Quello che si è svolto nella serata di venerdì 7 marzo nella chiesa parrocchiale di Genivolta è stato un affascinante viaggio nella storia della Sacra Sindone, delle ricerche scientifiche che negli ultimi decenni hanno interessato questo prezioso telo e del suo peregrinare attraverso i secoli e le terre che l’hanno ospitata.
La serata, introdotta dal saluto e dai ringraziamenti del parroco, don Davide Osio, che ha poi presieduto un breve momento di preghiera, ha illustrato con dovizia di particolari e con informazioni di grande rilievo il senso della mostra scientifico-fotografica “Voi chi dite che io sia?”, che si sviluppa in tutta la chiesa con una riproduzione del telo sindonico in scala 1:1 e più di venti pannelli esplicativi con foto e infografiche, articolati in tre sezioni.
Appassionante e ricca di dettagli l’esposizione fatta in videochiamata da Roma dalla scrittrice Emanuela Marinelli, laureata in Scienze naturali e in Scienze geologiche presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. L’esperta sindonologa ha offerto un ampio spaccato dei 21 libri da lei scritti in oltre quarant’anni di studi sulla Sindone di Torino, spiegando come la scienza abbia fornito smentite, come la datazione eseguita nel 1988 con la tecnica radiometrica del carbonio-14, poi abbondantemente confutate, ma soprattutto conferme sull’autenticità di questa icona e reliquia di Gesù.
Nell’analisi approfondita della Sindone, infatti, le evidenze scientifiche trovano conferme nelle notizie fornite dai Vangeli, con i segni delle torture subite dal Cristo impressi in modo indelebile sul sudario in lino che lo avvolse.
Marinelli ha mostrato decine di diapositive e spiegato caratteristiche e prove a suffragio della tesi che quella immagine, impressa sul telo come un negativo fotografico, non può che essere quella di Cristo deposto dalla croce, avvolto in un sudario e poi risorto.
Una tesi che è stata poi corroborata anche dal racconto storico di Alessandro Piana, laureato in Scienze biologiche con indirizzo Biomolecolare presso l’Università degli Studi di Milano e autore di tre saggi su questo argomento.
Storia, scienza e religione, che già avevano evidenziato eloquenti punti di contatto nel racconto della Marinelli, convergono ancor più nella cronistoria illustrata di Piana, che ha mostrato come sia possibile risalire a pressoché tutto il percorso fatto dalla Sacra Sindone dal Calvario al sepolcro fino al Duomo di Torino. Proprio qui, infatti, il duca Emanuele Filiberto di Savoia decise di trasferirla nel 1578, per agevolare il pellegrinaggio di ringraziamento di san Carlo Borromeo, che aveva fatto voto di recarsi a piedi a Chambéry se fosse finalmente scampato il pericolo dell’epidemia di peste che aveva flagellato il territorio milanese nel 1576 e 1577, citata anche da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi” come illustre antefatto di quella del 1630, in cui il romanzo è ambientato.
La ricostruzione di Piana è passata attraverso numerose tesi, che nel corso dei secoli hanno cercato di avvalorare o di screditare l’autenticità del telo sindonico, mostrando numerosi documenti che testimoniano una conoscenza e un culto molto più antichi della datazione al carbonio-14 del 1988, che la collocava in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390. Epoche ben successive a quelle in cui si hanno già molteplici testimonianze di incontri con questo sacro telo e con la venerazione che molti e diversi popoli ne hanno fatto.
Un viaggio affascinante che ha toccato storie, culture ed epoche diverse, incrociando anche i Templari, che hanno custodito la Sindone per circa un secolo.
La mostra, che è stata inaugurata il 22 febbraio ed è organizzata dall’unità pastorale Ti.Cu.Vi.Ge “Santi Martiri e Dottori della Chiesa”, costituita dalle parrocchia di Ticengo, Cumignano sul Naviglio, Villacampagna e Genivolta, in collaborazione con il Comune di Genivolta e i Templari di San Bernardo, sarà visitabile fino al 30 marzo.