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La sera di martedì 8 aprile si è tenuto l’ormai consueto appuntamento con la Via Crucis delle scuole paritarie di Cremona. Quattro stazioni, scelte all’interno delle canoniche quattordici, hanno scandito la serata: Gesù nell’orto degli ulivi, Gesù condannato a morte, Gesù sale al Calvario e viene crocifisso e Gesù muore in croce. Ognuna delle stazioni – vissute rispettivamente in piazza del Comune, largo Boccaccino, dentro la Cattedrale davanti all’affresco della Crocifissione e poi rivolti all’altare – è stata animata da musica, canti e preghiere dei bambini e ragazzi delle scuole Sacra Famiglia, Beata Vergine e Canossa. La processione è stata guidata dalla croce e da don Stefano Montagna, insegnante di religione della Sacra Famiglia.
Dai più piccoli ai più grandi, tra stendardi colorati e insegne delle varie scuole, la Via Crucis è stata partecipata con calore. In piazza del Comune prima e nelle vie cittadine poi, genitori e insegnanti hanno accompagnato numerosi bambini e ragazzi, ascoltando le loro voci intonare i canti e leggere le parole del Vangelo e le preghiere scritte di loro pugno.
Proprio dalle voci dei bambini – così flebili e stentate inizialmente – è partita la breve riflessione finale del vescovo Antonio Napolioni, tenutasi in Cattedrale a conclusione della serata. Il vescovo ha infatti introdotto il suo intervento riferendosi a pensieri “cattivi” fatti a inizio serata, tra qualche inconveniente tecnico e le parole bisbigliate e poco scandite dei più piccoli, aggiungendo che poi «la seconda tappa è stata cogliere dei segni, dei messaggi, sentire dialogare il Vangelo tra voci diversi. È difficile, ma è il nostro compito e stasera lo leggevano i più piccoli. I ragazzi più grandi hanno cantato, suonato; tanti adulti hanno preparato e accompagnato». «Il compito più difficile – ha proseguito il vescovo – è stato dato ai più piccoli, che all’inizio hanno sussurrato il Vangelo». «Nel mondo c’è chi sussurra la buona notizia – ha evidenziato quindi monsignor Napolioni – e noi adulti facevamo fatica a sentire, ad ascoltare. Il mondo mi sembra proprio così! I bambini vorrebbero urlare, ma non possono. E noi grandi che cosa facciamo? Siamo troppo presi dalle nostre cose e non ascoltiamo i bambini, i piccoli, i poveri e, forse, non ascoltiamo il Signore». La chiesa ha aiutato nell’ascolto e infatti, ha affermato il vescovo, «a un certo punto si è creato un grande silenzio. Ho chiuso gli occhi e sembrava non ci fosse nessuno, invece c’era tutto. Non eravamo semplicemente in tanti, ma c’era tutto! Tutto l’amore di Dio, il mistero dell’amore che si è fatto croce perché nessun pezzetto di sofferenza umana restasse sola. E stasera vi dico che quel Gesù è vivo e vuole far Pasqua con noi, desidera sussurrare un po’ di Vangelo, insegnarci ad ascoltare la voce di chi ci circonda, coinvolgersi nella sua morte e risurrezione».
Il vescovo Napolioni ha terminato il suo intervento augurando una Pasqua di «ascolto, tenerezza, certezza dell’essere amati e perciò di speranza» e invitando i bambini a essere «l’amplificazione dell’amore di Dio nelle case e nella città».
Proprio sulle voci dei più piccoli si è così conclusa la serata, grazie a «un’iniziativa di dialogo» proposta dal vescovo ai presenti in cui gli adulti hanno recitato la prima parte del Padre Nostro e i bambini la seconda.