Non può esserci liberazione senza riconciliazione. Non vi è una vera pace se non si crede nella possibile redenzione comune, «senza dimenticarci del male che ci siamo fatti a vicenda, sforzandoci di considerarlo come il mio male, fatto a me stesso e agli altri». E la resistenza, dunque, nella prospettiva cristiana, è saperlo riconoscere e opporsi ad esso; «spezzare la catena dell’odio» promuovendo il perdono e non la punizione. Così sosteneva don Primo Mazzolari il 25 aprile del 1945, in un’Italia dilaniata tra le forze politiche e civili e affamata di giustizia e vendetta. Alla vigilia degli ottant’anni dalla Liberazione, il pensiero mazzolariano è quanto mai di attualità, tra il tema ancora oggi divisivo della Resistenza e le questioni aperte di un’Europa unita. Nella ricorrenza della morte del sacerdote cremonese (12 aprile 1959), la Fondazione di Bozzolo a lui intitolata ha voluto così dedicare al tema un convegno, organizzato nella mattinata di ieri nella sala civica di Bozzolo. All’incontro, promosso insieme al Comune, alla Parrocchia, sono intervenuti Matteo Truffelli, ordinario di Storia del pensiero politico dell’Università di Parma e presidente della Fondazione, Giorgio Vecchio, ordinario di Storia contemporanea e presidente del comitato scientifico della Fondazione, e la senatrice Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Alcide Cervi e vicepresidente nazionale dell’Anpi; gli interventi sono stati moderati da Mariangela Maraviglia. Erano presenti il vescovo Antonio Napolioni, il parroco don Francesco Cortellini e il sindaco Giuseppe Torchio, che hanno portato i saluti istituzionali e ringraziato il Comitato scientifico per questo appuntamento.
«Il sogno dell’Europa unita esplode negli anni della resistenza contro il nazismo e fascismo, che fa sorgere l’idea che le future guerre potranno essere evitate solo attraverso un’unione comunitaria», ha raccontato Vecchio descrivendo le principali tappe storico-politiche dell’europeismo nel corso del Novecento. Una presa di posizione generica nella stampa clandestina italiana, tedesca, francese, sia cattolica che civile. «Ovunque si pone il problema di superare lo stato nazionale, trincerato dietro protezionismo e autarchia, per arrivare a una collaborazione economica, politica e anche militare; anche di un avere un solo esercito in comune».
Don Mazzolari è «vicino agli ambienti che su questi ideali stanno lavorando» e attendeva la liberazione con trepidazione. Non solo per uscire dal nascondiglio in cui viveva per non essere catturato dai nazifascisti, «ma per iniziare la ricostruzione fisica, politica, morale del Paese», nella convinzione che l’Italia e il suo popolo avessero bisogno di «guarire dalla malattia dell’ideologia mussoliniana che si era inculcata negli italiani, che li aveva portati a pensare in termini di contrapposizioni, violenze e intolleranza», ha spiegato Truffelli. E il parroco di Bozzolo aveva capito come tale «guarigione» poteva avvenire solo rifiutando «l’idea della vendetta, della giustizia sommaria e cieca». Una volta terminato il conflitto, don Mazzolari si spese, infatti, per assicurare ai fascisti ex repubblichini di non essere perseguitati, impegnandosi in prima persona nella lotta per la libertà e la democrazia con una prospettiva evangelica attorno al tema della pace: «La redenzione non si fa impiccando, né mitragliando, né ergastolando senza fine».
L’esperienza di don Mazzolari è significativa anche per la politica di oggi, «che non ha più la capacità di riconoscere la legittimità dell’altra parte, mentre egli seppe farlo anche nei confronti di coloro che volevano perseguitarlo fino alla fine». Una convinzione che nasce dalla consapevolezza dell’esistenza del male, ma di saperlo rifiutare. La resistenza dei cristiani è dunque una risposta morale e spirituale «all’ideologia del nemico; serve però saper riconoscere la “notte” per poter scegliere cosa fare», ha affermato la senatrice Soliani. La quale ha posto interrogativi su come affrontare queste oppressioni alla dignità umana e promuovere forme di ribellioni «non violente». «Resistenza oggi significa rifiutare tutto ciò che va contro ogni umanità e giustizia. E fare tutto il possibile affinché il campo della condivisione di una società più giusta sia più largo possibile. Soltanto insieme è possibile dare un’altra direzione all’esistenza umana, per la propria dignità e le generazioni che verranno».
Al convegno farà seguito, lunedì 21 aprile, la Messa nel ricordo di don Mazzolari, alle 17 nella parrocchiale di Bozzolo, presieduta dal vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada e concelebrata dal vescovo Antonio Napolioni.