna sonora scelta – mi trasmette fiducia, leggerezza e speranza verso il futuro. La mia vita è come un giardino perfetto: la mia famiglia, la possibilità di studiare, i miei amici. Ad un certo punto qualcosa cambia tutto da un giorno all’altro e l’eden diventa un ade e la vita diventa un po’ più dura. Ma parlare della mia esperienza mi fa bene, mi serve per sfogarmi e buttare fuori le emozioni e sensibilizzare gli altri, far loro scoprire che c’è tanta gente che soffre in ospedale».
Nel video poi Giulia racconta della scuola, che le piaceva molto, e della sua tesina per gli esami di terza media sugli orrori del ‘900: «Conoscendo la storia della Shoah mi sono immedesimata. Parlando della sofferenza dei deportati ho iniziato a parlare di me». Parla della sua famiglia, di suo fratello minore, delle cugine, delle amiche e dei medici, suoi supereroi che invece che con superpoteri salvano le persone con le medicine.
Nel video Giulia parla anche e soprattutto della sua fede, del rapporto profondo con il Signore e con Maria, che chiama «la mia mammina del cielo»: « A Medjugorje – dove Giulia è andata in pellegrinaggio in occasione del suo quattordicesimo compleanno – la Madonna soffia il proprio amore in un palloncino che cresce e cresce fino a scoppiare e così l’amore si espande dappertutto e va a colmare le nostre mancanze».
La fede le ha permesso di dare un senso alla sua malattia e di accoglierla: «Quando ho fatto la Cresima, durante la preparazione, il sacerdote ci ha detto che ricevendo lo Spirito Santo avremmo iniziato a essere al servizio del Signore. Ma io mi chiedevo: cosa potrei fare? Ed è arrivata la malattia: per questo cerco di vivere al meglio l’attimo presente, perché Dio mi sta chiedendo questo».
Vivere il presente significava per Giulia anche fare progetti per il futuro che voleva portare avanti lei stessa, come la stesura del libro, uscito per le edizioni Paoline e tradotto in cinque lingue, dal titolo Un gancio in mezzo al cielo: un diario in cui Giulia ci regala passo passo ogni momento della sua malattia.
Durante la serata era presente anche don Luigi Carminati, confessore e guida spirituale della giovane, che la ricorda con parole di affetto: «Abbiamo vissuto insieme un anno di preghiera e io ho imparato da lei la bellezza di sentirsi amata da Dio Padre. La cosa bella di lei è che era una persona umile che si metteva dalla parte dell’ultimo per elevarlo al primo posto. Lei diceva sempre: tutto si ricollega all’amore. Una sera mi ha anche detto: fare la volontà di Dio è vivere la sua Parola e la sua Parole è l’amore e fare la sua volontà è vivere con amore».
I genitori di Giulia hanno concluso offrendo a tutti i presenti un cartoncino con la preghiera della coroncina del ringraziamento scritta dalla figlia, una sorta di rosario di puro ringraziamento: «Si era accorta che le preghiere che di solito si recitano, il Padre Nostro o l’Ave Maria, hanno sempre delle richieste e non ringraziano. Lei era grata al Signore e voleva esprimerlo nella preghiera». Alla preghiera Giulia ha voluto che fossero affiancate due immagini create dal pittore bergamasco Umberto Gamba.